Librai Antiquari a Venezia, Mostra di libri antichi e rari, Palazzo Pisani Revedin 10-12 febbraio 2023

Librai Antiquari a Venezia, Mostra di libri antichi e rari, Palazzo Pisani Revedin 10-12 febbraio 2023

  1. DEMONOLOGIA DEMONOLOGY ESORCISMI VENEZIA STAMPATORI ZOPPINO INCISIONI INFERNO RITUALI ESOTERICI ESOTERISMO

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Anonimo,

Exorcismo mirabile da disfare ogni sorte de maleficii, & da cacciare li demonii, probato & per vn deuoto religioso composto, & nouamente stampato.

S. luogo (ma Venezia), S. tipografo (ma Niccolò d’Aristotile Rossi detto Zoppino ?), S. data ma tra il 1515-1527.

In 8° (15,1×10,3 cm); (28) cc. Legatura della prima metà del XX° secolo in pieno marocchino nocciola con cornice a filetto in oro. Cornice a filetto in oro al dorso che contiene il titolo dell’opera. Il volume La bella xilografia al frontespizio è, solitamente, attribuita a Zuan (Giovanni ?, Zoan) Andrea, artista veneziano, partendo dalle iniziali “z.a.” nell’angolo in basso a sinistra. A Zuan, la critica attribuisce l’autore di alcune incisioni realizzate tra la fine del XV° secolo e l’inizio del XVI° secolo. In realtà vi è qualche dubbio sull’attribuzione dell’incisione al frontespizio in quanto sembra che in Italia, fossero attivi a quell’epoca, due, se non tre,IMG_6817_clipped_rev_1 autori dal nome simile. Alcuni autorevoli critici, ad esempio, attribuiscono le opere con le iniziali “Z. A.” a Giovanni Andrea di Bellino Bugatti. Vi è anche chi come Suzanne Boorsch ha ritenuto che un Zuan Andrea incisore, non sia mai esistito, sostenuta in questo anche da David Landau arrivando ad identificare nella sigla messa a firma di questa tavola e di altre, come una variante di Giovanni Antonio da Brescia. Come dice Stefano L’Occaso, nella voce dedicata a Zuan Andrea nel Dizionario Biografico degli Italiani, (Treccani, Volume 100, 2020): “Le incisioni siglate ‘Z. A.’ e riferite tradizionalmente a Zoan Andrea sono ventuno (Zucker, 1984, p. 235), ma a esse se ne aggiungono numerose attribuite per via stilistica. L’accostamento della sigla ‘Z. A.’ al nome Zoan Andrea fu suggerito da Pietro Zani, per via delle iniziali ‘i. a.’, ossia Giovanni (Ioannes) Andrea, sulle illustrazioni di un incunabolo veneziano del 1497 (Zani, 1802), e poi della firma estesa Zoan Andrea nelle citate copie dell’Apocalisse di Dürer (Zani, 1820), che vanno però riferite a un diverso incisore. Un documento del 15 settembre 1475 narra del forte contrasto nato tra Andrea Mantegna e due artisti, uno «Zoano Andrea» coinvolto, assieme al reggiano Simone Ardizzoni, nella produzione di stampe: Mantegna, molto irritato dal comportamento dei due, li aveva fatti severamente malmenare (Lightbown, 1986, pp. 265 s.). Il documento ha suggerito alla critica (v. Fisher, 1886, pp. 208, 215; Hind, 1948, p. 61; Sheehan, 1973, p. 265) l’associazione tra questo «Zoano Andrea» e l’autore delle stampe siglate ‘Z. A.’. Lo «Zoano Andrea» attestato nel 1475 è stato identificato in «Zohanne Andrea, figlio del maestro Billano de’ Bugatti», in relazione con i Gonzaga e conIMG_6816_clipped_rev_1 Mantegna dal 1469 (Lightbown, 1986, p. 266), ma che questi fosse tutt’uno con l’incisore Zoan Andrea è problema rimasto in discussione”. La prefazione è datata Cremona alle idi di novembre, ma non vi è specificato l’anno. Ci furono molte successive edizioni cinquecentesche di questo raro testo, a dimostrazione della sua popolarità. Per quanto riguarda l’autore dello scritto è ancora oggi un mistero. Sicuramente nel 1567, venne pubblicata l’opera “Exorcismo, mirabile da disfare ogni sorte de malefici, et da cacciare i demoni, et è provato ; et per il reverendo P. Frate Buonaventura Farinerio, Inquisitor revisto, et di nuovo con somma diligentia corretto, & ristampato, Venise, Domenico de’ Franceschi, 1567” dove venivano descritto il metodo dell’inquisitore, Bonaventura Farinerio che apparentemente, sembra, rivedere l’esorcismo presente in questa nostra opera. Nel primo capitolo della nostra opera si trova la descrizione di come “Del modo qual tene el demonio a entrare ne li corpi humani”, seguono i capitoli: “De li malefici; De li segni per li quali se cognosce uno indemoniato; De li segni per li quali se cognosce se uno è maleficato; De la conditione delo exorzista & dela sua preparatione; De li segni quali appareno, quando il sacerdote coniura il maleficiato; Del modo che tene il diavulo ha uscire fora de li corpi humani; De le malicie & inganni quali usa il diavolo alo exorzista; Del modo qual debe tenere lo exorzista quando vole coniurare qualche persona; Exorcismus contra demoniacos & maleficatos & incantationes: & facturas: & domos a demonio uexatas”. L’opera rappresenta così un vero e proprio manuale per l’esorcista composto assai prima che Girolamo Menghi canonizzasse il trattato dell’esorcista nella sua celebre opera il “Flagellum daemonum exorcismos terribiles”. Rif. Bibl.: Censimento 16 CNC 41264; C 2372 (attributed to c.1500); ICCU IT\ICCU\CNCE\041264; Sander/Rava 2619 bis; L. Baldacchini, Alle origini dell’editoria in volgare. Niccolò Zoppino da Ferrara a Venezia, annali (1503-1544), n. 212.

2. VENEZIA STORIA LOCALE BIOGRAFIE ILLUSTRATI PRIME EDIZIONI ILLUSTRATI INCISIONI STORIA VENETA DOGI DI VENEZIA NAPOLI

IMG_4560_clipped_rev_1IMG_4562_clipped_rev_1 IMG_4561_clipped_rev_1IMG_4563_clipped_rev_1Matina Leone,

Ducalis Regiae Lararium siue Ser.mae Reipu. Venetae principum omnium icones usque ad serenissimum Ioannem Pisaurum qui nunc rerum feliciter potitur. Elogia P. D. Leone Mutinae neapolitani Monachi Casinatis.

Padova, Apud Jacobum  Herzium, 1659.

In folio (31×21 cm); (22 compreso frontespizio calcografico), 344 (i. e. 342), (8) pp. e 2 c. di tav. fuori testo. Completo. Esemplare completo delle pagg. 325-326 censurate dal Senato Veneto perché “sfacciatamente narcisistiche in favore dell’Autore”, assenti nella maggior parte dei volumi. Legatura coeva in piena pergamena con titolo e fregioIMG_4559_clipped_rev_1 chiosato da abile mano coeva al dorso. Antip. e ritratti sottoscritti: “Jacobus Picinus ad uiuum deli. et sculpsit Venet.1659” il celebre incisore veneto Giacomo Piccini. Un piccolissimo ed insignificante tarletto al margine esterno di quattro carte e nel complesso, esemplare in ottime condizioni di conservazione. Bel frontespizio allegorico interamente inciso in rame, 2 ritratti fuori testo, uno di Domenico Contarini e l’altro dell’ autore, oltre a 103 ritratti entro grandi medaglioni con fronde d’alloro e stemmi nobiliari incisi in rame nel testo. Prima edizione con i ritratti realizzati da Giacomo Puccini, di questa raccolta di biografie dei doge veneziani, scritti dal monaco benedettino cassinese, nato a Napoli intorno al 1611 e morto a Padova nel 1678, Leone Matina che fu a lungo professore di sacra scrittura all’Università di Padova e membro attivo dell’Accademia de’ Signori Ricoverati di Padova. Le biografie ed i ritratti dei 103 dogi vanno da Paolo Lucio Anafesto (eletto nel 697) fino a Domenico Contarini (eletto nel 1659). Opera molto rara. Rif. Bibl.: Cicogna, 2259.; British Library, Catalogue of seventeenth century italian books.., v. 2 p. 557; per l’autore Maggiolo, Attilio, I soci dell’Accademia patavina : dalla sua fondazione, 1599, Padova, [1983].IMG_4564_clipped_rev_1

1.700 euro

2 bis. CINA CHINA FIRST EDITION PRIME EDIZIONI VIAGGI VIAGGIATORI STORIA SINOLOGIA MING

IMG_1192_clipped_rev_1González de Mendoza Juan, Loyola Martin Ignacio de,

Histoire du grand royaume de la Chine, situé aux Indes orientales, diuisée en deux parties: contenant en la premiere, la situation, antiquité, fertilité; religion, ceremonies, sacrifices; rois, magistrats, mœurs, us, loix, & autres choses memorables dudit royaume: et en la seconde, trois voyages faits vers iceluy en l’an 1577, 1579 & 1581, auec les singularitez plus remarquables y veuës & entenduës: ensemble un itineraire du Nouveau Monde, & le descouurement du Nouveau Mexique en l’an 1583. Faite en espagnol par R. P. Juan Gonc̦alés de Mendoce, de l’Orde de S. Augustin: et mise en franc̦ois auec des additions en marge, & deux indices, par Luc de La Porte, Parisien, docteur es Droit, A Monseigneur le Chancelier.

A Paris, chez Ieremie Perier rue S. Iean de Beauuis au franc Meurier, 1588

In 8°; (12), 323, (25) pp. Bella legatura in piena pelle con titolo e ricchissimi fregi in oro al dorso. Doppia cornice a secco al dorso. Tagli rossi. Tutto il testo è riquadrato in doppia cornice realizzata a mano in amaranto. Piccolo segnetto a penna al frontespizio, un piccolo rinforzo al margine interno bianco del frontespizio che copre una nota di possesso forse “Renouard”. Grande ex-libris nobiliare settecentesco animato, applicato al piatto anteriore: “Ex-libria D. D. d’Archambault, A. Sergeni Scul. Carnuti”, ideato da Sergent-Marceau, con motto sopra lo stemma araldico “In Armis Leones”, membro della celebre famiglia nobile francese della linguadoca degli d’Archambault. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Prima edizione francese, rara, di uno dei primi resoconti di viaggio nella Cina, scritto dal celeberrimo frate agostiniano e scrittore spagnolo, Juan González de Mendoza (Torrecilla en Cameros, La Rioja, 1545 – Popayán, Colombia, 16 febbraio 1618) che fu vescovo di Lipari, Chiapas e Popayan. La prima edizione dell’opera, in lingua spagnola, uscì nel 1585. L’opera universalmente ritenutIMG_1191_clipped_rev_1a rivoluzionaria, per la sua epoca, è considerata la descrizione più completa e popolare sulla Cina al tempo della dinastia Ming fino ad allora stampata e mantenne tale fama, per buona parte del diciassettesimo secolo tanto da essere letta ed apprezzata da autori quali Montaigne e Bacon. Per ben comprendere il successo dell’opera, basti ricordare che nei 15 anni che seguirono la prima edizione, uscirono 38 edizioni, in sette lingue diverse. L’opera, prende ispirazione da diverse relazioni precedenti come ad esempio, il libro di Gaspar da Cruz’ “Tratado das cousas da China” edito nel 1569 o il “Discurso de la navegacion” di Bernardino da Escalante, pubblicato per la prima volta nel 1577 a Siviglia. Raccogliendo le testimonianze precedenti, amalgamandole e presentandole con una lingua fluente e dotta, Gonzalez fu in grado di creare un’opera di grande interesse e ampia fruizione tanto che si può dire, che la quasi totalità degli intellettuali europei agli inizi del seicento conoscevano e avevano letto la sua opera in originale o in una delle sue traduzioni. L’opera divenne talmente famosa da essere utilizzata come base dei loro racconti anche da altri viaggiatori che si sarebbero recati in Cina dopo González de Mendoza. L’autore entrò nell’ordine agostiniano in Messico dopo essersi qui recato, al seguito dello zio, nel 1565. Compì i suoi studi nel convento di Michoacán, meta di passaggio di numerosi missionari, pellegrini e viaggiatori che si recavano in Asia o da essa tornavano. Fu proprio così che l’agostiniano raccolse un ingentissimo numero di testimonianze e racconti sulla Cina che raccolse ed ordinò, ponendo le basi della sua futura opera. Nel 1574 si trasferì in Spagna in compagnia del provinciale agostiniano delle Filippine, Diego de Herrera che era arrivato in Messico, appunto, dalle Filippine, per reclutare missionari. L’intento di Herrera era quello di prevenire qualsiasi intervento bellico e violenza spagnola contro i nativi filippini. Juan non seguì De Herrera nelle Filippine ma si fermò a Siviglia. Fu per lui una fortuna perché tutto il gruppo di missionari di De Herrera morì tragicamente in un naufragio, alcuni mesi dopo.Nel 1580, Filippo II, dopo il precedente tentativo di un altro agostiniano, Martín de Rada, lo IMG_1193_clipped_rev_1incaricò di dirigere una nuova ambasciata presso l’imperatore cinese Ming con la quale si chiedeva all’imperatore di permettere agli Agostiniani di predicare il Vangelo nel suo impero, stabilire una missione e avviare relazioni commerciali. Partirono da Sanlúcar il 18 febbraio 1581 e arrivarono in Messico il 6 giugno dello stesso anno ma qui furono bloccati da diversi contrattempi, tanto che González de Mendoza dopo qualche tempo tornò a Lisbona per incontrare di nuovo il re. Da qui, dopo aver incontrato il sovrano si recò a Madrid dove sembra probabile che lavorò, alacremente, alla sua opera sulla Cina. Fu poi in Italia a Roma, al servizio di Filippo Spinola e qui ottenne anche il magistero in Sacra Teologia. Qui diede alle stampe la sua celebre opera. Lo stampatore Bartolomeo Grassi che aveva edito l’opera, lo trasformò in poco tempo in una vera e propria celebrità dipingendolo come il più importante cronista sulle “nuove” terre cinesi. Nel 1585 tornò a Madrid per pubblicizzare la sua opera. Nel frattempo, l’ambasceria in Cina era stata differita per il mutare della situazione politica cinese. Nel 1685 l’autore è di nuovo viaggio verso il Messico, dove giunge in tempo per prender parte al Capitolo provinciale del 1587. Due anni dopo era di nuovo a Madrid. Nel 1592 fu nominato rappresentante dalla provincia di Castiglia per il Capitolo generale che si tenne quell’anno a Roma. Il 31 maggio del 1593, Clemente VIII, probabilmente su indicazione di Spinola, lo nominò vescovo di Lipari. Dopo alcuni altri incarichi di rilievo in Europa, il 7 maggio 1607, papa Paolo V, lo nominò vescovo di Chiapas (Messico) e il 17 novembre 1608, vescovo di Popayán (Colombia). Tornato in Spagna, morì il 16 febbraio 1618. Juan González de Mendoza fu sicuramente un autore che in vita ebbe un enorme successo ma proprio la sua fama, gli attirò numerosi nemici. Il più critico ed astioso di tutti, fu, forse, il Conestabile di Castiglia, Juan Fernández de Velasco (1550-1613) che attaccò pesantemente il libro ed il suo autore. In realtà, anche se Juan González de Mendoza non si recò mai in Cina, è innegabile che il suo lavoro, nonostante alcune bizzarrie dovute ai racconti dei viaggiatori dai quali l’autore raccolse le informazioni, sia stato compilato con grande impegno storico ed innegabile erudizione dell’argomento. Oggi è riconosciuto come l’opera del frate agostiniano abbia, senza dubbio, posto le basi della sinologia moderna e sia stata di riferimento per tutti i successivi scritti sulla Cina che uscirono nel XVII° secolo. Le testimonianze raccolte in Messico, numerose inedite e pubblicate solo in seguito, rendono il lavoro del frate agostiniano di basilare importanza per la storia della Cina. Fra i racconti più celebri ai quale attinse l’autore, vi sono, la relazione dell’agostiniano Martin de Rada della prima ambasciata spagnola in Cina nel 1575 ed il libro di Martín Ignacio de Loyola, nipote de celeberrimo Ignazio da Loyola, nel quale si descrive la prima circumnavigazione del globo avvenuta dal 1580 al 1584. Nel suo libro Mendoza rinnova e aggiorna la conoscenza della Cina, in un’epoca in cui l’immaginario dell’Oriente, si basava, ancora, sulle testimonianze, spesso del tutto fantasiose, degli autori e viaggiatori medievali come Marco Polo. Prima edizione francese in bella legatura ed in buone-ottime condizioni di conservazione. First franch edition, in fine binding. Very good copy. Rif. Bibl.: Palau 105509; Sabin 27780; French Vernacular Books 23231; Lust, Index Sinicus, 23; Dekesel G69; Alden & Landis 588/37; Cordier, Sinica 13; G. F. Hudson, Europe and China, p. 242.IMG_1194_clipped_rev_1

6.800 euro

3. GIOCHI INDOVINI PROFEZIE PASSATEMPI NOBILIARI GIOCHI DA TAVOLO GIOCHI DI PRESTIGIO MAGIA ESOTERISMO

IMG_6806_clipped_rev_1 IMG_6808_clipped_rev_1IMG_6807_clipped_rev_1

IMG_6804_clipped_rev_1Manoscritto

Anonimo,

Libro da indovinare con tre dadi

Ms. del 1630

In folio (41,5×28,5 cm); (8), 124, (4 b.) pp. Legatura coeva in piena pergamena coeva a doppio filetto in oro. Titolo in oro “Gioco de Dade” impresso su fascetta coeva in pelle al dorso. Tagli marmorizzati. Qualche segno del tempo. Qualche piccolo restauro con piccoli inserti di pergamena. Un leggero al margine basso delle prime carte. Manoscritto seicentesco in chiara e leggibile grafia. Il manoscritto presenta il titolo e disegni di animali ispirati ai pianeti, alle costellazioni ed ai segni zodiacali, nel margine alto, a matita ed appena accennati a suggerire che l’opera non venne terminata. Il manoscritto non sembra mai esser stato pubblicato e si presenta in buona condizioni di conservazione. Curioso manoscritto seicentesco contenente un Libro delle Fortune, di estrema rarità anche per il rischio oggettivo, che un libro di questo genere, nel seicento, poteva rappresentare agli occhi dell’Inquisizione, nonostante il libro venga presentato come un gioco. L’opera IMG_6805_clipped_rev_1venne composta, probabilmente, con fini divinatori ma poteva essere utilizzata anche nei salotti aristocratici per scopi di intrattenimento. Nella dedica Al benigno lettore si illustrano le regole di questo gioco ma si danno anche, interessanti indicazioni sul come utilizzare l’opera. Il libro si prefigge di interrogare il futuro mediante l’uso di 3 dadi. Segue una carta con l’elenco dei 40 quesiti che si possono rivolgere al libro e il rimando alle 20 tavole correlate della prima sezione. Queste 20 carte contengono 55 caselle con altrettante combinazioni di dadi e nella parte superiore avrebbero dovuto essere illustrate da immagini di animali, di cui è stata indicato il nome ma mai realizzato il disegno, se non consistente in uno schizzo a matita. Sotto ogni combinazione c’è il rimando a una carta della seconda sezione, strutturata in maniera analoga e che a sua volta indirizza il giocatore al responso contenuto in un verso di un profeta nella terza e ultima parte. Si legge nell’introduzione: “Al Benigno lettore: Si come potrebbe esser facile cosa, che giungendoti avanti agli occhi questa curiosa opera non ti riuscisse così facilmente saperne il di lei tenore che perciò mi è parso bene spiegarti che cosa sia et in qual modo dovrai contenerti allochè bramando passare qualch’ore più … con questo giuoco, che avanti ti espongo; dirò dunque esser questo un giuoco il quale si fa con tre dadi segnati per ogni parte col solito IMG_6809_clipped_rev_1numero de ponti, tirando quelli sopra della carta in cui è la sfera destinata a ciò che brami sapere, come per esempio vuoi sapere se vita deve essere felice, ti conviene cercare la sfera del sole sopra di cui tirando i tre dadi, da quali verbigrazia fai il numero 6-5-2. che perciò ricercherai nella detta carta il detto il numero segnato da dadi, elegendo troverai sotto il detto numero 6.5.2 che dice va’ alla sfera della luna al fiume sardo a carte 26 et osservando in detta carta troverai in una delle casette, il detto nome sardo, il quale vedrai che ti manderà ad un profeta al numero dei versi e carte quali doverai cercare et ivi haverai la risposta di quel che desideri sapere. Ti ricordo avaer per certo non servir questo ad altro che per puro divertimento non dovendosi in modo alcuno prestar fede a cosa alcuna di quelle che ti verranno dette nei detti versi. Atteso che l’avenire è del tutto ignoto essendosi ciò riservato il Creator dell’universo al quale tutti dobbiamo sottometerci, ed intanto vivi lieto.”. Interessante, nell’introduzione, è come l’autore si preservi dal possibile intervento dell’inquisizione, dichiarando, esplicitamente che il gioco debba esser utilizzato solo come opera ludica. Appare probabile, invece, che esso avesse evidenti aspetti prettamente divinatori. Le divinazioni contenute, infatti, rimandano a celebri profeti e personaggi biblici, i cui nomi, primeggiano in alto alle pagine contenti le progfezie: Davide, Daniele, Ezechiele, Abramo, Isacco, Noè, Nabuc, Nattalin, Jona, Simeone, Mosè. Balaam, Tobia, Matusalem, Adamo, Giuseppe, Giacobbe, Elia, Eliseo Tra i quesiti: “Se si deve vincere in una guerra; In che termine l’Huomo ha da morire; La moglie vuol bene al marito et ama; Se è ben prender moglie; Se un Pensiere deve aver effetto; Se l’Huomo uscirà ‘affanno …” quesiti che fanno riferimento a varie sfere come quella del Sole, della Luna, del Sole, del Cuore, della Libra, dei Pesci, del Toro, dell’Alicorno, del Cancro, della Serena, del Leone, dello Struzzo, del Dragone, del Basilisco, del Cervo, della Vergine, dello Spinoso (istrice?), dell’Orso”. Le numerose risposte si esplicano in terzine con rima alternata come “Nella tua morte il Re di Francia ancora, si ambrerà ma tu firai più male, con tardo pentimento alultim’hora; Tu ti fai odiar sempre hai diletto, e par e tu nò ti curi esser amato, tanto hai perso piacer di far dispetto; Per la tua mala lingua à dirti il vero, tù nò sarai contento hor poi bendire d’humar mai pace al tutto mi dispero; Femina venirà nel mondo ardita, e sarà di natura si gagliarda, esse àppiù mariti toglierà Lavita; ecc. ecc.”. Manoscritto estremamente curioso di magia, profezie e divinazioni.

3 bis. VIAGGI FLORA FAUNA SCIENZE NATURALI BOTANICA NORD SUD AMERICA CANADA BRASILE CUBA NEW YORK CARTOGRAFIA PRIME EDIZIONI QUEBEC FLORIDA SANTO DOMINGO HUDSON TERRANOVA GIAMAICA BARBADOS

IMG_6997_clipped_rev_1   IMG_7002_clipped_rev_1IMG_7001_clipped_rev_1IMG_7003_clipped_rev_1IMG_7004_clipped_rev_1

IMG_6996_clipped_rev_1AA. VV.,

Il gazzettiere americano contenente un distinto ragguaglio di tutte le parti del Nuovo Mondo della loro situazione, clima, terreno, prodotti, stato antico e moderno, merci, manifatture e commercio con un’esatta descrizione delle città, piazze, porti, baje, fiumi, laghi, montagne, passi e fortificazioni. tradotto dall’inglese e arricchito di aggiunte, note, carte e rami. Tomo Primo, Tomo Secondo, Tomo Terzo. (Completo)

In Livorno, per Marco Coltellini all’Insegna della Verità, 1763.

In folio piccolo (32×23,5 cm); tre tomi: xxiii (1) 216 (2) pp. e 31 c. di tav. (delle quali 7 più volte ripiegate), 256 (2) pp. e 23 c. di tav. fuori testo (delle quali 6 più volte ripiegate), 253 (3) pp e 24 c. di tav. fuori testo. 78 di tavole in tutto, compresa l’antiporta con immagine di Colombo che incontra i nativi americani. Bella legatura in piena pergamena rigida con titolo impresso in oro al dorso. Occhietto nel primo volume, leggermente più corto rispetto al resto delle pagine. Esemplare in magnifiche condizioni di conservazioni dalle carte pulite e fruscianti. Tagli spruzzati. Prima ed unica edizione italiana che presenta numerosissime aggiunte sia nel testo che nel numero di carte geografiche e rami, tanto che questa edizione italiana viene di molto preferita all’edizione inglese del 1762 (che oltre ad avere un numero assai minore di pagine, presenta solo 8 tavole fuori testo)..L’opera, composta in forma enciclopedica e’ una delle più importanti fonti storico, geografiche e naturalistiche americane del settecento. L’opera descrive l’economia, le manifatture, la situazione politica dei vari stati americani, le usanze, gli insediamenti e le fortificazioni del Nord e del Sud America. Grande rilevanzaIMG_6999_clipped_rev_1 hanno le descrizione botaniche e naturalistiche delle piante e specie botaniche che si possono trovare sul suolo americano. Borba a pagina 347 della sua opera bibliografica, riferendosi all’edizione italiana: “This translation of the American Gazetteer [3 vols., London, 1762], is practically a new work, having been greatly enlarged, and with eighty plates and maps engraved for this edition”. Anche Hough, nella sua bibliografia Italians and the maiking of the America, n. 81 è dello stesso avviso di Borba: “A comparison of the entries [between the English and Italian editions] shows that although the words were translated literally the printer, Marco Coltellini, has elevated the cramped, unattractive English original into a handsome book, and the visual effect of the Italian edition is strikingly superior. Because it is a translation of an English work, there is much more information about the English colonies in America than is found in most geographical books written by continental authors up to this time”. Le magnifiche tavole, appositamente tirate per questa edizone, oltre al continente americano nel suo insieme, illustrano scene di vita del Quebec, le Cascate del Niagara, la pesca del merluzzo a Terranova, New York, Boston, Santiago, Acapulco, Lima, L’Avana, la Florida, Sant’Eustazio e Santo Domingo oltre a diverse carte geografiche dei Grandi Laghi, di Terranova, della Baia di Hudson, di Cuba, del New England, della Giamaica, delle Barbados. Per quanto l’opera nasce con l’intento, ancor più accentuato nell’edizione italiana, di coprire tutte le aree del Nuovo Mondo, è evidente l’influenza inglese nella stesura della stessa. Vi sono ampi articoli dedicati all’area del New England, in particolare a Boston, la preminente città dell’Impero Britannico in America (vol. I, p. 42). Nel primo volume compare una voce di 5 pagine sul Brasile, accompagnata da due magnifiche incisioni una di un tucano e l’altra di una scimmia. Nell’opera è inclusa anche una mappa della spedizione di Condamines del 1743 all’interno dell’Amazzonia. La maggior parte delle 21 mappe contenute nel Gazzettiere sono basate su quelle realizzate da Emanuel Bowen (1714-67), geografo reale di Giorgio II e Luigi XV. L’opera parla estesamente anche di Cuba dedicandole, nel vol. I, 4 pagine di testo (pp. 140-44) e una grande mappa più volte ripiegata e nel vol. II, dove 5 pagine di testo e una pianta del porto dell’Avana descrivano la capitale cubana. Naturalmente notizie su Cuba compaiono anche in altre anche nei volumi delle mappe regionali. Rif. Bibl.: Hough, Italians and the making of America, 81; Gagnon I, 1471;; LeClerc 233; JBC I:1355; Howes A207 “b.” TPL 345; JCB III, 1355; Sabin 26814; Borba, page 347; Howes, A 207; ELL G46; Servies 431; Clark 1:188; Phillips, Atlases, 1161.IMG_6998_clipped_rev_1

5.500 euro

4. VENEZIA STORIA LOCALE VENETO TURCHI CIPRO VENEZIA STORIA LOCALE VENETO PRIME EDIZIONI CIPRO TURCHI OTTOMANI

IMG_7040_clipped_rev_1 IMG_7041_clipped_rev_1

IMG_7039_clipped_rev_1Paruta Paolo,

Historia vinetiana di Paolo Paruta cavaliere, e procuratore di S. Marco. DiVisa in due parti. In questa nostra impressione aricchita delle postille marginali, e degli argomenti à ciascun libro. La seconda parte con frontespizio proprio: Della historia vinetiana di Paolo Paruta cavaliere, et procuratore di San Marco, parte seconda; nella quale in libri tre si contiene la guerra fatta dalla Lega de’ prencipi christiani contra Selino ottomano, per occasione del Regno di Cipro.

In Vinetia, appresso Domenico Nicolini, Per gli Heredi Giunti, e Francesco Baba, 1645

In 4° (24,5×17,5 cm); due parti in un volume: (4), 596, (32) pp. e 320, (16) pp. Uno strappetto a pagina 23, senza perdita di carta, dovuto forse ad un difetto della stessa prima della stampa ed ininfluente e all’interno in ottime condizioni di conservazione. Antica nota di possesso seicentesca al frontespizio del primo volume “G. Berinet (?)”. Legatura coeva in piena pelle con titolo e ricchi fregi in oro ai tasselli. Dorso a 5 nervi. Qualche strofinatura e lievi difetti alle cerniere ed ai margini del dorso con perdita di piccole porzioni di pelle ma legatura solida e genuina. Tagli leggermente spruzzati in rosso. Seconda edizione, preferita alla prima in quanto presenta numerose aggiunte, di questa celebre opera del grande politico, storico e diplomatico veneziano Paolo Paruta (Venezia, 14 maggio 1540 – Venezia, 6 dicembre 1598). L’opera qui presentata, apparsa postuma, venne scritta da Paruta come naturale proseguimento delle “Rerum Venetarum Historia” del Bembo. Divisa in 12 libri tratta della storia veneziana negli ani cruciali della sua storia che vanno dal 1513 al 1572. LaIMG_7043_clipped_rev_1 seconda parte dell’opera contiene così la cronaca della celebre guerra di Cipro che vide contrapposti Venezia ed i Turchi che riuscirono alla fine a conquistare l’isola. Paruta “Nato a Venezia da una famiglia di antica origine lucchese (i Paruta), dopo aver studiato a Padova, ha avuto numerosi ruoli politici all’interno della Repubblica di Venezia tra cui quello di segretario ad uno dei delegati veneziani al Consiglio dei Dieci. Nel 1562 accompagnò l’ambasciatore Michele Suriano alla corte dell’imperatore Massimiliano II agendo come storiografo ufficiale della Repubblica, durante questa sua funzione scrisse l’orazione funebre per i morti nella battaglia navale di Lepanto. Dopo il cambio di governo fu eletto Savio della Terraferma (responsabile dell’amministrazione dei possedimenti continentali della Repubblica) e quindi senatore. Nel 1579 fu nominato storico ufficiale della Repubblica in successione a Luigi Contarini. Continuò la narrazione da dove il Cardinale Bembo la aveva lasciato nel 1513, completandola fino al 1551. Fu eletto provveditore della Camera nel 1580, commissario del Cadore nel 1589, Savio del gran consiglio nel 1590, governatore di Brescia dal 1590 al 1592, ambasciatore presso il Papa a Roma dal 1592 al 1595, quindi provveditore (procuratore) di San Marco nel 1596 a pari dignità del Doge e provveditore delle Fortezze nel 1597. L’anno successivo morì.”. Scrive il Lozzi riguardo al lavoro di Paruta: “Non ha pari il Paruta, a giudizio del Foscarini, nelle storie antiche italiane, singolarmente per gli ammaestramenti civili instillati con mirabile accortezza nell’intero corpo della narrazione e provenienti da ricco fondo di dottrina in quella parte che riguarda i costumi degli uomini e dei governi”. Lozzi, 6088. Cfr.: ICCU IT\ICCU\IEIE\002748;IT\ICCU\IEIE\002748; Gamba 1328; Atabey, 928; Cicogna, Bibl. Veneziana, 571; Cobham-Jeffery, p. 49; Lozzi, 6088; Platneriana, 420; Graesse, V, 144.IMG_7042_clipped_rev_1

690 euro

5. VENEZIA STORIA LOCALE PRIME EDIZIONI VICOVARO SABINIA TURCHI STAMPATORI VENETI

IMG_6946_clipped_rev_1  IMG_6948_clipped_rev_1

IMG_6945_clipped_rev_1Marco Antonio Sabellico.

Le Historie Vinitiane di Marco Antonio Sabellico, divise in tre deche. Con tre libri della quarta deca. Novamente da Lodovico Dolce in volgare tradotte.

(Venezia), Curtio Troiano di Navò al segno del Leone, 1544.

In 4to (21,3x15cm); 293, (1 b.) cc. Piena pergamena coeva con unghie e 2 legacci in seta verde (altri due legacci mancanti). Tagli verdi. Quattro piccole e antiche macchioline di unto al frontespizio, ininfluenti e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Prima edizione della traduzione del Dolce e prima edizione in italiano con i tre libri della quarta deca che contengono (da carta 290), l’importante riferimento a Colombo e alla battaglia che il giovane nipote combatté contro i veneziani. Infatti nel 1485 quattro galee veneziane al comando del nobile Bartolomeo Minio, dirette in Inghilterra con un carico del valore di oltre 200mila ducati, furono assalite presso il capo di San Vincenzo, all’estremità sud-occidentale del Portogallo, “dal Colombo corsaro con 7 navi e dopo lungo contrasto prese, con morte di circa 300 veneziani”. Il Faroldo riferisce che secondo lo storico Marc’Antonio Sabellico, contemporaneo di Cristoforo Colombo, il corsaro era un suo parente, “ma noi riteniamo che fosse proprio il Cristoforo Colombo, genovese: il quale poi, nel 1492, navigando per ponente con naviglio del Re di Spagna, pervenne a isole e terre incognite” prosegue Faroldo. Quella che qui presentiamo è la prima edizione italiana del celebre storico Marcantonio Coccio o Cocci (Vicovaro, 1436 circa – Venezia, 19 aprile 1506) o Sabellico dal nome dei luoghi d’origine nella sabinia. Sabellico fu membro dell’Accademia romana di Pomponio Leto. Fu un noto insegnante di retorica in varie città come Udine dove si trasferì seguendo il vescovo di Feltre Angelo Fasolo, vicario del patriarca di Aquileia, Venezia, Verona e poi in Friuli. Nel 1477 si “nascose” a Tarcento durante la fortissima epidemia di peste che colpì il territorio veneto e friulano. Qui fu testimone oculare della tremenda strage che i turchi, vincitori sui veneziani nella battaglia sul fiume Isonzo, perpetrarono ai danni degli sconfitti. Narrò quest’esperineza in due noti poemetti “De caede Sontiaca” e “De incendio Carnico”. Autore di numerosi scritti sia a carattere storico che letterario, fu amministratore della collezione di manoscritti greci del Palazzo Ducale di Vebezia ricevuti, in parte, dalla donazione del Cardinale Bessarione e poi dal saccheggio di Costantinopoli del 1204. L’opera sua più importante che gli assicurò anche una rendita di 200 ducati da parte del Senato veneziano è quella che qui presentiamo “Historiae rerum Venetiarum” uscita nel 1487. Come scrive Francesco Tateo nella voce dedicata al Sabellico nel Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 26 (Treccani1, 982): Nelle Historiae rerum Venetiarum si manifesta in pieno quel metodo storiografico col quale il C., aveva affrontato la narrazione delle origini di Aquileia. Mosso principalmente da un’esigenza di nobilitazione umanistica della tradizione storiografica, egli assume perfino nellaIMG_6947_clipped_rev_1 strutturazione dell’opera, divisa in decadi e risalente “ab Urbe condita”, il modello liviano, e utilizza alcune più o meno famose cronache senza un apprezzabile rigore critico nell’operare le scelte e i dovuti confronti. Nei primi tre libri della prima decade utilizzò, oltre al Biondo, la cronaca di Benintendi dei Ravegnani (da lui citato talvolta come “Bonitendius”), che s’interrompeva al 976, data con la quale termina appunto quel terzo libro. Il cronista viene seguito nel racconto mitico delle origini e sostituito con la fonte del Biondo per l’integrazione dei fatti esterni a Venezia. Egli dové utilizzare largamente, con ogni probabilità, la cronaca di Lorenzo De Monacis, che pur non cita espressamente, ma soprattutto negli ultimi sei libri della I decade, dove risalirebbero al cronista perfino i generici riferimenti ad altre fonti. Non pare tuttavia da accettare la deduzione fatta dal Foscarini, secondo cui il C. non avrebbe letto direttamente la cronaca di Andrea Dandolo, sulla base di un passo in cui il C. riferisce un giudizio altrui sul carattere delle due versioni, una più ampia ed una più breve, della cronaca di Dandolo. La cronaca del Dandolo, già largamente usata dal De Monacis, viene seguita dal C. nelle linee generali del racconto, giacché il De Monacis se ne discostava per raccogliere le notizie intorno ad argomenti comuni, mentre alcuni particolari non possono spiegarsi che con la presenza del De Monacis fra le fonti dirette del Coccio. Altre probabili fonti minori furono indicate dal Bersi. Alla pubblicazione delle storie veneziane risale l’inimicizia fra il C. e il Merula, dapprima amici. Il Merula, impegnato nella compilazione della storia dei Visconti, rimproverò il C. di essersi servito delle cronache di parte veneta secondo un metodo non adottato né da Livio né da Sallustio, i quali utilizzarono fonti puniche. Le Historie Vinitiane di Marco Antonio Sabellico, divise in tre deche. Con tre libri della quarta deca. Novamente da Lodovico Dolce in volgare tradotte”. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Rif Bibl. :Harrisse n. 21, p. 53 e Sabin, XVIII, p. 196-7; Cicogna, n. 568, nota; Lozzi 6108; STC. 188; Adams S-17.

1.400 euro

6. VENEZIA FESTE VENEZIANE VEDUTE INCISIONI PRIME EDIZIONI STAMPATORI

 IMG_6941_clipped_rev_1IMG_6940_clipped_rev_1IMG_6943_clipped_rev_1IMG_6944_clipped_rev_1

Mutinelli Fabio,

Dell’Avvenimento di S. M. I. R. A. Ferdinando I d’Austria in Venezia e delle civiche solennità d’allora. Narrazione di Fabio Muttinelli (Disegni di Giovanni Pividor).

Venezia, co’ tipi del Gondoliere, 1838.

Album in oblungo (21,5×29 cm); (2), 43, (3) pp. e 9 belle tavole in litografia che illustrano: Imbarco delle LL. MM. a Fusina; Galleggiante; Bissone del Municipio (2); Regata; Arco a Murano; Fondazione della diga di Malamocco; Illuminazione della Piazza di San Marco; Festa popolare al Lido. Prima assai rara edizione di soli 1000 esemplari editi per raccogliere soldi da devolvere il tutto alla Commissione degli Asili di carità per l’infanzia come riportato, anche, al piccolo timbretto nel margine basso di ogni esemplare. Il volume costava 9 lire austriache. Copertina con fioriture e qualche segno del tempo. Qualche bruniture e foxing dovute alla qualità della carta del testo a stampe mentre le tavole, ognuna protetta da velina, si presentano ben pulite, chiare ed in perfette condizioni di conservazione. Nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Perfette le tavole in litografia con le veline protettive originali realizzate da Giovanni Pividor. Prima edizione di questa festa veneziana composta in occasione della visita di Ferdinando I d’Austria a Venezia nel 1838. Opera assai poco comune. Rif. Bib.: Rif. Bibl.: Cicogna, 1720.IMG_6942_clipped_rev_1

850 euro

7. VENEZIA FOTOGRAFIA FOTOGRAFI CELEBRI SVIZZERA OPERA NON COMUNE STORIA LOCALE VEDUTE VENEZIANE

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IMG_6930_clipped_rev_1Ponti Charles,

Souvenir Photographique de Venise.

Venise, Charles Ponti Apticien et Photographe de S. M. Le Roi d’Italie à Venise, S. data (ma 1866 circa)

In oblungo; (27×20,5 cm); un frontespizio inciso e 20 c. di tav. conservate in passepartout con cornice bianco su sfondo grigio. Legatura editoriale in mezza tela con il dorso sostituito anticamente in cartoncino rosa. Titolo impresso in oro al piatto anteriore entro cornice a doppio filetto “Il Ricordo di Venezia” impresso in oro al piatto anteriore ma in parte sbiadito. Bel frontespizio inciso. Alcune tavole lente, alcuni lievi segni del tempo alla legatura ma le tavole fotografiche si presentano in ottime condizioni di conservazione. Rarissima raccolta completa di questa serie di fotografia opera del celeberrimo fotografo ed ottico svizzero ma veneziano acquisito, Charles Ponti, conosciuto anche con il nome italianizzato di Carlo Ponti (1823–1893). Qullo qui presentato è uno dei suoi primi album dedicati a Venezia. L’opera ebbe notevole successo e venne più volte tirata, anche con numero di fotografie superiore come quella edita nel 1890 circa che presentava 30 fotografie. Nato in Ticino si trasferì a Venezia nel 1852. Fotografo ufficiale di Sua Maestà il Re d’Italia dal 1866 (l’opera qua presentata venne probabilmente edita intorno al 1866), a lui si devono diverse invenzioni in campo fotografico ed ottico come unaIMG_6933_clipped_rev_1 versione sofisticata del peep show, un megaletoscopio, un dispositivo di visualizzazione per fotografie e la sua versione più grande, l’aletoscopio. Insieme al fotografo italiano Carlo Naya, Ponti ha sviluppato una delle reti di distribuzione più redditizie in Europa, con filiali fino a San Francisco, che gli hanno portato riconoscimento e apprezzamento in tutto il mondo per la sensibilità e il dettaglio della sua fotografia architettonica. Ponti, infatti, fu a lungo, uno dei fotografi italiani più famosi al mondo, si legge, ad esempio, in “Images of Italy,” Mt. Holyoke College Exhibition Catalogue, 1980, 50: “Carlo Ponti’s background as an optical-instrument maker complimented his natural artistic sensibilities, resulting in photographs that are among the finest made in 19th century Italy”. Dopo la Guerra delle Sette Settimane nel 1866, fu nominato ottico di Vittorio Emanuele II, Re d’Italia. William Pembroke Fetridge scrive nella sua American Travellers’ Guide, v.10 (1870): “Photographs are very fine and cheap in Venice; the best can be found at Charles Ponti’s, on the Grand Canal. This gentleman has invented a new instrument, which every American ought to possess, called the Alethoscope. The advantage of this instrument is, that with a single photograph of any size you please, you have a correct representation, the same as a stereoscope with an opening a foot square to look into. …”. Rif. Bibl.: Graphic Arts Collection, Special Collection, Firestone Library, Princeton University, Oversize DG674.7 .P66q che descrive un esemplare come il nostro; Herry Ransom Center f DG 674 P668 HRC-P (964:0393:0001-0020) lo data come (1865?).

1.000 euro

8. STATUTI VENEZIA STATUTI VENEZIANI STAMPATORI DIRITTO AVVOCATURA AVVOCATI LEGISLAZIONE

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IMG_6768_clipped_rev_1Repubblica Veneta,

Videbis lector: hoc in volumine statuta veneta emendatissima. Eisdem de nouo additis correctionibus in creatione serenissimorum principum vltimi Barbadici: Lauretani: Grimani: & inclyti Andreae griti. Cum practica iudiciali necessaria.

(Stampata in Venetia, per Bernardino Benalio & compagno, 1537. adi. 15. Mazo).

In 8° (15,4×9,7 cm); (32), 192, 11, (1) cc. Legatura coeva in piena pergamena. Antica nota di possesso cinquecentesca che identifica l’esemplare come di nobile ed importante provenienza, appartenuto a Francesco Contarini “Al Mas.to Mag.co mio S.r et Patron il S. Fran.co Contarini g Lunardo”. Tasselli interni in pergamena trecentesca. Bel frontespizio inciso con titolo entro cornice xilografica, stemma dogale al margine inferiore e leone di San Marco al margine superiore. Prologo e testo stampati in rosso e nero. Qualche segno del tempo alla legatura ma all’interno in ottime condizioni di conservazione. Seconda edizione cinqucentesca dopo la prima del 1528, di questi celeberrimi statuti veneziani che descrivano le leggi che regolarono la vita ed il commercio veneziano del cinquecento. Numerosi furono i cambiamenti fra l’edizione del 1528 e questa del 1537. Sotto il dogado di Andrea Gritti (1523-1538) infatti, si procedette a Venezia come scrive anche, Giuseppe Gullino, ad “un completo coerente tentativo di procedere alla rifondazione della legislazione veneta, e quindi della sua costituzione” (L’evoluzione costituzionale, in AA.VV., Storia di VeneziaIMG_6772_clipped_rev_1 dalle origini alla caduta della Serenissima, 4, Il Rinascimento. Politica e cultura, a cura di Alberto Tenenti e Ugo Tucci, Roma: Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1996, pp. 345-378). Per procedere al rinnovamento legislativo la Serenissima nominò tre “Correttori elle Leggi” con incarico biennale. Essi dovevano non solo suggerire nuove leggi adeguati ai tempi ed alle necessità nuove della Serenissima, ma anche trovare ed eliminare le leggi doppie, quelle obsolete, quelle contraddette da leggi seguenti e quelle inutili o perniciose per il buon funzionamento dell’apparato statale. L’impegno era realmente enorme tanto che chiaramente, non furono sufficienti due anni per portare a termine l’immane lavoro e se l’edizione del 1528 vedeva realizzata una parte del lavoro, è solo con l’edizione del 1537 che i Correttori delle Leggi, ai quali era stata a più ripresa rinnovata la carica, raggiunsero il risultato che si erano prefissati. Se nel 1531 i Correttori si erano esempio interessati, per lo più, agli statuti civili e criminali, oltre dei capitolari di tutti gli uffici e magistrati, a partire dal 1535, l’incarico fu rinnovata, ma questa volta, vista la mole del lavoro, il lavoro venne affidata ad una commissione di 20 nobili. Seppur i risultati non furono raggiunti, con l’edizione del 1537 almeno su uno dei temi principali della legislazione furono ottenuti importanti risultati, infatti nella disciplina dell’avvocatura, la commissione istituì, con enorme precocità, una specie di primo albo per l’esercizio della professione d’avvocato. Rara edizione di questi statuti veneziani stampati da Bernardino Benalio. Rif. Bibl.: IT\ICCU\BVEE\062225.

2.200 euro

9. VENEZIA FAMIGLIE CELEBRI VENEZIANE ALBERI GENEALOGICI STORIA LOCALE PRIME EDIZIONI

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IMG_6781_clipped_rev_1Pompeo Litta,

Famiglie Celebri Italiane, raccolta delle famiglie venezianeIMG_6780_clipped_rev_1

Milano/Torino, Giusti/Ferrario/Basadonna, 1834-1866; Milano/Torino, Giusti/Ferrario/Basadonna, 1819-1855.

In folio (45×32,5 cm); raccolta delle famiglie veneziane apparse nella celebre pubblicazione a fascicoli dedicata alla “Famiglie Celebri Italiane”. Questa raccolta rilegata nel novecento in mezza-pelle rossa con piatti foderati da bella carta marmorizzata, è conservata entro una custodia in tela. Ogni fascicolo presenta l’albero genealogico della famiglia e le bellissime e grandi tavole in bianco e nero e in finissima coloritura coeva. La raccolta presenta i fogli dedicati a Barbo di Venezia, Candiano di Venezia, Condulmero di Venezia, Corraro di Venezia, Erizzo di Venezia, Foscari di Venezia, Giustiniani di Venezia, Lando di Venezia, Mocenigo di Venezia, Novagero di Venezia, Orseolo di Venezia, Ottoboni di Venezia, Steno di Venezia, Tiepolo di Venezia descritte in più di 150 carte stampate su carta grossa di ottima qualità. Ogni fascicolo contiene l’albero genealogico della famiglia, stemma araldico della famiglia trattata dipinto in fini colori d’epoca, notizie delle famiglia e ritratti dei maggiori rappresentati famigliari dipinti in fine coloritura d’epoca. L’opera contiene diverse tavole numismatiche. Raro insieme che raccoglie solo famiglie veneziane edite nella celebre raccolta delle “Famiglie Celebri Italiane” edite da Pompeo Litta tra il 1819 ed il 1866. Raro insieme. Prime edizioni. Esemplare in ottime condizioni di conservazione ed in bella legatura in astuccio.

1.000 euro

10. VENEZIA STORIA LOCALE VENETA BUCINTORO PONTE RIALTO PIAZZA SAN MARCO

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IMG_6788_clipped_rev_1Pacifico Pietro Antonio,

Cronica veneta sacra e profana, o sia un Compendio di tutte le cose più illustri ed antiche della città di Venezia. Ricorrretta in questa ultima edizione, e in ogni sua parte di gran lunga accresciuta, come ampiamente si dichiara nell’Avviso a’ Lettori.

In Venezia, Appresso Francesco Pitteri, 1736

In 12° (16×9,7 cm); (2 b.), (10), 526, (2) pp. , e 7 c. di tav. più volte ripiegate. Legatura coeva in mezza pelle con titoloIMG_6789_clipped_rev_1 impresso in oro al dorso su fascetta in pelle. Piatti leggermente imbarcati, all’interno esemplare un po’ lento, due piccolissime mancanze di carta al margine interno di pagina 311 in parte volante che ledono una decina di lettere, ma nel complesso in buone condizioni di conservazione. Il nome dell’A. , Pier Antonio Pacifico, si ricava dal Melzi G., Anonime e pseudonime, v. 1 p. 267. Edizione riveduta, corretta ed ampliata di una delle più interessanti storia veneziane del XVIII° secolo (la prima edizione veneta stampata nel 1697) abbellita da 7 magnifiche tavole: Palazzo Ducale, La Zecca, La Piazza (San Marco), Il Ponte di Rialto, Murano, Giudecca, Vero Bucintoro. Si tratta, fra le altre cose, delle vite dei dogi, delle feste della Repubblica, del Bucintoro e della storia e descrizione delle parrocchie e dei principali palazzi della città. L’opera è molto ricercata per le belle tavole fuori testo. L’opera tratta della storia di Venezia, della Zecca veneziana, del Bucintoro, della vita dei Dogi, delle chiese e monumenti nazionali. Pietro Antonio Pacifico è noto per quest’opera di interesse veneziano che ebbe enorme successo e venne più volte ristampata, per una descrizione del Negroponte, e per la sua descrizione della penisola della Morea. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\VEAE\006098; Cicogna 4475.

390 euro

11. STORIA LOCALE VENEZIA NOBILTA’ VENETA LIBRO D’ORO

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IMG_6793_clipped_rev_1Protogiornale per l’anno 1785. Ad uso della Serenissima Dominante Città di Venezia, Che comprende oltre le giornaliere notizie tutte quelle segnate nella Tavola. Ed il Nuovo Libro d’Oro, Decennio Terzo N. VII.

In Venezia Presso Giuseppe Bettinelli, 1785

In 12° (14×9,5 cm); 32, 176 pp. compresa antiporta figurata. Legatura coeva in piena pelle con cornice in oro ai piatti. Filetti in oro ai tasselli. Dorso a 4 nervi. Piatti interni foderati con bella carta coeva. Tagli rossi. Un fascicolo risulta staccato ma presente e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione, di questo pubblicazione periodica che raccoglie numerosissime informazioni dedicate alla città lagunare e alla nobiltà locale. Il “Protogiornale” uscì, con titolo a volte differente, dal 1759 al 1797. Uscì con allegato il “Nuovo libro d’oro che contiene i nomi e l’età d’ veneti patrizj abitanti nella dominante”, dal 1763 con numerazione delle pagine indipendente. Nel 1781 e 1782 esce con: Appendice al Protogiornale e libro d’oro. Rif. Bibl.: R. Saccardo, La stampa periodica veneziana fino alla caduta della Repubblica, Padova 1942, pp. 130-131; sulle vicende editoriali cfr. Decennio secondo N. 9 (1777).

80 euro

12. STORIA LOCALE VENEZIA NOBILTA’ VENETA LIBRO D’ORO

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IMG_6795_clipped_rev_1Protogiornale per l’anno 1790. Ad uso della Serenissima Dominante Città di Venezia, Che comprende oltre le giornaliere notizie tutte quelle segnate nella Tavola. Ed il Nuovo Libro d’Oro, Decennio Quarto N. II.

In Venezia Presso Giuseppe Bettinelli, 1790

In 12° (14×9,5 cm); VIII (compresa antiporta figurata), 198, (2) pp. Legatura coeva in piena pelle con cornice in oro ai piatti. Filetti in oro ai tasselli. Dorso a 4 nervi. Piatti interni foderati con bella carta coeva. Tagli dorati. Qualche mancanze al dorso e per il resto esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione, di questo pubblicazione periodica che raccoglie numerosissime informazioni dedicate alla città lagunare e alla nobiltà locale. Il “Protogiornale” uscì, con titolo a volte differente, dal 1759 al 1797. Uscì con allegato il “Nuovo libro d’oro che contiene i nomi e l’età d’ veneti patrizj abitanti nella dominante”, dal 1763 con numerazione delle pagine indipendente. Nel 1781 e 1782 esce con: Appendice al Protogiornale e libro d’oro. Rif. Bibl.: R. Saccardo, La stampa periodica veneziana fino alla caduta della Repubblica, Padova 1942, pp. 130-131; sulle vicende editoriali cfr. Decennio secondo N. 9 (1777).

80 euro

13. MEDICINA CHIRURGIA SURGERY BOLOGNA VENEZIA PARLBONIO BRESCIA FARMACIA FARMACEUTICA CHEMESTRY

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IMG_6757_clipped_rev_1Rostini Pietro, Lufovico Rostini e Fioravanti Ludovico,

Compendio di tutta la cirugia, per Pietro et Lodovico Rostini medici, estratto da tutti coloro, che di essa hanno scritto. Et hora dall’eccell. d. & cavaliero m. Leonardo Fioravanti bolognese ampliato di bellissimi discorsi: & aggiuntoui un nuouo trattato a’ professori di tal’arte molto utile, & necessario. Con la tavola copiosissima delle cose più notabili, & con li dissegni de gli istromenti che più si convengono a cirugici. Nuovamente ristampato, et con ogni diligenza corretto.

In Venetia, Appresso gli Heredi di Iacomo Simbeni, 1588

In 12° (5×10 cm); 8, (16), 175, (1 b.) cc. Legatura coeva in pergamena semi-floscia e titolo manoscritto da mano coeva al dorso. Completo, asportata la carta di sguardia bianca fuori registro. Antiche note di possesso al recto del frontespizio “Questo libro di me Eugenio Melo” cinquecentesca e settecentesca “ Barber de Con.o comprato di me Ventura di Ventura liberaio”, ancora al frontespizio “Eugenio Melo” ed al recto del piatto posteriore, hic liber est Eugenius Melus”. Bella marca xilografica tipografica di Simbeni al frontespizio con immagine dell’Abbondanza: donna avanza tenendo col braccio sinistro una cornucopia e spighe nella mano sinistra mentre nella destra regge un nastro con la scritta: Abondantia. Testatine, finalini ed iniziali xilografiche. Un difetto all’angolo superiore delle carte 172 e 173 dove una piccola porzione di carta 173 è rimasta attaccata a pagina 172 che tocca alcune parole in due pagine e per il resto esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Contiene a c. R1r: “Discorsi dello eccellente dottore et cavaliero M. Leonardo Fioravanti bolognese. Sopra la cirugia, con la dichiaratione di molte cose necessarie da sapere, non più scritte in modo tale”. L’opera venne curata dal noto medico bolognese Borgaruccio Borgarucci. Rara quarta edizione, rara come tutte le edizioni cinquecentesche di questo celeberrimo trattato di chirurgia che contiene due delle opere principali dei grandi medici cinquecenteschi Pietro e Ludovico Rostini originari di Parlbonio in provincia di Brescia che raccolsero in quest’opera le conoscenze chirurgiche dell’epoca con l’illustrazione, in diverse tavole a piena pagina, degli strumenti chirurgiciIMG_6759_clipped_rev_1 dell’epoca. L’opera fu rivista dal celeberrimo medico bolognese, M. Leonardo Fioravanti (Bologna, 10 maggio 1517 – Venezia, post 1583) che aggiunge all’opera dei due Rostini, i suoi “Discorsi dello eccellente dottore et cavaliero M. Leonardo Fioravanti bolognese. Sopra la cirugia, con la dichiaratione di molte cose necessarie da sapere, non più scritte in modo tale”. Medico autodidatta, iniziò la sua attività in Sicilia intorno al 1548. Qui ottenne diversi successi, nonostante la scarsa esperienza, su pazienti ritenuti dagli altri medici locali, come casi disperati. La sua fama crebbe quando, per la prima volta sul territorio italiano, procedette all’asportazione di una milza su una donna greca, coadiuvato da un noto barbiere napoletano. Nello stesso anno si trasferì a Napoli. Lungo il tragitto apprese, grazie ad uno stratagemma, alcune conoscenze sulle ricostruzioni nasali portate avanti a Tropea dai fratelli Pietro e Paolo Vianeo che poi descriverà minuziosamente nel suo Tesoro della Vita Humana e che saranno poi riprese nel XX secolo da specialisti di chirurgia plastica. A Napoli la sua fama si consolida e la sua casa viene visitata da numerosi ammalati ma anche di diversi speziali ed alchimisti attraverso l’influenza dei quali, perfeziona le già grandi conoscenze alchemiche apprese in Sicilia. Pur, probabilmente, non conoscendo mai direttamente Paracelso vi sono numerosi parallelismi fra i due. Qui ottenne anche la prima abilitazione ufficiale a praticare l’arte medica. Nel 1550 fu nominato, da don Pietro di Toledo, protomedico dell’armata imperiale spagnola guidata dal figlio Don Garcia Alvarez de Toledo nella quale ebbe un ruolo importante in alcune vittorie ottenute inventando nuove tecniche di cura per debellare un’epidemia di dissenteria dei soldati (usando per primo l’idroterapia) e un antidoto per il veleno con il quale erano imbevute le frecce del nemico. Nel 1555 raggiunse Roma. Qui ottenne strabilianti risultati culminati con il salvataggio di un orologiaio colpito da 13 coltellate che gli valse il nomignolo di “Fioravanti dei Miracoli”. Alcuni medici romani molto potenti, come Realdo Colombo, riuscirono a bandirlo dalla città. Nel 1558 lasciò quindi la capitale e si trasferì a Venezia dove potendo approfittare della grande varietà di spezie, approfondì le sue conoscenze di farmacia. Nel 1573 a Milano, venne incarcerato per 8 giorni dopo che tre suoi pazienti avevano perso la vita, cosa che gli portò grande disonore. In verità, nonostante avesse già ottenuto nel 1568, la laurea in Filosofia e Medicina all’Università di Bologna, non pochi erano i colleghi che osteggiavano il lavoro del Fioravanti sia per l’invidia del suo successo, sia per le sue tecniche mediche a volte spregiudicate ma anche per l’incapacità, di questi ultimi, di comprendere molte delle tecniche mediche innovative del bolognese. Nel 1570, all’apice della sua fama, Fioravanti decide di scriver un’opera che sunto delle sue conoscenze, possa tramandare ai posteri tutta le sue esperienze. L’opera, sulla scorta della medicina spagirica di Paracelso, ricerca le tecniche segrete di cura conoscibili solo attraverso lo studio della natura, delle sue leggi fisiche, telluriche e cosmiche, nell’esame critico dei fenomeni biologici e nella preparazione dei rimedî per mezzo della chimica alchemica anche se poi la validità di una cura, per Fioravanti, non si poteva provare se non con l’esperienza. Il medico bolognese cercò, nel suo tratatto, di conciliare il pensiero ippocratico-galenico tradizionale con le tecniche alchemiche della medicina spagirica come fecero anche Michelangelo Sinapio, Paolo de Sorbait, Cristiano Tommasio, Pietro Poiret, Robert Fludd, Andrea Tengel ed altri. L’opera prende forma, così, da sola attraverso la descrizione della vita e dei casi pratici seguiti dal medico bolognese “per mare, et per terra, vedendo i secreti della natural filosofia, et le differenze che sono tra una regione, et l’al tra, medicando così nell’una come nell’altra professione…”. Nonostante le feroci polemiche che gli scritti di Fioravanti hanno suscitato sia nel cinquecento che nel seicento le sue opere furono a lungo ristampate e lette. Come detto in precedenza, l’opera si avvalse della collaborazione di Borgaruccio Borgarucci. Come scritto da Matteo de Beni in “De los descubrimientos a las taxonomías La botánica y la zoología en la lengua española del Renacimiento a la Ilustración Edición de Matteo De Beni”, pag. 205-206: “Borgarucci era di quella schiera di letterati – illuminata benemeritamente per Venezia dalla Di Filippo Bareggi – che ponevano la propria competenza sul mercato librario, al soldo di editori cui prestare. Che, com’è noto, gli sarebbe sopravvissuto e, ereditato dall’omonimo pronipote, avrebbe goduto di nuova illustrazione grazie all’edizione del Musaeum calceolarianum del 1622, ben altrimenti sontuosa, non fosse che per l’aggiunta del corredo iconografico, dal De reconditis et praecipuis collectaneis: sul carattere di tale edizione seicentesca Olmi (1992: 272); Fahy (1993). Sulle relazioni scientifiche di Calzolari, oltre i succitati saggi di Olmi (1991 e 2007) e di De Toni e Forti (1907), Cermenati (1908 e 1910). De los descubrimientos a las taxonomías la propria opera nel ‘far libri’. Ne attesta eloquentemente una epistola laudatoria del già menzionato Leonardo Fioravanti, fattosi nel 1568 curatore di una nuova edizione del Compendio di tutta la cirugia dei fratelli Rostini (primamente apparso nella stessa Venezia nel 1561), passata al vaglio della revisione editoriale di Borgarucci («di nuovo ristampat[a], et con molta diligenza ricorrett[a] dall’eccell. Borgarucci» (Rostini 1568) – che, nel 1560, egli umbro d’origine, sempre a Venezia, sua città d’elezione, per essere asilo di quanti in cerca di emolumento da trarre dalla propria penna, aveva vigilato in tipografia su un’ennesima edizione della Prattica universale in cirugia di Giovanni Da Vigo, «di nuovo ristampat[a], et con somma diligenza ricorrett[a] per m. Borgaruccio de’ Borgarucci» (Da Vigo 1560) –:[…] oltre a gli studi della medicina et della filosofia, et d’altre dottrine; nelle quali sete tanto eccellente; pochi sono, che nel riveder gli altrui libri, in accommodar l’altrui scritture, con quella bella et candida ortografia che si richiede, et nel correggerle con diligenza vi si possano agguagliare; percioché è cosa di gran maraviglia il vedere tanti bellissimi, et importantissimi libri stampati in Venetia, revisti et corretti da voi con così bello stile; con tanto studio, et con tanta perfettione di tutto quello che a buone stampe si conviene. (Rostini 1568: s. p.).””. Rif. Bibl.: IT\ICCU\RMLE\006512.

1.600 euro

14. VENEZIA GENOVA POLITICA STORIA STORIOGRAFIA FILOSOFIA POLITICA ALBISOLA SUPERIORE SAVONA

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IMG_7005_clipped_rev_1Paruta Paolo,

Discorsi politici di Paolo Paruta Nobile Venetiano Cavaliere,e Procurator di San Marco. Ne quali si considerano diversi fatti illustri, e memorabili di Principi, e di Repubbliche Antiche, e Moderne. Divisi in due libri, Aggiuntovi nel fine un suo Soliloquio, nel quale l’Autore fa un breve assieme di tutto il corso della sua vita.

In Genova, Appresso Giuseppe Pavoni, 1600

In 4° (19,8×14 cm); (2 b.), (12), 692, (24), (4 b. ) pp. Legatura coeva in piena pergamena con titolo manoscritto al dorso, qualche traccia di sporco. Un tarletto nel margine interno alto bianco da pagina 369 a 404 che diviene poi un piccolissimo forellino fino a pagina 412, ininfluente. Una piccola macchia antica d’inchiostro nel margine basso bianco delle ultime 20 carte, anche questa ininfluente. Un leggerissimo alone al margine esterno bianco delle prime 50 carte, una decina di carte uniformemente brunite e nel complesso esemplare in discrete-buone condizioni di conservazione. Antiche note di possesso privato alla prima carta bianca “Di Giovan Battista Forzano, 1615”, “G. B. Spotorno (Genova), 1820 F.10”, “Barbieri Domenico 1830” e all’ultima carta bianca “Liber R. P. Bartholomei Berensoni Petri Antonij”. Di particolare importanza l’ex-libris autografo che identifica il volume come appartenuto al celebre storico e letterato ligure, Giovanni Battista Spotorno (Albisola Superiore, 24 ottobre 1788 – Genova, 22 febbraio 1844) che fu docente di retorica a Bologna, Livorno e Genova, dove insegnò, anche, eloquenza latina all’Università. Spotorno fu anche maestro di Francesco Domenico Guerrazzi. Bella marca xilografica tipografica al frontespizio con roccia tagliata in due dalla quale spunta un tronco con un ramo frondoso. In alto al centro stella a sei punte il motto: “Hinc quoque hoc auspice gemmae”. Seconda edizione, assai rara, dopo la prima dell’anno IMG_7007_clipped_rev_1precedente, di questa celebre opera postuma del grande politico, storico e diplomatico veneziano Paolo Paruta (Venezia, 14 maggio 1540 – Venezia, 6 dicembre 1598). L’opera come scrive Carlo Morandi nella dedicata a Paruta nell’Enciclopedia Italiana Treccani (1935): “Nei Discorsi politici, in cui analizza le cause della grandezza e decadenza dei Romani (libro I) ed esamina il carattere dei varî governi europei e in particolare quello di Venezia (libro II), si avverte l’influenza immediata dei Discorsi del Machiavelli …”. Paruta “Nato a Venezia da una famiglia di antica origine lucchese (i Paruta), dopo aver studiato a Padova, ha avuto numerosi ruoli politici all’interno della Repubblica di Venezia tra cui quello di segretario ad uno dei delegati veneziani al Consiglio dei Dieci. Nel 1562 accompagnò l’ambasciatore Michele Suriano alla corte dell’imperatore Massimiliano II agendo come storiografo ufficiale della Repubblica, durante questa sua funzione scrisse l’orazione funebre per i morti nella battaglia navale di Lepanto. Dopo il cambio di governo fu eletto Savio della Terraferma (responsabile dell’amministrazione dei possedimenti continentali della Repubblica) e quindi senatore. Nel 1579 fu nominato storico ufficiale della Repubblica in successione a Luigi Contarini. Continuò la narrazione da dove il Cardinale Bembo la aveva lasciato nel 1513, completandola fino al 1551. Fu eletto provveditore della Camera nel 1580, commissario del Cadore nel 1589, Savio del gran consiglio nel 1590, governatore di Brescia dal 1590 al 1592, ambasciatore presso il Papa a Roma dal 1592 al 1595, quindi provveditore (procuratore) di San Marco nel 1596 a pari dignità del Doge e provveditore delle Fortezze nel 1597. L’anno successivo morì.”. Scrive il Lozzi riguardo al lavoro di Paruta: “Non ha pari il Paruta, a giudizio del Foscarini, nelle storie antiche italiane, singolarmente per gli ammaestramenti civili instillati con mirabile accortezza nell’intero corpo della narrazione e provenienti da ricco fondo di dottrina in quella parte che riguarda i costumi degli uomini e dei governi”. La seconda edizione rara. Rif. Bibl.: IT\ICCU\TO0E\014544.

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450 euro

15. BRITANNIA INGHILTERRA ENGLAND SICILIA ENNA GIUNTI GIUNTINA PRIME EDIZIONI IN LINGUA VOLGARE STORIA ROMANA ROMA EGITTO

IMG_6754_clipped_rev_1Sicuolo Diodoro,

Diodoro Siculo delle antique fabulose nuovamente fatto vulgare et con diligentia stampato.

(In Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, 1526 ottobre)

In 12° (16×9,5 cm); 119, (1) cc. Legatura seicentesca in piena pergamena. Un’antica nota di possesso privato al recto del piatto anteriore “John Grace Hermann Batterrea” e alla prima carta bianca, antiche note in inglese inerenti al volume e alla presenza di indicazioni di interesse britannico nel libro. Una leggerissima nota di possesso privato al frontespizio, non comprensibile “Io ….”. Tagli spruzzati. Al frontespizio marca tipografica di Giunta, con giglio araldico (stemma di Firenze utilizzato anche da Giunta), con putti ed iniziale F e motto “Nil candidius”. Prima rara edizione in volgare (una seconda edizione venne pubblicata nel 1542 dai Giolito) dell’opera più celebre del grande storico siceliota, Diodoro Siculo (Agyrium, 90 a.C. circa – 27 a.C. Circa), uscita per i torchi degli eredi di Filippo Giunta. Nato ad Agira, oggi in provincia di Enna, a lui si deve questa celebre opera dal titolo di Biblioteca (Βιβλιοϑήκη) che rappresenta una delle principali fonti storiche della prima metà del 1° secolo a. C. sulla Britannia e l’Egitto dove Diodoro Siculo si recò durante la sua vita. Come scrisse Arnaldo Momigliano nella voce dedicata a Diodoro Siculo, nell’Enciclopedia Italiana della Treccani edita nel 1931 “visse al tempo di Giulio Cesare, perché la sua opera finiva o con l’inizioIMG_6756_clipped_rev_1 della spedizione gallica (da lui posto all’anno del consolato di Cesare, cioè al 59 a. C.), come è affermato nel proemio, o con il racconto della spedizione in Britannia, secondo un’intenzione dichiarata più volte nel testo dell’opera, ma forse non attuata. D. dice pure di aver lavorato per trent’anni alla sua opera e afferma di aver molto viaggiato per potervi attendere, ma quest’ultima affermazione, luogo comune degli storici da Erodoto a Teopompo a Polibio, è tanto più sospetta in quanto dei viaggi non si ha alcuna traccia nell’opera, salvo che per Alessandria (XVII, 52). Può essere tuttavia che sia rimasto a lungo a Roma (1, 4, 3), perché egli imparò, benché non perfettamente, il latino; ma è falso il suo vanto di avervi cercato documenti: le ricerche furono fatte dagli autori che egli adopera. La Biblioteca era composta di 40 libri: i libri I-III comprendevano la preistoria dei popoli d’Asia e d’Africa, i libri IV-VI quella dei Greci e delle altre genti d’Europa (Galli, Iberi, Liguri, Tirreni, “popoli delle isole”); i libri VII-XVII comprendevano il periodo tra la guerra di Troia e la morte di Alessandro; i libri XVIII-XL la storia dell’età dai Diadochi a Cesare. A noi sono rimasti integri solo i libri I-V e XI-XX. I frammenti delle altre parti ci provengono principalmente:1. dagli estratti di Fozio dei libri XXXI, XXXII, XXXIV, XXXVI, XXXVIII, XL; 2. dalle cosiddette Eclogae Hoeschelianae, estratti dei libri XXI-XXVI, pubblicati nel 1603 da D. Hoeschel che li trasse da un manoscritto ora perduto; 3. dagli estratti bizantini ordinati da Costantino Porfirogenito “intorno alle ambascerie” (Περὶ πρεσβειῶν), “intorno alla virtù e al vizio” (περὶ ἀρετῆς καί κακίας), “intorno alle sentenze memorabili” (περὶγνωμῶν), “intorno alle insidie” (περὶ ἐπιβουλῶν)”. Prima edizione in lingua volgare edita a Firenze dagli eredi di Giunta, edizione rara. Rif. Bibl.: IT\ICCU\RMLE\016169.

1.200 euro

16. STORIA GEOGRAFIA CARTE GEOGRAFICHE EUROPA POLONIA ITALIA MOSCOVIA FLORIDA UNGHERIA BOEMIA SPAGNA

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IMG_7065_clipped_rev_1Pierre Le Lorrain, l’Abbé de Vallemont

Gli elementi della storia, ovvero ciò, che bisogna sapere della cronologia, geograjfia, storia universale, chiesa del Vecchio, e Nuovo Testamento, monarchie antiche, e novelle, e del blasone. Avanti di leggere la storia particolare. Con una serie di medaglie imperiali, da Giulio-Cesare fino ad Eraclio, e con i stemi del blasone. Opera del signor abate di Vallemont, tradotta dalla lingua francese. Edizione sesta divisa in sei tomi. Arricchita di molte Carte Geografiche, continuata ed accresciuta di varj Articoli, che non v’erano nelle precedenti, e specialmente degli Elementi particolari della Storia d’Italia, che compongono il sesto Volume. Tomo primo [-sesto]

In Venezia, Nella Stamperia di Giambattista Albrizzi Q. Gir., 1748

In 8°; 6 tomi: 1 antiporta incisa, (8), XLVIII, 620 pp. e 23 c. di tav. fuori testo più volte ripiegate con carte geografiche, XXXII, 567, (1) pp., VIII, 480 pp. e 18 c. di tav. fuori testo numismatiche, VIII, 542, (2) pp., VIII, 480 pp. e 22 c. di tav. fuori testo con blasoni reali, XXXII, 684, (4) pp. e 3 c. di tav più volte ripiegate fuori testo con carte geografiche. Belle legature coeve in piena pergamena con titolo e numero del volume chiosato in bella grafia coeva al dorso. Prima edizione in questa forma estese ed aumentata per numero di carte geografiche e per testo, in particolare nel sesto volume dove sono presenti le carte del Grand Ducato di Toscana, la “Parte Settentrionale d’Italia” ed il IMG_7070_clipped_rev_1“Regno delle due Sicilie”. Antiporta del primo volume incisa, Stemma di Alessandro Borgia al quale l’opera è dedicata, alla prima carta dopo il frontespizio. Tagli leggermente spruzzati. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Magnifica edizione di una delle opere più celebri del grande fisico, numismatico e scrittore francese, Pierre Le Lorrain, meglio conosciuto come abate di Vallemont (1649-1721). Dopo aver abbracciato lo stato ecclesiastico, conseguì il dottorato in teologia, stabilendosi a Rouen. Il suo carattere vivace e polemico lo mise in contrasto con i colleghi del luogo tanto che abbandonò Rouen e si trasferì a Parigi. Qui si occupò dell’educazione del figlio di M. Poilart, consigliere del parlamento, prima e poi del figlio del marchese de Dangeau seguendolo anche quando questi si trasferì a Versailles. Qui vi rimase dieci anni. Durante i suoi momenti di libertà dagli impegni lavorativi era solito recarsi nella biblioteca del palazzo di Versailles cercando di leggere più opere scientifiche possibili o abbandonandosi in lunghe passeggiate per il parco del castello dove era sua abitudine guardare con attenzione il lavoro dei giardinieri reali arrivando ad acquisire notevoli conoscenze. Era solito prendere appunti di ogni nozione nuova della quale veniva a conoscenza. La frequenza del gabinetto del Re lo portò, anche, ad interessarsi all’antiquariato. Ebbe spesso dispute con personaggi del suo tempo sia in ambito numismatico che in diversi. Una volta lasciata Versailles, fu assegnato come professore al collegio del cardinale Lemoine dove creò una specie di wunderkammer nella quale raccolse macchine, oggetti di storia naturale, medaglie e ebbe. La sua wunderkammer divenne notevolmente conosciuta all’epoca tanto da essere visitata da numerosi curiosi e illustri studiosi, anche, stranieri. Si ritirò alla fine della sua vita a Pont-Audemer, dove morì il 30 dicembre 1721, all’età di 72 anni. L’opera è una dotta ricostruzione della storia europea attraverso la descrizione storica non solo dei suoi regni e regnanti ma anche della letteratura, delle scoperte scientifiche, delle sue monete (ampio spazio, chiaramente, da numismatico è dedicato agli studi numismatici) con capitoli dedicati ai governi italiani, all’Inghilterra, alla Francia, Spagna, Polonia, Ungheria, Boemia, all’Impero Ottomano, all’Impero Austo-ungarico, alla Moscovia ecc. ecc. ma anche alle americhe, al Canada e alla Florida. Edizione completa di tutte le tavole ed in ottime condizioni di conservazione. L’opera è arricchita da numerose belle carte geografiche più volte ripiegate. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\TO0E\056254.

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17. FARMACIA FARMACOPEA CHIMICA SCIENZA SCIENZE ERBE MEDICINA PREPARAZIONI CHIMICHE BASSANO REMONDINI

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Lemery Nicolas,

Farmacopea universale che contiene tutte le composizioni di farmacia le quali sono in uso nella medicina tanto in Francia quanto per tutta l’Europa, le loro virtù, dose, e maniere di mettere in pratica le più semplici le migliori e di più Un Vocabolario Farmaceutico, molte nuove Osservazioni, ed alcuni ragionamenti sopra ogni Operazione di Niccolò Lemery, Dottore in Medicina, e Membro dell’Accademia Reale delle Scienze, con tre Indicii, uno de’ Capi, l’altro delle Materie, e’l terzo delle Infermità, alle quali quivi si trovano prescritti i Rimedj.

In Bassano, A Spese di Remondini di Venezia, 1786

In quarto grande; XII, 447, (3 b.) pp. Legatura coeva in piena pergamena con titolo e autore impressi in oro al dorso. Dorso a 5 nervi. Testatine ed iniziali xilografiche. Esemplare in ottime condizioni di conservazione, raro a reperirsi in queste condizioni, specialmente trattandosi di una farmacopea, opera solitamente usata in ambienti non favorevoli alla conservazione dei libri. Fra le meno comuni fra le edizioni italiane, stampata a Bassano da Remondini, della più celebre farmacopea del settecento, opera del celeberrimo medico e chimico francese, Nicolas Lemery (Rouen, 17 novembre 1645 – Parigi, 19 giugno 1715). Nicolas fu il quinto figlio del Procuratore del Parlamento di Normandia. A 15 anni entrò come apprendista nella farmacia dello zio materno Pierre Duchemin a Rouen. Dopo sei anni di studi farmaceutici presso lo zio si trasferì a Parigi come apprendista di Christopher Glaser (1628-1670), celeberrimo farmacista alla IMG_7035_clipped_rev_1corte di Luigi XIV. Nel 1668 si trasferì a Montpellier dove iniziò anche a dar lezioni di farmacia. Qui vi rimase fino al 1671. Lasciata a Montpellier, ritornò a Parigi per entrare nello staff del laboratorio di Bernardin Martin (1629-1703), farmacista di Luigi II di Borbone-Condé e inseritissimo negli ambienti nobiliari pargini. E’ proprio seguendo Martin che Lemery iniziò a farsi conoscere fra la buona società parigina. Messosi in proprio, aprì una farmacia che ben presto, ottenne notevolissimo successo, continuando, al contempo, a tenere lezioni pubbliche e private. Nel 1683, essendo Nicolas di religione protestante, la sua farmacia venne chiusa a causa delle guerre religiose che colpirono la Francia. Lemery non si perse d’animo e iscrittosi all’Università di Caen si laureò in medicina. Nel 1685 la revoca dell’editto di Nantes che lasciava libertà di culto ai protestanti, costrinse numerosissimi di questi a lasciare la Francia. Lemery, scappò in Inghilterra ma dopo un anno si convertì al cattolicesimo e tornò in Francia. Alla fine del 1686 aveva già riaperto la sua farmacia ed iniziò, nuovamente, a tenere le sue lezioni. Nel 1699 venne accolto nell’Accademia delle scienze francese. Abile didatta portò la chimica verso la sua moderna forma, allontanandola dall’alchimia. L’originalità del suo pensiero risiede nel suo modello corpuscolare e meccanicistico degli acidi e delle basi. Gli acidi hanno parti appuntite che si attaccano ai pori delle basi, portando alla neutralizzazione di entrambe le specie mediante la formazione di un sale. Sviluppando questo modello corpuscolare, si avvicina implicitamente alla nozione di affinità tra due corpi. Fiducioso nella prima filosofia naturale declinata nella scienza, cioè nella possibilità di concepire una struttura della materia con i soli mezzi della chimica (senza affidarsi agli Antichi), purifica la farmacopea, chiarendo la chimica che sostiene essere una scienza limitandosi a esporre senza deviazioni, fatti ed esperimenti. Proprio per la base scientifica delle sue opere, Lemery ebbe enorme successo nell’epoca dei “lumi”. Edizione assai poco comune stampata a Bassano da Remondini. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\VIAE\003414.IMG_7038_clipped_rev_1

500 euro

18. LEGATURA LEGATURE ARGENTO VENEZIA STAMPATORI RELIURE

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Horae Diurnae Breviarii Romani ex decreto Sacrosanti Concilii Tridentini restituti. S. PII V. Pontificis Max. IMG_6764_clipped_rev_1Jussu Editi, Clementis VIII. & Urbani VIII. Auctoritate recogniti; cum Officiis Sanctorum. Per Summos Pontifices novissime concessis.

Ventiis, Apud Nicolaum Pezzana, 1735

In 18° (10×6 cm); (44), 388, CXLI, (2) pp. Legatura coeva in pelle nera, tagli dorati goffrati con eleganti scene floreali. Dorso a 4 nervi. Elegante guarnizione ai bordi in argentocon relativo fermaglio, agli angoli fiori di lys sempre realizzati in argento. Il volume è contenuto in bell’astuccio in pelle nera con interni foderati in bella carta marmorizzata. Elegante officiolo in ottime condizioni di conservazione edito dal noto editore veneziano, Nicola Pezzana. In belle legatura in argento coeva.

600 euro

19. LEGATURE LEGATURA RELIURE VENEZIA STAMPATORI EDITORI OFFICIOLO PEZZANA

IMG_6774_clipped_rev_1 IMG_6775_clipped_rev_1

IMG_6776_clipped_rev_1Officium hebdomadae sanctae. Juxta formam missalis, & breviarii romani, sub Urbano 8. correcti. Adjunctis Italico sermone declarationibus multarum rerum, quae fiunt, & dicuntur in ejus recitatione, per magistrum Hieronymum Joanninum, Bononiensem Instituti Praedicatorum: Et in fine Psalmis Poenitentialibus, & Orationibus, ac perutili peccata confitendi methodo.

Venetiis, Apud Nicolaum Pezzana, 1752

In 8° (15,5×9,3 cm); 416 pp. Bellissima legatura coeva veneziana in pieno vitello marmorizzato con ricchissimi motivi fitomorfi con al campo grande festone al centro dei piatti. Dorso a 5 nervi. Fregi in oro ai tagli dei piatti. Tagli dorati. Ai tasselli piccoli ed eleganti ferri con melograno. Interno dei piatti foderato con elegante raso rosso. Ex-libris applicato alla prima carta bianca che identifica l’esemplare come appartenuto al noto collezionista di legature Arturo Dazza. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Frontespizio e testo stampati in rosso e nero. Piccolo vignetta incisa al frontespizio. Bellissimo officiolo stampato dal noto stampatore veneziano, Nicola Pezzana. Edizione in ottime condizioni di conservazione ed in magnifica legatura veneziana coeva.

880 euro

20. PROVERBI TOSCANI INCISIONI LIBRI ILLUSTRATI PRIME EDIZIONI TOSCANA FIRENZE PISA

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IMG_6797_clipped_rev_1Piattoli Giuseppe, Lasinio Carlo,

Raccolta di quaranta proverbi toscani espressi in figure da Giuseppe Piattoli fiorentino, P. 1. (Completa)

In Firenze, Presso Niccolò Pagani e Giuseppe Bardi, 1786

In folio (40,5×25,5 cm); un frontespizio e (40) cc. Legatura coeva di abilissimo “rembotage” in mezza pelle spugnata con dorso a 5 nervi. Titolo e iniziale dell’autore su fascette e fregi in oro al tassello. Piatti foderati con carta spugnata. Piatti foderati di bellissima carta marmorizzata coeva. Prima ed unica edizione di questa celeberrima raccolta di proverbi. Tutte le tavole sono in ottima impressione con uniforme inchiostratura, stampate su carta vergellata di grande qualità, in fresca e magnifica coloritura d’epoca ad acquerello. Tre tavole sono state abilmente rimarginate, nel margine bianco, per portarle alla misura delle altre tavole. Esemplare si presenta in ottime condizioni di conservazione. L’opera comprende la prima edizione della prima celebre serie verticale dei proverbi di Piattoli, edita a Firenze nel 1786 da Giuseppe Bardi e Niccolò Pagni; L’opera sancì la collaborazione fra Giuseppe Piattoli (autore dei disegni) e il giovane Carlo Lasinio. Ogni tavola, protetta da una velina antica, contiene una didascalia con il proverbio raffigurato e quattro versi in rima che accompagnano l’immagine. Giuseppe Piattoli (1748 – 1834), celeberrimo pittore e incisore fiorentino, fu particolarmente apprezzato, proprio, per questa serie dei proverbi che venne poi incisa dal grande incisore e museologo, Carlo Lasinio (Treviso, 10 febbraio 1759 – Pisa, 29 marzo 1838). Lasinio studiò pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia ma una volta trasferitosi a Firenze, poco dopo aver conseguito il diploma, si dedicò, quasi totalmente, all’arte incisoria. La sua mirabile arte con l’intuizione del creare tavole dalla grande ricchezza cromatica, lo fecero diventare uno degli incisori più influenti del settecento e della prima metà dell’ottocento, divenendo, nel 1800 anche professore dell’Accademia di belle arti di Firenze. Nel 1807 si trasferì a Pisa dove divenne Conservatore al Camposanto di Pisa. L’opera qui presentata sancisce la nascita della collaborazione fra Piattoli e Lasinio che insieme insieme realizzeranno diversi altri capolavori dell’incisione. Il gusto popolare dei proverbi, unito ad un tratto particolarmente fine ed ad una bellezza cromatica peculiare sancirono il successo di quest’opera. I proverbi sono estremamente spassosi ed ispirati, spesso, alla vita quotidiana ed al rapporto coniugale come ad esempio nei divertentissimi proverbi: “Ch’incontra buona Moglie ha Gran Fortuna, Dolce Felicità prova il marito se ritrova fedel la sua Consorte, Ma è più favil toccare il Ciel col dito, Che Donna ritrovar di questa sorte; A Donna piangente non creder niente, Menzognera è la Donna, al dilei pianto Non creder mai, ne alle sue labbra infide: Se di dilei Sposo muor piange, ma intanto, Col,nuovo Amante va scherzando e ride; Non v’è cosa peggiore che in vecchie membra il pizzicor d’amore, Amor non aspettare o Vecchio stolto, Da lusinghiera e giovanil bellezza; La Femmina le grinze del tuo volto, Non ama già ma sol la tua ricchezza.”. Opera non comune, in ottime condizioni di conservazione ed in bellissima coloritura coeva. Rif. Bibl.: Cassinelli III.

21. VENEZIA REPUBBLICA VENEZIANA SISTEMI REPUBBLICANI FILOSOFIA POLITICA VENETO STORIA VENETA PRIME EDIZIONI

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IMG_7026_clipped_rev_1Giannotti Donato,

Donati Iannotii Florentini Dialogi de Repub. Venetorum, cum Notis et Lib. singulari de forma eiusdem Reip:.

Lugd. Batav., Ex Officina Elzeviriana, 1631

In 16°; (4 compreso frontespizio inciso con titolo entro cornice architettonica), 506, (18) pp. e 7 c. di tav. più volte ripiegate. Legatura coeva in cartoncino con titolo, autore, luogo di stampa e anno di stampa al dorso del volume. Due piccole integrazioni di carta al margine alto e basso bianco del frontespizio realizzate con carta di riso ed al margine esterno bianco della seconda carta ad integrare piccola bruciatura e per il resto esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Fra le belle tavole ripiegate anche una bella veduta del ponte di Rialto. Prima edizione di questa interessante storia di Venezia, scritta dal noto drammaturgo, uomo politico e scrittore fiorentino, Donato Giannotti (Firenze, 27 novembre 1492 – Roma, 27 dicembre 1573). Giannotti fu un fine politico che nelle sue opere cercò di analizzare le diverse forme di organizzazione politica considerando in modo particolare la forma politica repubblicana e divenendo un importante oppositore dei Medici, Insegnò poetica, retorica e cultura greca a Pisa fino al 1525 quando si trasferì in Veneto dove visse per due anni. Giannotti fu anche uno dei leader della breve esperienza della Repubblica Fiorentina del 1527. Fu poi costretto all’esilio al ritorno dei Medici. Fu anche amico di Michelangelo. Scrive, Sergio Marconi nella voce dedicata a Donato Giannotti nel Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 54, Traccani (edito nel 2000): “Questo primo soggiorno veneto durò dal giugno 1525 al novembre 1526. Il G. si recò in Veneto non come agente della fazione antimedicea, come aveva supposto il Sanesi, ma perIMG_7025_clipped_rev_1 raccogliere informazioni precise sul funzionamento dello Stato veneziano. Il mito della esemplarità del governo veneziano (come costituzione mista: monarchia-oligarchia-democrazia) si era formato in ambiente umanistico già nel sec. XV. Tuttavia, indipendentemente dal modello ideale (improntato a Platone, Aristotele e Polibio) di Venezia, si apprezzava la libertà e la stabilità interna (il Machiavelli, come si sa, non condivideva però tali apprezzamenti). Gli ottimati moderati antimedicei avrebbero voluto adattare a Firenze un simile modello, e il G. in quel momento era assai vicino a tale prospettiva politica, come provano anche le sue frequentazioni. Dall’esperienza del soggiorno a Padova e a Venezia nacque la prima stesura del Libro della Republica de’ Vinitiani che, insieme con il De magistratibus et Republica Venetorum di Gasparo Contarini, rimane quanto di meglio sia stato scritto su Venezia in quel periodo (da parte del G. con particolare sistematicità e realismo). […] La Republica de’ Vinitiani, che ha la forma di dialogo umanistico, non va letta solo come risposta a determinati problemi pratici, quali la debolezza del potere mediceo e l’incertezza della situazione politica. Primo frutto maturo della riflessione politico-istituzionale del G., essa sanziona la superiorità di Venezia su Roma e opera un significativo rovesciamento del punto di vista machiavelliano, proponendosi come punto di riferimento importante dell’elaborazione successiva, non solo del Giannotti.”. Bibl. Rif.: Willems, Les Elzevier, p. 90, n. 353.

230 euro

22. AVANGUARDIE PITTURE ARTE PRIME EDIZIONI EDIZIONI D’ARTE LIBRI D’ARTISTA FLAVIANA EDIZIONI FONTANA SPAZIALISMO TAGLI DI FONTANA

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IMG_6987_clipped_rev_1Fontana Lucio,

Manifesto Blanco, Arte Spaziale, Movimento Tele-visivo.

Locarno, Edizioni Flaviana, 1966-1991

In 4° (23×19 cm). Libretto con brossura semirigida con titolo e firma di Fontana al piatto anteriore, 24 pp., 4 pagine rigide contenenti i francobolli e 30 cartoncini originali, in parte numerati e firmati “F-33/100”, il tutto conservato entro bella custodia editoriale della Flaviana, in pelle bianca con autore, titolo, luogo di stampa, editore e numero dell’esemplare applicato al piatto anteriore e zip nera per chiudere ed aprire l’opera. “Questo IMG_6988_clipped_rev_1multiplo, tirato in 100 esemplari speciali, è stato curato in occasione del 25mo del primo evento. Comprende anche le pagine fustellate originali e una serie di francobolli, emessi a suo tempo, di Fontana, Bill, Bernasconi e Colombo, quest’ultimo firmato. Sono numerati 1 a 100, con valori postali e obliterati dalle poste Svizzere in data 15 novembre 1991”. Introduzione di Gillo Dorfles. Rarissima libro d’artista del grande pittore, ceramista e scultore italiano, Lucio Fontana (Rosario, 19 febbraio 1899 – Comabbio, 7 settembre 1968) naturalizzato argentino fra i massimi esponenti delle avanguardie artistiche del novecento. L’opera contiene alcune dei più celebri testi concettuali di Fontana. Prima edizione in questo formato ed in tiratura limitata di soli 100 esemplari editi dalla celeberrima casa editrice di Locarno “Edizioni Flaviana”. In ottime condizioni di conservazione. Rarissimo.

23. LETTERATURA ITALIANA PRIMA EDIZIONI PRIME EDIZIONI ROMANZI CLASSICI DELLA LETTERATURA

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IMG_6753_clipped_rev_1Pirandello Luigi,

Uno, nessuno e centomila.

Firenze, R. Bemporad, 1926

In 8° (19,2×13 cm); (4), 230, (2) pp. Brossura editoriale. Rarissimo esemplare ancora a fogli chiusi di questa prima edizione di uno dei romanzi più importanti del novecento. Esemplare in ottime condizioni di conservazione e rarissimo a reperirsi ancora a fogli chiusi. Capolavoro del grande drammaturgo, romanziere e poeta italiano, Luigi Pirandello (Girgenti, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) che chiude la più importante trilogia pirandelliana. Come scrive Simona Costa nella voce dedicata a Pirandello nel Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 84 (2015): “Nel 1926 uscì da Bemporad, dopo essere apparso a puntate tra il 1925 e il 1926 nella Fiera letteraria, un romanzo di quindicennale gestazione, Uno, nessuno e centomila, che chiuse, dopo Il fu Mattia Pascal e i Quaderni di Serafino Gubbio operatore, la trilogia dei romanzi in prima persona. Sul modello di struttura digressiva del Tristram Shandy di Sterne, testo di riferimento per l’umorismo pirandelliano, il romanzo esplicita e consacra la poetica di scomposizione del reale e di frammentazione della personalità fino all’evanescenza, nell’abdicazione a ogni maschera sociale e nella liberatoria immersione panica nella natura”. Prima rarissima edizione a reperirsi a fogli chiusi.

24. TOLKIEN PRIME EDIZIONI ITALIANA ITALIANE LETTERATURA INGLESE

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IMG_6751_clipped_rev_1Tolkien John Ronald Reuel,

Le avventure di Tom Bombadil, traduzione dall’inglese di Bianca Pitzorno e Maria Teresa Vignoli,

Rusconi, Milano, Prima Edizione Settembre 1978

In 8° (21,8×13,8 cm); 133, (3) pp. Brossura editoriale illustrata. Prima edizione italiana in ottime condizioni di conservazione, di una delle opere più importanti del ciclo tolkiniano anche se la figura di Tom Bombadil è uno delle figure più misteriose dell’universo tolkiniano. L’opera venne tradotta in italiano, per la prima volta, da Bianca Pitzorno e Maria Teresa Vignoli. Humphrey Carpenter scrive che «Tom Bombadil in famiglia [di Tolkien] era una figura ben nota, poiché il personaggio prendeva lo spunto da una bambola olandese che apparteneva a Michael [il figlio secondogenito]» maIMG_6750_clipped_rev_1 nonostante questo, numerose sono le congetture sulla sua genesi e sulla sua collocazione all’interno del mondo di Arda. Bombadil è presente anche all’interno del Signore degli Anelli e fu lo stesso Tolkien a descriverne le ragioni «In realtà l’ho inserito perché lo avevo già inventato per conto suo (apparve la prima volta nell’«Oxford Magazine») e avevo bisogno di un’«avventura» durante il viaggio di Frodo. Ma l’ho tenuto, così com’era, perché rappresentava certe cose che altrimenti sarebbero rimaste fuori. Non intendevo farne una figura allegorica – altrimenti non gli avrei dato un nome così particolare, così caratteristico e buffo – ma l’allegoria è l’unico modo per dire certe cose: lui è un’allegoria, un esempio, la scienza naturale pura (reale) che ha preso corpo; lo spirito che desidera conoscere le altre cose, la loro storia e la loro natura, perché sono «diverse» e totalmente indipendenti dalla mente che indaga, uno spirito che convive con una mente razionale, e che non si preoccupa affatto di «fare» qualcosa con la conoscenza.» J.R.R. Tolkien, Christopher Tolkien, La realtà in trasparenza, Humphrey Carpenter, Bompiani, 2002, pag. 217-218. Quella qui presentata è la prima edizione italiana delle Avventure di Tom Bombadil. La copertina venne realizzata da Piero Crida. Bellissime le illustrazioni all’interno del volume. Prima edizione italiana in ottime condizioni di conservazione.

140 euro

25. LEGATURE LEGATURA RELIURE VENEZIA STAMPATORI EDITORI OFFICIOLO PEZZANA

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Riflessioni sopra la bolla in coena domini.

In Venezia, A Spese dell’Autore, 1769

In 8° grande (19,5×11,2 cm); (4), 340, (4), ( b.) pp. Bellissima legatura coeva veneziana in pieno vitello marmorizzato con ricchissimi motivi fitomorfi con al campo grande festone al centro dei piatti. Dorso a 5 nervi. Fregi in oro ai tagli dei piatti. Tagli dorati. Ai tasselli piccoli ed eleganti ferri in oro con titolo impresso in oro su tassello rosso. Interno dei piatti foderato con elegante carta marmorizzata. Alcuni forellini di tarlo e qualche lieve segno del tempo e alcuni forellini di tarlo al dorso. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Antiporta incisa. Tagli dorati. Bell’officiolo stampato dal noto stampatore veneziano, Nicola Pezzana. Bella legatura veneziana.

800 euro

26. STORIA VENETA VENEZIANA VENEZIA LAGUNA VENETA VENEZIA

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IMG_7029_clipped_rev_1Vero (Veri – Verus) Giovanni Baptista,

Rerum Venetarum Libri Quatuor ad illustrissimum virum Petrum Contarenum, Francisci F.,

Amsterodami (Amsterdam), Apud Ludovicum Elzevirium , 1644

In 16° (12,7×8 cm); (16), 458 pp. Legatura coeva in piena pergamena semi-rigida con titolo manoscritto da mano coeva al recto. Qualche lieve difetto e segno del tempo alla legatura. Una piccolissima mancanza di carta nel margine alto interno bianco della carta con1’antiporta figurata che presenta il leone di San Marco che regge il titolo e sotto, insieme di scudi ed armi al suolo ed una scena di battaglia navale sullo sfondo e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Seconda edizione dopo la prima del 1638 di questa storia veneziana che copre il periodo dall’anno 538 alIMG_7031_clipped_rev_1 1615, scritta dal noto abate padovano di nascita ma veneziano d’adozione, Gianbattista Vero (anche Veri, Verus, Breganze in provincia di Vicenza oggi ma nel seicento sotto Padova 1600 – 1684) che fu a lungo bibliotecario della Biblioteca Capitolare. Prima di diventare Bibliotecario della Capitolare fu al servizio del Cardinale Barberini. Fu anche un messo potificio in importanti azioni diplomatiche come quando venne mandato a Malta per chiedere al Gran Maestro dei Cavalieri di Malta di utilizzare le sue galee in una missione in levante. Quando venne nominato bibliotecario capitolare come scrive Francesco Scipione Dondi «migliorò la fabbrica della libreria. dispose i codici in miglior ordine e lasciò morendo picciola dote annuale per la pulitura della medesima». Fu autore di diverse opere sacre e profane. Dice il Foscarini a pagina 250 che quest’opera di Vero e’ “la più esatta di tutte, sebbene compendiosamente scritta: sicché quest’autore potrebbe essere reputato il floro della storia veneziana”. Il luogo di stampa di Amsterdam è probabilmente falso ed è più probabile che l’opera venne pubblicata a Leida da Franciscus Hegerus. Rif. Bibl.: Rahir, Catalogue de livres imprimes par les Elzevier, p. 111, n. 1016; Willems, Les Elzevier, p. 258, n. 1017.

240 euro

27. VENEZIA PRIME EDIZIONI LIBRI GALANTI EROTISMO EDITORI GIORNALI

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Anonimo,

Raccolta di Storie Galanti, Mese di Gennaro 1768

In Venezia, Appresso Giammaria Bassaglia, 1768

In 8°; (1 antiporta illustrata), 256, (2) pp. Legatura coeva in cartoncino molle foderato con bela carta settecentesca a motivi geometrici verdi e rossi e dorsi marmorizzati. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Tre parti in un volume, ognuna con frontespizio proprio. In ottime condizioni di conservazione. Bellissima antiporta con scena galante in interno veneziano. Rarissima raccolta di racconti galanti appartenenti alla tradizione orale e scritta veneziana ed europea. Fra i titoli: Istoria di una donna maritata con due uomini, Sposo nuovo da se stesso maltrattato, Quarto contro un avaro, Lettera del Sig. Voltaire sopra l’Innesto del Vajuolo, La Bacchettona smascherata, L’amore di un principe spergiuro, Istoria della Contessa di Castel-Brinate, Lettera di Clelia, Galanteria di un Frate, Fredegonda favorita e moglie di Chilperico Re di Francia, Orgoglio di canuto confuso, Sentenza in favore di un cieco, Quattro Giovani galantemente castigati, L’oro è una tentazione, Contro gli sfaccendati, L’avarizia punita, La Moglie è una Carica, Contro certi ingordi Religiosi, Astuzia, Bel detto d’un Governatore d’un Re, Si consola un’Uomo punto per una Commedia, Piacevole Risposta d’un Paesano ad un Vescovo. Rara pubblicazione galante in tipico stile veneziano settecentesco, in ottime condizioni di conservazione. Di questa raccolta venne pubblicato solo questo numero. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\RML\0145739; Historisches Journal, von Mitgliedern der Königlichen historischen, Volume 5, Gottingen, 1775, pag. 248 n° 27.

28. MEDICINA ENCICLOPEDIA FARMACIA FARMACEUTICA PIANTE RADICI PREPARATI FARMACEUTICI PADOVA VENEZIA ZATTA

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Fusanacci Giovanni Pietro (ma Gianfrancesco Pivati),

Dizionario compendioso di Sanità che contiene l’esatta Descrizione della umane Malattie, comprese pur quelle degli Artefici, e della Gente Applicata e Sedentaria: Colla Specificazione de’ Rimedij sperimentati da’ più celebri Professori dell’Arte Medica: Tradotta dal Francese, ed illustrato con Osservazioni Jatrofisiche dal Dottor Gian Pietro Fasanucci edizione III corretta ed accresciuta Tomo Primo – Secondo – Terzo.

In Venezia, Presso Antonio Zatta, 1770

In 8° grande; tre tomi in un volume: 335, (1) pp.; VIII, 17-328 pp.; VIII, 232 pp. Legatura coeva in piena pergamena con titolo impresso a secco al dorso. Tagli rossi. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Terza edizione riveduta e notevolmente aumentata di quest’opera del noto enciclopedista padovano, Gian Francesco Pivati (anche Gianfrancesco Pivati) Padova 1668 – Venezia 1754). Pivati, sulla scorta dei grandi enciclopedisti francesi, pubblicò diverse opere a carattere enciclopedico, alcune anche sotto pseudonimo come quella qui presentata. Come ben evidenziato dal Melzi, Fasanucci Giovanni Pietro è in realtà Gian Francesco Pivati (anche Gianfrancesco Pivati) come dall’anagramma esplicato dal Melzi nel suo Dizionario di opere anonime e pseudonime, Tomo I, Milano, Pirola, 1848, pag, 434. Fra le opere più conosciute di Pivati vi è il notissimo “Nuovo dizionario scientifico e curioso del Sacro e del Profano”. Nell’opera qui presentata viene raccolta in forma estesa tutta la conoscenza medica della seconda metà del settecento con numerosissime voci a tema farmaceutico con piante e radici e ricette per la preparazione di medicinali. Edizione in buone-ottime condizioni di conservazione.

250 euro

29. STORIA DELLA MEDICINA PRIME EDIZIONI SOGNI SONNAMBULISMO MIRANDOLA METAFISICA VACCINAZIONI PEDIATRIA VAJOLO TISSOT PRIME EDIZIONI

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Auguste André David Tissot,

L’inoculazione giustificata ovvero Dissertazione pratica e apologetica su questo metodo. Con un saggio sopra il cambiamento della voce. Del sig. Tissot Della Facoltà di Mompellier, Professore a Lusanna, e Membro di Molte Accademie, ec. Ec. Traduzione dal francese.

In Venezia, Presso Domenico Pompeati, 1775

In 8° (17,5×11,5 cm); XVI, 158, (4) pp. Bella legatura originale coeva in cartoncino molle. Antica firma di appartenenza privata settecentesca ai margini esterni del frontespizio. Due minime mancanze agli angoli superiori esterni delle prime due carte, un leggerissimo e praticamente ininfluente alone alle prime e ultime carte ma nel complesso buona copia ancora in barbe e con la sua legatura originale. Finalini, tesatine e iniziali ornati. Bella e curata veste grafica. Prima edizione italiana (l’ICCU cita erroneamente un’edizione del 1765) di questo basilare testo della storia della medicina, nel quale il noto medico svizzero difende la necessità dell’inoculazione del vaccino del vaiolo come unica arma per debellare la malattia. L’autore dimostra come la vaccinazione abbia già portato a grandi risultati in quei popoli che ne fanno uso come alcune popolazioni caucasiche, asiatiche, ottomane e arabe. L’opera di Tissot sulle Vaccinazioni diede grande impulso alla pratica anche in Europa. Contiene all’interno i capitoli: 1. Storia dell’inoculazione; 2. Ragioni che provano la necessita’ dell’inoculazione; 3. Testimonianze favorevoli; 4. Riuscita dell’inoculazione; 5. Teoria dell’inoculazione; 6. Pratica della inoculazione; 7. L’infezione della marcia; 8. Storia della malattia; 9. Obiezioni morali e 10. Obbiezioni fisiche. 11. Digressione sulla natura; 12. Proseguimneto all’obiezione: non si fa violenza alla natura?; 13. Conclusioni. In fine: Saggio sopra il cambiamento della voce; Soccorsi per gli annegati (p.179, scritto in occasione della morte per annegamento di 2 giovani, nel giugno 1771 e che riporta alcune esperienze e nozioni mediche al riguardo). Questa prima edizione italiana a differenza delle seguenti è assai rara. Rif. Bibl.: ICCU RMLE\024231; Blake 453; OCLC 14863665.

460 euro

30. FORTIFICAZIONI MILITARIA ARCHITETTURA INGEGNERIA MILITARE ARMI VICENZA VERONA

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IMG_7135_clipped_rev_1Borgo Carlo,

Analisi ed esame ragionato dell’arte della fortificazione e difesa delle piazze dell’Ab. Carlo Borgo alla Sacra Reale Maestà di Federico II. Re di Prussia Margravio ed elettore di Brandeburgo &c. &c. &c.

In Venezia, Presso Antonio Zatta, 1777

In 4° grande (27×19,9 cm); (20), 300 pp. e 20 c. di tav. fuori testo numerate da I a XX. Completo. Grande vignetta al frontespizio e 12, tra testatine e finalini, tutti incisi in rame da incisori della bottega dello Zatta. Completo. Il nostro esemplare è del tutto genuino e si presenta oltre che con la sua legatura originale in cartoncino molle, ancora con i fogli chiusi e con i margini originali. Nonostante tutte le bibliografie non lo segnalino (a parte il Marini che descrive anche un’edizione senza data e senza la dedica a Federico II re di Prussia), esistono almeno due edizioni di quest’opera edite nello stesso anno. Possibile che le edizioni siano addirittura tre. La primissima edizione, più rara dell’altra, è probabilmente questa da noi presentata che non riporta la dicitura “Parte Prima” in calce al titolo, che venne chiaramente aggiunta in seguito (come si può ben vedere confrontando vari frontespizi essi si presentano del tutto identici, anche nelle imperfezioni). In più a pagina 188 al posto della dicitura “Fine della Parte Prima” presente nell’edizione, seppur sempre rara, più comune di questa nostra, si trova un bel finalino animato firmato da Jacopo Leonardi al posto della dicitura “Fine del primo tomo” e non esiste la carta fuori testo con il secondo occhietto che riporta il titolo e la dicitura “Parte Seconda”. L’edizione qui esposta è la più rara con soli due esemplari censiti in ICCU. Esiste poi almeno una copia, sempre con la dicitura “Parte Prima” al titolo, con un IMG_7134_clipped_rev_1ritratto del re di Polonia, Augusto Stanislaw Poniatowski in antiporta, pure questo aggiunto chiaramente in seguito alla prima tiratura dell’opera. Borgo nacque a Vicenza nel 1731. Appartenete all’ordine dei gesuiti fu un grande erudito. Detenne per diversi anni la cattedra di Teologia nella Ducale Università di Modena. Il suo saggio sulle fortificazioni fu lo studio che lo rese celebre e secondo l’idea dell’autore doveva andare a completare quello di Vouban sugli assedi. Il suo sistema che si ispirava a quello realizzato a Telesia da Filone d’Alessandria si basava sulla costruzione di cortine concave. Borgo suggeriva fortificazioni che offrissero una superficie d’attacco minore possibile. La difesa doveva basarsi sulla potenza delle artiglierie evitando le sortite esterne. Fu tra i primi a sostenere l’inutilità delle palle di cannone a favore dei proiettili a punta. Borgo progettò anche (illustrato nella seconda parte dell’opera) un innovativo telegrafo ottico da campo definendo un nuovo sistema di cifre e segni convenzionali. Federico II fu così contento dell’opera di Borgo che gli conferì la carica di colonnello onorario del suo esercito. Rif. Bibl.: Marini, I, 142-144; Fara ,248 -250; Riccardi, I.165 “Io ne posseggo ancora una ediz. in carta di qualit… inferiore, senza l’anno di stampa e senza nome di stampatore… Il D’Ayala asserisce che questa edizione senza data è del 1770”; Gamba 2192; “Il Borgo si dimostra eccellente teoretico fortificatore; sicchè Federico facevalo colonnello de’ suoi ingegneri militari.” D’Ayala 88. Breman 37; G. Pignatelli.

1.000

31. SONNAMBULISMO SOGNI PSICOLOGIA PSICHIATRIA MIRANDOLA PRIME EDIZIONI RARITA’ BIBLIOGRAFICHE CURIOSITA’

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Bacci Domenico,

Sui Sogni e sul Sonnambulismo, pensieri fisiologico-metafisici di Domenico Bacci Mirandolese,

Venezia, Dalla Tipografia di Pietro Naratovich, 1857

In 8° (21,5×14 cm); 51, (1) pp. Brossura editoriale conservata piatto anteriore posteriore (rinforzo in carta al recto del piatto anteriore e diverse mancanze al margine esterno “bianco” del piatto posteriore. All’interno in perfette condizioni di conservazione. Prima ed unica edizione di questo raro scritto dedicato ai sogni ed al sonnambulismo, scritto dal noto professore di filosofia, etica, logica e metafisica, Domenico Bacci (Mirandola 14 gennaio 1806 – Mirandola 1877). L’autore fu membro corrispondente dell’Istituto Nazionale di Ginevra, dell’Accademia imp. di scienze arti e belle lettere di Lione, della Società di agricoltura scienze arti e belle lettere del dipartimento d’Indre-et-Loire, membro della Colombaria fiorentina, dell’i. e r. Aretina di Scienze lettere ed arti, membro delle Accademie scientifico-letterarie di Tropea, Roma, Imola, Cento ecc. Bacci studiò filosofia prima nella nativa Mirandola e poi a Modena. Contemporaneamente agli studi filosofici portò avanti lo studio delle lingue francese e tedesca che ben presto arrivò a parlare come come l’italiano. Pur ottenendo grande successo fra i suoi insegnanti, a causa di motivi di salute, ritornò a Mirandola richiamato dalla madre che temeva per la sua salute dopo che il padre era morto di tisi, qualche tempo prima. Nel 1839 ottene però la cattedra al ginnasio di Mirandola. Dal 1851 al 1854 venne nominato Podestà di Mirandola per il nascente stato italiano recandosi spesso in missioni, lontano dalla nativa città, carica che gli verrà rinnovata nel 1859. Altamente apprezzato, intrattenne rapporti epistolari con numerose personalità del mondo scientifico europeo divenendo, per i suoi meriti, socio di numerosissime accademie. L’opera qui pubblicata in prima ed unica edizione, e’ una dotta ed importante trattazione sui sogni e sul sonnambulismo analizzato sia da un punto di vista fisiologico che psicologico, travalicando a volte, nella metafisica. L’opera venne edita dallo stampatore Pietro Naratovich che fu attivo a Venezia a metà del XIX° secolo. Molto raro da reperirsi sul mercato librario. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\URB\0515656.

280 euro

32. INGEGNERIA CIVILE PONTI PARMA STAMPERIA DUCALE FIUME TARO CARATTERI BODONIANI BODONI TREBBIA PRIME EDIZIONI

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Cocconcelli Antonio,

Descrizione dei Progetti e Lavori per l’Innalzamento dei due ponti sul Taro e sulla Trebbia pubblicato dall’Architetto delle Due grandi Opere, Antonio Cocconcelli,

Parma. Dalla Tipografia Ducale, 1825

In 4° grande (28×20 cm); (4), 207, (1) pp. e 7 grandi c. di tav. più volte ripiegate. Legatura ottocentesca in mezza pelle con titolo e fregi in oro al dorso. Piatti foderati con carta marmorizzata. Tagli spruzzati in azzurro. Esemplare in ottime condizioni di conservazione, dalla carta forte, frusciante e pulita. Opera stampata su carta forte di ottima qualità. Prima edizione, edita dalla Tipografia Ducale di Parma nel 1825, di questo importante trattato di ingegneria del celebre ingegnere parmense, Antonio Cocconcelli (Parma, 3 ottobre 1761 – Parma, 26 marzo 1846) dedicato alla riedificazione di due importanti ponti storici sul fiume Taro e sul fiume Trebbia. L’opera è stampata nei fini caratteri bodoniani e riprende, del grande tipografo, anche la cura grafica ed editoriale. Cocconcelli iniziò la sua attività di ingegnere civile sotto Napoleone Bonaparte, realizzando alcuni tratti della strada che collega Ajaccio a Bastia. Nel 1814 rientrò in Italia chiamato a Parma per ricoprire la prestigiosa carica di ingegnere capo dell’Ufficio delle acque e strade del Ducato di Parma e Piacenza. Nel 1815 la Ducehssa Maria Luigia d’Ausburgo-Lorena, gli chiese di progettare un ponte sul Fiume Taro all’altezza della Via Emilia, dove già i romani prima, e il pio eremita Nonantola, religioso di Ponte Taro, nelIMG_6961_clipped_rev_1 1170, avevano costruito un ponte sul fiume (quello di Nonantola era molto rudimentale seppur utile all’attraversamento del fiume). Dopo che nel 1235 una poderosa piena aveva distrutto il ponte, i tentativi che si susseguirono per costruire un nuovo manufatto andarono, a più riprese, frustrati dalla forza del fiume Taro che quando era in piena, si portava via tutte le costruzioni che ivi venivano edificate, tanto che ad un certo punto, si decise di non arrischiare più la costruzione di un ponte e l’attraversamento veniva effettuato su barche e chiatte. Cocconcelli, a partire dal 1816, finito il progetto, affiancato dall’aiutante Giambattista Ferrari e dall’imprenditore Amedeo Rosazza, riuscì nella grande impresa. Il ponte, il quale fu edificato anche grazie ad un decreto della Ducehessa che imponeva ai comuni del ducato di fermare tutti i mendicanti e di mandarli nel sito di costruzione per aiutare nei lavori (venendo poi remunerati in modo generoso), venne inaugurato nell’ottobre del 1818. Il ponte così terminato, con i suoi 565,5 metri di lunghezza e 8 di larghezza fu o venne ritenuto tale, per un certo periodo, il ponte più lungo d’Europa. Esso era costituito da 20 arcate larghe, che permettevano alla struttura di non opporre troppa resistenza alle poderose piene del fiume Taro che ogni anno si susseguivano ad intervalli, più o meno regolari. Alla fine dei lavori, era costato, all’epoca due milioni di lire, una cifra spropositata. Nel 1921, sulla scorta del successo del ponte sul Taro (inaugurato nel 1819 ma di fatto completamente terminato nel 1821), a Cocconcelli fu dato l’incarico, sempre dalla duchessa Maria Luigia, di erigere un ponte anche sul fiume Trebbia che venne terminato nel 1825. A lui si devono, anche due celebri ponti sul fiume Arda e sul fiume Nura. Per le sue alte conoscenze ingegneristiche ed idrauliche, a Cocconcelli fu affidata la cattedra di ingegneria civile dell’Università di Parma, arrivando a ricoprire le cariche di consigliere di Stato onorario, capo degli ingegneri e direttore dell’Ufficio Acque e strade del Ducato di Parma. L’opera qui presentata è una delle più importanti opere dedicata alla costruzione dei ponti dell’ottocento. Non comune, basti dire che pur essendo stata impressa nella Tipografia Ducale non è censita dal Brooks, è ancor più rara a reperirsi in queste ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\SBLE\000125.

33. IGIENE MEDICINA PRIME EDIZIONI RARITA’ BIBLIOGRAFICHE STORIA VENEZIANA VENEZIA TUBERCOLOSI TISI NORME IGIENICHE

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Paitoni Giovanni Battista,

Parere du Giovambatista Paitoni Protomedico sulla Natura della Tisichezza, e sulle cautele da usare per preservarsj dalla medesima, Pubblicato d’Ordine dell’Eccellentissimo Magistrato Della Sanità di Venezia.

Venezia, Per Li Figliuoli del qu. Z. Antonio Pinelli Stampatori Ducali, 1772

In 4° (26,7×18,5 cm); XXXVIII, (2 b.) pp. Cartoncino semi-rigido coevo foderato con bella carta marmorizzata coeva. Antico timbretto alla prima carta bianca “Doppio”. Grande leone di San Marco xilografato al frontespizio che si ripete in altre due carte. Iniziali xilografiche. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Contiene a carta B7r e B9v: Proclama degl’illustriss. ed eccell. Signori Sopra Provveditori, e Provveditori alla sanità. [Metodo da tenersi per purgare le robe, che sono state ad uso de’ tisici]. Prima rara edizione di questo importatissimo scritto per la storia della medicina e della lotta alla tubercolosi. Scrive Castiglioni Castiglioni: “Le misure più complete e più fondate per combattere il contagio tubercolare furono quelle emanate dalla Repubblica Veneta con la legge del 2 dicembre 1772. Questa legge dimostra come anche negli ultimi tempi della Repubblica esistessero ancora norme mirabili di sapere e si meditassero provvedimenti legislativi complessi, dovuti soprattutto al protomedico G.B. Paitoni, il quale emise un assennato giudizio (1772) sulla natura della tisi e sulle cautele da usarsi per preservarsene (Castiglioni, p. 656-57). Giovanni Battista Paitoni, nacque a Venezia il 6 febbraio 1703. Personaggio dalla grande erudizione sia nelle scienze che nelle lettere, fu allievo dei gesuiti, divenendo poi allievo del noto medico Francesco Lodovici. Si laureò a Venezia l’8 ottobre 1720 presso il Collegio dei medici fisici, istituzione che per un antico privilegio pontificio poteva laureare otto medici l’anno, venendo poi abilitato alla professione dal Magistrato della Sanità, l’8 luglio del 1721. Iniziò ben presto ad affiancare all’attività di medico quella di pubblicazione di eruditissimi studi medici. Già nel 1722 pubblicò il suo primo saggio importante Della generazione dell’uomo. Nel 1740 entrò nel prestigioso Istituto bolognese delle scienze, fatto che celebrò con la pubblicazione dell’opera De vita ac scriptis Fabricii Bartholeti medici Bononiensis commentarius (Venezia 1740). Nel 1748 pubblicòIMG_6992_clipped_rev_1 un’opera assai importante nella quale descriveva le sue esperienze sulla tubercolosi Consulti medici intorno all’emoptisi o sia sputo di sangue dal petto. Alla morte del protomedico del Magistrato di Sanità, Pietro Santorini, nel 1763 ne prese il posto. Come ben scrivono Elena Nelli e Vanzan Marchini nella voce dedicata a Paitoni nel Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 80 (Treccani, 2014) “A differenza degli altri Stati italiani in cui era espressione della casta medica, a Venezia il protomedico veniva assunto per concorso dal Magistrato, da cui dipendeva e di cui costituiva il riferimento tecnico-scientifico, con la facoltà di definire le strategie sanitarie della Repubblica avvalendosi della consulenza dei collegi medico-fisico e medico-chirugico di Venezia e di Padova. Nel 1763 il protomedicato rendeva 200 ducati annui netti da decime, cui si aggiungevano le spese di gondola, le gratificazioni a Pasqua e Natale, oltre agli incentivi per prestazioni aggiunte come l’inoculazione del vaiolo. Fra le altre incombenze Paitoni peritava i farmaci che medici e praticoni locali e stranieri potevano immettere nel mercato veneziano solo con la sua approvazione. Molti rimedi ed elisir vennero da lui respinti come inutili, se non addirittura dannosi. Clamoroso fu il caso del medico lucchese Innocenzo Della Lena che, per accattivarsi le simpatie di Paitoni, gli dedicò la sua opera Scoperta chimica d’un risolvente flogistico… contra la causa prossima d’ogni morbo esterno ed interno, acuto e cronico (Venezia 1782) ma fu costretto a cancellare la dedica e a partire da Venezia. La parte più interessante dell’attività di Paitoni si esplicò nelle relazioni internazionali con gli uffici di Sanità e con le corti delle altre nazioni che chiedevano informazioni sulle misure sanitarie della Repubblica (cfr. Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cicogna, 1509, cc. n.n.: G.B. Paitoni, Metodo curativo e preservativo da tenersi nelle occasioni del contagio pestilenziale, disteso per ordine dell’Eccell.mo Magistrato alla Sanita’ di Venezia… a richiesta della corte di Russia, 1785). A sua volta riceveva dall’estero e leggeva i proclami e le informazioni sulle epidemie, dirigeva l’osservatorio sui focolai interni e sui flussi epidemici internazionali, avvalendosi per la raccolta dei dati della fitta rete di ambasciatori, consoli, mercanti, spie che la Repubblica aveva ovunque.”. A Paitoni si devono importantissime innovazioni di igiene pubblica sulla scia delle innovative pratiche che portava avanti Venezia in materia epidemiologica, fin dalla prima metà del seicento. Sempre dal Dizionario Biografico degli Italiani si legge: “All’ospedale di S. Lazzaro e Mendicanti avviò la prima inoculazione sperimentale del vaiolo, che descrisse in una Relazione della inoculazione del vajuolo eseguita in Venezia nel novembre 1768 (Venezia 1768). L’esperimento riuscì e la profilassi venne introdotta su ampia scala. Per arginare la diffusione della tisi elaborò nel 1772 una serie di misure igieniche per la disinfezione degli effetti personali e delle abitazioni dei morti di tubercolosi che vennero adottate e diffuse nel Parere sulla natura della tisichezza e sulle cautele da usare per preservarsi dalla medesima (Venezia 1772). Lo stampatore Benedetto Milocco gli dedicò nel 1773 l’undicesimo numero del Giornale di medicina in segno di riconoscimento per la sua attività.”. Paitoni fu anche un grande collezionista di libri e la sua enorme biblioteca formata da 9754 volumi, dopo la sua morte avvenuta l’8 dicembre 1788, venne ceduta dalla moglie ad un inglese per la considerevole somma di 30.000 zecchini. I libri portati in Inghilterra, vennero poi venduti durate una celebre asta pubblica, da James Robson fra il 22 novembre 1790 e il 17 febbraio 1791. Prima rarissima edizione (una seconda edizione venne pubblicata alcuni anni dopo) di importante scritto per la storia della medicine e dell’igiene pubblica. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\PUVE\003474; Castiglioni, p. 656-57.

600 euro

34. CURIOSITA’ VENEZIA FARMACIA FARMACEUTICA SPEZIERIA MEDICINALI MIRACOLOSI RARITA’ CARTACEA TERIACA

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Lotto di 2 Tessera per la Teriaca, insieme al volume di Antonio Corvi, L’Officina Farmaceutica, due secoli di storia, Pfizer, 1999.

S. luogo (ma Venezia), S. data (ma seconda metà del settecento ed inizio ottocento.).

10×13 cm; 2 fogli volanti. Il primo a colori d’epoca della seconda metà del settecento ed il secondo dell’inizio della prima metà dell’ottocento. Il primo a colori, presenta il testo in lingua araba. Il secondo, invece, non ha testo ma solo l’indicazione della celebre farmacia “Alla speciaria della Madonna” di Venezia. Questi foglietti, molto rari, vennero distribuiti dalle farmacie veneziane in tutti i porti dove la Repubblica di Venezia commerciava i propri prodotti e per questo, si presentano, con il testo in diverse lingue. Quelli in arabo sono i più rari. La Teriaca è un prepatrato farmaceutico antichissimo. Il nome deriva dal greco θηριακή thēriakḗ, cioè antidoto, oppure dal sanscrito táraca, dove tár significa “salva”, è quello che oggi verrebbe definito un “polifarmaco” ed è forse il primo ed il più antico oggi conosciuto e venne prodotto fino all’inizio del novecento. La Terica si credeva che fosse un medicinale miracoloso capce di curare un innumerevole numero di malattie derivanti dai “veleni” prodotti dal corpo umano. La versione italiana del farmaco deriva probabilmente da epoca romano quando vennero a conoscenza dell’antidoto universale di Mitridate. La Terica è un miscuglio di 54-57 ingradienti fra i quali la carne di vipera (o il veleno della stessa), incenso, mirra, oppio, pepe nero, anice, cannella, genziana, valeriana, finocchio ecc. fatti cuocere in olio, vino e aceto. Scrive Antonio Corvi a pagina 12, del suo studio “L’officina Farmaceutica due secoli di storia” (1999) dove sono riprodotte anche due tessere per la teriaca simili a quelle presentate qui: “Non mancò, come vedremo, qualcuno che tentò di rilanciare un proprio specifico, prendendo magari spunto dalla tecnica usata dai ciarlatani sulle pubbliche piazze; ma si accorse che era alquanto difficile imporre un nome e dare continuità a simili iniziative. Prevalse allora un disegno più generale, ispirato forse dal collegio degli “Speziali Medicinali” e condiviso da qualche Provveditore alla Sanità attento al bilancio import-export della Serenissima. Invece di creare un prodotto e scegliergli un nome, parve più conveniente il cammino opposto, una tecnica che gli esperti del mercato farmaceutico imitano oggi, tenendo in vita alcune affermate specialità che non hanno più nulla del contenuto originario (vedi Streptomagma, Streptosil ecc.),. Occorreva contare sulla qualità, sul focolare della parata espositiva, sul rituale della fase preparatoria, divenuta, tra colori e canti, molto simile alla festa dei gondolieri sul Canal Grande. Probabilmente tra la Teriaca della Spezieria dello Struzzo e quella della Spezieria all’Ercole di Santa Fosca esisteva solo qualche piccola differenza di esecuzione dato che sulla qualità ed idoneità dei semplici vegliavano i “Provveditori alla Sanità”. Sta di fatto che con un unico messaggio ripetuto in varie lingue e diffuso ovunque arrivassero le galee della Repubblica, le accurate confezioni con bossoli di peltro, involte nei caratteristici foglietti d’istruzione, andavano a ruba.”.

35. STORIA STORIOGRAFIA VENEZIA PERUGIA GENOVA STAMPATORI VENEZIANI

IMG_6975_clipped_rev_1IMG_6974_clipped_rev_1

IMG_6973_clipped_rev_1Orazio Torsellino, Ludovico Aureli, Bernardo Oldoini,

Ristretto dell’historie del mondo. col supplemento di Lodovico Aurelij perugino traduttore dell’opera. Con la seconda parte di Bernardo Oldoini genovese fino l’anno MDCL accresciuto.della parte IV e V fino l’anno MDCLXV, Accresciuto in quest’ultima Impressione della Parte IV, e V. fino l’Anno MDCLXV.

In Venetia, Presso Gio: Pietro Brigonci, 1667

In 12° (13,2×7,5 cm); (24), 514, (2), 239, (11), (2), 67, (5), 7, (1) pp. Legatura coeva in piena pergamena (mancanza al margine basso del dorso. All’interno esemplare solido, ben legato ed in buone-ottime condizioni di conservazione. Ogni forntespizio si presenta in cornice a doppio filetto. Antiche firme d’appartenenza antiche alle prime due carte, alcune leggibili altre in parte cancellate “Bennarum comiti”, Presbiteri Aragni. AL frontespizio piccola veduta di Venezia. NumerosiIMG_6976_clipped_rev_1 ritratti di personaggi illustri entro medaglioni, nel testo all’inizio dei capitoli della prima parte. La seconda parte con frontespizio proprio “Ristretto dell’historie del mondo. Dall’Anno M.DC.L. Fino al M. DC. LXIII. Parte Seconda di Bernardo Oldoini Genovese”, mentre la parte terza porta il titolo “Ristretto dell’Historie del mondo. Dall’Anno M. D. LXIII. Parte Terza. Del Sign. Dottor A. M. B.”. Edizione fra le più complete, con tutte e cinque le parti, di una delle opere più importanti opere del noto scrittore e storico gesuita, Orazio Torsellini (in latino Horatius Tursellinus e in francese Horace Turselin, 1545 -6 aprile 1599). Romano di nascita, insegnò belle lettere al Collegio Romano e fu, poi, direttore del seminario che l’istituto aveva all’epoca a Roma. Fu rettore, anche, a Firenze e Loreto. Autore di diverse opere sia a carattere storico che religioso, fu scrittore erudito ed elegante. L’opera qui presentata ebbe enorme successo tanto da essere ristampata con aggiunte, fino a tutto il settecento. Nella versione qui presentata, la continuazione dell’opera di Torsellini è affidata sia al dottore in filosofia, giurista e gesuita perugino, Aurelius Ludovicus (1560-1637, anche se alcune fonti riportano come data di nascita il 1592) che al al genovese, Bernardo Oldoini che continuò la narrazione del Torsellini dall’anno 1650 fino al 1668 . In questa edizione vi sono poi altre due parti aggiunte. L’opera apparve per la prima volta, con la sola prima parte, nel 1598, a Roma, con il titolo di “Epitome historiarum a mundo condito ad anno 1598”. L’edizione qui presentata è una ristampa dell’edizione che Brigonci editò nel 1561 con l’aggiunta, però, di alcune parti. Edizione non comune. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\RMLE\026975.

300 euro

36. VENEZIA TEATRO LA FENICE RARITA’ CARTACEA TEATRI VENEZIANI

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Cimelio del più celebre teatro lirico veneziano. Lotto di 8 ricevute di pagamento di palchi teatrali veneziani a nome di una rappresentante della nobile famiglia dei Mocenigo, fra i quali 5 del Teatro La Fenice.

S. Luogo (Venezia), S. stampatore, 1772-1794

25×19 cm; 8 fogli volanti in parte prestampati ed in parte completati a mano. Il lotto è composto da 8 ricevute per il pagamento di palchi in noti teatri veneziani tutti a favore di un’appartenente della nobile ed ampia famiglia veneziana dei Mocenigo, tale Bianca Mocenigo. 5 riservano un paco al Teatro la Fenice, due al Teatro di San Benedetto ed uno al teatro di S. Samuele in Venezia. Questi fogli venivano rilasciati agli spettatori dai cassieri e direttori dei teatri come ricevuta del pagamento per i palchi teatrali. I palchi venivano pagati stagionalmente. Di grande interesse quelli del teatro La Fenice che riguardano gli anni tra il 1792, anno di inaugurazione del Teatro La Fenice ed il 1794, 2 palchi, l’8 ed il 7 per l’anno del 1792 e due per il 1793, l’ultimo è per un palco del 1794. Gli 8 fogli sono conservati all’interno del volume di Manlio Brustin e Giuseppe Pavanello, Il Teatro La Fenice, i Progetti, l’Architettura, le Decorazioni, Venezia, Albrizzi, 1987. Il “Nobilissimo Nuovo Teatro La Fenice” fu eretto sul finire del settecento sulle ceneri del Teatro San Benedetto, distrutto da un incendio. Il progetto del teatro fu affidato a G.A. Selva, mentre le decorazioni che abbellivano gli interni da F. Fontanesio. Queste decorazioni, vennero, poi, presto sostituite in epoca napoleonica da G. Borsato che li adottò allo stile impero, in voga all’epoca. La costruzione del teatro iniziò nel 1789 ma l’inugurazione avvenne nel 1792. Il teatro fu colpito nel 1836 da un incendio che distrusse completamente la sala ed alcune altre parti del teatro che però rimase in piedi e venne di nuovo rinnovato sotto la guida dei fratelli T. e G. Meduna. Nel 1837 il teatro riaprì. Nel 1854, dopo diversi cambiamenti decorativi, il teatro riprese l’aspetto originale con il quale era stato inaugurato nel settecento con prusione di lacca verde ed oro. Il teatro subì dei nuovi interventi nel noveceno quando, due anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Miozzi ne cambiò, in parte l’aspetto architettonico e Barbatini le decorazioni. Il resto è storia recente. Un cimelio della nascita del più celebre teatro lirico veneziano.

37. VENEZIA STORIA VENEZIANA COMPONIMENTI PRIME EDIZIONI PANEGIRICI INCISIONI INCISORI STAMPATORI RARITA’ BIBLIOGRAFICA

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IMG_7133_clipped_rev_1Torretti Giovanni Battista,

Il Leon’Corno Panegirico di Gio: Batt:a Torretti. All’Immortalità Della Sereniss:a Republica di VenetiaConsacrato.

In Venetia , Presso Gio: Antonio Giuliani, 1635

In 4° (20,5×15 cm); 39 pp. compreso il frontespizio inciso. Manca la prima carta bianca come da riferimenti bibliografici. Legatura posteriore in cartoncino. Il frontespizio inciso è ripiegato in quanto supera di misura, abbondantemente il testo. Opera in buone condizioni di conservazione. Prima ed unica rarissima edizione di questo panegirico dedicato alla Serenissima opera del noto Membro dell’Accademia degli Incogniti veneziana, Giovanni Battista Torretti noto alla sua epoca per i bellissimi panegirici in stile barocco. L’opera è un magnifico panegirico dedicato a Venezia che ne ripercorre la millenaria storia. Il magnifico frontespizio porta la firma del celebre pittore, incisore e disegnatore veronese, Franceso Valegio (Verona ca. 1570 – ca. 1650). Francesco nacque a Verona da famiglia originaria di Valeggio sul Mincio. Valegio fu attivo soprattutto a Venezia, qui produsse numerosi dipinti, disegni ed incisioni che era lui stesso a stampare. Ebbe notevole fama ed arrivò ad aprire una bottega in Spadaria al Segno della Sorte dove vendeva la sua produzione. Fu autore anche di carte e mappe geografiche che produsse in collaborazione con altri autori. Opera assai rara ed in buone condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Per le note sull’autore, Le glorie degli Incogniti, overo Gli hvomini illustri dell’Accademia de’ Signori Incogniti di Venetia, Venezia, Valvasense, 1647 pagine 229-31.; ICCU IT\ICCU\LO1E\042676.

300 euro

38. DOGI DOGE COMPO VENEZIA TREVISO PLACCHETTE ORAZIONI SAGREDO

IMG_7146_clipped_rev_1Paolo Pola,

Nell’Assontione del Serenissimo Nicolò Sagredo al Principato di Venetia, Oratione del Conte Paolo Pola, Ambasciatore della Città di Trevigi.

In Venetia, Appresso Gio: Pietro Pinelli Stampator Ducale, 1675

In 4° (20,5×15,5 cm); (8) pp. Senza brossura e a fogli sciolti. Esemplare in barbe ed in ottime condizioni di conservazione. Lo stesso anno uscì un’edizione identica stampata a Treviso da Pasqualin da Ponte. Rara placchetta che contiene un’orazione del conte Paolo Pola, appartenente alla nobile famiglia dei Pola che fu ambasciatore della città di Treviso, dedicato al nuovo doge di Venezia, Nicolò Sagredo (Venezia, 18 dicembre 1606 – Venezia, 14 agosto 1676). Sagredo fu il 105º doge della Repubblica di Venezia e ricoprì la carica dal 6 febbraio 1675 fino alla sua morte avvenuta il 14 agosto del 1676. Il suo periodo di reggenza fu breve ma passò alla storia per il lusso e le ricche feste che diede. Rimane, in particolare, celebre la festa dello sposalizio del mare del 1675 per il grande sfarzo e gli innumerevoli divertimenti che il Doge “donò” alla cittadinanza. Rarissima placchetta in barbe ed in ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\VIAE\015241.

150 euro

39. DOGI DOGE COMPO VENEZIA TREVISO PLACCHETTE ORAZIONI SAGREDO

IMG_7145_clipped_rev_1Tiretta Giovanni,

Al Serenissimo Nicolò Sagredo per la di lui essaltatione al Principato di Venezia, Complimento del Cav.r Giovanni Tiretta, Ambasciatore della Città di Trevigi.

In Venetia, Appresso Gio: Pietro Pinelli Stampator Ducale, 1675

In 4° (20,5×15,5 cm); (8) pp. Senza brossura e a fogli sciolti. Esemplare in barbe ed in ottime condizioni di conservazione. Lo stesso anno uscì un’edizione identica stampata a Treviso da Pasqualin da Ponte. Rara placchetta che contiene un’orazione del Cavaliere Giovanni Tiretta, appartenente alla nobile famiglia trevigiana dei Tiretta, ambasciatore della città di Treviso, dedicato al nuovo doge di Venezia, Nicolò Sagredo (Venezia, 18 dicembre 1606 – Venezia, 14 agosto 1676). Sagredo fu il 105º doge della Repubblica di Venezia e ricoprì la carica dal 6 febbraio 1675 fino alla sua morte avvenuta il 14 agosto del 1676. Il suo periodo di reggenza fu breve ma passò alla storia per il lusso e le ricche feste che diede. Rimane, in particolare, celebre la festa dello sposalizio del mare del 1675 per il grande sfarzo e gli innumerevoli divertimenti che il Doge “donò” alla cittadinanza. Rarissima placchetta in barbe ed in ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\VIAE\007754.

150 euro

40. VENEZIA STORIA LOCALE DOGI TREVISO COMPONIMENTI

IMG_7143_clipped_rev_1Attimis Giacomo Giorgio,

Complimento al Sereniss. Prencipe Antonio Priuli. Di Giacomo Giorgio Attimis, ambasciator della Patria,

In Venetia, per Antonio Pinelli, stampator ducale, 1618.

In 4° (20×15 cm); (10) pp. Senza legatura. Stemma del doge Antonio Priuli xilografato al frontespizio. Prima ed unica edizione di questo scritto dell’ambasciatore trevigiano, Giacomo Giorgio Attimis dedicato all’ascesa alla carica dogale del principe Antonio Priuli che ricoprì tale carica dal 1618 al 1623. Raro. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\VEAE\144432.

150 euro

41. VENEZIA STORIA LOCALE DOGI TREVISO COMPONIMENTI

IMG_7144_clipped_rev_1Calcina, Gregorio, Fanfogna Francesco,

Alle eterne glorie del Sereniss. e Clementiss. prencipe Nicolo Sagredo nella felicissima sua esaltatione al Supremo Prencipato della Serenissima Republica Veneta, Humile Attestato di perpetuo riverentissimo ossequio della città di Zara. Esposto in voce da Gregorio Calcina Dottor destinato Ambasciatore con Francesco Fanfogna a piedi di Sua Serenità.

In Venetia, Appresso Gio: Pietro Pinelli, Stampator Ducale, 1675

In 4° (20,5×15,5 cm); (8) pp. Senza legatura. Raro componimento dell’ambasciatore Gregorio Calcina e Francesco Fanfogna dedicato all’elezione dogale di Nicolò Sagredo (Venezia, 18 dicembre 1606 – Venezia, 14 agosto 1676). Il componimento attesta il perpetuo ossequi della Città di Zara alla Serenissima ed al suo nuovo doge. Sagredo fu il 105º doge della Repubblica di Venezia e ricoprì la carica dal 6 febbraio 1675 fino alla sua morte avvenuta il 14 agosto del 1676. Il suo periodo di reggenza fu breve ma passò alla storia per il lusso e le ricche feste che diede. Rimane, in particolare, celebre la festa dello sposalizio del mare del 1675 per il grande sfarzo e gli innumerevoli divertimenti che il Doge “donò” alla cittadinanza. Rarissima placchetta in barbe ed in ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl: Le edizioni veneziane del Seicento. Censimento, v. 1, p. 162, n. 109; ICCU IT\ICCU\VEAE\128432.

200 euro

42. MEDICINA UDINE PRIME EDIZIONI FRIULI CHINA CHININO

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6085_2_clipped_rev_1Michieli Antonio,

Della Febbre, trattato Medico-Anatomico, Teoretico, Pratico del Conte Antonio Michieli Udinese, con in fine un Discorso sopra la China China del D.r Gabriele Longobardi fu Medico Aulico dell’Augustiss. Imperat. Carlo VI.

Udine, Appresso Antonio del Pedro, 1764

In 4°; XII, 312, (4) pp, e due c. di tav., 4 c. di tavv. fuori testo delle quali due in rame a fronte della pag. 21 e della pag. 148, raffigurante i globuli rossi del sangue e un emisfero cerebrale e le arterie bronchiali. In questo esemplare manca il ritratto di Michieli ma in più, non presenti in molti esemplari, presenta le due carte in più fuori testo, le carte ? e ²? 6085_1_clipped_rev_1affiancate alle tavole, numerate come queste, 21 e 148, e che contengono una sorta di didascalia alle stesse. Una vignetta in rame al frontespizio. Legatura coeva in cartoncino molle con titolo parlato al dorso. Un leggerissimo alone al margine inferiore della prime 10 carte, praticamente invisibile. Uno strappetto senza perdita di carta a pagina 249 e per il resto esemplare nel complesso in buone-ottime condizioni di conservazione ancora in barbe ed ad ampi margini. Bella impressione udinese di questo raro trattato del conte Antonio Michieli (o Micheli). L’autore indaga i principali fenomeni febbrili ricercandone la causa illustrando la fisiologia del corpo umano, del sistema circolatorio e nervoso. Michieli in particolare descrive casi pratici da lui osservati degli effetti della china-china che secondo l’autore risulta essere uno dei metodi principali di cura. In fondo al volume un discorso scritto dal dr. Gabriele Longobardi sempre dedicato alla China-China. Bibl.: Wellcome, IV/p. 131; De Renzi, V/p. 725. Antonio Del Pedro, proveniente da Venezia, tipografo a Udine tra il 1764 ed il 1780, fu anche attivo incisore, e presumimibilente opera sua sono le incisioni che corredano il testo del Michieli. Su di lui cfr. Succi, Da Carlevaris al Tiepolo, p. 264.

350 euro

43. COMMEDIE COMMEDIA VENEZIANA VENEZIA PIACENZA LETTERATURA TEATRO

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Parabosco Girolamo,

Il Pellegrino comedia di M. Girolamo Parabosco, di novo ricorretta e ristampata

In Venetia, Appresso Marc’Antonio Bonibelli, 1596

In 8° piccolo (15,4×10,4 cm); 36 pp. Legatura in piena pergamena di recupero. Un tarletto al margine esterno di carte che in due pagine tocca una lettera del testo. Il tarletto era palesemente presente prima ancora delle stampa del volume presentandosi con forma uguale, alternato nelle carte. Comunque tunnel molto piccolo e non fastidioso. Marca tipografica al frontespizio con motto “Sic Omnia Cedunt”. Iniziali xilografiche. Esemplare in buone condizioni di conservazione. Rara edizione riveduta e corretta di questa commedia del celebre organista, scrittore e poeta piacentino, Girolamo Parabosco (Piacenza, 1524 circa – Venezia, 21 aprile 1557). Si trasferì assai giovane a Venezia per studiare musica come allievo di Adrian Willaert, fondatore della Scuola veneziana. Nel 1546 fu ospite a Firenze del grande musicista Francesco Corteccia. Ritornato a Venezia divenne primo organista della Basilica di San Marco. Fu una delle figure di spicco del panorama culturale e dei salotti veneziani della seconda metà del cinquecento. Compositore molto stimato di diversi madrigali, fu anche autore di diverse composizioni poetiche e di sette commedie in prosa, una in versi e una tragedia. Le sue commedie prendevano ispirazione dal teatro senese degli Intronati contaminandolo e adattandolo. Si osservano infatti nella sua produzione, riferimenti alla Calandra di Bernardo Dovizi (il Bibbiena) e spunti da Ruzante e Andrea Calmo. Le sue commedie prevedevano spesso un intermezzo musicale (oggi sono tutti andati dispersi), sfruttando la grande abilità di Parabosco in campo musicale. Fu membro dell’Accademia de’ Pastori Frattegiani (con sede nel castello di Fratta nel Polesine) e dell’Accademia dei Pellegrini di Venezia fondata da Antonfrancesco Doni. Raro. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\UBOE\006649.

350 euro

44. MUSICA ARPA ARPISTI SHARP SPARTITI MILANO MILANO CONSERVATORIO LA SCALA TEATRO

8636_3_clipped_rev_18636_2_clipped_rev_18636_1_clipped_rev_1Bovio Angelo,

La Follia Capriccio Fantastico per Arpa composto e dedicato alla sua distinta allieva Signorina Carlotta Moretti da Angelo Bovio, Professore nel R. Conservatorio di Milano.

Milano, Stabilimento Musicale F. Lucca, S. data (ma 1850 circa)

In folio; (3), 2-18, (4) pp. Brossura editoriale verde con titolo, autore, stampatore e dedica in caratteri policromi, impressi al piatto anteriore. Il tutto entro bella legatura coeva in piena tela con titolo impresso in oro, entro cornice a secco. Un piccolo difetto al dorso con fessurazione nel margine basso della cerniera e nel complesso, esemplare in ottime condizioni di conservazione. Esemplare donato dall’autore ed appartenuto, come da fascetta nel margine basso del frontespizio, alla stessa dedicataria dell’opera che fu nota arpista milanese Carlotta Sormani-Moretti che fu prima arpa in numerose rappresentazioni operistiche della metà dell’ottocento. Prima edizione di questo “Capriccio” opera di uno dei più celebri arpisti ed insegnanti d’arpa europei dell’ottocento. Angelo Bovio (1824-1909) fu a lungo, insegnante di Arpa al Conservatorio di Milano e arpista al Teatro La Scala. Fra gli altri, fu insegnante di un altro celebre arpista, Luigi Maurizio Tedeschi (1867 – 1944). Lo stile del tutto personale nelle composizioni di Bovio si riflette, al massimo, nelle sue composizioni brevi, dove il gusto tardo-romantico dell’autore, riesce al meglio a trasparire dalla musica. Bovio fu conosciuto in tutta Europa, come uno dei massimi suonatori di arpa ed il suo servizio di insegnamento, venne richiesto da alcune delle più importanti famiglie nobili europee. Opera molto rara, appartenuta ad importante musicista e donata direttamente dall’autore.8636_4_clipped_rev_1

150 euro

45. CLASSICI LATINI RETORICA VENEZIA GIOLITO STAMPATORI VOLGARIZZAMENTI

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6527_1_clipped_rev_1Quintilianus Marcus Fabiuis,

L’ Institutioni oratorie di Marco Fabio Quintiliano retore famosissimo; tradotte da Oratio Toscanella della famiglia di maestro Luca Fiorentino: et arricchite dal medesimo della dichiaratione dei luochi più difficili in margine: di quattro tavole, che servono a tuttal’opera: Della Vita dello Autore: et d’annotationi in lettere grandicelle delle cose più importanti.

In Venegia, Appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1547

In 4°; (40), 679, (1) pp. Legatura in cartoncino molle seicentesco con titolo manoscritto da mano coeva al dorso. Piccola e leggera brunitura al margine basso delle ultime 4 carte. Una ventina di carte leggermente ed uniformemente brunite a causa della qualità della stessa e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Stemma xilografio di Giolito al frontespizio con fenice tra le fiamme che si sprigionano da un’anfora,con la testa volta al sole con motto “Vivo morte refecta mea; Semper eadem”, la fenice è ripetuta anche all’ultima pagina.Titolo e autore chiosati da mano coeva in elegante grafia ai tagli. Bellissima veste grafica con testatine, finalini e grandi iniziali xilografiche ornate ed animate. Seconda edizione dei Giolito di questo classico latino del grande oratore e maestro di retorica Marco Fabio Quintiliano (latino: Marcus Fabius Quintilianus; Calagurris Iulia Nassica, 35-40 d.C. – Roma, 96 d.C.) nella traduzione dell’umanista Orazio Toscanella celebre volgarizzatore di classici latini. Quintilaino fu autore di diverse opere ma “Il suo capolavoro – dedicato all’amico Vittorio Marcello, funzionario della corte di Domiziano, per l’educazione del figlio Geta – è l’Institutio oratoria (90-96 d.C.), cioè “la formazione dell’oratore” e del futuro uomo politico, che compendia l’esperienza di un insegnamento durato vent’anni (dal 70 al 90 ca). Scopo di quest’opera è fungere da manuale per coloro che vogliano impegnarsi nell’ars oratoria ma la Institutio oratoria è anche un trattato denso di insegnamenti pedagogici e suggerimenti didattici. Qui propone una pedagogia illuminata e innovativa, correggendo il modello tradizionale. Per esempio è contrario alle punizioni corporali, considerandole controproducenti al processo educativo. Poi ha una attenzione particolare nei confronti delle inclinazioni personali e proprie del bambino. La pedagogia si basa su un processo sistematico, che non si sviluppa per 6527_6_clipped_rev_1“assaggi” o frammenti ma si basa su una programmazione ben precisa e congegnata, per questo definita “enciclopedica”, che punta cioè alla formazione generale dell’allievo. È un metodo graduale, che procede dal più semplice al più complesso, dal generale alla definizione e continuo perché non ha un inizio e una fine ma dovrebbe durare tutta la vita. In questo lavoro interagiscono, oltre che l’educatore, l’alunno stesso, la scuola (che è una sorta di piccola società), la famiglia. Quintiliano riconosce nella figura materna un ruolo fondamentale nella formazione del bambino: la madre, nei primi anni di vita del figlio, deve impegnarsi il più possibile a parlar bene, in modo corretto, per far sì che non si creino lacune a livello linguistico già in tenera età. È concezione rivoluzionaria per certi punti di vista, in quanto la figura della donna era poco considerata, per quanto concerne questi compiti. È definita una pedagogia perfettiva: Quintiliano pensa e crede che ogni bambino possa diventare come Alessandro il Macedone, cioè la perfezione. Una figura da ammirare, per le sue gesta e soprattutto perché fu allievo di Aristotele (uno dei punti di riferimento di Quintiliano). Seneca invece criticò questo aspetto, perché riteneva l’immagine di Alessandro Magno totalmente immorale, spregiudicata, diseducativa, un brutto esempio da seguire in quanto il peggior modello di persona e di condottiero. È una pedagogia della parola: vero che afferma che il bambino possa diventare tutto ciò che desideri, qualsiasi tipo di persona, però l’obbiettivo finale della pedagogia proposta da Quintiliano è quella di formare il perfetto oratore. Il testo integrale dell’opera, conosciuto solo in parte nel Medioevo, si deve alla scoperta di Poggio Bracciolini”. Raro. Cfr.: IT\ICCU\RMLE\001811.6527_5_clipped_rev_1

550 euro

46. FUTURISMO PRIME EDIZIONI SICILIA RAGUSA POZZALLO POETI INCENDIARIIMG_5395_clipped_rev_1   IMG_5399_clipped_rev_1IMG_5398_clipped_rev_1

Cavacchioli Enrico,

L’incubo Velato,

Milano, Edizioni di “Poesia”, 1906

In 8° (18,8×14 cm); (9), 12-154, (6 con indice del catalogo editoriale) pp. Brossura editoriale illustrata con immagine in sanguigna al piatto anteriore opera di Romolo Romani. Una piccolissima integrazione di carta al margine alto bianco del dorso, ininfluente e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione, all’interno con carte bianche e forti ed ancora in barbe. Prima edizione della seconda opera del celebre commediografo, giornalista e poeta futurista siciliano, Enrico Cavacchioli (Pozzallo in provincia di Ragusa, 15 marzo 1885 – Milano, 4 gennaio 1954). Dichiarazione fittizia, come tipica della produzione futurista, di 2° migliaio, in realtà prima ed unica edizioneIMG_5396_clipped_rev_1. Cavacchioli si formò a Milano. Inizialmente influenzato dalla poetica dannunziana (che in parte non abbandonò mai), passò ben presto a quella crepuscolare. Tra i firmatari del manifesto del movimento futurista pubblicato a Parigi nel 1909, la sua produzione poetica e letteraria si prefiggeva di analizzare le tematiche della vita borghese ma trascurando gli aspetti banali e superficiali dell’esistenza umana, si concentrò sull’elemento irrazionale, illusorio, bizzarro, simbolista e assurdo della cronaca quotidiana. Nel secondo manifesto futurista “Uccidiamo il chiaro di luna!” il suo nome compare fra i poeti “incendiari” e prese parte, anche, alle tumultuose serate futuriste partecipando alle risse e tafferugli con le quali solitamente, di concludevano. Fu presente anche durante il rpocesso per oltraggio al pudore contro il romanzo marinettiano di Mafarka il futurista. Autore di romanzi, simbolisti e grotteschi dal sapore dannunziano, come “Vamp” del 1920 e “Serenata celeste” del 1932, è nella commedie come “La campana d’argento (del 1913), L’uccello del Paradiso (1919) che la sua verve creativa e assurda si sviluppa ai massimi livelli. Con la raccolta di poesie qui presentata, Cavacchioli vinse la seconda edizione del premio di poesia, ideato da Marinetti. Scrive di lui Stefano Giornetti, nella voce dedicata a Cavacchioli nel Dizionario Biografico degli Italiano, Volume 22 (1979): “Nato a Pozzallo (Ragusa), da Vincenzo e da Silvia Federici il 15 marzo 1885, giovanissimo si stabilì a Milano, prendendo parte attiva alla vita culturale come giornalista e poeta. Le sue prime esperienze poetiche echeggiarono i modi dannunziani allora in voga, per passare in un secondo tempo a toni crepuscolari. Aderì subito al movimento futurista, attirato soprattutto dal potenziale di concreta rivolta contro la tradizione e l’accademia, e fu uno dei militanti più in vista di questa corrente d’avanguardia, con una prepotente immediatezza di sentimenti e un fascino quasi barbaro, pure muovendosi per certi aspetti ancora nel solco della tradizione”. Opera non comune da reperirsi completa della brossura editoriale (piatti e dorso). Rif. Bibl.: Salaris, p. 24.IMG_5397_clipped_rev_1

500 euro

47. MATEMATICA SCIENZA ARITMETICA GEOMETRIA EUCLIDE QUADRATI MAGICI MAGIC SQUARE RARITA’ BIBLIOGRAFICHE PASCAL GEOMETRIE PORT-ROYALE

 IMG_4582_clipped_rev_1IMG_4580_clipped_rev_1Arnauld Antoine, Pascal Blasie, Pierre Nicole,

Nouveaux élémens de géométrie contenant, outre un ordre tout nouveau & de nouvelles démonstrations des propositions les plus communes, de nouveaux moyens de faire voir quelles lignes sont incommensurables, de nouvelles mesures des angles, dont on ne s’étoit point encore avisé, et de nouvelles manières de trouver & de démontrer la proportion des lignes. Seconde édition où il y a un traité tout nouveau des proportions et beaucoup d’autres changemens considérables.

A La Haye, chez Henry van Bulderen, marchand libraire, dans le Pooten, à l’enseigne de Mezeray, 1690

In 12° (15,4×9,6 cm); (24), 480 pp. e una c. di tav. più volte ripiegata (nella maggior parte degli esemplari, la grande tavola contenete i due “Quarré Naturele” e i due “Quarré Magique”, si trova ritagliata in quattro parti). Bella legatura coeva in piena pergamena con titolo, autore e stemma nobiliare araldico, abilmente chiosati al dorso. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Terza rara edizione (più rara sia della prima che della seconda ed altrettanto ricercata) di questo importante studio, del grande matematico, teologo e filosofo giansenista, acerrimo nemico dei gesuiti, Antoine Arnauld, soprannominato dai contemporanei “Le Grand Arnauld”, per distinguerlo da suo padre (Parigi, 5 febbraio 1612 – Bruxelles, 8 agosto 1694). Nel 1656 venne espulso dalla Sorbona per le questioni espresse nei suoi scritti “Lettre à une personne de condition” e nella “Lettre à un duc et pair” editi nel 1655. Questi scritti fornirono a Blasile Pascal, suo grande amico, materiali per le sue “Lettres provinciales”. Arnauld fino al 1668, quando si addivenne alla “pace della Chiesa”, diresse la cosiddetta,  resistenza di Port-Royal. Fra i primi ad adottare la filosofia di Cartesio, seppur con qualche riserva legata alle sue profonde credenze religiose, fu impegnato in diverse celebri dispute filosofiche. Da ricordare quella con Malebranche sui rapporti fra teologia e metafisica che si protrasse dal 1683 al 1685. Insieme a Pierre Nicole, fu autore di “La Logique ou l’art de penser” uno dei testi basi della Logica fino agli inizi del XX° secolo, conosciuta anche come “Port-Royale Logic”. Considerato uno dei più grandi matematici del suo tempo, la sua fama in questa materia, scemò nei secoli successivi a favore dei suoi scritti di logica e filosofici, per essere poi recuperato come matematico di primissimo piano, nel XX° secolo. “The Elements undertakes a reworking and reordering of the Euclidean theorems in the light of the contemporary literature and Pascal’s influence. It bases its claim to originality and influence on the new order in which the theorems, many of them adapted from contemporary sources, are arranged. As mathematics, itIMG_4579_clipped_rev_1 is characterized by the mastery of the contemporary literature and by its clear and fresh exposition… It is interesting to compare Arnauld’s order of theorems with such recent ones as that of Hilbert and Forder, whose aims are quite different…”. (DSB I p. 292). L’opera qui presentata è conosciuta anche come la “Geometrie de Port-Royale”. Le illustrazioni poste alla fine che vedono presenti 4 tavole con quadrati magici, sono usate per spiegare il trattato di Pascal, pubblicato alla fine dell’opera e spiegre la soluzione di uno dei problemi più famosi e più difficili dell’aritmetica, comunemente chiamato “les quarrez magiques”. Fermat e Pascal furono i primi matematici a interessarsi al problema dei quadrati magici. Pascal descrisse i risultati dei suoi studi all’amico Arnauld che li pubblicò in quest’opera. La geometrie di Arnauld è il frutto del lavoro in comune con l’amico Pascal, tanto che l’opera qui presentata, viene, comunemente, attribuita anche a Pascal. Nella lunga prefazione di Pierre Nicole si parla di Pascal senza nominarlo, come una delle grandi menti di questo secolo e di uno dei più geniali matematici per la sua apertura mentale. Nicole spiega come Arnauld sia partito da un piccolo saggio in cui Pascal, si era accontentato di sostituire le classiche dimostrazioni di alcuni problemi matematici di Euclide, sostituendole con dimostrazioni più acute e naturali. Come ci racconta Nicole, Arnould letto lo scritto dell’amico Pascal decise di presentare seguendo lo stesso spirito dell’amico ma con più metodo, tutto il corpo del pensiero pascaliano. J. Itard, nel suo famoso articolo dedicato alla “La Géométrie de Port-Royal”, nella rivista “L’enseignement mathématique” del marzo 1940, esaminando in dettaglio il contenuto del libro di Arnould, osserva che l’insegnamento della geometria in Francia, fu permanentemente influenzato, almeno fino a Legendre, dalle opinioni e dimostrazioni matematiche espresse da Arnould in questo libro. Rarissima terza edizione in buone-ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Bibliotheae Casanatensis catalogus librorum, Tomus Primus, Romae, Salvioni, 1761, pag. 277; Klaas Hoogendoorn, Bibliography of the Exact Sciences in the Low Countries ca. 1470 to the Golden Age (1700), Brill, London, pag. 50 “First edition: Paris 1667; Second Edition: Paris 1683. So this is the third edition. There is a reissue of 1711”; ICCU IT\ICCU\BVEE\023016.IMG_4581_clipped_rev_1

1.000 euro

48. BIOGRAFIE EPICURO ATEISMO EDIZIONI RARE EPICUREISMO FILOSOFIA

  IMG_4623_clipped_rev_1 (1)IMG_4622_clipped_rev_1Gassendi Pierre,

De vita et moribus Epicuri libri octo. Authore Petro Gassendo Diniensis Ecclesiæ præposito. Editio altera auctior et correctior.

Hagae Comitum, apud Adrianum Ulacq, 1656.

In 4° (19,5×15 cm); V,(4), 167, (9) pp. e una c. di tav. con ritratto calcografico di Epicuro al verso della c. segn. *8. Legatura coeva in piena pergamena con titolo chiosato da mano coeva al dorso. Qualche traccia lieve di sporco ai piatti. Haga Comitum è la latinizzazione di Den Haag nei Paesi Bassi. Frontespizio stampato in rosso e nero contenente testo tratto dal cap. xiii del Liber de vita beata di Seneca. Dedica di Pierre Gassendi a François Luillier. Antica firma di appartenenza privata seicentesca in parte abrasa al margine basso del frontespizio e due forellini di tarlo al margine basso bianco del volume a cominciare dalla pagina 1 che nelle ultime carte divengono due piccoli tunnel, in ogni caso mai fastidiosi ed insignificanti e a parte questo, nel complesso, esemplare in buone condizioni di conservazione. Seconda rara edizione, ancor più rara della prima del 1647, dalla quale differisce per le numerose parti aggiunte e le notevoli correzioni, di quest’opera del grande astronomo, astrologo, matematico, teologo e filosofo francese, l’abate Pierre Gassend, detto Gassendi (Champtercier, 22 gennaio 1592 – Parigi, 24 ottobre 1655). Amico di Galileo, con il quale intrattenne una fitta corrispondenza, Gassendi studiò IMG_4621_clipped_rev_1il movimento delle comete, la topografia e le eclissi lunari, oltre all’evoluzione delle macchie solari. Lo scienziato francese fu il primo a dare una descrizione scientifica del fenomeno luminoso dell’atmosfera da lui chiamato “aurora boreale”, partendo dall’osservazione, il 12 settembre, ad Aix-en-Provence, di un’eccezionale aurora polare. Applicò il metodo scientifico anche alla filosofia, recuperando il metodo baconiano, mettendo in dubbio tutte le “auctoritates” antiche a partire da Aristotele ed arrivando a rivalutare l’epicureismo che seppur attaccato dalla Chiesa, Gassendi sente molto vicino alla sua concezione di cristianesimo. Per il suo sensismo empiristico di ispirazione epicurea espresso nella sua opera “Syntagma” è considerato un precursore di John Locke. Gassendi arrivò ad ipotizzare la possibilità che corpuscoli infinitesimi, gli atomi, possano essere alla base della realtà tutta e sempre come operatori della creazione agli ordini di Dio. Le sue teorie atomiche furono riprese poi da Boyle nella sua chimica e da Newton nell’elaborazione della sua filosofia meccanica. La sua “Vita di Epcuro” è considerata una delle più importanti fonti di studio di Epicuro, che riletto da Gassendi, sulla base delle concezioni filosofiche del suo tempo ne ricostruisce non solo la vita ma anche il pensiero e le intuizioni. J.H. Randall nel suo “The Career of Philosophy”, Vol. I, pp. 521-23 scrive: “Before Galileo and Descartes had succeeded in combining mathematics with mechanics, the chief refuge of hard-headed opponents of scholastic verbalism and Renaissance IMG_4623_clipped_rev_1Platonism was the tradition of Greek atomism…Its chief representative during the period of Cartesian domination was Gassendi, who stands both as the climax of Epicurean atomism of the Renaissance in its accommodation to a mathematical science of nature, and as the first of the explorers of the implications of that science for the traditional empirical philosophy of knowledge. Gassendi is thus with Hobbes one of the fathers of ‘scientific’ empiricism…Gassendi indeed fancied himself the creator of the great rival scientific system to that of Descartes, the system founded on sound experience. History has reserved that distinction for Hobbes; yet it probable that Gassendi contributed far more to the actual advance of scientific ideas than his more consistent and gifted British fellow-worker.”. Seconda assai rara edizione, notevolmente corretta ed aumentata rispetto alla prima. Rif. Bibl.: gl. Goldsmith G 186, DSB V, 289 und Ziegenfuß/Jung I, 377 (EA 1647).

1.300 euro

49. MEDICINA COSMETIC SUREGERY CHIRURGIA ESTETICACHIRURGIA PLASTICA ESTETICA INCISA VAL d’ARNO

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6674_1_clipped_rev_1Nannoni Angelo,

Trattato chirurgico di Angelo Nannoni sopra la semplicità del medicare i mali d’attenenza della chirurgia. Aggiuntevi varie esperienze, osservazioni e ragionamenti, che molto giovano per lo stabilimento del buon metodo di medicare i mali appartenenti al chirurgo, ed un discorso sopra alcuni fatti seguiti dopo la stampa del medesimo. Si premette in questa edizione il suo Trattato chirurgico sopra le malattie delle mammelle.

In Venezia, presso Antonio Zatta, 1764

In 4° (25×18,3 cm); XXIV, 214 (i. e. 216), (8) pp. e 2 c. di tav. fuori testo. Legatura coeva in cartoncino molle con qualche lieve traccia di sporco. Al frontespizio marca xilografica con “Paesaggio con fontana con tre delfini, quattro personaggi, due piedistalli con un vaso ed una statua antica, serpe che si specchia e motto “Auxilium ab alto plus pressa plus surgit”. Un leggerissimo alone al margine esterno delle prime tre carte, ininfluente e da pagina 119 a 159 anche un questo caso sempre leggerissimo, spesso quasi invisibile e leggermente più marcato da pagina 121 a 135. Nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Prima edizione con le due principale opere di Nannoni unite in un unico volume, stampato da Zatta nel 1764. Angelo Nannoni, celebre6674_3_clipped_rev_1 chirurgo nato a Incisa in Val d’Arno nel 1715 e morto a Firenze nel 1790, fu autore di diversi trattati medico-chirurgici. L’autore, che caldeggiava una medicina semplice fu tra i primi a schierarsi contro il trattamento delle ferite con ogni sorta di oli e balsami pratica solita all’epoca. Nannoni suggeriva invece di pulire le ferite con acqua tiepida e di coprire le piaghe aperte con garze asciutte. “Grazie a questi concetti egli poté propugnare l’asportazione della mammella cancerosa con svuotamento del cavo ascellare e asportazione di notevole estensione della pelle, la sutura a piani delle ferite laparatomiche, la cura radicale dell’idrocele con escissione della vaginale suturando poi per prima intenzione, ecc.; ciò che per l’epoca rappresentò un progresso notevolissimo”. Allievo di Benevoli, fu medico presso l’Ospedale Santa Maria Nuova a Firenze. Particolarmente interessante il suo Trattato chirurgico sopra le malattie delle mammelle. Quest’opera presenta inoltre un interesse particolare per la storia della chirurgia plastica: vi si trova infatti (a p. 36-37) una delle prime descrizioni del trattamento di una ferita, a seguito della quale il naso era stato quasi interamente staccato dal viso: a questo proposito Nannoni menziona il metodo di Taglicozzi. Cfr. Gnudi-Webster (p. 304): “A. Nannoni was not surprised to witness the reunion of a severed nose in view of the successful work of Tagliacozzi”. Cfr.: Leonardo, History of surgery, 203; Pazzini, Biobibl. di storia della chirurgia (168); Blake (319).

400 euro

50. VENEZIA CLUB IGNORANTI GOLIARDIA CARICATURE CARICATURISTI SATIRA

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6857_1_clipped_rev_1Trolese Eugenio, Vitalba Leonardo, Prof. Bordiga, Pedenin, Bottaccin, Calimano, Locatello ed altri

Il Club degli Ignoranti a Beneficio del Banchetto 26 Febbraio 1893

Venezia, Premiato Stab. Tip.-Lit. Carlo Ferrari, 1893

In 4° (27×20,5 cm); 35, (1) pp. Brossura editoriale illustrata. Rarissima pubblicazione satirica, nessun esemplare censito in ICCU che illustra gli avvenimenti di una celebre cena tenuta dal “Club degli Ignoranti” veneziano (con anche l’intervento dei Soci di Murano) il giorno, 26 febbraio 1893 organizzato dagli “Ignoranti” per ringraziare le istituzioni cittadine e la famiglia reale per la carità fatta ai bambini bisognosi veneziani nel natale del 1892. L’opera, oltre ad un breve excursus storico della nascita del “Club degli Ignoranti” veneziano e il tratteggio delle finalità dello stesso, fornisce una descrizione minuziosa e scherzosa degli avvenimenti e dei discorsi che si tennero durante il banchetto. Il testo è corredato da divertenti caricature anche a metà foglio. Il “Club degli Ignoranti” nacque a Padova la sera del 2 settembre 1889 presso Il Ristorante-Trattoria “Monti Vecchi” in Stra’ Maggiore a Padova oggi via Dante, quando “si incontrarono per quella cena eccezionale, e quell’incontro e quella data passeranno alla storia. Durante la serata, come ci racconta il cronista della “Storia di un Club” del 1981, un tavolo di habitués si faceva maggiormente notare per il brio che li animava e per la pungente burletta che metteva a dura prova la reputazione di ciascuno, mentre, centellinando il moka, ognuno badava ad incenerire il sigaro. In questo clima goliardico uno dei commensali, invece di esclamare “Cameriere il conto” si rivolse ai compagni di tavolo per fare la sua proposta ed aggiunse:” Fondiamo un Club, un nostro6857_2_clipped_rev_1 Club e designiamo una sede per le nostre riunioni”. Tutti ne furono entusiasti. Bisognava, però, risolvere subito due problemi fondamentali: la Sede di questo Club e il nome da dargli. Riguardo alla sede c’era chi parteggiava per il Monti Vecchi e chi avrebbe preferito una saletta delle ‘Tre Rose’ in Piazza Cavour. Dopo una breve discussione decisero che la sede di questo nuovo Sodalizio dovesse essere il luogo dei loro abituali incontri, cioè il Monti Vecchi. Più difficile era trovare l’accordo sul nome da dare al Club. Ognuno, infatti, aveva una proposta da avanzare ed ognuno cercava di far breccia sui presenti alzando il tono della voce. Il clima si arroventò e nessuno riusciva a portare un po’ di calma. Sembra che ad un certo punto una delle voci più discordi abbia tuonato sdegnosamente, forse battendo il pugno sul tavolo: “IGNORANTI”.”. Nel giro di pochi anni (o mesi come nel caso del Club veneziano che come ci dice l’opera qui presentata era già attivo sul finire del 1889) succursali furono aperte a Venezia, Udine, Este, Murano, Monselice, La Spezia e Verona. Il Club veneziano si ritrovava presso la Trattoria Tre Stelle San Giuliano. Gli Ignoranti di ogni città, erano particolarmente attivi durante i periodi di Natale dove raccoglievano beneficenza e Carnevale dove davano sfogo alla loro vena goliardica con quello che essi stessi definivano un periodo di ““risveglio dell’ignoranza”. I Club, molto impegnati nel sociale, ebbero anche una notevole importanza nel miglioramento delle condizioni di vita degli operai e nello sviluppo delle arti manifatturiere partecipando a manifestazione come le Fiere Campionarie. Opera rarissima ed in buone-ottime condizioni di conservazione. Nessun riferimento bibliografico è stato reperito.6857_3_clipped_rev_1

270 euro

51. MEDICINA STORIA LOCALE VENEZIA ISCHL RECOARO TERME VICENZA ACQUE MINERALI TISI MALATTIE POLMONARI PNEUMOLOGIA PRIME EDIZIONI VENEZIA

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7212_1_clipped_rev_1Brera Valeriano Luigi,

Ischl e Venezia sulla felice influenza del clima della città di Venezia e de’ sussidj ivi dalla natura e dall’arte apprestati nel corso dell’inverno per la continuazione delle cure istituite in Ischl nell’estate, onde debellare le affezioni scrofolose, e specialmente le corrispondenti tisi e consumazioni polmonari e mesenteriche [… ] cenno sull’opportunità del clima veneto per favorire durante l’inverno la bibita delle acque medicinali di Recoaro Recoaro per distruggere i calcoli […]

In Venezia, Dalla Tipografia di G. B. Merlo, 1838

In 4° piccolo; 295, (1) pp. e una c. di tav. in antiporta con bella veduta di piazza san Marco opera di Tosini e Lazzari. Bella legatura degli inizi del XX° secolo in tutto cartoncino rigido con motivi dipinti in rosso e verdi e titolo su fascetta in pelle rossa al dorso. Conservate all’interno della legatura rigida il piatto anteriore e posteriore della brossura editoriale originale. Raro esemplare ancora a fogli chiusi. Importante e non comune prima edizione di questa importante opera dedicata all’influenza del clima veneto e delle acque minerali di Recoaro sulla salute degli individui. Valeriano Luigi Brera (Pavia, 7 giugno 1772 – Venezia, 4 ottobre 1840) fu un celebre medico e patologo italiano. Laureatosi all’Università di Pavia nel 1793, si perfezionò in alcuni dei maggiori centri medici europei (Vienna; Lipsia; Londra), dove ebbe contatto con illustri Maestri come il Blumenbach, l’Osiander, il Monro. Tornato in Lombardia, fu professore supplente della cattedra di clinica medica dell’Università di Pavia nel 1797-1798 e, successivamente, primario medico negli ospedali di Pavia e di Crema. Nel 1806 fu nominato professore di medicina legale nell’Università di Bologna, dove creò il gabinetto di patologia e medicina legale. Nel 1808, dopo aver rifiutato l’offerta del Collegio Imperiale di Pietroburgo di succedere al J.P. Frank nella cattedra di clinica medica di quell’ateneo, divenne direttore della cattedra di Clinica e Patologia Medica dell’Università di Padova, succedendo a Pierantonio Bondioli. Mantenne questo incarico fino al 1832 e fu anche direttore, dal 1817 al 1822, dell’Ospedale di Padova. Il Brera è stato uno dei maggiori clinici italiani del primo ‘800, seguace del brownianesimo in patologia e in clinica. Clinico famoso, abile e ricercato, fu anche un acuto e geniale ricercatore scientifico, effettuando importanti studi sulle parassitosi da elminti. Diffuse l’uso dello jodio in terapia e introdusse l’uso di somministrare alcuni medicamenti sotto forma di frizioni. Dal 1808 fu socio dell’Accademia Nazionale delle Scienze e delle maggiori accademie scientifiche dell’epoca. Bibl.: Rapaport 193, p. 193 n. 1705.

250 euro

52. PRIME EDIZIONI BIOGRAFIE VICHIANA STORIA BATTAGLIA DI VIENNA TURCHI STORIOGRAFIA MODERNA

Senza titolo-30  Senza titolo-31Senza titolo-29Vico Giambattista,

De rebus gestis Antonj Caraphaei Libri Quatuor Excellentissimo Domino Hadriano Caraphaeo Trajectinorum Duci Foroliviensium Dom. XIII. S. R. I. Comiti Hispn. Magnati Amplissimo Inscripti.

Neapoli, Excudebay Felix Musca, 1716

In 4° (); (16), 501, (3 b.) pp. e 2 c. di tav. fuori testo con magnifici ritratti di Adriano e Antonio Carafa. Legatura coeva in piena perga mena con titolo impresso in oro al dorso. Un leggerissimo alone, quasi impercettibile, all’angolo alto esterno delle ultime 60 carte, qualche leggerissima brunitura e macchiolina di foxing di poche pagine, del tutto ininfluenti e per il resto, nel complesso, esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Testine e iniziali finemente ornate. Prima edizione di questa celeberrima opera storica del grande filosofo e giurista napoletano, Giambattista Vico (1668 – 1744). Nato in una famiglia di modeste condizioni sociali ed economiche, il padre di Vico era un piccolo libraio, fin dalla giovane età Giambattista dimostrò una natura curiosa ed un’indole vivace ma in seguito ad una caduta intorno ai 9 anni che gli causò una frattur a al cranio, gli fu impedito di seguire i normali corsi di studi per tre anni. La caduta fu così rovinosa, che il medico che lo ebbe in cura prospettò alla famiglia che il giovane avrebbe potuto risentire di gravi problemi di intelletto. Ristabilitosi dall’infortunio, pur seguendo a più riprese gli studi presso il Collegio Massimo dei Gesuiti di Napoli, Vico affiancò lo studio istituzionale ad approfondimenti da autodidatta, cosa che del resto fece anche durante gli studi universitari presso la facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo napoletano. Questo gli permise di avvicinarsi ad alcuni temi filosofici con un punto di vista del tutto originale. Dal 1686 fu precettore dei figli del MarchSenza titolo-28ese Domenico Rocca nel castello di Vatolla dove, presso la grande biblioteca della famiglia approfondisce la conoscenza dei testi di alcuni scrittori che diverranno poi punti di riferimento del suo pensiero filosofico come Platone ed il platonismo nelle versioni di Ficino, Pico della Mirandola e Patrizi, Sant’Agostino, Botero, Bodin, Tacito, Bacone e Grozio. Tra incarichi universitari, lezioni private e composizioni d’occasione su commissione necessarie a mantenere la sua numerosa famiglia ed il padre ed i fratelli che da lui saranno sempre economicamente dipendenti, nel 1699 Vico inizia ad avere una certa tranquillità economica.  Nel 1710 è aggregato all’Accademia dell’Arcadia. In questi anni Vico inizia ad elaborare in forma compiuta la sue idee sulla filosofia della natura che esporrà nel suo Liber physicus, opera oggi andata dispersa. Nel 1713 lavora, fra le altre opere, alla biografia del Maresciallo Antonio Carafa che darà poi alla luce nel 1716. L’opera segna la svolta degli interessi vichiani verso uno studio sempre più approfondito del senso stesso della storia e alla comprensione dei problemi giuridici legati alla natura dell’uomo, temi che da lì a poco avrebbero portato il grande filosofo alla composizione della “Scienza Nuova”. La vita del celeberrimo generale del Sacro Romano Impero, e maresciallo di campo di Leopoldo I d’Asburgo Antonio Carafa (Torrepaduli, 12 agosto 1642 – Vienna, 6 marzo 1693) fu commissionata al Vico dal nipote del Carafa che, avendo ricevuto da Vienna l’archivio privato dello zio, lo mise a disposizione del suo antico precettore come supporto biografico. I documenti originali erano riuniti in faldoni e ad oggi solo di un volume si conosce l’ubicazione presso l’Archivio di Stato napoletano. Oltre agli inediti documenti dei Carafa, Vico si avvalse, abbondantemente, ai riferimenti alle vicende della storia ungherese presenti nell’Istoria della Repubblica di Venezia in tempo della Sacra Lega co Senza titolo-32ntra Maometto IV del Garzoni, pubblicata a Venezia nel 1705. Scrive Benedetto Croce: “Stampata a spese del Carafa iunior, che diè al Nostro carta bianca, l’opera venne fuori nel marzo del 1716 in una veste tipografica che, nella Napoli di quel tempo, apparve così lussuosa da fare assegnare al volume il vanto – soggiunse sempre il Vico –  “d’essere il primo libro che con gusto di quelle d’Olanda” uscisse “dalle stampe di Napoli”. Precedevano i ritratti sia del biografato sia del nipote, dipinti da Steefano di Maia e incisi da Giuseppe Magliar. A principio della dedica, del proemio e di ciascuno dei  quattro libri erano freg. lavorati dagli artisti anzidetti  e allusivi talora a imprese del Carafa (per esempio alla resa di Munkàcs), nonché sei fini capolettere. … più ancora quasi tutti i mille esemplari dell’edizione, al quale, parte venduta, parte donata, s’esaurì in una quindicina di anni.” (Croce & Nicolini, Bibliografia Vichiana, I, p. 77-79). Il Vico che dell’opera fece anche una bandiera della sua concezione della storia, ricostruì una biografia rigorosa e oggettiva, senza nascondere taluni aspetti negativi come ad esempio l’atroce efferatezza dei processi di Eperjes. L’opera segue la vita e le gesta del generale dalla sua nascita fino alla morte avvenuta a Vienna il 6 marzo del 1693. La vita di Antonio è strettamente legata a quella di Vienna della seconda metà del XVII° secolo. Entrato nei Cavalieri di Malta nel 1660, fu chiamato a Vienna nel 1666 da Leopoldo I, al quale, il giovane soldato era stato raccomandato dallo zio, il nunzio apostolico, Carlo Carafa della Spina. Ben presto si distinse sul campo contro i ribelli ungheresi di Imre Thököly, venendo nominato, nel 1672 colonnello di un reggimento di corazzieri. Nel 1672 sale al grado di colonnello di un reggimento di corazzieri. Nel 1682, alla vigilia di uno dei momenti più difficili e gloriosi della storia militare di Vienna e dell’occidente, viene nominato sergente generale di battaglia e a lui si rivolge Carlo V di Lorena, nel 1683 per proteggere l’avanzata dell’esercito polacco guidato dal Re Jan Sobieski che accorre nella difesa di Vienna. Le sue doti militari di risolutezza e coraggio lo portano a distinguersi nei seguenti scontri contro i turchi, partecipando anche all’assedio e liberazione di Buda del 1686. Le sue gesta militari sono però controbilanciate da una violenza inaudita verso le popolazioni civili. Nonostante queste ombre la sua carriera dopo l’Assedio di Vienna è caratterizzata da una continua ascesa di nomine che lo porta ad essere nominato tenente maresciallo di campo nel settembre del 1685, feldmaresciallo austriaco nel 1688, conte dell’Impero nel 1686 fino ad ottenere il Toson d’oro da Carlo II di Spagna nel 1687. Nel 1691 è in Italia impegnato nella Guerra dei Nove Anni, al comando delle truppe imperiali. Anche in Italia si comporta con estrema durezza verso la popolazione locale arrivando a chiedere il pagamento di tributi anche di cinquanta volte superiori a quelli richiesti dal suo predecessore. Il comportamento di Carafa portò a violente proteste popolari, alcune in vera e propria forma di sommossa come quella avvenuta a Castiglione delle Stiviere che portarono infine, l’Imperatore a richiamarlo a Vienna nell’aprile del 1692, arrivando a dimettersi, non prima di aver ottenuto la carica di Ambasciatore a Roma, dal suo incarico militare l’11 gennaio del 1693. Non riuscì poi mai ad entrare in servizio a Roma come ambasciatore perché poco tempo dopo la sua nomina ufficiale, un’improvvisa e violentissima febbre lo porta alla morte, pochi giorni prima della partenza per la sede papale. Rif. Bibl.: Croce & Nicolini, Bibliografia Vichiana, I, p. 77-79.

2.300 euro

53. LIBRO D’ARTISTA PRIME EDIZIONI NUMERATE CASORATI VANGELO

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Lisi Nicola, Corrado Alvaro, Diego Valeri, Massimo Bontempelli, Giuseppe de Luca, Felice Casorati.

Il Vangelo, Secondo Matteo nella versione di Nicola Lisi, Secondo Marco nella versione di Corrado Alvaro, Secondo Luca nella versione di Diego Valeri, Secondo Giovanni bella versione di Massimo Bontempelli con un saggio di Giuseppe de Luca. le Note di Don Enrico Bartoletti, quattro litografie di Felice Casorati.

Neri Pozza Editore, Venezia,1947

In folio (36×26 cm); 264 pp. e 4 c. di tav. con opere di Felice Casorati. Prima edizione di questa versione del Vangelo nella versione di Corrado Alvaro, Nicola Lisi, DiegoValori e Massimo Bontempelli, illustrato da Felice Casorati. Elegante cofanetto editoriale (spesso assente) in mezza-pelle con titolo e fregi impressi in oro ad un tassello. Dorso della legatura a 5 nervi. Brossura editoriale illustrata. Esemplare ancora a fogli chiusi ed in barbe. In ottime condizioni di conservazione. “”L’Edizione di questo Vangelo si compone di Milleventicinque esemplari così suddivisi: dall’Uno al Cento su carta di straccio della Cartiera Italiana di Torino con la ripetizione delle serie delle litografie – Dal Centouno al Milleventicinque su Carta Avorio della Cartiera di A. A. Favini da Rossano Veneto – Gli esemplari dall’Uno al Quindici sono fuori commercio. Dal Centouno al Centoventicinque sono dedicati alla critica. – Il progetto dellEdizione, la Stampa del Testo e delle Litografie sono stati eseguiti dalle Officine Grafiche di Carlo Ferrari in Venezia sotto la Direzione dell’Editore”. Il nostro è l esemplare n°. 479. Esemplare in ottime condizioni di conservazione, assai rara a reperirsi completa del cofanetto originale. Prima edizione di questo pregiato libro d arte illustrato dal grande pittore ed incisore, Felice Casorati (Novara, 4 dicembre 1883 Torino, 1º marzo 1963) che fu tra i massimi esponenti del movimento del “Realismo Magico” e dell arte astratta italiana, oltre ad essere stato, nel 1927, tra i fondatori della Società di Belle Arti Antonio Fontanesi. Rif. Bibl.: Gambetti Vezzosi p.454.

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450 euro

54. GASTRONOMIA ENOLOGIA PRIME EDIZIONI LATINE VENEZIA CLASSICI GRECI FILOSOFIA USI COSTUMI OMOSESUALITA’

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7388_1_clipped_rev_1Ateneo di Naucrati, Nicola Conti,

Athenaei dipnosophistarum sive Coenae Sapientum Libri XV. Natale de Comitibus Veneto, nunc primum è Graeca in Latinam linguam vertente. Compluribus ex manuscriptis antiquissimis exemplaribus additis: quae in Graecè hactenus impressis voluminibus non reperiebantur. Ad potentissimum Ferdinandum, Pannoniae, Boemiae, ac Romanorum Regem. Cum privilegio summi Pontificis Pauli IIII. & Illustriss. Senatus Veneti in annos XX.

Venetiis, Apud Andream Arrivabenum ad Signum Putei,1556

In folio (30,5×20,8 cm); (12), 288, (12), (2 b.) pp. Prima edizione latina. First latin edition. Legatura coeva in piena pargamena floscia, qualche lieve difetto. Due macchiolne d’inchiostro a pagina 259 e 260 del tutto irrilevanti e un leggerissimo alone al margine esterno di una cinquantina di carte, ininfluente e praticamente quasi invisibile (leggermente più marcato nel margine basso delle ultime tre carte), un forellino al margine esterno bianco e della seconda carta dell’indice dovuto ad un difetto della carta prestampa e nel complesso esemplare in più che buone condizioni di conservazione. Grande marca tipografica di Arrivabene al frontespizio con Samaritana al pozzo offre da bere a Gesù ed il motto “Quicunque biberit ex hac aqua, non sitiet in aeternum”. Prima celeberrima traduzione latina (una seconda edizione sempre in latino uscì lo stesso anno ma in 8° presso Sebastianum Bartolomaei Honorati a Lione) di uno dei più antichi testi gastronomici. L’opera fu stampata per la prima volta da Aldo Manuzio nel 1514. Nel 1556, visto il grande successo dell’opera, Andrea Arrivabene decise di produrre una traduzione latina elaborata dall’umanista milanese Natale Conti che passò quasi tutta la sua vita a Venezia. L’edizione di Arrivabene permise di conoscere l’opera ad una platea ancora maggiore e di sancirne il successo tanto che da questa edizione in poi , varie furono le riedizioni, compresa una nello stesso 1556. L’autore dell’opera è lo scrittore egizio dell’età imperiale, Ateneo di Naucrati (Ath?naios Naukratítes o Naukrátios, nato a Naucrati in data sconosciuta e morto dopo il 192 dato che nelle sue opere si trovano critiche a Commodo) che redasse il testo in greco. Il testo è considerato un classico di enorme importanza per la conoscenza degli usi ed i costumi del mondo greco. Della vita dell’autore si sa pochissimo ma si suppone che sia stato uno dei bibliotecari della Biblioteca di Alessandria per i 700 autori e 2500 opere citati nel volume che suggeriscono che solo una persona con un accesso diretto alla biblioteca di Alessandria avrebbe potuto riportare. L’opera segue la classica struttura del Simposio platonico, dove l’autore racconta quello da lui visto e sentito in un simposio, all’amico Timocrate. Ma rispetto al Simposio platonico, qui ampio risalto è dato all’aspetto gastronomico che è l’argomento centrale dell’opera con descrizioni di vini e cibi hanno fatto dell’opera un classico della storia della gastronomia. Intorno alle descrizione gastronomiche si sviluppano diversi argomenti come il lusso (fra i quali abbondano le descrizioni di profumi e bagni termali), la dieta, la salute, il sesso omosessuale e eterosessuale, la musica, l’umorismo, la prostituzione e la lessicografia greca. I critici sono oggi concordi che senza questo lavoro di Ateneo numerosissime importanti informazioni non solo sul mondo dell’antica Grecia ma anche su alcuni autori, come ad esempio i poeti parodici Archestrato di Gela, Matrone di Pitane e il medico Androne, oggi sarebbero del tutto totalmente sconosciuti. Infatti l’autore, all’interno dell’opera ampi stralci di autori dei quali non ci sono giunte opere, specie da commediografi. Nel XV° libro si trova una celebre raccolta di 25 scolii attici risalenti alla fine del VI-V secolo a.C, improvvisazioni simposiache estemporanee ideate e declamate proprio durante questi banchetti. Vicaire nella sua celeberrima bibliografia gastronomica scrive di quest’opera “Athéné y traite d’une quantité de sujets relatifs à la gastronomie. Les noms des gourmands les plus fameux, des cuisiniers célèbres y sont cités ; les vertus et qualités des légumes, poissons et animaux font le sujet de longues dissertations ainsi que les vins, les usages admis dans les repas et fêtes épulaires. On y trouve aussi des renseignements sur les Apicius.” (Vicaire, Bibliographie gastronomique, 50). Questa prima edizione latina che segue la prima edizione aldina del 1514 è rara e ancor più rara a repirirsi nella sua legatura originale. Rif. Bibl.: Graesse I-244, Vicaire non cita questa prima edizione latina.7335_2_clipped_rev_1

1.200 euro

55. VENEZIA STORIA LOCALE PROPAGANDA PAMPLHET CENSURA RARITA’ BIBLIOGRAFICHE

IMG_4632_clipped_rev_1Anonimo (Bedmar Alfonso de la Cueva  Marques de ?),

Squitinio della libertà veneta. Nel quale si adducono anche le raggioni dell’impero romano sopra la citta & signoria di Venetia.

Stampato in Mirandola, appresso Giouanni Bennincasa, 1619.

In 8° (19,7×14,5 cm); (2), 101, (3) pp. Legatura coeva in piena pergamena. Qualche lieve difetto. Una fascetta antica che integra piccole mancanze di carta sul lato esterno bianco delle prime tre carte e due piccole pecette che integrano due piccoli forellini agli angoli bianchi esterni delle ultime due carte. Un forellino alla quarta carta tocca una lettera nelle glosse laterali. Nelle ultime quattro carte leggermente sfrangiato l’angolo esterno, ininfluente, nel margine bianco e lontano dal testo. Nel complesso esemplare genuino in buone-ottime condizioni di conservazione. Seconda rara edizione, dopo la prima del 1612, di quest’opera, uscita anonima ed attribuita, fra gli altri al Marchese Bedmar Alfonso de la Cueva (1572-1655), ambasciatore IMG_4631_clipped_rev_1spagnolo a Venezia, a Marcus Welser e a Possevino che rappresenta una dei più forti pampleth antiveneziani del seicento, tanto inviso alla Serenissima da esser espressamente ordinato dal Minor Consiglio, di recuperare tutte le copie possibili dell’opera e di distruggerle.  Il celebre avvocato e bibliografo francese, Étienne-Gabriel Peignot (Arc-en-Barrois, 15 maggio 1767 – Digione, 14 agosto 1849), nella sua opera “Dictionnaire des Ouvrages Condamnes au feu” scrive riferendosi a quest’opera “”Ouvrage seditibux et rare. Il a ete Brulè par ordre du Senat de Venise. On n’en connait pas l’auteur precisement…Il pretend monster dans cet ouvrage que la Republique de Venise n’est pas nee libre, qu’elle est un ancien domaine de l’Empire, et que, par consequent l’Empereur et l’Empire conserrvent sur la Republique leurs droits et leurs memes pretentions. Cet auteur semble avoir prevu la sorte de Venise. Quoi qu’il en soit, son livre a donnè lieu a’ Fra Paolo (Sarpi) de Faire l’Histoire du Concile de Trente pour Mortifier la cour de Roe, et il n’y a que trop bien. Reussiò (II, p. 144-145). Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime, III, p. 93; Parenti, Dizionario dei luoghi di stampa falsi, inventati o supposti, p. 143; Autori italiani del Seicento, III, p. 226-227, n. 1013-1016. (II, P.144-145)”. Rara opera. Rif. Bibl.: Brunet V, 502; Cicogna 129; Lozzi 6133.

450 euro

56. CLASSICI POEMI CAVALLERESCHI FIRENZE EPICA CICLO CAROLINGIO ORLANDO ACCADEMIA MEDICEA FIRENZE

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7399_2_clipped_rev_1Pulci Luigi,

Il Morgante di Luigi Pulci nobil’ fiorentino. Nuovamente corretto, e Ristampato con licenzia de Superiori.

Firenze, Bartolomeo Ser martelli, 1574

In 4° (22,5×15,5 cm); (16), 390, (2) pp. Legatura coeva in piena pelle maculata con titolo, autore e ricchi fregi ai tasselli. Piccola abrasione antica a cancellare antica e piccola nota di possesso privato al frontespizio solo in parte ancora leggibile “Di Enea (?) …”. Ritratto del Pulci entro medaglione al frontespizio. A parte qualche leggero foxing e alcune pagine con leggera ed uniforme brunitura dovuto alla qualità della carta utilizzata e comune a tutti gli esemplari, volume in buone-ottime condizioni di conservazione. Testatine, iniziali e finalini riccamente ornati. Non comune edizione stampata a Firenze da Bartolomeo Sermatelli di quello che è considerato il capolavoro della letteratura cavalleresca fiorentina e fra le opere più singolari della letteratura italiana, scritto dal celebre poeta fiorentino, Luigi Pulci (Firenze, 15 agosto 1432 – Padova, 11 novembre 1484). Il “Morgante” è la storia epica e parodistica, in ottave e suddivisa in cantari, del gigante Morgante che Orlando converte al cristianesimo. Pulci recupera così la materia del ciclo carolingio rielaborandola in modo inaspettato e comico. Pulci, dopo un’infanzia difficile cara tterizzata da un’estrema povertà, entrò nelle grazie del giovane Lorenzo de’ Medici dopo essergli stato presentato nel 1461 che ne condivideva lo spirito giocoso ed allegro (come è dimostrato anche dai componimenti del de’ Medici di quegli anni). I favori di Lorenzo, però, mutarono quando il Pulci, entrò in forte polemica con i filosofi platonici dell’accademia medicea (Ficino, Pico e Landino) e dopo un aspro scontro avuto con Ficino sul tema dell’immortalità dell’anima. Le difficoltà finanziare dovute ai problemi economici dei suoi fratelli e dalle mutate simpatie di Lorenzo de’ Medici lo portarono al servizio del condottiero Roberto di San Severino, che seguì in vari viaggi (Milano, Pisa e Venezia) e che lo premiò per il suo abile e prezioso servizio, con il titolo di Capitano di Val di Lugana, feudo dei Sanseverino. Nel corso del XVI secolo ne apparvero varie revisioni che ne alterarono la coerenza filologica, principalmente le edizioni veneziane corrette dal Masetti. Anche questa impressione fiorentina è espurgata dai passaggi licenziosi. ICCU/EDIT16, n.33661. BM-STC Italian, p. 544; Non in ADAMS; Gamba 791, Haym 91:6. Graesse V, 508; Brunet IV, 973.7399_4_clipped_rev_1

1.000 euro

57. VENEZIA STORIA LOCALE POLITICA SISTEMAREPUBBLICANO UTOPIE VENETO STORIA VENETA

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7416_1_clipped_rev_1Paolo Paruta,

Della perfettione della vita politica di M. Paolo Paruta nobile vinitiano, Cavaliere, et Procuratore di San Marco. Libri tre. A’ quali vi sono state aggiunte le Postille ne’ margini, & ampliati gli indici.

Venitia, Domenico Nicolini, 1599,

In 4° (24×16,5 cm); (48), 479, (1) pp. Legatura seicentesca in piena pergamena con titolo impresso in oro al dorso. Un forellino nel margine alto bianco del volume, ininfluente che diviene un piccolo tunnel in una ventina di pagine ma sempre piccolo e che non tocca il testo. Alcuni quaderni leggermente ed uniformemente bruniti a causa della qualità della carta utilizzata. Tagli spruzzati. Quarta edizione ma prima che presenta le postille nei margini egli indici ampliati di questa celebre opera del celebre politico, storico e diplomatico veneziano Paolo Paruta (Venezia, 14 maggio 1540 – Venezia, 6 dicembre 1598). L’opera presentata ebbe enorme risonanza nel cinquecento e nel seicento, tanto che molto devono a lei le “Considerations sur les causes de la grandeur des Romains et de leur décadence” (1734) di Montesquieu. Il volume è una difesa sentita del sistema politico repubblicano che vede, per il Paruta, la sua forma realizzazione ideale in quella veneta. Scrive il Venturelli nel suo studio “Mito di Venezia e governo misto in Della perfettione della vita politica di Paolo Paruta”, 1961, Società Italiana di filosofia politica, riguardo a quest’opera: “Della perfettione [è] un’opera che assume le sembianze di un articolatissimo dialogo a più voci ambientato all’inizio dell’estate del 1563 a Trento… I principali obiettivi di questo scritto parutiano, che offre un suggestivo quadro dell’ambiente culturale veneziano del tempo, consistono nella giustificazione morale dell’impegno civile, così da restituirgli quella dignità e quel valore che sembra avere in parte smarrito nel corso dei decenni precedenti, e nella raffigurazione di un modello ideale di uomo politico. In Della perfettione, la vita attiva e l’impegno civico paiono a tratti occupare un ruolo d’importanza pari – o, talvolta, anche superiore – a quello della religione, nonostante le ripetute dichiarazioni di fedeltà alla Chiesa…”. Paruta “Nato a Venezia da una famiglia di antica origine lucchese (i Paruta), dopo aver studiato a Padova, ha avuto numerosi ruoli politici all’interno della Repubblica di Venezia tra cui quello di segretario ad uno dei delegati veneziani al Consiglio dei Dieci. Nel 1562 accompagnò l’ambasciatore Michele Suriano alla corte dell’imperatore Massimiliano II agendo come storiografo ufficiale della Repubblica, durante questa sua funzione scrisse l’orazione funebre per i morti nella battaglia navale di Lepanto. Dopo il cambio di governo fu eletto Savio della Terraferma (responsabile dell’amministrazione dei possedimenti continentali della Repubblica) e quindi senatore. Nel 1579 fu nominato storico ufficiale della Repubblica in successione a Luigi Contarini. Continuò la narrazione da dove il Cardinale Bembo la aveva lasciato nel 1513, completandola fino al 1551. Fu eletto provveditore della Camera nel 1580, commissario del Cadore nel 1589, Savio del gran consiglio nel 1590, governatore di Brescia dal 1590 al 1592, ambasciatore presso il Papa a Roma dal 1592 al 1595, quindi provveditore (procuratore) di San Marco nel 1596 a pari dignità del Doge e provveditore delle Fortezze nel 1597. L’anno successivo morì.”. Scrive il Lozzi riguardo al lavoro di Paruta: “Non ha pari il Paruta, a giudizio del Foscarini, nelle storie antiche italiane, singolarmente per gli ammaestramenti civili instillati con mirabile accortezza nell’intero corpo della narrazione e provenienti da ricco fondo di dottrina in quella parte che riguarda i costumi degli uomini e dei governi”. Lozzi, 6088. Rif. Bibl.: Gamba 1561: “Originale e bella edi-zione”; Bozza, Scrittori Politici, p. 54; Ferrari, Corso sugli scrittori politici, lez. XIX; Adams P – 360; Bozza, Scrittori Politici, p. 54.; Ferrari, Corso sugli scrittori politici, lez. XIX; Cobham – Jeffery, p. 49; Cicogna, Bibl. Veneziana, 571; Graesse, V, 144; Platneriana, 420.7416_3_clipped_rev_1

500 euro

58. TRAGEDIE CANACE PADOVA ORAZIONI POETICA RETORICATEATRO PRIME EDIZIONI

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7593_1_clipped_rev_1Speroni Sperone,

Canace Tragedia del Sig. Sperone Speroni alla quale sono aggiunte alcune altre sue composizioni, et una apologia, et alcune lettioni in difesa della Tragedia Unito a: Orationi del Sig. Speron Speroni dottor e Cavlier Padovano, Nuovamente poste in Luce.

Venetia, 1597,1596

In 4° (18,9×13,5 cm); due tomi in un volume: (8), 253, (1) pp. e (8), 215, (1) pp. Legatura ottocentesca in mezza-pergamena con autore e titoli impressi su fascetta in pelle al dorso. Piatti foderati con carta marmorizzata. Frontespizio della prima opera con bella marca tipografica di Alberti con immagine della Sibilla (donna con libro aperto nelle mani) e la scritta Sibylla al margine basso, tutta la figura entro medaglione riccamente decorato. Al frontespizio della seconda opera marca tipografica di Meietti in cornice figurata con immagine di due galli, di cui uno becca chicchi di granturco, al centro la pianta con le pannocchie e motto “non comedetis fruges mendacii”. In ultima carta marca tipografica di Alberti con immagine della Sibilla (donna con libro aperto nelle mani) e la scritta Sibylla al margine basso. Nota bibliografica manoscritta alla prima carta bianca. Quarta edizione della prima opera, ma prima a presentare le “lettioni in difesa della tragedia” comprendenti vari scritti di Speroni in difesa del suo lavoro e contro il ”Giudizio” del Cavalcanti ed il ”Prologo in persona di Venere” e prima edizione della seconda opera. Sperone Speroni (Padova, 1500 – Padova, 1588) fu un celebre scrittore, commediografo e filosofo padovano. Membro dell’Accademia degli Infiammati fu grande amico di Torquato Tasso che si affidò a lui per la revisione della “Gerusalemme liberata”. Insieme al Trissino, fu una delle figure più importanti del classicismo cinquecentesco anche se in modo ancor più estremo. Ad esempio, Speroni criticava il Trissino perché aveva tratto il soggetto della sua Sofonisba da fatti storici, invece che dalla mitologia. La prima opera qui presentata è una delle sue più celebri opere, la tragedia Canace. Uscita una prima volta nel 1546, di nuovo stampata nel 1550 e riedita nel 1566, l’opera ebbe subito grande successo, tanto da influenzare in modo molto marcato la produzione tragica della seconda metà del XVI° secolo. Nonostante il successo dell’opera, lo scritto incontrò una forte critica da parte di alcuni letterati, primo fra tutti Bartolomeo Cavalcanti come sottolinea anche il Gamba, 1654: “Edizione arricchita da varie composizioni e soprattutto dalla difesa che lo Speroni compose per la propria tragedia criticata da Bartolomeo Cavalcanti.” Scrive così Pierr-Louis Ginguené, riferendosi alla Canace nella sua “Histoire littéraire d’Italie” «L’une des tragédies qui fit alors le plus de bruit fut la Canace du savant Sperone Speroni (1500-1588). (…) Il se répandit des copies de la Canace dans l’Italie entière ; il s’en fit bientôt des éditions pseudonymes et fautives dont le Speroni se plaignit inutilement. Avant même qu’elle eut acquis cette publicité, on avait fait courir en manuscrit un jugement sur la Tragédie de Canace et Macare, dans lequel l’ouvrage et l’auteur étaient durement critiqués, et quant à l’invention et quant au style. Le Speroni, qui avait d’abord méprisé ce Jugement, le voyant ensuite imprimé se mit à rédiger une Apologie, qu’il n’acheva cependant pas (…) Ceux qui en ont le plus approuvé le style y louent surtout une aisance et une certaine délicatesse ignorées jusqu’alors dans la poésie dramatique. Ils pensent que la Canace peut avoir, en cela, servi de modèle au Tasse dans son Aminta, et au Guarini dans son Pastor fido.». La seconda opera, in prima edizione, pubblicata solo postuma, contiene diverse orazioni di Speroni rivolte ad alcuni celebri personaggi del cinquecento ed considerato come uno dei massimi esempi dell’eccelsa arte oratoria di Speroni che sviluppò e portò a compimento l’oratoria rinascimentale. Il volume contiene: Al Re Filippo di Spagna; Al Re Antonio di Navarra della Pace col Re di Francia; In morte di Giulia Varrana Duchessa di Urbino; Al Principe di Venezia Luigi Mocenigo, nella sua creazione; In morte del cardinal pietro Bembo; A Giacopo Cornaro Capitanio di Padova nella sua partita; A Girolamo Cornaro Capitanio di Padova nella sua partita; Contra le Cortigiane; A gli Accademici Infiammati di Padova quando fu suo Principe. Qualche live macchiolina di foxing e brunitura (nella seconda opera) in poche pagine ed ininfluenti, dovute alla qualità della carta e nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Per la prima opera: Gamba 1654; Allacci 159; Salvioli 620; BMC 636; Adams A-1564; Fontanini, Bibliot. eloquenza ital. I, p. 470. Per la seconda opera: Graesse VI 466; Adams S 1574; Gamba 931; Razzolini 323; Poggiadi I p. 369.

320 euro

59. MEDICINA ANATOMIA UROLOGIA ANATOMY UROLOGY PRIME EDIZIONI FERRARA PREPARATI ANATOMICI

dsc_0524_clipped_rev_1Tumiati Giovanni, 

Ricerche anatomiche intorno alle tonache dei testicoli 

In Venezia,  Dalle Stampe di Antonio Zatta e Figli, 1790

In 8° (18,3×12,5 cm); CXXX, (4) pp. Legatura in cartoncino rigido azzurro con titolo manoscritto al dorso su fascetta. Fregio xilografico al frontespizio. Opera non comune stampata in elegante veste grafica da Zatta. Esemplare in ottime condizioni di conservazione ed in buona parte ancora intonso. Giovanni Tumiati, ferrarese, nato il 10 aprile 1761 e morto il 10 marzo 1804, docente di anatomia umana e di ostetricia, fu il fondatore del celebre Museo Anatomico Ferrarese che ra la fine dell’settecneto ed i primi anni dell’ottocento fu considerato come uno dei più importanti d’Italia. L’abilità anatomica di Tumiati lo portò a realizzare alcuni “preparati” anatomici fra i più precisi e dettagliati del suo tempo. In questa rara pubblicazione il Tumiati descrive, fra i primi al mondo, in modo dettagliatissimo le “tonache dei testicoli”. Bibl.: Blake p. 461.

220 euro

60. SALO’ GARDA BRESCIA UMANESIMO RIFORMA ERETICI PROTESTANTESIMO ERESIE LUGO RAVENNA ROMAGNA MANZONI

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7608_2_clipped_rev_1Ugoni Giovanni Andrea,

Ragionamento del magnifico signore Ugoni gentilhuomo bresciano, nel quale si ragiona di tutti gli stati dell’humana Vita.

In Venetia, appresso Pietro da Fine, 1562

In 8° piccolo; (8), 164, (4) pp. Legatura ottocentesca in mezza tela con piatti foderati con carta scura. Marca tipografica al frontespizio in cornice figurata con un gallo che canta. In basso il mondo. Motto: tota nocte excubo. Leggerissimo e non fastidioso probabilmente dovuto della qualità della stampa. Tagli scuri e nel complesso buon esemplare. Esemplare di celebre provenienza, come da bell’ex-libris applicato all’interno del piatto anteriore, proveniente dalla raccolta personale del grande patriota e bibliofilo originario di Lugo (Ravenna), Giacomo Maria Manzoni che fu membro del Consiglio dei Deputati di Roma nel 1848, rappresentante del popolo nella Costituente romana nel 1849 e Ministro delle Finanze nella Repubblica Romana. Manzoni pubblicò alcune opere basilari nella storiografia italiana come gli Annali tipografici torinesi del sec. XV (1863), Annali tipografici dei Soncino (4 voll., 1883-86, incomp.), Studi di bibliografia analitica (3 voll., 1881-82). Celebre la sua ricchissima collezione di edizioni rare, specie di incunaboli e di testi di lingua, in cui confluì anche la raccolta numismatica e quella di autografi di B. Borghesi. La sua collezione venne poi dispersa in una famosa asta tenutasi nel 1893. Prima non comune edizione di quest’opera di ispirazione protestante-riformista attribuita a vari autori fra i quali Flavio Alessio Ugoni, monaco cassinese, nato a Brescia e autore di un celebre trattato sul sonno e i sogni e di alcune altre opere, all’umanista Girolamo Ugoni che fu anche podestà di Orzinuovi in Provincia di Brescia o al poeta, originario di Salò, ma che visse quasi tutta la sua vita a Brescia, Giovanni Andrea Ugoni. Il fatto che il volume presenti la dedicatoria al nobiluomo ligure Ottavio Pallavicino scritta dall’umanista Francesco Spinola sembra suggerire, come autore dell’opera, Giovanni Andrea Ugoni che di Spinola fu grande amico e con il quale frequentava gli ambienti riformatori bresciani. Si ricorda che Spinola fu condannato all’annegamento come eretico relapso, sembra proprio, dopo che il suo nome era stato fatto dall’Ugoni in uno dei numersi interrogatori ai quali fu sottoposto dall’Inquisizione. Di quest’idea è anche Anne Jacobson Schutte che nel suo By “Force & Fear Taking and Breaking Monastic vows in early modern Europe” pubblicato nel 2011 a pagina 28-29 scrive “The last sixteenth-century work critical of forced monachization to be considered here is a dialogue published in Venice in 1562: Ragionamento del magnifico signor Ugoni gentiluomo bresicano … because the author’s first name is not given on the title page or anywhere else in the book, confusion persists a sto what it may have been. Compilers of library catalogues, booksellers, and scholars have dubbed him Flavio Alessio or Stefano Maria, but without a doubt he was Giovanni Andrea Ugoni (1507- after 20 Decembre 1571). This philo-Protestant native of Salò, a member of the Brescian patriciate and an accomplished poet, was tried by the Inquisition of Brescia in 1544-45 and again in 1552-1553; both times he was convinte of heresy. In late 1564 he was summoned bfore the Inquisition of Venice, which tried and condemned him in 1565. Given that he was a recidivist, it was probably his status as a Brescian noble that spared him a death sentence. … Spinola’s dedication describes the dialogue as a faithful tran script o fan after-dinner conversation held in the Brescian palazzo of Virginia Pallavicini Gambara not long after the death in 1549 of Pope Paul III. …”. Al dialogo, che non si sa se sia svolto realmente o solamente in modo immaginario prendono parte 7 personaggi: Virginia Pallavicini, Luigi Calini, Marcantonio Piccolomini, Camillo Avoguardi, Francesco Gamabra, Giulio Boiardi signore di Scandiano ed il sig. Girolamo di Correggio. Opera stampata a Venezia da Francesco de’ Franceschi da Siena per conto del libraio ed editore Pietro da Fino che fu una delle figure del movimento riformatore veneziano. ICCU: IT\ICCU\BVEE\013441.

400 euro

61. CINEMA PRIME EDIZIONI GENOVA LIGURIA CAMPOMARONE PITTALUGA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA BOLOGNA HEPBURN LENI RIEFENSTHAL FRITZ LANG HITCHCOCK

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7618_1_clipped_rev_1Stefano Pittaluga,

La Società Anonima Stefano Pittaluga presenta la Produzione 1934 – 35 – XIII

Milano, Industrie Grafiche Nicola Moneta, 1934

32,5×23,5 cm; (76) pp. Legatura editoriale in piena tela con titolo impresso in amaranto su fascetta al piatto anteriore (un leggero alone di polvere). All’interno esemplare in ottime condizioni di conservazione. Timbro ed autografo del direttore del Cinema Imperiale di Bologna (storico cinema bolognese che sorgeva nella centralissima Via Indipendenza) recentemente chiuso e smantellato. Prima ed unica rarissima edizione di questo catalogo dei film presentati dalla Società Anonima Stefano Pittaluga per la stagione 1934-1935. Magnifiche le tavole a colori che presentano i film, alcune anche a doppia pagina. Si dice nell’introduzione “La produzione che la S. A. Stefano Pittaluga presenta per la stagione 1934-35 anno XIII reca il segno della più alta distinzione: le Coppe Mussolini per i due migliori film, italiano e straniero, premio ambitissimo che tutte le Case del mondo si contesero alla Mostra Internazionale della II Biennale di Venezia. Le pagine della nostra odierna raccolta recano pure il segno di un’altra vittoria: la produzione europea dall’Inghilterra alla Francia, dalla Cecoslovacchia all’Italia, ha ormai superato, per qualità di soggetti e per virtù di tecnici, per autorità d’artisti e per abilità di fotografi, tutto quanto la grande America ha potuto presentare quest’anno …”. La Società Anonima Stefano Pittaluga fu costituita su iniziativa di Stefano Pittaluga a Torino il 19 marzo del 1919. Stefano Pittaluga (Campomorone, in provincia di Genova, 2 febbraio 1887 – Roma, 5 aprile 1931) era figlio di un imprenditore genovese attivo nell’esercizio di sale cinematografiche. Personaggio dalla grande intuizione commerciale fu tra i sostenitori del cinema sonoro e arrivando a suggerire un piano nazionale per il sostegno e lo sviluppo dell’industria cinematografia italiana attraverso l’elargizione di sostegno statale. Già dal 1911 è noleggiatore di film, ottenendo l’esclusiva di alcune pellicole americane per il territorio della Liguria. Deciso ad allargare il suo giro d’affari decide di fondare la Società Anonima che già sul finire del 1919 si espande su tutto il territorio nazionale arrivando a contare 200 sale ad essa collegate. Dal 1924 iniziò anche la produzione di alcune pellicole, rilevando diversi stabilimenti di ditte fallite, come la Fert, la Rodolfi Film, l’Itala Film e la Cines e costituendo due nuove società denominate Fert-Pittaluga e Cines-Pittaluga. Nel 1926 aveva già sbaragliato tutti i concorrenti nella distribuzione sul territorio nazionale acquisendo l’ultimo di questi, la celebre Unione Cinematografica Italiana. Nel 1932 muore Stefano e la Società passa sotto la direzione di Mario Scolza e inizia un lento ma inesorabile declino che la portò, nel 1936 allo scioglimento. L’opera presenta diversi celebri titoli come: La signora di tutti di Max Ophuls con Isa Miranda, La vita amorosa di Casanova di René Barberis con Ivan Mosjoukine, Melodramma di Fritz Lang con Elsa Merlini, Seconda B di Goffredo Alessandrini con Sergio Tofano, Volga in fiamme di Venceslao Tourjanski, L’ebreo errante di Maurice Elevey con Conrad Veidt, Amore imperiale di Gaston Ravel con Pola Negri, Signora Paradiso di Enrico Guazzoni con Memo Benassi, Suss l’ebreo di Lothar Mendes con Conrad Veidt, La marcia di Rakorji di Gustav Frölich,Stefan Szekely, Paraninfo di Amleto Palermi con Angelo Musco, Il figlio del Carnevale di Alexander Wolkoff con Ivan Mosjoukine, La bella maledetta di e con Leni Riefenstahl, Notti moscovite di Alexis Granowski, Paradiso in fiore di Victor Saville, Vienna di Strauss di Alfred Hitchcock con Jessie Mattews, Il cappello a tre punte di Mario Camerini con Edoardo e Peppino De Filippo, Fedora di Louis Grasnier, L’uragano di V.Petroff, Febbre di vivere di George Cukor con Katharine Hepburn, John Barrymore, Chu Chin Chow di Walter Forde, Celiuskin – documentario U.R.S.S., Bella donna di Robert Milton con Conrad Veidt, Il figlio di Kong con Robert Armstrong, Notti di Pietroburgo di G.Rochal e V.Stroyeva, Dick Turpin,brigante gentiluomo di John Stafford con Victor McLaglen, Estasi con Hevy Keyssler, La bella addormentata di Karl Lamac con Anny Ondra, La figlia del reggimento di Karl Lamac con Anny Ondra, Lot in Sodoma di Sibley Watson e Melville Webber, Ritorno alla felicità di Carl Boese con Luise Ullrich, La vita di Virginia Winters di Alfred Santell con Ann Harding, Piccole donne di Georges Cukor con Katharine Hepburn, Paganini con Ivan Petrovich, Il tenente degli Honved di e con Gustav Fröhlich, L’eredità dello zio buonanima di Amleto Palermi con Angelo Musco, ecc. ecc. Opera rarissima e importante per la storia del cinema italiano. Esemplare in ottime condizioni di conservazione.

450 euro

62. DIETETICA CULINARIA GASTRONOMIA BOLOGNA DIETETICA CULINARIA GASTRONOMIA BOLOGNA GASTRONOMY DIETETICS

7756_1_clipped_rev_1

7756_2_clipped_rev_1Pisanelli Baldassare,

Trattato della natura de’ cibi et del bere, del sig. Baldassare Pisanelli Medico Bolognese. Nel quale non solo tutte le virtù, & i uitij di quelle minutamente si palesano; ma anco i rimedij per correggere i loro difetti copiosamente s’insegnano: tanto nell’apparecchiarli per l’uso; quanto nell’ordinare il modo di riceverli. Distinto in un vago, e bellissimo partimento tutto ripieno della dottrina de’ più celebrati Medici & Filosofi; con molte belle Histoire Naturali.

In Venetia, Appresso Gio. Alberti, 1586

In 4° (20,5×15 cm); (4), 152 pp. Legatura coeva di recupero (rimontata tra la fine del settecento e gli inizi dell’ottocento) in piena pergamena molle con titolo e autore impresso in oro su fascetta in pelle rossa al dorso. Un leggerissimo ed assolutamente ininfluente alone, praticamente invisibile, al margine basso delle ultime 5 carte e nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Esemplare particolare perché presenta un preciso indice dei piatti contenuti nell’opera chiosata a mano in una bella grafia tra la fine del settecento ed i primissimi7756_3_clipped_rev_1 dell’ottocento, al recto del piatto posteriore. In bella grafia settecentesca sopra all’indice è presente la scritta “Vorrei essere questo libro”. Antica firma di appartenenza privata al frontespizio solo in parte comprensibile “… Lorini”. Tesatine, finalini e grandi iniziali xilografici. Testo inquadrato entro cornice in filetto. Grande stemma araldico al frontespizio di Guglielmo Gonzaga al quale l’opera è dedicata. Bell’edizione in quarto stampata a Venezia dall’Alberti, ultima edizione ad esser stampata con l’autore ancora in vita, di questo celeberrimo trattato del grande medico bolognese, Baldassarre Pisanelli. L’autore studiò medicina a Bologna, dove si laureò con Ulisse Aldrovandi. Nel 1559, è venne nominato ala cattedra di medicina teorica e insegnò fino al 1562, quando iniziò un lungo viaggio che lo portò in Tunisia per studiare la peste. Tornato a Roma, entrò a far parte dei medici dell’ospedale del Santo Spirito di Saxia che all’epoca era l’ospedale superiore della città. Questa edizione, come la prima, si presenta in quarto mentre le edizioni che vennero stampate susseguentemente sono in 8°. Questo trattato è il più celebre del Pisanelli e rappresenta uno dei trattati più famosi di dietetica e gastronomia del cinquecento. L’opera descrive decine di cibi con le loro caratteristiche, utilità e diverse consigli sul come cucinarli. Appena uscito nel 1583 ebbe uno straordinario successo tanto che in quattro anni fu ristampato cinque volte. “Pisanelli practised medicine in Bologna in the 16th century and became celebrated through the erudition shown in this work. In it is described the natural history, the usages, the qualities of fruits, liqueurs, meats, game, fish, milk, cheese, etc., and under what conditions the foods and drinks should be used” (Bitting 327).Cfr.: Westbury p. 174, n. 5; Gastronomica, 1172 per edizione del 1587. Esemplare in più che buone condizioni di conservazione ed arricchito dell’indice manoscritto in epoca antica. A good copy.

780 euro

63. BIOGRAFIE PRIME EDIZIONI MUSEOLOGIA MUSEI STORIALOCALE ROVIGO REPUBBLICA DI VENEZIA ANTIQUARIATO ANTIQUARI DIRITTO TOPOGRAFIA STORICA VENETO RARITA’

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7793_1_clipped_rev_1Zorzi Michelangelo,

Vita del signor conte Cammillo Silvestri nobile di Rovigo e padre della romana erudizione Adornata di varie osservazioni al suo Museo spettanti, e copiosa di molte altre notizie istoriche, critiche, e letterarie. Consagrata agl’illustrissimi signori Giandomenico Roncali Kr. e Domenico Cezza Regolatori, o sia Deputati della Magnifica Città di Rovigo.

In Padova, Presso Giambattista Conzatti, 1720

In 4° (23,5×16.5 cm); (8 compresa antiporta con ritratto a piena pagina del Conte Camillo Silvestri), 144, (8) pp. Legatura in piena pergamena con titolo manoscritto da elegante mano coeva al dorso (una piccola mancanza della pergamena all’angolo interno alto del piatto anteriore). Esemplare all’interno in ottime condizioni di conservazione. Prima ed unica rara edizione di questa biografia scritta dal letterato vicentino Michelangelo Zorzi, dedicata al celebre giurista, letterato, Socio dell’Accademia degli Incogniti, fra i più importanti personaggi di Rovigo del suo tempo, il Conte Camillo Silvestri (Padova 14 giugno 1645 – Rovigo 6 gennaio 1719) che fu anche uno dei più grandi esperti d’antiquariato del suo tempo. Silvestri si laureò a Padova in diritto civile e canonico il 6 marzo 1663. Il 15 dicembre 1672 fu inserito all’interno del Magnifico Consiglio rodigino e venne eletto regolatore per diversi anni di seguito. Ma le sue cariche pubbliche furono innumerevoli: presidente del consorzio di Campagna Vecchia, Sovrintendente a molti luoghi pii, Provveditore alle Vettovaglie; Revisore dell’estimo del territorio di Rovigo e Ambasciatore presso il doge e il Senato veneto. Fu proprio la Repubblica di Venezia a concedere a lui ed ai suoi discendenti il titolo di Conte e l’esenzione dai tributi feudali (questo anche per onorare due dei suoi figli morti in una battaglia navale contro i turchi nell’Egeo). Nel campo della cultura, importantissimo fu il suo contributo alla formazione e Museum Silvestrianum Rhodiginummiglioramento della collezione antiquaria del Museo di Rovigo dove confluì il suo celebre “Museum Silvestrianum Rhodiginum”. Silvestri è anche ritenuto un anticipatore della topografia storica moderna. Prima ed unica rara edizione in buone-ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: IT\ICCU\NAPE\010747.7793_3_clipped_rev_1

800 euro

64. TRIESTE ARCHELOGIA INDUSTRIALE FOTOGRAFIA ALBUM FOTOGRAFICI STORIA LOCALE MODA STILE LIBERTY INTERNI COMMERCIALI

IMG_1387_clipped_rev_1   IMG_1388_clipped_rev_1IMG_1389_clipped_rev_1IMG_1390_clipped_rev_1IMG_1398_clipped_rev_1IMG_1395_clipped_rev_1IMG_1381_clipped_rev_1

Senza autore (Carlo Wernigg ?)

Società Adriatica Ferramenta e Metalli. Sede Trieste.

S. luogo (ma Trieste), S. data (ma 1900 circa)

In oblungo (32×26 cm); 38 cc. Legatura coeva editoriale in piena tela con titolo impresso in oro al piatto anteriore. La legatura è realizzata con un bel cordone coevo in tessuto rosso e marrone, attorcigliato. Ogni foglio contiene una fotografia d’epoca di grandi dimensioni, tutte di ottima qualità e pregevole stile. Il magnifico album riporta sotto ogni fotografia la didascalia della scena ritratta, scritta a mano da mano coeva. Si vedono così la “Sala delle sedute; Direttore A. Jungl.; vari altri impiegati; nei loro rispettivi uffici; Magazzino reparto articoli da cucina; Magazzino Mostra mobili da cucina; Mezzanino Reparto articoli da casa in metallo; Mezzanino Reparto mobili di metallo; Hangar Spedizioni postali; Hangar reparto ritiri merci e calcolazione; V. S. Caterina pianoterra, Reparto articoli tecnici; V. C. Caterina pianoterra Articoli da bagno; Corso pianoterra Mostra mobili da giardino; Corso pianoterra Mostra ordigni da meccanico; Corso pianoterra scala conduce al mezzanino; Corso pianoterra destra reparto articoli per costruzioni; Piano terra reparto finimenti per porte e finestre; V. San Lazzaro pianoterra sinistra Articoli per carrozzieri; V. San Lazzaro piano terra destra Articoli perIMG_1394_clipped_rev_1 navigli; Cortile entrata S. Lazzaro; Magazzino sotterraneo V. S. Caterina articoli tecnici; Magazzino sotterraneo Corso Deposito ordigni; Magazzino sotterraneo Corso Deposito Finimenti; Magazzino sotterraneo via San Lazzaro Deposito merci di ghisa; Via Carducci Interno; Via Carducci deposito stufe; Via Molingrande 24 Piano I; Facciata Via Carpison – S. Francesco; Via Carpisan 18 Interno destra. Le foto ritraggono gli interni e l’arredamento degli spazi della ditta con gli inservienti al lavoro. La Società Adriatica Ferramenta e Metalli di Trieste, fu uno delle più grosse ed importanti attività commerciali della Trieste degli inizi del novecento. Nata in origine come ferramenta e metalli di Carl Greinitz Neffen, questa rinomata attività commerciale cambierà poi, il nome, agli inizi del novecento, in Società Adriatica Ferramenta e Metalli. L’autore delle foto è anonimo anche se potrebbe trattarsi, con ogni probabilità di uno dei primi lavori di Carlo Wernigg, fotografo professionista triestino che nel 1932 partecipa, assieme a trentacinque fotografi professionisti di Trieste, Venezia, Trento, Fiume, Padova, Gorizia, Pola e Udine, alla Prima Mostra Fotografica Triveneta, inaugurata da S.A.R il duca Amedeo d’Aosta, esposta nel mezzanino del Palazzo ex Greinitz in via S. Caterina 1. Specializzatosi in fotografia industriale, Carlo Wernigg collaborò con diverse celebri riviste come Emporium e Domus. Lo stesso comune di Trieste gli commissionò la documentazione delle trasformazioni architettoniche che coinvolsero il tessuto cittadino triestino. Fra le altre cose, è da ricordare come lo stesso Carlo Wernigg fu dipendente della “Ferramenta e Metalli Carl Greinitz Neffen” cosa che rende ancor più probabile l’affidamento a Wernigg, fotografo in ascesa (nel 1915 aveva già vinto il premio de ritratto femminile del “Corriere fotografico di Milanmo”), della realizzazione di quest’album fotografico. Rarissimo.

660 euro

65. AMERICA GERUSALEMME NAPOLI ROMA VENEZIA STORIA NUOVO MONDO SCOPERTE VIAGGI USI E COSTUMI

 IMG_7935_clipped_rev_1Zappullo, Michele,

Historie di quattro principali città del mondo, Gerusalemme, Roma, Napoli e Venetia. Sommariamente descritte da Michele Zappullo napolitano, Dottoe di Leggi. Nelle quali, con ordine di tempi, si trattano le cose piu notabili quiui, & in altri paesi avvenute. Aggiuntovi un compendio dell’istorie dell’Indie, & anche le tavole astronomiche, per maggior documento de lettori. Con la tavola de’ capitoli che si contengono nell’opera.

In Vicenza, appresso Giorgio Greco, 1603

In 4°; (16), 449 (i. e. 439), (1) pp. Bella ed elegante legatura settecentesca di recupero in piena pelle con dorso a 4 nervi. Ai piatti doppia cornice in oro e a secco e quarti di ventaglio ai quattro angoli in oro. Al centro dei piatti elegante fregio IMG_7934_clipped_rev_1ornamentale in oro. Antico restauro al margine basso bianco del frontespizio con piccola aggiunta di carta. Qualche lievissimo restauro all’angolo esterno basso di una quindicina di carte, del tutto irrilevante. Un leggerissimo alone al margine basso di una ventina di carte mai intenso e del tutto irrilevante e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione ed in bella legatura. Saltate le p. 270-279; le p. 402-403 erroneamnete numerate 382-383. Una mano settecentesca ha corretto i numeri delle pagine errati ed anche, in alcune pagine, l’intestazione errata della stessa. Marca tipografica dello stampatore Giorgio Greco al frontespizio. Seconda non comune edizione dopo ma IMG_7936_clipped_rev_1prima per numerose aggiunte dedicate al nuovo mondo, la prima edizione uscì nel 1598, una terza edizione uscì a Napoli nel 1609 sempre per i torchi di Carlino e Pace che pubblicarono anche la prima edizione, di questa interessante opera storica dedicata a Gerusalemme, Napoli , Roma e Venezia, opera del noto storico Michle Zappullo (a volte anche riportato come Zappulli). Scrive John A. Marino nel suo noto studio dedicato alla cultura barocca napoletana “Becoming Neapolitan: Citizen Culture in Baroque Naples”: According to Zappullo, whereas Jerusalem was sacred to the Jews, .. Rome was the seat of the gentile …. Naples on the other hand proved to be the first city of Europe converted to Christianity and the refuge of Christianity during the persecution of the primitive church, and since then has remained steadfast in its ancient faith. … And with the passing of 1600 without an end to the world, Zappullo’s subsequent editions were able to expand his argument to the spread of Christianity to the Venetians and to the people of the New World.” L’opera infatti contiene un importante capitolo dedicato alla storia della scoperta (con la storia delle scoperte di Colombo, Cortez e Pizzarro) e dell’infiltrazione europea nelle Americhe nella quale però vengono menzionati anche il Canada. In questa seconda edizione, oltre al sopracitato capitolo dedicato alle Americhe, Zappullo aggiunse anche una parte completamente dedicata a Venezia. Un ultimo capitolo capitolo è dedicatoIMG_7937_clipped_rev_1 all’astronomia con la riproduzione di diverse tavole astronomiche. La descrizione degli abitanti del Nuovo Mondo tradisce a volte i tipici preconcetti cattolici e così, infatti, Zappullo, rimpiange la storia americana precedente a Colombo. L’autore accusa gli indiani, uomini e donne, di essere crudeli, bestiali, traditori, insensati, ignoranti, incostanti e ladri. Descrive, ad esempio le pratiche dei sacrifici umani dichiarandole tipiche di tutto il continente americano e non dei soli aztechi del Messico. Zappullo sosteneva anche come la sodomia fosse così comune tra gli indiani che gli uomini sposavano altri uomini ed uno dei due recitava la parte di moglie svolgendo tutti i compiti solitamente assegnati alle donne. Arrivò a sostenere che gli “indiani” mancassero tutte le cose necessarie al benessere umano, come il grano, il vino e le olive, mulini, bestie da soma e ferro. Secondo Zappullo, questi non erano stati in grado di elaborare pesi, misure o numeri, non avevano la musica o delle lettere e nessuna delle arti liberali. Seconda edizione ma prima a contenere i capitoli dedicati all’America ed a Venezia. Rif. Bibl.: BM STC It. C17th. p. 976; Alden 603/122; Sabin 106254.IMG_7933_clipped_rev_1

500 euro

66. DONNE AMORE SENTIMENTI CICISBEI CONVULSIONI CURIOSITA’ PRIME EDIZIONI

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Pirani Giovanni,

Le convulsioni delle signore di bello spirito di quelle che affettan letteratura e dell’altre attaccate dalla dolce passione d’amore, malattia di questo secolo. Con l’Anatomia di alcuni Cuori, e Cervelli di esse. Del Signor Dott. Giovanni Pirani di Cento.

In Venezia, Nella Stamperia Graziosi a S. Appolinaire, 1789

In 4° piccolo; XVI, (1), 17-94 pp. Brossura muta azzurra coeva. In barbe. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Antica firma d’appartenenza “Ex libris Mei Hyacinthi Castoldi”. Prima edizione di questa curiosa opera del noto avvocato centese, Giovanni Pirani. L’opera è una curiosissima monografia dedicata a «cicisbei, damerini ed amatori languenti [.], delizia delle signore, onnipotenti nel regno di Cupido» come scritto a pagina VIII nella quale vengono analizzati i sentimenti femminili da un punto di vista maschile, prima fra tutto l’amore, sentimento femminile per antonomasia con il quale la donna strega l’uomo. L’autore vede nelle convulsioni femminili, una causa diretta della sensibilità femminile, assai superiore a quella maschile, senza cogliere gli aspetti medici dell’epilessia. In particolare l’autore, dedica un intero capitolo a criticare e metter in guardia le donne, sui cicisbei e sui loro comportamenti indegni. Cfr. G.L. Di Mitri, Storia biomedica del tarantismo nel XVIII secolo, 151.

180 euro

67. TRAGEDIA CINQUECENTINE LETTERATURA TEATRO ESTETICA POETICA PADOVA VENEZIA STAMPATORI PRIME EDIZIONI POLEMICHE LETTERARIE CINQUECENTESCHE

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8650_1_clipped_rev_1Giraldi Giovanni Battista, Sperone Speroni, Cavalcanti Bartolomeo,

Giudicio sopra la Tragedia di Canace, et Macareo. Con molte utili considerationi circa l’arte Tragica, et di altri poemi, con la Tragedia appresso. Unito a: Canace Tragedia di M. Sperone Speroni, Nobile Padovano.

In Venetia, S. stampatore (Domenico Ferri?),1566

In 8° piccolo (14,3×10 cm); 54, (2 b.), 48 (ma 40), (1 b.) cc. Legatura seicentesca in piena pergamena floscia con titolo manoscritto da mano coeva al dorso. Nota manoscritta ottocentesca al piatto anteriore “Cavalcanti 2-50”. Alcune numeri manoscritti da mano cinquecentesca al frontespizio, ininfluenti. Grande stemma xilografico di Luigi Mocenigo, in ognuno dei due frontespizi. Iniziali xilografiche. Le c.33-40 saltate nella numerazione delle p. della pt. 2 come in tutti gli esemplari conosciuti. Alcuni leggerissimi aloni in 4 pagine, del tutto ininfluenti e nel complesso, esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. In alcuni esemplari, la tragedia Canace, precede il testo del “Giudicio”. Alcune copie presentano una variante nel titolo con “Giuditio” al posto di “Giudicio”. Il “Giudicio” è opera di G.B. Giraldi anche se a volte, è attribuita anche a B. Cavalcanti (cfr. Sperone Speroni. Canace … a cura di C. Roaf Bolonga, 1982 pp. XXIII-XXIX). L’opera non presenta lo stampatore ma l’STC Italian p. 636, attribuisce la stessa, probabilmente, ai torchi di Domenico Farri. Prima edizione del più celebre commento della più importante e controversa opera del grande scrittore e filosofo padovano, Sperone Speroni (Padova, 12 aprile 1500 – Padova, 2 giugno 1588). Nato in una celebre famiglia nobile podovana, Speroni degli Alvarotti, il padre Bernardino era archiatra di Papa Leone X, mentre la madre apparteneva alla famiglia Contarini. Considerato un bambino prodigio per le sue capacità d’apprendimento, divenne giovanissimo, a 18 anni, professore di Logica all’Università di Padova. Allievo di Pomponazzi a Bologna, ritornò a Padova dopo la morte di questi, prima per insegnare e poi, per necessità, per seguire gli affari di famiglia. Membro dell’Accademia degli Infiammati, fu l’ultimo dei “Principi”8650_2_clipped_rev_1 del quali ci rimane testimonianza scritta, succedendo alla carica ad Allessandro Piccolomini. Fu grande amico di Torquato Tasso del quale revisionò, anche, la Gerusalemme Liberata. La “Canace” è una commedia di interesse mitologico, che venne letta, per la prima volta da Giraldi, nell’adunanza dell’Accademia degli Infiammati. Come scrisse Luca Piantoni (Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Volume 93, voce dedicata a Sperone Speroni) “Canace, composta a stretto giro dall’Orbecche di Giovan Battista Giraldi tra il 9 gennaio e il 9 marzo 1541 e pubblicata la prima volta a Venezia, senza consenso dell’autore, nel 1546. L’opera, la cui rappresentazione fu impedita dall’improvvisa morte di Ruzante, che doveva esserne il principale interprete (Savarese, 1976), sollevò ben presto aspre polemiche, che si protrassero sin quasi alla fine del secolo (con i Due discorsi di Faustino Summo del 1590). Salutata con tempestivo favore da Aretino e Claudio Tolomei, come pure, successivamente, celebrata da Lodovico Dolce e Battista Guarini, essa venne attaccata, sulle prime, a mezzo di un manoscritto anonimo, datato 5 luglio 1543 e a lungo ritenuto di Bartolomeo Cavalcanti, ma da attribuire quasi certamente allo stesso Giraldi (Roaf, 1959); poi nel 1550, con il titolo di Giudizio sopra la tragedia, per i tipi di Vincenzo Busdraghi di Lucca, che vi annesse anche il testo della Canace. Speroni, sollecitato a rispondere con un’Apologia indirizzata ad Alfonso II d’Este, rimasta però incompiuta, tornò a difendersi con un ciclo di lezioni tenute, tra il 9 e il 27 dicembre 1558, nel consesso degli accademici Elevati, dove venne fatta pervenire un’ulteriore risposta, questa volta in latino e con la firma di Giraldi”. La disputa sulle caratteristiche della tragedia che prese avvio dalla “Canace” di Speroni, coinvolse la maggior parte i letterati italiani e proseguì per più di dieci anni. L’opera venne anche castigata per la sua lascivia per il modo in cui, Speroni, utilizzò il tema dell’incesto come strumento narrativo. Rif. Bibl.: Fontanini, I, p. 507. L1065; Gamba 1653.

800 euro

68. DUELLO TRATTATO DEI DUELLI VENEZIA STAMPATORI SESSA RAVANI ARMI DA TAGLIO MILITARIA CAVALIERI CAVALLERIA

8663_1_clipped_rev_1Paride dal Pozzo,

Duello, Libro de Re, Imperatori, Principi, Signori, Gentil’homini & de tutti Armigeri, continente Disfide, Concordie, Pace, Casi accadenti & Iudicii, con ragione, Exempli & Authoritate de Poeti, Hystoriographi, Philosophi, Legisti, Canonisti & Ecclesiastici. Opera dignissima, & utilissima ad tutti gli spiriti gentili.

Venezia, S. stampatore, 12 maggio 1521

In 8° piccolo (14,5 x8,5 cm); (200) cc. nn. Bella legatura realizzata tra la seconda metà del seicento ed i primissimi del settecento, con titolo manoscritto da mano coeva al dorso. Ex-libris novecentesco di Ludovico de Gobbis applicato al recto del piatto anteriore. Tagli azzurri. Piccolissima perdita di carta al margine interno bianco delle carte C1 e C2, assolutamente ininfluenti e presenti prima della stampa del volume e nel complesso, esemplare in ottime condizioni di conservazione. Xilografia di duellanti al frontespizio, iniziali xilografiche, testo in corsivo. Il nome dell’autore, Paride Dal Pozzo, si ricava dall’intitolazione a carta B1r. Il nome degli stampatori, Pietro Ravani e Melchiorre Sessa il vecchio, si ricava dall’analisi del materiale tipografico. Fra le edizioni più rare e fra le primissime edizioni in lingua italiana stampate a Venezia dell’importante opera del celebre giurista italiano, conosciuto anche con il soprannome de “Il Puteo”, Paride del Pozzo (in latino Paris de Puteo, Pimonte in provincia di Napoli, all’epoca nel Ducato di Amalfi ad un paio di miglia da Castellamare, 1410 – Napoli, 1493). Poca documentazione certa esiste sulla sua vita tanto che la maggior parte delle sue notizie biografiche arrivano da studi del sei-settecento. Per comprendere la difficoltà di ricostruire le vicende giuridiche basti ricordare cosa scrive Ennio Cortese nel Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 32 del 1986 edito da Treccani, nella voce dedicata a dal Pozzo nel tentativo di ricostruire il percorso universitario dell’autore: “il Chioccarelli (dal quale traggono Toppi, Tafuri e altri) parla di Roma, Pavia, Firenze, Bologna, Perugia; il Giannone aggiunge per errore Milano; il De Fortis preferisce Padova a Pavia; il Giustiniani, con argomentazioni imperfette, limita la rosa a Padova, Firenze e Ferrara. In realtà, le sole 8663_2_clipped_rev_1informazioni che il D. stesso offre alludono a soggiorni in Toscana e a Bologna; in questa città, d’altronde, poté udire nei primi anni ’40 tutti i suoi maestri. Ma non vi conseguì la laurea, né d’altronde il suo nome è rintracciabile altrove in alcuno degli elenchi di dottorati pervenutici. A Bologna egli compare ancora nel 1445 soltanto come “bacalarius in decretis”: il titolo, usuale nelle scuole di teologia, ma non in quelle italiane di diritto, è tuttavia esplicitamente ricordato nella riforma del Collegio dei dottori giuristi stabilita da Giovanna II nel 1428, sicché appare plausibile che il D. avesse compiuto buona parte dei suoi studi a Napoli”. Quello che è sicuro è che una volta laureato, se dalla città partenopea si era allontanato, tornò a Napoli dove ben presto, si fece apprezzare per la sua preparazione e arguzia. Qui entrò al servizio della corte aragonese e di Re Alfonso, ricoprendo diversi incarichi pubblici quali, ad esempio, auditore generale e inquisitore generale di tutto il regno. Alessandro Manzoni lo ricorda come uno strenuo oppositore della tortura come mezzo d’indagine. Fra gli incarichi che occupò c’è anche quello di “Commissarius regni” con ampi poteri per la repressione della criminalità e giudice della Vicaria intorno al 1473. Autore prolifico, scrisse diverse importanti opere, per lo più a carattere giuridico che furono molto apprezzate al suo tempo e gli portarono fama, bel al di là dei confini del regno aragonese. Dal Pozzo intuì la portata della nuova invenzione della stampa a caratteri mobili, volendo ben presto riprodurre le sue opere principali, con questa nuova tecnica. Come scrive sempre Cortese, “L’opera maggiore, il De syndicatu, rivela una formazione graduale che si colloca tra la prima stesura imperfetta, surrettiziamente sottratta all’autore e stampata con i tipi di Riessinger verso il 1473, e la redazione definitiva, profondamente rimaneggiata, apparsa nel 1485 per le cure e le spese di Francesco del Tuppo”. Fu autore anche di trattati di argomento diverso rispetto al diritto come “De Ludo” ed appunto, il noto trattato dedicato al duello, argomento di grande interesse tra quattrocento e cinquecento in tutte le corte europee. “Già Matteo D’Afflitto (In Const., I, In quaestionibus, n. 3) osserva che il De duello si ispira al duecentesco De pugna di Roffredo da Benevento, e in effetti interi passi appaiono copiati (H. Kantorowicz, De pugna, in Rechtshist. Schriften, Karlsruhe 1970, p. 270). La traduzione in volgare fu curata dal D. stesso (L. Nicodemi, Addizioni a N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 16833 p. 197) ed edita nel 1475 (Copinger) o 1476-77 (Fava-Bresciano) o 1477-78 (Indice generale degli incunaboli: indici I.G.I.); nel ‘500 apparve ripetutamente anche una traduzione in castigliano. Se il De ludo meritò una terza edizione incunabola a Pavia, per Cristoforo Cane, nel 1495, l’opera latina e volgare sul duello ebbe numerosissime stampe soprattutto nella prima metà dei Cinquecento; dell’originale latino resta oggi un ms. a Bergamo (Biblioteca civica, ? VI. 32).” (Ennio Cortese, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 32, Treccani, 1986. Edizione fra le più rare di uno dei più celebri trattati sul duello, in ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\BVEE\002357; Essling 2095; Sander 5414; Olschki Choix 1°, n° 305, V° N 5162; Heym IIa – 501.

1.200 euro

69. VENEZIA TURCHI BATTAGLIA NAVALI NAVI COMPONIMENTI VENEZIA TURCHI BATTAGLIA NAVALI NAVI COMPONIMENTI LUCCA RARITA’ BIBLIOGRAFICHE

8667_1_clipped_rev_1Lucchesini Giovanni Maria,

In Serenissimae Reipublicae Venetae de Turcarum Classe Victoriam Epinicium. Dictum in Collegio Romano, Authore Ianne Lauretentio Lucchesinio Lucensi e Societate Iesu .

Romae, Ex Typographia Ignatii de Lazaris, 1663

In 4° (22×17 cm); 19, (1) pp. Senza legatura ma nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione.8667_2_clipped_rev_1 Testatine, finalini xilografici. Dedica al cardinale Gregorio Barbarigo. Prima ed unica edizione, non comune, di questo componimento opera del noto filologo, storico e traduttore lucchese, Giovanni Vincenzo Lucchesini (Lucca, 28 giugno 1660 – Roma, 1744). Nato in un’antica famiglia patrizia, Giovanni Maria studiò giurisprudenza e matematica a Pisa, frequentando al contempo, le lezioni di letteratura di Adriano Belga e Alessandro Marchetti, quest’ultimo celeberrimo traduttore di Lucrezio. Abilissimo traduttore venne scelto dalla corte pontificia per ricoprire la carica di Segretario delle Lettere Latine del Cardinale Segretario di Stato. Clemente XII, apprezzandolo per il suo continuo ed assiduo lavoro, lo promosse Segretario delle Lettere Latine e dei Brevi ai Principi, Ufficio nel quale venne, poi, confermato anche da Benedetto XIV. La sua opera fu apprezzatissima tanto da ricevere numerose lodi dal Muratori, dal Rollin e dal Gravina. Autore di numerose orazioni di notevole valore, fu autore, anche, di alcune opere storiche di valore come la sua celebre opera dedicata alla storia della Pace di Nimega edita nel 1700. Nel componimento qui presentato celebra le vittorie ottenute dalle armate e dalla flotta delle Serenissima sui turchi. Opera assai rara.8667_3_clipped_rev_1

400 euro

70. LIPOGRAMMA FAVOLE CURIOSITA’ BIBLIOGRAFICHE PRIME EDIZIONI TEATRO BRESCIA VESTONE FAVOLA COMICA VENEZIA TEATRO ROVIGO

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8675_1_clipped_rev_1Raccolta di opere teatrali:

Orazio Fidele (ma Ciminelli Cardone Giovanni Nicola), Glissenti Fabio,Bonifacio Giovanni

L’R Sbandito sopra la Potenza d’Amore, nella quale si leggono mille , e settecento versi senza la lettera r, composta dal Sig. Horatio Fidele. L’Andrio Cioè l’Huomo Virile, Dell’Eccell. Signor Fabio Glissenti, All’Illustrissimo, & M. Reverenda Madre Suor Maria Perpetua da cha moro, Monaca Professa nel Monasterio di San Zacharia in Venetia. L’Androtoo cioè l’Huomo innocente Favola Morale

Torino, Venetia, Vicenza, 1632,1634,1634,1622

  1. Orazio Fidele (ma Ciminelli Cardone Giovanni Nicola), L’R Sbandito sopra la Potenza d’Amore, nella quale si leggono mille , e settecento versi senza la lettera r, composta dal Sig. Horatio Fidele. In Torino, Per Gio. Guglielmo Tisma, 1632. Per la prima opera: (24) cc. Una piccola mancanza di carta nell’angolo basso del frontespizio che tocca la data di stampa nel margine alto dell’angolo esterno. Esemplare uniformemente brunito e leggermente corto. Xilografia al frontespizio. Rarissima edizione stampata a Torino da Giovanni Guglielmo Tisma, forse la più rara in assoluto fra quelle stampate di questo titolo uscito per la prima volta nel 1614, con testo leggermente diverso. Le edizione che precedono questa, sono simili alla prima, mentre quelle che seguono, sono simili a questa versione di 24 carte tanto che alcuni, hanno creduto di individuare due autori differenti per le differenti versioni, tratti in inganno, forse, anche dalla presenza nell’introduzione di quest’edizione di un fantomatico autore dal nome Orazio Fidele. In realtà, seppur più breve dell’edizione originale e con alcune significative differenze all’inizio del testo, da un certo in poi, l’opera segue le parole dell’edizione del 1614 del domenicano Giovanni Nicola Ciminelli Cardone L’opera è un curiosissimo lipogramma nel quale non compare mai, nei 1700 versi, la lettera R. Biographie Universelle (Michaud) Ancienne et Moderne, Historie, par ordre alphabetique, de la vie publique et privée de tous hommes qui sont fait remarquer par leurs ecrits … Nouvenne Edition, Tome Treizieme, Paris, Chez Madame C. Desplaces, 1855, pag. 95scrive, attribuendo l’opera ad autore8675_2_clipped_rev_1 diverso “Fidele (Horatio), poete italien du 17° siecle, s’est fait connaltre par un petit livre d’une extreme rareté, intitulé: L’R sbandito, sopra la potenza d’amore, nella quale […] Turin, Guglielmo Tisma, 1633 [in realtà 1632], In-12 de 48 pag. Cet ouvrage de patience qui commense ainsi: Giove, poiche Netune, n’a réellement que quinze cent quarante-un vers, qui qu’en dise le titre; mais c’est un singulier tour de force d’avoir pu le faire aussi long dans la langin rue italienne, qui fait usage si frequent del la lettre R. Les mots Cupido et Cintia y sont partout employ’s au lieu d’Amore et de Venere. Qualques bibliographes citent, à peu près sous mème titre, un ouvrages de ce genre, comme pubblic a Naples en 1614 (voy. Cardone), ce qui pourrait faire croire que celui Fidele n’en est qu’une réimpression sous un nom imaginaire; mais l’imprimeur de ce dernier assure, en deux endroits, que l’ouvrage paralt pour la première fois: Cosa non fatta, ne caduta in mente humana fin’ hora. L’ouvrage du Napolitain était d’ailleurs beaucoup plus considérable, puisqu’ilétat in-4°, et contenait dit Toppi, molte miglia di versi (plusieurs milliers de vers)Le Père Echard, qui cite Toppi et le traduit mal, dit: Pluribus myriadis, ce qui serait beaucoup plus exagéré.”. Rif. Bibl.: IT\ICCU\TO0E\004808.

  2. Glissenti Fabio, L’Andrio Cioè l’Huomo Virile, Dell’Eccell. Signor Fabio Glissenti, All’Illustrissimo, & M. Reverenda Madre Suor Maria Perpetua da cha moro, Monaca Professa nel Monasterio di San Zacharia in Venetia. In Venetia, Appresso Tomaso Ginammi, 1634. In 12°; 165 (ma 155 i.e.), (1) pp. In buone condizioni di conservazione. Vignetta xilografica al frontespizio. Prima edizione, assai rara, di questa celebre favola del noto autore bresciano, Fabio Glissenti (Vestone in provincia di Brescia, 1542 c. – Venezia, 1615). Scrive Rosaria Antonioli in La letteratura bresciana del Seicento, rigaurdo alle opere di Glissenti: “Ciò che rese famoso il Glissenti presso i contemporanei fu l’esemplarità dei suoi personaggi semplici e incisivi, seppur presentati in una veste stilistica umile: tutte le favole hanno, come l’Athanatophilia, un carattere allegorico, sono composte perlopiù in endecasillabi sciolti, divise in cinque atti introdotti da un prologo e chiusi da una sentenza; l’insegnamento morale viene così convogliato da un andamento narrativo piano e scorrevole, nonostante la ricchezza degli intrecci”. E ancora, Antonio Fappiani nella voce dedicata a Glissenti nell’Enciclopedia Bresciana: “L’”Andrio, cioè l’Uomo virile”. In essa il demonio tenta di impedire all’Uomo il paradiso per opera del Mondo e della Pompa che vogliono dargli in moglie la Carne dotata di ricchezze e di onori. L’Intelletto dissuade l’Uomo a queste nozze e allora il demonio lo fa impazzire, tanto che con l’aiuto del senso riesce a concludere il parentado col Mondo. L’Intelletto, aiutato dalla Grazia Divina, ritorna in se stesso, distorna l’Uomo dalle compiute nozze e l’Uomo vittorioso contro il Mondo, la Pompa e la Carne, viene incoronato dalla Grazia Divina.”. Opera molto rara. Rif. Bibl.: Biblioteca nazionale Braidense – Milano – IT-MI0185, inv. 6_060001063, RACC.DRAM.0325.

  3. Glissenti Fabio, L’Androtoo cioè l’Huomo innocente Favola Morale dell’Eccell. Signor Fabio Glissenti. In Venetia, Appresso Marco Ginammi, 1634. 168 pp. In buone condizioni di conservazione. Vignetta xilografica al frontespizio. Prima edizione, assai rara, di questa celebre favola del noto autore bresciano, Fabio Glissenti (Vestone in provincia di Brescia, 1542 c. – Venezia, 1615). Scrive Antonio Fappiani nella voce dedicata a Glissenti 8675_3_clipped_rev_1nell’Enciclopedia Bresciana: “L’Androtoo, cioè l’Uomo innocente”. Il Demonio riesce a sposare l’Uomo con la Vanità, ma se ne oppongono la Coscienza e il Discorso che riescono a distoglierlo dalle nozze. La Scena è la casa del cuore di tutti. La fabula vuol dimostrare come l’Uomo, senza l’aiuto divino, non può mantenersi innocente.”. Rif. Bibl.: Biblioteca nazionale Braidense – Milano – IT-MI0185, inv. 6_060001063, RACC.DRAM.0325. Bonifacio Giovanni, Sopherotomania Favola Comica dell’Opportuno, Academico Filarmonico. Dedicata Al molto Illustre Signore Il Sig. Giovanni Rossi Cavaliere. In Vicenza, Presso Francesco Grossi, 1622. 136, (8 b.) pp. All’inizio di ogni capitolo di ogni atto è presente una curiosa vignetta xilografica. Marca tipografica xilografica al frontespizio che riprende la marca tipografica di Melchiorre Sessa con gatto che tiene in bocca un topo. Una macchiolina d’inchiostro al margine esterno bianco delle pagine 19-24, ininfluenti e per il resto in buone-ottime condizioni di conservazione. Per il nome dell’autore, Giovanni Bonifacio, cfr. Michel & Michel vol. II p. 284. Prima ed unica rarissima edizione di questa favola comica del noto scrittore, giurista e storiografo italiano della Repubblica di Venezia originario di Rovigo, Giovanni Bonifacio Giovanni Bonifacio (Rovigo, 6 settembre 1547 – Padova, 23 giugno 1635). La “Sopherotomania” fu il suo esordio letterario, favola comica in cinque atti, che venne per la prima volta rappresentata a Rovigo nel 1572 anche se per aspettare la sua prima edizione, bisogna arrivare nel 1622 quando essa venne stampata per la prima volta a Vicenza da Francesco Grossi. L’opera è interessante in quante esordio letterario di Bonifacio che poi fu autore di diverse altre opere teatrali anche se poi, l’autore è ricordato più per i suoi studi giuridici e per la sua importante opera storica “Historia Trivigiana” composta nel 1591 che gli diede la fama di uomo dotto e di storico attento. L’autore scrisse anche una curiosissima opera fantastico-utopica “La repubblica delle api” edita nel 1627 che dedicato a Urbano VIII che è considerata, assieme ad altre utopie rinascimentali, uno dei primi scritti di “protofantascienza” italiana. L’opera teatrale qui presentata è molto rara. Rif. Bibl.: IT\ICCU\BVEE\023449.

71. DIRIGIBILI DIRIGIBILE AERONAUTICA ROMA CIMAPINO VEDUTE AEREE TELA ORIGINALE DIRIGIBILE MATERIALI AERONAUTICI DIRIGIBILISTI PIONIERI DELLA REGIA AERONAUTICA FERRARA DIRIGIBILI

IMG_5995_clipped_rev_1IMG_5994_clipped_rev_1IMG_5993_clipped_rev_1IMG_5992_clipped_rev_1  IMG_5996_clipped_rev_1

Album fotografico dirigibili

Antonio Bertarini Ingegnere,

Bellissimo album con foto di dirigibili scattate Ingegnere Antonio Bertarini fatte dal Dirigibile.”Guerra coi dirigibili, Ing. Antonio Bertarini. … FERRARA …

(Roma), 1910-1918 circa

In oblungo (33×25 cm); 12 cc. di tav. contenenti 29 fotografie di vario formato. Una piccola didascalia accompagna le fotografie. Al piatto anteriore oltre la scritta con l’argomento e l’autore delle fotografie, la scritta “… Ferrara …” abilmente realizzata a mano. Il volume raccoglie fotografie (con i nomi dei dirigibili) di vari dirigibile e navicelle, conservate nell’aeroscalo di Ferrara. Alla prima pagina le foto, scattate durante una cerimonia di premiazione tenutasi nell’ottobre del 1917, riprendono diversi ufficiali della Regia Aeronautica Italiana. In una in particolare, sono riportati i nomi di tre ufficiali Pricalo, Gallotti ed il celeberrimo Castruccio, al secolo Angelo Castruccio, Medaglia d’oro al Valore Militare (04/11/1917) con motivazione: “Ufficiale di bordo di un dirigibile che aveva compiuta un’azione notturna di bombardamento sul nemico, visto che l’aeronave, colpita a poppa, in una posizione inclinata di 45 gradi, discendeva precipitosamente alla deriva, e intuito che portando un carico a prora si sarebbe reso possibile il governo del dirigibile, con sereno e cosciente spirito di sacrificio, esponendo la vita per la salvezza dei compagni e dell’aeronave, servendosi di una sottile scala metallica, saliva, nonostante l’oscurità più assoluta, dalla navicella all’involucro, aprendosi un varco nella parte inferiore; indi si trascinava carponi sopra il sottile strato di stoffa fino a prora del dirigibile, sfidando la lacerazione possibile delIMG_5990_clipped_rev_1 tessuto e la conseguente caduta. Col suo peso migliorava, così, l’equilibrio dell’aeronave, e rimanendo in tale penosa e rischiosissima condizione per circa un’ora di discesa precipitosa, permetteva al comandante di condurre l’aeronave in territorio nazionale e di atterrare. Cielo di Prosecco, 22 settembre 1917″. L’altro personaggio ritratto è l’altrettanto celebre comandante dirigibilista Carlo Gallotti (Napoli, 4 maggio 1887 – …) famoso militare e aviatore italiano, veterano della guerra italo-turca che durante la prima guerra mondiale fu comandante dei dirigibili M.9, M.12 e M.14, venendo decorato della Medaglie d’argento al valore militare. Si legge da wikipedia che Gallotti “Promosso tenente, frequentò il 1º Corso di costruzioni aeronautiche a Roma, e passò in servizio sui dirigibili nel 1912. Partì per combattere in Libia nel corso della guerra italo-turca, volando come pilota sui dirigibili P.2 e P.3,[1] e ottenendo il brevetto di ufficiale di bordo di dirigibile a Tripoli il 23 dicembre dello stesso anno. Promosso capitano nel 1915, durante il corso della grande guerra fu pilota dei dirigibili P.4, M.3 e M.9. Promosso maggiore nel 1917, fu comandante dei dirigibili M.9, M.12, del Cantiere dirigibili, del dirigibile M.14, e del IV Cantiere e del Gruppo sezione dirigibilisti dell’Aeroporto di Ferrara-San Luca. Al termine della guerra risultava decorato di Medaglie d’argento al valor militare”. Le foto furono scattate dall’ingegnere Antonio Bertarini, noto ingegnere aeronautico italiano e medaglia al Valore Civile nel 1941 in quanto il 3 gennaio 1941-XIX, in Gerola Alta (Sondrio) “Avvertito che tre operai, in alta montagna, erano stati travolti da una valanga, organizzava una squadra di soccorso e raggiunto il luogo della sciagura, dirigeva le lunghe e difficili operazioni che portavano al disseppellimento ed al salvataggio di due dei sinistrati. Esempio ammirevole di slancio generoso e di ardire”. Le legende delle foto sono chiosate da bellissima grafia coeva, in bianco. Dopo la foto con l’adunanza nell’hangar con i ritratti dei dirigibilisti seguono foto con: il montaggio dell’hangar a Ferrara, S. A. R. il il Duca di Bergamo in visita all’Aeroscalo di Ferrara (luogo di costruzione dei dirigibili), il Dirigibile Esploratore, Navicella attrezzata per incursione, Interno della Navicella D. M. 15., Venezia vista dal dirigibile, Manovre d’ingresso in Hangar, Il dirigibile V. 5., La vedetta all’Hangar, Marinai al lavoro dei campi, Il dirigibile Esploratore, La poppa del D. F. 5, L’Esploratore,Pezzi antiaerei dell’aeroscalo, Il D. F. 5 nell’Hangar di Ciampino, Dall’F.5 veduta del dirigibile V. 2. in volo, L’atterraggio, La Partenza, Preparativi per l’uscita delle navi volanti. Magnifico insieme di rarissime fotografie di interesse aeronautico legate alla storia dei dirigibili che servirono la Regia Aeronautica Italiana, durante la Prima Guerra Mondiale. Esemplare in ottime condizioni di conservazione.IMG_5991_clipped_rev_1

750 euro

72. ARTIGLIERIA MANOSCRITTI TORINO PIEMONTE GENOVA CANNONI PESI E MISURE ARTIFICIERI ARTIGLIERI STRATEGIA BELLICA

IMG_6068_clipped_rev_1  IMG_6074_clipped_rev_1 IMG_6076_clipped_rev_1IMG_6078_clipped_rev_1IMG_6075_clipped_rev_1 IMG_6079_clipped_rev_1

IMG_6073_clipped_rev_1Anonimo,

Raccolta di Varie cose spettanti all’Artiglieria necessaria per la Campagna in Torino Luglio 1949.

S. luogo (ma probabilmente Genova), 1749.

In 8° piccolo (16×10,5 cm); (2 b.), (2), 123, (1), pp., 123-141 cc., (7), (7 b.) pp. Il volume presenta 17 tavole a piena pagina finissime realizzate a china con il cartiglio integrato da bella grafia in corsivo settecentesco. Le tavole sono talmente fini da sembrar essere state realizzate tutte a stampa ma ad un’attenta valutazione, si nota, in molte, la presenza di una sottilissima traccia di matita sottostante le tavole stesse. La maggior parte delle tavole, se non la totalità (a parte il frontespizio), sono realizzate interamente a mano. Frontespizio architettonico a stampa con cartiglio manoscritto. Legatura coeva in piena pelle con doppio filetto ai piatti. Titolo e fregi in oro al dorso, in buona parte sbiadita. Tagli rossi. Piatti interni foderati con bellissima carta marmorizzata coeva e con cornice in oro ai margini. Tutto il testo è incorniciato, le tavole in cornice a doppio filetto. Due note manoscritte antiche alle due prima pagine bianche. La seconda delle quali, in particolare, datata 1882, riporta numerose utili indicazioni: “Nella Biblioteca di S. A. R. il Duca di Genova trovasi altra Copia col n° 438 IMG_6067_clipped_rev_1del 1741 la quale salvo maggior sesto (?), la diversa paginazione e la mancanza della tavola sella pag. 132. è a questa identica”. La mancanza della tavola numero 132 nella versione del Duca di Genova che contiene la descrizione del “Laboratorio dei Bombisti”, fa propendere per l’idea che l’opera originale non sia quella conservata, ancora nel 1882, nella Biblioteca del Duca di Genova. Curiosa anche la nota che cita il manoscritto appartenete al Duca di Genova, come datato 1741. Data l’altissima qualità realizzativa, dal fatto che una copia datata 1741 è nelle mani del Duca di Genova, fa propendere per l’ipotesi che colui che compose il manoscritto o i manoscritti, doveva essere un alto funzionario di corte dell’epoca su commissione di qualche alto comandante dell’artiglieria. Noi possiamo dire con una certa sicurezza che la zona di produzione sia sabauda. Questo, direi che è indubitabilmente dimostrato dal fatto che nel capitolo che porta il nome “Misure di diversi paesi ridotte alla nostra misura” si parla di Libra Romana o di Piemonte confrontandolo anche col la libra genovese ed in un punto precedente si parla di Piede Liprando, tipica misura piemontese confrontandola con tutte le altre misure italiane ed europee. Ricordiamo che dal 1742 Genova era IMG_6070_clipped_rev_1sotto l’influenza austriaca e dal 1743 alleata di Francia e Spagna, quindi si era allontanata dagli austriaci, con la firma del trattato di Worms anche se formalmente, la dichiarazione di guerra allo stato sabaudo avviene solo nel 1745. Negli anni susseguenti vi furono conquiste di Genova da parte degli austriaci, poi ribellioni, poi di nuovo conquiste, quindi il fatto della presenza di una copia nella biblioteca del Duca di Genova non sembra essere risolutiva della nascita del manoscritto nella zona genovese. Non sapendo se il titolo sia proprio lo stesso e venga citata anche nell’altra copia “La campagna in Torino Luglio 1749” noi crediamo che il manoscritto sia stato compilato in pochissime copie (probabilmente tenuto anche segreto, visto il contenuto) e distribuito ai più alti militari dell’artiglieria piemontesi che avrebbero preso parte, tra il 1741 ed il 1748 alla Guerra di Successione Austriaca e da qui anche l’intestazione, “per la Campagna in Torino”. Le date 1749 e 1741 sui due manoscritti (ma ripetiamo che non abbiamo potuto vedereIMG_6072_clipped_rev_1 l’altra copia con la data del 1741) certamente creano dei dubbi anche tenendo conto che la Guerra di Secessione Austriaca termina nel 1748. Le bellissime tavole che adornano l’opera, rappresentano: Artiglieria di Campagna in Marchia; Parco d’Artiglieria di Campagna; Artiglieria di Campagna in una Battaglia; Artiglieria di Campagna in una Battaglia; Artiglieria di Campagna in una Battaglia; Parco d’Artiglieria per un Assedio; Ponte di Barche; Machine per condurre l’Artiglieria in Montagna; Laboratorio de Bombisti; Batteria di 4 Pezzi; Batteria con Spaleggiamenti; Batteria a palle morte; Profilo del prospetto d’una Batteria interrata sopra lo spalto, Modo Colligare la terra con e fascine nel formar li parapetti; Parapetti, o merloni di sacchi a terra e sacchi a lana; Mine e Contromine (sotterranee); Batterie in un Assedio (sotterranee); Figure per prendere la distanza d’un sito all’altro”. Il manoscritto contiene capitoli dedicati al modo di muovere l’artiglieria, il modo di formare artiglieri, come scegliere i cavalli, il corpo di guardia, il corpo di guardia dei cannonieri, distribuzione dell’artiglieria sul campo di battaglia, la riserva dell’artigliere, IMG_6077_clipped_rev_1obblighi del comandante, le osservazioni nelle vittorie, osservazioni per gli assedi offensivi, scelta dell’attacco, le possibili grosse difficoltà sul campo e come risolverle, il sito per il laboratorio del bombista, osservazioni per il direttore del laboratorio, modo di piantare le batterie, il modo di condurre i cannoni ed i mortai sopra le Batterie, le precauzioni nelle sortite tanto favorevoli che contrarie, del modo di piantare le Batterie in breccia, in che modo debba agire l’artigliere in caso d’assalto, osservazioni sulla resa di una piazza, stato di quanto resta necessario per un assedio con 60 cannoni, quanto resta necessario per condurre l’artigliere in montagna, le munizioni come farle e portarle, del necessario per la composizione de fuochi da guerra, delle batterie dei cannoni, delle batterie dei mortai, misure e numeri di una batteria di cannoni, modo di stabilire la distanza da un luogo ed un altro, note della ferramenta per la costruzione di un affusto, peso dell’affusto, ferramenta per la produzione di cannoni e anche dei mortai con i loro diversi calibri, barche per portare cannoni, come fare un ponte di barche, misura, peso e qualità della canapa per costruire le corde da usare per i cannoni, misure di diversi paesi ridotti alla nostra libra (Libra Romana o Piemontese), delle misure in assedio. Bellissimo manoscritto di artiglieria inedito, legato alla corte sabauda, illustrato da belle tavole.

73. ORNITOLOGIA VENATORIA CACCIA FRINGUELLI PRIME EDIZIONI RARITA’ BIBLIOGRAFICHE ROANA VICENZA VENETO CIMBRI LINGUA CIMBRA

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Fabris Giovanni Giambattista,

Fringuillae educandae ratio. La educazione dei fringuelli.

Padova. Seminario, 1817.

In 8° grande (22,3×14,5 cm); 38 pp. Nel nostro esemplare non sono mai state aggiunte la carta bianca alla fine del volume. Brossura editoriale con titolo in nero al piatto anteriore e ricche cornici xilografiche ai due piatti. Al piatto anteriore sono presenti luogo di stampa, stampatore ed anno di stampa. Qualche lievissima traccia del tempo ai piatti, qualche leggerissimo foxing in poche pagine e per il resto esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Testo in latino e italiano. Prima rara edizione della “fringuelleide” scritto del noto intellettuale veneto originario di Roana in provincia di Vicenza, Giovanni Battista Fabris (Roana 1761 – Padova 1817) fra i massimi esponenti della cultura cimbra. Entrato in Seminario a Padova, finì gli studi a Padova dove divenne prestigioso insegnante di lingue nel seminario di Padova. Sul sito della Cultura Cimbra di Roana si legge: “Ogni anno Giambattista Fabris veniva a caccia al suo paese, dove aveva un “roccolo” sul colle del Khèstelle, da lui chiamato “luce degli occhi miei e gloria straordinaria della caccia”. Il suo poemetto dimostra un grande attaccamento al mondo vegetale, animale, umano di Roana e dell’altopiano. La sua poesia non era accademica e convenzionale, ma “frutto di un autentico batticuore” (Ferdinando Bandini). Giovanni Battista Fabris morì a Padova nel 1817 e fu celebrato a Roana nel 1882 con una grande festa organizzata dal Comune, festa che ha visto convenire gente e autorità di tutto l’altopiano. In quella occasione fu posta nella chiesa parrocchiale di Roana una lapide commemorativa che IMG_6058_clipped_rev_1andò distrutta durante la grande guerra […]. Giovanni Battista Fabris è stato anche l’autore della traduzione in lingua cimbra del Catechismo Napoleonico, stampato dal Vescovo di Padova nel 1812 per la comunità dell’altopiano. Si tratta di un testo prezioso, ritenuto dagli esperti austriaci e tedeschi, una testimonianza molto più viva e interessante rispetto alle traduzioni cimbre dei catechismi dei secoli precedenti (Wolfgang Meid).”. Il “Carmen” è un dotto componimento che tratta del fringuello da “richiamo” nel quale l’autore descrive, però, l’uccellino ed il suo ambiente con conoscenze ornitologiche e botaniche, fuori dal comune, conoscenze nate, più che sui libri, nella frequentazione assidua ed ammirata della natura nei colli intorno a Roana nei quali, l’autore era solito recarsi appena poteva staccarsi dagli impegni padovani accompagnato nelle sue gite venatorie dall’amico Dianin che lo stesso Fabris, incaricò di curare la traduzione italiana. Questa prima edizione è rarissima come scrive lo stesso Ceresoli nella sua bibliografia sulla caccia “Bibliografia delle opere italiane, latine e greche su la caccia, la pesca e la cinologia…” pur citando la sola seconda edizione, in quanto mai in grado di vedere la prima: “Prima e introvabile edizione del poemetto latino, con la traduzione italiana del Prof. Dianin, di Padova, stampato nel 1817, subito dopo la morte dell’autore, che alla pubblicazione di questa sua fatica aveva posto la condizione che essa fosse accompagnata dalla traduzione italiana fatta dall’amico suo Dianin, affinchè gli uccellatori ignari di latino avessero potuto trarne profitto. Non ci è nota questa prima edizione, rarissima fin dal 1834, e pertanto ancor più oggi.” (Ceresoli, 239). Assai rara. Rif. Bibl.: Ceresoli 239 che lo cita ma non lo ha mai visto.

74. SVIZZERA COSTUMI POPOLARI PRIME EDIZIONI CANTONI SVIZZERI PINELLI SWISS ZURICH BERNA LUCERN

IMG_6061_clipped_rev_1IMG_6062_clipped_rev_1IMG_6063_clipped_rev_1 IMG_6065_clipped_rev_1IMG_6064_clipped_rev_1

Pinelli Bartolomeo,

Raccolta di quindici costumi li più interessanti della Svizzera, Disegnati, ed incisi all’acquaforte dal Bartolomeo Pinelli Romano,

In Roma, Presso Luigi Fabri, Via Borgognana N° 66, S. data (ma 1813)

In 4° (27×20 cm); (1 b.), 16 cc. Brossura coeva muta. Qualche minimo ed ininfluente foxing (tipico di tutti gli esemplari conosciuti) e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Prima ed unica edizione di questa raccolta di costumi svizzeri, incisa dal celeberrimo incisore, ceramista e pittore Bartolomeo Pinelli (Roma, 20 novembre 1781 – Roma, 1º aprile 1835) celebre per le illustrazioni di costumi popolari italiani ed europei. A lui si devono anche le illustrazioni di numerosi classici della letteratura come opere di Dante, Virgilio, Ariosto, Tasso, Cervantes e Manzoni. La sua opera oltre all’indiscutibile valore artistico è considerata di enorme importanza per il suo valore etnografico ed antropologico per la ricchezza di particolari con la quale l’autore delineò le sue tavole di costumi. Riconosciuto maestro dell’illustrazione, fu anche insegnante di una generazione di illustratori fra i quali il celebre illustratore goriziano, Giuseppe Tomiz. In particolari i costumi romani e svizzeri sono considerati come una delle sue opere più importanti. Il suo stile neoclassico segnò l’arte italiana della prima metà dell’ottocento. Nato a Roma nel quartiere Trastevere il 20 novembre del 1781, era figlio di un nuovo modellatore di statue devozionali che lo introdusse all’arte della modellazione della ceramica anche se ben presto dimostrò la sua abilità nell’arte dell’incisione, del disegno e della pittura. Una volta appurata l’abilità di Pinelli, il giovane ragazzo venne iscritto all’Accademia di Belle Arti di Bologna in quanto al città si era qui trasferita nel 1792. Nel 1799 tornò a Roma e si iscrisse all’Accademia di San Luca a Roma. Fu proprio dal 1799 che iniziò una collaborazione con Franz Kaisermann dipingendo le figure delle sue celebri vedute. Questa esperienza lo segnò profondamente dandogli la possibilità di pensare ai personaggi inseriti inseritiIMG_6060_clipped_rev_1 in un contesto e non come semplici figure. A partire da questo anno iniziò a lavorare e raccogliere immagini di costumi raccolti dal vivo fra le campagne romane, realizzando quello che sarebbe, poi, diventato nel 1807, nell’Album di trentasei acquerelli di Scene e Costumi di Roma e del Lazio che ne sancì il successo. Nel 1809 pubblicò la sua prima serie di incisioni dal titolo “Raccolta di cinquanta costumi pittoreschi incisi all’acquaforte”. Nonostante il suo successo in vita ed il numero enorme di opere che realizzò, nel 1835, morì povero. L’opera qui presentata è una delle sue più celebri e presenta, oltre un frontespizio inciso, 15 magnifiche tavole di costumi ognuna con un cartiglio sottostante che li descrive. Fra le tavole: Costume del Paese di Zug, Donna del Cantone di Zug, Donna del Cantone di Lucerna, Costume del Cantiere di Berna, Donna del Cantone di Schwith, Costume del Cantone di Schaffhousen, Donna del cantone di Bade, Donna del Cantone di Fribourg, Donna del costume di Zurich. Opera non comune ed in buone-ottime condizioni di conservazione.

450 euro

75. JUDAICA LINGUA EBRAICA LINGUISTICA EBREI GRAMMATICHE PROPAGANDA FIDE ORIENTALISTI

IMG_4550_clipped_rev_1  IMG_4549_clipped_rev_1Bouget Jean,

Grammaticae hebraeae rudimenta ad usum collegii urbani de propaganda Fide. Concinnata a Joanne Bouget Salmuriensi in eodem Collegio Linguae Sanctae lectore. Editio tertia.

Romae, Typis Sacrae Congregationis de Propaganda Fide, 1740

In 8° (118×11,7 cm); (8), 184 pp. Legatura coeva in piena pergamena molle. Stemma xilografico al frontespizio. Tagli spruzzati. Un piccolo tarletto nel margine bianco del volume mai fastidioso o importante e nel complesso, esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Terza edizione, anche se in realtà è conosciuta solo un’altra edizione antecedente questa, edita sempre dalla Propaganda Fide nel 1717, di questa celeberrima grammatica ebraica compilata dal noto professore francese, Jean Bouget (1692-1775) a lungo insegnante di lingua greca ed ebraica nell’ “Accademia Salmuriense”. L’opera è scritta in ebraico e latino. Bouget, nato a Saumur, da una famiglia di umili origini, il padre era un barcaiolo, fu uno degli orientalisti più apprezzati della prima metà del settecento. Fine conoscitore e traduttore dall’ebraico (oltre che dal greco), le sue grammatiche rappresentarono uno dei testi base dell’insegnamento della lingua ebraica nel corso di tutto il settecento. Rif. Bibl.: IT\ICCU\TO0E\041565.IMG_4548_clipped_rev_1

200 euro

76. CRIMEA UCRAINA RUSSIA LEGATURE BOLOGNA BROSSURE STAMPATORI STORIA PRIME EDIZIONI

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Beccatini Francesco,

Istoria della piccola Tartaria, penisola di Crimea, e circonvicine provincie. Con una esatta descrizione delle medesime; usanze, costumi, produzioni, e vicende fino a nostri tempi. Data per la prima volta alla luce da Francesco Becattini ac. Ap. Professore di Geografia e d’Istoria.

Napoli, Nella Stamperia di Domenico Pianese, A spese di Michele Stasi, 1783

In 8°; (2 b.), (2), 102, (2 b.) pp. e una grande c. di tavola della Crimea più volte ripiegata. Qualche lieve traccia di foxing, dovuta alla qualità della carta e nel complesso, in buone-ottime condizioni di conservazione, ancora in barbe e in bellissima ed importante brossura coeva. La magnifica legatura coeva in brossura in bianco e amaranto con motivi floreali e intarsi, è firmata nel margine esterno dall’autore della stessa, quel famoso Carlo Bertinazzi, che a Bologna, nel 1760, fondò una notissima ditta di carta per per rilegare i libri, per avvolgere i mazzi di fiori, per il retro delle carte da gioco, per le pareti delle case, per rivestire mobili e scatole ed altri vari servizi. La ditta stampava in Via Venezia (oggi via Caduti di Cefalonia 3-5) al numero 1749-1750 fino alla seconda metà dell’ottocento. A Carlo Bertinazzi, susseguì il nipote, Carlo Bruera che già verso gli anni 80′ del settecento, aveva iniziato a lavorare con Carlo che aveva cambiato il nome della ditta in “Fabbrica dell’antica Ditta cantante Carlo Bertinazzi e Nipote”. Carlo Vittorio Bertinazzi era originario di Torino dove nacque nel 1731. Intorno al 1750 era Parigi dove aveva raggiunto lo zio attore, Carlo Antonio Bertinazzi (1710-1783) che era in Francia, una vera e propriaIMG_3814_clipped_rev_1 celebrità come uno dei più grandi interpreti di Arelcchino nella Commedia dell’arte. Fu qui che Carlo Vittorio apprese l’arte tipografica, specializzandosi nei papiers peints che all’epoca, era un’arte in forte ascesa in Francia ma ancora poco conosciuta in Italia. Come scrive G.P. Tomasina nella sua monografia “All’uso di Francia” dalla moda all’industria. Carte decorate, papier peint e tessile stampato nel sec. XVIII: la Bottega Bertinazzi (Bologna 1760-1896)”, Bologna, 2001, pp. 150-151: “La piccola arte del dipingere le carte a fiori, a drappo, a marmo e in tutte le fogge ‘alla francese’ porta infatti a Bologna un’abilità fino ad allora ignorata, proprio negli anni in cui l’illusione di una bellezza altrimenti inaccessibile segna l’età d’oro del papier peint in Europa. Inserendosi nella produzione italiana vasta ed articolata di questo settore, la bottega Bertinazzi replica le novità che giungono d’oltralpe, ovvero carte decorate di ogni tipo, marmorizzate, dorate, goffrate, silografate, a colla…”. Le brossure identificabili a Bertinazzi direttamente su libri, sono pochissime. Prima rara edizione di questa celeberrima storia della Crimea, una seconda edizione, uscì nel 1785, lavoro del celebre poligrafo, storico e giornalista, Francesco Becattini (Firenze, 1743 (?) – Livorno, 1813). Poco si sa della sua vita, tanto che alcuni dati sono ambigui e discordanti. Quello che si sa è che fu un poligrafo di inesauribile vitalità, pubblicando numerosissime opere. Sicuramente si sa che fosse un uomo dagli scarsi mezzi finanziari e che scrivere, per lui era un mezzo per sostenersi. Le sue descrizione storiche sono spesso IMG_3815_clipped_rev_1ricche anche di narrazioni di fatti curiosi, scandali e misteri nella descrizione dei quali, la sua vena letteraria, si esprimeva in tutto il suo potenziale. Proprio le difficili condizioni economiche lo portarono a cambiare spesso città e a scrivere dei temi più disparati, oltre a collaborare con diversi giornali. Come narra, Gian Franco Torcellan nella voce dedicata a Beccatini, nel Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 7 (1970): “Tra il 1782 e il 1783, dunque, il B. dovette lasciare senza troppi indugi la Toscana, e finì per stabilirsi poi a Napoli. In questa città usciva infatti in quell’anno una sua compilazione storico-geografica, la Storia della Piccola Tartaria, penisola di Crimea ed altre provincie circonvicine, per le stampe del Pianese; l’opera, di discreta fortuna, ebbe una seconda edizione, che è quella più comunemente nota e diffusa, pubblicata a Venezia nel 1785 col titolo di Storia della Crimea, Piccola Tartaria ed altre provincie circonvicine soggetto delle recenti vertenze tra la Russia e la Porta Ottomana, con un esatto ragguaglio delle usanze, costumi di que’ popoli, ultime loro vicende e produzioni del paese inservienti al commercio d’Europa. La piatta andatura della compilazione era interrotta soltanto nel finale dell’opera, nel quale si esprimeva una sentita partecipazione all’avanzata vittoriosa di Caterina II. Curiosamente, accanto al titolo da lui sempre ambito e prodotto su tutti i frontespizi di “accademico apatista”, in quest’operetta il B. si designava, non sappiamo su quale base concreta, “professore di geografia e di storia nella sua patria”. L’opera rappresenta una dei primi testi italiani, dedicati in modo monografico alla Crimea e alla sua storia, alla presenza dei Tartari, dei Cosacchi, alle guerre e dominazioni che si sono susseguite, nel corso dei secoli. Prima rara edizione in importante brossura coeva. Rif. Bibl.: IT\ICCU\UFIE\005136

700 euro

77. LESSICOGRAFIA VOCABOLARI GRAMMATICA CLASSICI DELLA LATTERATURA ITALIANA UDINE FERRARA VENEZIA STAMPATORI

 IMG_7959_clipped_rev_1Alunno Francesco,

Della Fabrica del Mondo di M. Francesco Alunno da Ferrara. Libri Dieci. Ne’ quali si contengono le voci di Dante, del Petrarca, del Boccaccio, & d’altri buoni autthori, mediante le quali si possono scrivendo esprimere tutti i concetti dell’huomo di qualunque cosa creata. Con un Vucabolario in fine, di tutte quelle voci, che mancavano nella Fabrica, et si leggono in diversi altri Autthori antichi et moderni; aggiunto da M. Thomaso Porcacchi per intera sodisfattione di chi desidera haver piena cognitione della nostra lingua. Con due tavole copiosissime.

In Venetia, Appresso Gio. Battista Uscio, 1588

In folio piccolo; (34), 263, (1 b.), 17, (1), (1 b.) cc. Bella legatura coeva in piena pergamena semi-floscia. Titolo manoscritto da mano coeva al dorso, in parte sbiadita. Una integrazione di carta all’angolo alto della carta bianca posta all’interno del volume. Alcune carte leggermente ed uniformemente brunite a causa della qualità delle stesse, qualche carta con leggerissimo foxing, ininfluente e nel complesso, esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Antica firma di appartenenza nobiliare alla prima carta bianca che identifica l’esemplare come appartenuto ai Conti Lari di Sarzana. La seconda parte inizia con frontespizio proprio “Vocabolario nuovo del Porcacchi, Sopra molte voci, che per avanti nella Fabbrica erano grandemente deisderate. Le quali sono state estratte. Et cavate dal Giovio, dal Caro, dal Politiano, da Cino da Pistoia, dal Fiorenzuola, et da diversi IMG_7956_clipped_rev_1altri più approvati, et migliori authori della nostra lingua. Con gli essempi à tutte le voci, secondo l’ordine istesso tenuto dall’Alunno”. Marca tipografica ai due frontespizi con porta con timpano triangolare e colonne ioniche, al centro S. Pietro con le chiavi, motto “IVSTI INTRABVNT PER EAM”. Importante edizione, aumentata e corretta, del celebre grammatico, lessicografo e calligrafo ferrarese, Francesco Alunno, pseudonimo di Francesco del Bailo (Ferrara, 1485 – Venezia, 1556). Alunno pur avendo passato l’infanzia a Ferrara, visse la giovinezza e la maturità tra Udine e Venezia, tanto da essere citato da Gregorio Amaseo nei suoi “Diari udinesi”. Nonostante la lontananza da Ferrara mantenne sempre i contatti con i parenti e con l’ambiente letterario IMG_7957_clipped_rev_1ferrarese tanto da annoverare fra le sue amicizie A. Guarino e B. Ferrino. Profondamente legato ad Udine, qui, insegnò per diverso tempo al ginnasio nel 1503, 1529-32 e 1535 e risulta regolarmente stipendiato come maestro di aritmetica, abachista e calligrafo. Per capire il profondo legame che lo legava alla città friulana basta citare il modo come ad essa si riferisce, proprio qui nella “Fabrica del Mondo” dove scrive “meno cara che la natia patria Ferrara, imperciò che potrei quasi con verità dire di aver fatto in essa tanto di profitto quanto in me si ritrova e sì nell’arte dello scrivere e dell’arithmetica come nella lingua volgare et in altre facultati quali per hora lasciamo”. A Udine frequentò diverse personalità come Eustachio Celebrino, famoso calligrafo (visse a Udine fino al 1510) e Niccolò Liburnio. Dopo Udine si stabilì a Venezia, dove collaborò con l’industria tipografica, sembra, non solo come autore e revisore di opere sue ma anche come disegnatore e incisore dii punzoni per le stampe corsive della tipografia F. Marcolini. A Venezia pubblicaIMG_7958_clipped_rev_1 alcune delle sue opere più importanti ed in particolare l’opera sua più ambiziosa, La Fabrica del Mondo, appunto, edita per la prima volta nel 1548. L’opera è un ambizioso progetto di registrare tutte le voci di Dante, Petrarca, Boccaccio e di altri buoni autori, mediante le quali, come dice lo stesso Alunno nella sua opera “si possono scrivendo esprimere tutti i concetti dell’huomo di qualunque cosa creata”. L’opera è considerata il primo vocabolario metodico della lingua italiana. Diviso in dieci sezioni, Dio, cielo, mondo, elementi, anima, corpo, uomo, qualità, quantità, inferno, l’autore, basandosi sull’autorità delle fonti e sul proprio giudizio per cercare di catalogare tutte le voci in grado di illustrare tutto lo scibile umano. In fondo al volume, con frontespizio proprio, è aggiunto il celebre Vocabolario del noto letterato e storico, nato a Castiglion Fiorentino (AR) nel 1530 e morto a Venezia nel 1585, Tommaso Porcacchi, autore di opere poetiche, storiche e geografiche e curatore per Gabriel Giolito de’ Ferrari della stampa di una collana di autori greci da lui stesso in parte volgarizzati. Edizione non comune ed in buone-ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Edit16, A, n. 1319; Graesse, I, p. 88; Index Aur., I, p. 427; Moranti, n. 119; NUC NA 0209817.

450 euro

78. PRESTIDIGITAZIONE MAGIA PRESTIGAITORI GIOCHI DI CARTE GIOCO D’AZZARDO GIOCHI D’AZZARDO

IMG_9660_clipped_rev_1Anonimo,

Il libro dei giuochi: prestidigitazione, magia, giuochi di abilità, di calcolo, d’azzardo e di conversazione; giuochi di destrezza; palle, bussolotti, monete e carte, giuochi di fisica e chimica dilettevole; giuochi con apparati meccanici; scacchi, biliardo, dama, tavola reale, domino, pallone, lawn-tennis, cricket, volano, boccie, croquet, quadrigliati, tresette, scopa, picchetto, tarocchi, whist, briscola, ec. Roulette, baccarat, lansquenet, faraone, campanello, pitocchetto, primiera, sette e mezzo, bestia, biribissi, brillante, fiera, ec. 4° edizione, 6°-8° miglialio. Con 200 illustrazioni.

Firenze, Adriano Salani Editore, S. data (ma 1912).

In 4° picciolo; 495, (1) pp. Brossura editoriale con titolo in rosso e nero entro ricca cornice. Qualche lieve difetto e segno del tempo ma nel complesso in buone-ottime condizioni di conservazione. Come scrive Sanvito n. 1094: “Il libro ebbe grande fortuna, come dimostra il fatto che nel 1918 se ne stampava la sesta edizione, e nel 1932 la dodicesima. La parte scacchistica, estesa per 83 pagine, costituì un vero e proprio trattatello elementare, stampato in edizione a sé stante”. Antica nota di possesso privata al recto del frontespizio e due timbretti di collocazione nella collezione privata L’opera è in una delle edizioni più rare, la quarta, dopo la prima del 1894, la seconda del 1904, la terza del 1908. Tutte le edizioni antecedenti il 1916 (quinta edizione, sono poco comuni). Opera che spazia in diversi campi dei giochi di intrattenimento con una preponderante preminenza dei giochi di prestidigitazione. Tra i giuochi di prestidigitazione: Giuochi di Mano colle palle (Sparizione raccogliendo, Sparizione gettando in aria, Sparizione slanciando, Sparizione voltandosi, Sostituzione d’un oggetto ad un altro, Coll’aiuto del secondo IMG_9661_clipped_rev_1processo, Introduzione di una grossa palla in un cappello, Le palle di Cristallo, Apparizione della bacchetta, Far comparire una palla di Cristallo, Dividere una palla di cristallo in due parti, Far uscire una piccola palla da una grossa, Far entrare una piccola palla in una grossa, Far entrare una delle palle di cristallo nell’altra, Tingere una palla di cristallo bianco in rosso, Le palle da cannone nel cappello, La scatola della palla), Giuochi di mano coi bussolotti (Giuoco dei bussolotti secondo il metodo antico, Come si fa scomparire una moscata, In quale modo si fa comparire una moscata, Come si introduce segretamente una moscata sotto un bussolo, In qual modo si fa passare una moscata fra due bussoli, In quale modo si fa sparire una moscata posta fra due bussoli, In quale modo si può far comparire una grossa palla sotto un bussolo, Finte, Finger di mettere una moscata nella mano destra, Finger di mettere una moscata sotto un bussolo, Fingere di metter direttamente una moscata sotto un bussolo, Finger di getta la moscata attraverso un bussolo e di spedirla o di farla passare verso un luogo qualunque, Finger di tirare o ritirare una moscata dalla punta del bastone di Giacobbe o da ogni altro luogo, Finger di far saprire delle moscate poste fra due bussoli, Fingere di far passare i bussoli l’uno nell’altro, Giuoco di bussolotti secondo il metodo Bosco, Preparazione ed accessori per eseguire il giuoco, Far passare tre moscate l’una dopo l’altra sotto il bussolo di mezzo, Dal passo precedente una moscata è rimasta sotto il bussolo di mezzo, Dal passo precedente sono rimaste una moscata sotto ognuno dei bussoli e tre moscate sulla tavola, Giuoco dei bussolotti secondo il metodo Pinetti), Giuochi di mano colle monete (L’impalmaggio, Il tornichetto, La pinzetta, La legatura, Sparizione all’italiana, Sparizione nella manica, Sparizione nella cravatta, Scambio coll’impalmaggio, Scambio della legatura, Scambio del piattello, La moneta fusibile,m Le monete viaggiatrici, Moltiplicazione delle monete, Le monete sapienti, Le monete nei cappelli, La moneta d’oro nel pane, Sparizione di una moneta sugellata, La pioggia delle monete), Giuochi di IMG_9663_clipped_rev_1destrezza colle carte (Principi generali Il salto del taglio, I falsi miscugli, La carta forzata, Carta forzata con una sola mano, Carta forzata a giuoco libero, Filar la carta all’uso moderno, Filar la carta all’uso antico, Toglier via una carta Primo sistema Secondo sistema Terzo sistema, Del deporre una carta, La carta all’occhio, Principii particolari La carta pensata, Il taglio rovesciato, La carta sdrucciolata, La carta larga, Il ponte, Le carte segnate, La corona, Principi speciali Il salto di taglio con una mano sola, Filare la carta con una mano sola, Lo scoppiettio delle carte, Le carte lanciate a distanza, Il reggimento, Le carte capovolte, Le carte raccolte, Sostituzione dei mazzi, Chiaroveggenza del tatto nelle carte, Passaggio delle carte, Le carte che variano grandezza, Ritrovamento delle carte scelte, Le carte simpatiche, Le carte elettriche, Potenza di volontà sulle carte, Le carte magnetizzate, La pesca delle carte, Trasmutazione magica delle carte, La carta pensata, La carta che va ad attaccarsi al soffitto, I cinque sensi, La bandiera tricolore, La carta nel portafogli, Ritrovare tre carte in un mazzo, Le carte trasformate, La moltiplicazione delle acrte, Mazzo di carte che diventa un uccello), Giuochi di fisica e chimica dilettevole (Togliere di sotto a un bicchiere una moneta senza toccarla, La carta da visita che fugge e la moneta che rimane, Il bastone spezzato sopra due bicchieri, Dividere una mela attraverso ad un fazzoletto senza tagliarlo, Il cerchio di carta e la monetaIMG_9662_clipped_rev_1, Sollevamento dell’acqua in un bicchiere, Empire un bicchiere d’acqua e sostenerla con un foglio di carta, Il fascino degli occhi celesti, Una moneta aderente alla parete d’un mobile, Il diavolo di Cartesio, L’uovo sodo nella bottiglia, Le monete che si allontanano a volontà, Il chiodo nella bottiglia, Equilibrio di un sughero e di due forchette, La testa di beccaccia che gira sopra un ago, Lo spillo equilibrista, Bottiglia sollevata con una paglia, Gli anelli di fumo, Da una bottiglia vuota fare uscire delle centinaia di gocciole, Immergere la mano nell’acqua senza bagnarla, I pezzi di un giuoco di domino ritti sulle loro punte, La moneta che senza toccarla cade nella bottiglia, Lo strano fuso in un cartoncino, Far bollire l’acqua in una scatoletta di carta, Tagliare una cordicella sigillata dentro a una bottiglia, Il vaso di Tantalo, L’eruzione del Vesuvio, La scintilla elettrica e i capelli elettrizzati, La moneta moltiplicata, La musica con i bicchieri e le bottiglie, La visione del diavolo, L’uccella in gabbia, L’uccello che entra in gabbia, I circoli giranti, Il fumo nel bicchiere, I serpenti di Faraone, L’albero di Saturno, I fiori luminosi, I fiori che cambiano colore, Il velo incombustibile, Gl’inchiostri invisibili, La bottiglia spirale, Il IMG_9664_clipped_rev_1fuoco disegnatore, La bottiglia luminosa, Fare apparire un disegno sul cristallo). Giuochi con apparati meccanici (La cascina delle fate, Passaggio di una moneta in una mela, Passaggio dell’acqua e del vino, Cazzeruola infernale, La vegetazione magica, La cassetta delle apparizioni e sparizioni, Il gomitolo di lana, Pesca meravigliosa, Gli anelli incantati, Apparizione dei pennacchi, Dodici scatole una dentro l’altra, Il grembiale fatato, La fuga dei nastri, La crusca del diavolo, Il cappello magico, La spada magica, L’illusionista fakiro, Il forziere pesante, Arlecchino tagliato a pezzi, L’armadio incantato, Cento candele accese con un colpo di pistola, Il birillo fatato, La sospensione aerea, La donna traforata, Lo scheletro vivente, Il busto di Socrate, La testa parlante, Il paniere indiano, Apparizione degli spettri, Il viaggio per la California, Il tamburo magico, La scatola parlante, La marmitta del Diavolo, Gli spiriti picchiatori d’America, La testa del diavolo). Seguono poi i giochi di abilità e di calcolo, i giuochi di conversazione ed i giuochi d’azzardo. Raro ed in buone-ottime condizioni di conservazione.. Rif. Bibl.: IT\IC.CU\CUB\0371620.

110 euro

79. PRESTIDIGITAZIONE OCCULTISMO GIIOCHI DI PRESTIGIO ILLUSIONISMO PRIME EDIZIONI MAGIE GIOCHI DI CARTE ILLUSIONISMO

IMG_9817_clipped_rev_1Fiaschi Alessandro,

L’occultismo in trappola, con numerose illustrazioni,

Milano, Casa Editrice L. F. Cogliati, 1909

In 8°; (8), 383, (1) pp. Legatura coeva in mezza-tela verde con autore, titolo e fregi in oro al dorso. Piatti foderati con carta marmorizzata coeva. Piccolo timbretto di collezione privata al recto del piatto posteriore. Prima rarissima edizione di questa curiosissima opera, fonte di diverse interessanti notizie alcune anche inedite relative alla prestidigitazione. Scrive ad esempio il mago Silvan: s“Frizzo ci ha lasciato un libretto di settantotto pagine, “Frizzi mefistofelici” (Milano, 1881), che tratta di giochi di carte. Secondo Alessandro Fiaschi, autore di un curioso e stravagante volume contro lo spiritismo, intitolato “L’occultismo in trappola” (Milano, Cogliati, 1909), i giochi sarebbero di Robert-Houdin. Ma dev’essere una calunnia. Infatti il Rossetti, che di giochi si intendeva davvero, nella sua più volte citata bibliografia, posta in IMG_9818_clipped_rev_1appendice a “Magia delle carte”, non fa cenno di tale supposta paternità e definisce i giochi di Frizzo, artifici di mnemotecnica o di calcolo. Al Fiaschi, comunque, si devono poche notizie che contano su questo brillante italiano dal destino così tragico, cui il Fiaschi stesso attribuisce la patente di “Smascheratore di Occultismo” Silvan, La nuova Arte Magica, La Nave di Teseo, 2020. Alessando Fiachi riprende numerose note biografiche di personaggi legati al mondo dell’occultismo e della prestidigitazione svelando diversi trucchi e manipolazioni. Le biografie sono suddivise per macrocategorie: Lo Spiritismo che analizza la storia dello spiritismo e fenomeni spiritici (Mediums, I primi apostoli dello spiritismo, Le loro opinioni, La società inglese delle ricerche delle Scienze, Le Tavole-giranti, Le Tavole-volanti, Le Tavole-parlanti, I Mediums-scrittori, I Mediums-IMG_9815_clipped_rev_1fotografi, I Mediums-suonatori, I Mediums-evocatori); Bari Spiritisti Illustri (I fratelli Davenport, David Duglas Home, Enrico Bastian, Anna Rothe, Mistress E. Williams …); Magnetizzatori – Ipnotizzatori Lettori del Pensiero (Donato, Monsieur Moutin, Pickman, Cumberland, Alfred Capper, Osip Feldmann, Il Professore Roberth, I trucchi dei lettori del Pensiero); Profeti – Maghi – Pitonesse – Fakiri (Nostradamus, Saint-Germain, L’Abate Faria, Il Conte di Cagliostro, M.elle Marianne Lenormand, Aliette e Martin, Il Profeta Miller, Edmond, Eliphas Levi e Noemi Cadiot, Henri Delaage, Desbarolles, Lo Zouavo Jacoub, Da Giacomo Aymar a M.me Cailhava, M.me Adele Moreau, Madama di Thebes, Soliman-ben.Aissa); Smascheratori dell’Occultismo (Pinetti, Torrini, Comte, Philippe Talon, Bosco, Antonio Grassi, Robertson, Robin, Robert-Houdin, Anderson, Hamilton, Hermann, Il dottor Hepstein, Frizzo, Girardo e Miss Emma Watry, Auboin-Brunet, Il Dottor Nicolay, Ernest Fournier, Giordano). Prima ed unica rarissima edizione di questo curioso scritto dedicato all’occultismo e alla prestidigitazione. Rif. Bibl.: IT\ICCU\CUB\0273388.IMG_9816_clipped_rev_1

350 euro

80. LIBERTY ARTE INDUSTRIALE MILANO PAVIMENTI MARMETTE  PAVIMENTI MARMETTE LAVORI IN CEMENTO INDUSTRIA STORIA

8644_48644_38644_28644_1Ing. S. Ghilardi & C.,

Lavori in cemento, Pavimenti. Milano con stabilimenti in Milano, Bergamo, Genova, Napoli, Palermo, Consorella a Bruxelles casa fondata nel 1876. Album dei Pavimenti.

Milano,1934,

In oblungo (22,5×14,5 cm); (100) cc. Legatura editoriale coeva in piena tela con titolo bianco impresso al piatto anteriore, entro cornice liberty a secco e borchie in metallo. Piega a metà dell’album. Ultima e più completa edizione di questo campionario delle marmette per pavimenti di gusto Liberty, proposte dalla note ditta milanese Ghilardi. Tutte le tavole sono in cromolitografia. L’opera comprende la descrizione delle mattonelle, marmette in mosaico alla veneizana, lasterlle pietrini lastre masselli e sideroliti. Magnifici i colori delle tavole. Al recto di ogni tavole impressa la firma della ditta che presenta il prodotto la “Ing. S. Ghilardi & C., Milano”. Nelle prime tre pagine di testo sono presenti i Gran Premi conseguiti dalla ditta all’Esposizione Internazionale di Milano (1906) sezione strade, Sezione arte decorativa, all’Esposizione Internazionale di Marina tenutasi a Genova nel 1914, nella sezione Igiene Marinara; la Medaglia d’Oro della Camera di Commercio di Milano; diploma d’onore all’Esposizione di Chicago 1892, Agricola di Palermo 1902, di Brescia 1904, Agricola di Catania 1907, Campionaria di Massa 1913; Le medaglie d’oro all’Esposizione di Palermo 1891-1892; Esposizione Italo-Americana di Genova 1892; Internazionale del Progresso di Parigi 1893; Universale di Amsterdam 1895; Esposizione Centro America Guatemala 1897 ecc. ecc. All’interno esemplare in ottime condizioni di conservazione di campionario Liberty raro.

130 euro

81 bis. CINQUECENTINE LETTERATURA TEATRO ESTETICA POETICA PADOVA VENEZIA STAMPATORI POLEMICHE LETTERARIE CINQUECENTESCHE AMORE DONNEUSURA RETORICA CATAJOP VILLA SAN BEATRICE PIA DEGLI OBICI BATTAGLIA TERME PADOVA COLLI EUGANEI

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IMG_5337_clipped_rev_1Speroni Speron,

Dialoghi di M. Speron Speroni, Nuovamente ristampati, & con molta diligenza riveduti, & corretti.

In Venezia, Per Cpmin da Trino di Monferrato, 1564

In 8° (15×10 cm); 151, (1 b.) pp. Completo. Opera in buone-ottime condizioni di conservazione. Legatura in mezza pelle realizzata fra la fine del settecento ed i primi anni dell’ottocento, con piatti marmorizzati, titolo e fregi in oro al dorso. Un leggero alone al margine basso di una ventina di carte, leggerissimo ed assolutamente ininfluente. Dedicatoria di Daniel Barbato a Ferdinando San Severino principe di Salerno famoso scrittore e filosofo padovano, Sperone Speroni (Padova, 12 aprile 1500 – Padova, 2 giugno 1588). Edizione fra le più rare, dei celebri “Dialoghi” dello Speroni che furono proibiti dall’Inquisizione per una denuncia anonima di villipendio della morale. L’opera contiene 10 dialoghi: Dialogo d’amore; Della dignità delle donne; Del tempo di partorire delle donne; Della cura famigliare; Della usura; Della discordia; Delle lingue; Della rhetorica; Delle laudi del Catajo, villa della S. Beatrice Pia degli Obici; Panico e Bichi. Nato in una celebre famiglia nobile podovana, Speroni degli Alvarotti, il padre Bernardino era archiatra di Papa LeoneIMG_5340_clipped_rev_1 X, mentre la madre apparteneva alla famiglia Contarini. Considerato un bambino prodigio per le sue capacità d’apprendimento, divenne giovanissimo, a 18 anni, professore di Logica all’Università di Padova. Allievo di Pomponazzi a Bologna, ritornò a Padova dopo la morte di questi, prima per insegnare e poi, per necessità, per seguire gli affari di famiglia. Membro dell’Accademia degli Infiammati, fu l’ultimo dei “Principi” del quali ci rimane testimonianza scritta, succedendo alla carica ad Allessandro Piccolomini. Fu grande amico di Torquato Tasso del quale revisionò, anche, la Gerusalemme Liberata. Come scrisse Luca Piantoni (Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Volume 93, voce dedicata a Sperone Speroni) i Dialoghi “(…uscirono a Venezia nel 1542, contro la sua volontà e per le cure di Daniele Barbaro), caratterizzati da una struttura dialetticamente policentrica e da non prevedibili movimenti nei contrasti tra IMG_5338_clipped_rev_1le posizioni evocate. […] Nell’ottobre del 1574 gli giunse la notizia della morte di Guidubaldo, che lo aveva incaricato di comporre un’orazione in difesa del padre, Francesco Maria I, contro le accuse di tradimento che Francesco Guicciardini gli aveva mosse per non aver difeso Clemente VII dalle truppe imperiali nella primavera del 1527. Nel medesimo tempo subì le censure dell’Inquisizione per i suoi Dialoghi a causa di un’ignota denuncia per vilipendio della morale. Proibita la vendita del volume ai librai di Roma, l’autore difese i punti controversi dapprima a voce, e con esiti decisamente favorevoli, poi con un’Apologia che inviò agli amici Antonio Riccoboni di Padova e Alvise Mocenigo di Venezia affinché ne facessero circolare le copie («Io mi difesi in voce e li accusatori s’indolcirono assai, ma nella congregazione ogni cosa divenne zucchero e mele. Faccio la Apologia, e la vederete», Opere…, cit., p. 210).”. Celeberrimo il Dialogo dedicato al famosissimo Castello del Catajo a Battaglia Terme sui Colli Euganei. Edizione rara ed in buone-ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Graesse vol. VI p. 466; Adams cita altre ediz.IMG_5339_clipped_rev_1

400 euro

82 bis. GESUITI SUD AMERICA PRIME EDIZIONI RARITA’ BIBLIOGRAFICHE BRASILE PARAGUAY URUGUAY BOLIVIA BRASILE GESUITICA GUERRA GUARANI

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IMG_5409_clipped_rev_1Pombal Sebastião José de Carvalho e Melon Marquês de,

Relazione breve della repubblica, che i religiosi gesuiti delle Provincie di Portogallo, e di Spagna hanno stabilita ne’ dominj oltramarini delle due Monarchie, e della guerra, che in esse hanno mossa, e sostenuta contro gli eserciti spagnuoli, e portoghesi. Cavata da’ registri delle segreterìe dei due respettivi principali commissarj, e plenipotenziarj, e da altri documenti autentici, e fedelmente tradotta dall’idioma portughese, in italiano

Lisbona (ma forse Siena), S. stampatore, 1757

In 8° (17,3×11 cm); (2 b.), 48, 13, (3 b.) pp., 34, (2 b.) pp. Legatura novecentesca in piena pergamena semi-floscia. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Prima edizione italiana e probabilmente, prima in assoluto, di questo interessante scritto di interesse americano. Della stessa opera, esistono diverse edizioni, una in francese (stampata a Parigi nel 1758), due in portoghese (stampate a Lisbona nel 1758 e nel 1759) e almeno tre in italiano (una del 1757, una del 1758 stampata a Siena e una del 1759 stampata a Lugano). L’opera presenta nella seconda parte la “ Breve di Nostro Signore PP. Benedetto XIV e decreti di S. M. Fedelissima”. Il “Manual Bibliographico de Estudos Brasileiros” n.° 4429, riferendosi all’edizione portoghese pubblicata nel 1759 scrive “Este escrito atribuido ao Marques de Pombal, minstero de D. Josè I, rei de Portugal e grande adversario dos Jesuitas, é un panfleto contra a Companhia … Este documento, apesr de seu tom apaixonado e muito parcial contra os Padres, é muito importante para a historia de um dos episodios maximos da vida e das atividades daIMG_5408_clipped_rev_1 Companhia de Jesus no Brasil”. Henry Stevens, Rare Anericanam n° 1326 descrive l’edizione italiana stampata a Lisbona nel 1758 dicendo” The original Portuguese Edition appeared at Lisbon in the same year (1758), and there was a edition in French, issued at Paris, also in 1758”. Oggi sappiamo che almeno un’edizione, questa, uscì già nel 1757 in lingua italiana. La seconda parte dell’opera contiene altri due scritti la “Deduzzione abbreviata degli ultimi fatti, e Procedure de’ Religiosi Gesuiti in Portogallo, e degli intrighi da essi macchiati nella Corte di Lisbona; scritta da un Ministro ben informato” e la “Breve di Nostro Signore PP. Bendetto XIV e Decreti di S. M. Fedelissima”. L’opera è un’importante pamphlet antigesuitico per attaccare i componenti della Compagnia di Gesù per la creazione delle celebri “Reducciones” , piccoli nuclei di cittadini, sopratutto nel Paraguay (ma anche in Cile, Uruguay, Bolivia, Argentina e nella Nuova Granada”), in parte autonomi dal potere centrale, da utilizzare come basi per l’evangelizzazione delle popolazioni indigene. L’idea iniziale era quella di creare realtà simili a quelle occidentali ma prive dei lati negativi di queste quali la depravazione, la corruzione, la lotta per il potere ecc. La fine delle Riduzioni fu l’inevitabile conseguenza delle lotte fra spagnoli e portoghesi, per il controllo del Sud America risolto nel 1750 con il Trattato di Madrid che sanciva i confini dei due imperi. Questo provocò migrazioni di popolazione. I gesuiti come i Guaranì non accettarono il trattato. I gesuiti ottennero dal sovrano spagnolo, dopo il pagamento di enormi ricchezze, di lasciare che l’opera di IMG_5410_clipped_rev_1evangelizzazione potesse andare avanti con i metodi fino ad allora utilizzati basati sui valori religiosi e culturali ma impossibile fu ottenere lo stesso dal sovrano portoghese per i rapporti, già fortemente deteriorati con i gesuiti. Questa mancanza di accordi portò allo scoppio di diversi scontri, fino al definitivo inizio, di quella che sarebbe poi passata alla storia come la Guerra Guaranì che imperversò dal 1750 fino al 1756. Nel frattempo, in Europa, i gesuiti subirono fortissimi attacchi diffamatori con la pubblicazione di libelli e opere diffamatorie che puntavano a discreditare la Compagnia di Gesù agli occhi dei popoli europei. Prima edizione, assai più rara di tutte le edizioni edite nel 1758. Rif. Bibl.: IT\ICCU\CFIE\037507 che descrive questa edizione del 1757 priva però la “Deduzione, abbreviata degli ultimi, e Procedure …ecc., l’Avvertimento e la Breve di Nostro Signore PP. Benedetto XIV e decreti di S. M. Fedelissima); Borba de Moraes, II/ppp. 184-5, Palau, XVI/n. 260622; Parenti, Falsi Luoghi, p. 112; Henry Stevens, “Rare Americana” n° 1326, descrive però l’edizione italiana stampata a Lisbona nel 1758.

380 euro

83 bis. GEOGRAFIA STORICA CALIFORNIA AMERICA POLONIA DANZICA POLSKA ATLANTI

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Cluverius Philippus (anche Philipp Clüver o Klüver),

Introductio in universam geographiam veterem quam novam. studio & opera Johannis Bunonis. Editio quarta prioribus locupletior & correctior.

Guelpherbyti, impensis heredum Conradi Bunonis, Brunsuigae, typis Johannis Henrici Dunckeri, 1678

In 4° (22×17 cm); (24 compresa antiporta incisa), 504, (100) pp. e 45 c. di tav. fuori testo (delle quali 3 tavole fuori testo e 42 c. di tav. geografiche più volte ripiegate). Legatura coeva in piena pergamena rigida con titolo impresso in oro al dorso. Tagli leggermente spruzzati. Titolo impresso in oro entro cornice dorata al dorso. Qualche fioritura sparsa dovuta alla qualità della carta utilizzata per questa edizione e tipica di tutti gli esemplari ma nel nostro esemplare molto meno marcate del solito, sempre leggeri e senza pagine brunite. Nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Quarta edizione, completa della celebre mappa dell’America che presenta la California ancora come un’isola, della più importante opera geografica del seicento, considerata la prima vera opera di geografia moderna. Questa quarta edizione, rispetto alla precedente del 1667, presenta due carte in più. L’opera presentata rappresenta il capolavoro del celeberrimo storico e geografo tedesco, Filippo Cluverio (nome italianizzato di Philipp Clüver o Klüver, Danzica, 1580 – Leida, 31 dicembre 1622) IMG_5595_clipped_rev_1considerato il fondatore della geografia storica moderna. Nato a Danzica nel 1580, allora provincia della Polonia, viaggiò fin da piccolo attraverso la Germania e la Polonia, imparando anche la lingua polacca e risiedendo per un certo periodo presso la corte di Sigismondo III Vasa re di Polonia. In questi anni il padre lo introduce agli studi scientifici. Iniziati gli studi giuridici a Leida. Pur seguendo gli studi giuridici, ben presto si appassionò alla geografia e alla storia imparata attraverso l’insegnamento di Giuseppe Giusto Scaligero, comprendendo come le due discipline fossero profondamente legate. Nei primi anni a Leida gli studi di Philipp furono sostenuti dal padre che era Münzmeister di Danzica ma una volta che il figlio decise di seguire le proprie passioni per la geografia e la storia, il padre gli tagliò i fondi. Lasciata Leida, il giovane Cluver viaggiò attraverso l’Ungheria fino alla Boemia dove si arruolò nell’esercito e dove rimase per diversi anni prestando il servizio militare. E’ di questi anni una sua traduzione della difesa del barone Popel Lobkowitz incarcerato in seguito al conflitto religioso fra protestanti e cattolici. Questo scritto gli creò problemi una volta rientrato a Leida quando le autorità imperiali gli comminarono alcune sanzioni che però riuscì ad evitare grazie all’intervento di alcuni suoi influenti amici nell’Università di Leida che riuscirono anche, nel 1616 a fargli riconoscere una pensione regolare dalla stessa Università che gli assegnò anche diversi compiti presso la sua biblioteca, sfruttando le conoscenze antiquarie di Cluver. La sua opera è considerata di basilare importanza per gli studi storici e geografici in quanto essa rappresenta il primo studio generale della geografia dell’antichità fino ai suoi giorni, basato non solo su fonti letterarie classiche, ma e questo è stato il suo contributo principale, integrato da ampi viaggi e ispezioni locali per cercare conferma nelle fonti antiche, non più prese come autorità assolute. La sua prima opera, uscita nel 1611, fu un dotto studio riguardanti le parti inferiori del Reno e dei suoi abitanti tribali in epoca romana dal titolo “Commentarius de tribes Rheni alveis, et ostiis; item. De Quinque populis quondam accolis; scilicet de Toxandris, Batavis, Caninefatibus, Frisiis, ac Marsacis”. A lui si devono anche altre opere storico-geografiche come “Germaniae antiquae libri tres di Clüver” (Leida, 1616) che riprende studi di Tacito e da altri autori latini, un volume sulle antichità della Sicilia, con note sulla Sardegna e la Corsica dal titolo “Sicilia Antiqua cum minoribus insulis”, pubblicato a Leida da Louis IMG_5598_clipped_rev_1Elsevier nel 1619. La sua “Introductio in universam geographiam”in sei parte, venne pubblicata per la prima volta, solo postuma nel 1624 ed è considerata la prima opera geografica moderna completa, divenendo uno dei manuale geografici standard per tutto il seicento ed il settecento. Clüver fu anche prolifico scrittore di argomenti matematici e teologici. È ricordato da collezionisti e storici della cartografia, anche per la sua edizione della “Geographia” di Tolomeo (basata sull’edizione di Mercatore del 1578) e per atlanti in miniatura ristampati per gran parte del XVII secolo. Molte delle sue mappe furono incise per lui da Petrus Bertius. Quarta edizione, non comune e ancor meno meno comune, completa ed in queste buone condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: IT\ICCU\BVEE\038333.

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2.600 euro

84 bis. MEDICINA MEDICINE FARMACOLOGIA FARMACIA GINECOLOLGIA GASTROENTEROLOGIA GINECOLOGY NAPOLI

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Altomare Donato Antonio,

De medendis humani corporis malis. Ars medica. Nunc denuo ab eodem autore diligentissime recognita, cui addita sunt tria capita de hoemorrhoidibus, de ragadis, & Procidendia ani, quae in alis oeditionibus desiderabantur. Nec non loci omnes in margine maximo cum emolumento studiosorum omnia.

(Venetia), Ex Officina Marci de Maria, 1560

In 4° (20,7×14,5 cm); (16), 566 (i.e. 572), (4) pp. Legatura fine XVII° inizi del XVIII° secolo in pieno cartoncino molle con titolo manoscritto al dorso. Bella marca tipografica al frontespizio e all’ultima carta con angelo col corpo in maestà tenente giglio nella mano sinistra e motto “Hi sunt administratorii spiritus humilis sicut lilium germinabit”. Iniziali xilografiche. Le pagine portano la correzione manoscritta cinquecentesca dell’errore di numerazione delle stesse presente in tutte. Alcune sporadiche note coeve manoscritte marginali. Antica firma cinquecentesca di appartenenza privata al frontespizio. Una ventina di pagine con brunitura omogenea dovuta alla qualità della carta e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Prima rara edizione definitiva della raccolta delle opere del grande medico, filosofo e farmacologista napoletano Antonio Donato Altomare. Quest’edizione che porta la data del 1560 è sconosciuta alla maggior parte delle bibliografie tanto che speso viene indicata come prima edizione completa quella che porta la data del 1561. L’autore sostenitore della scuola classicista di Galeno e Ippocrate sostenne celebri dispute con i rappresentato della scuola paracelsiana. Fu amico e apprezzato da alcune delle personalità più celebri del suo tempo come Tansillo e Della Porta. Boccalini lo inserisce nell’elenco di medici famosi di tutti i tempi accanto a Cornelio Celso, Ippocrate, Galeno e Fracastoro. Rifacendosi alla tradizione medica antica araba e greca, Altomare sfronda le opere classiche antiche dalle incrostazioni magiche e medioevali scendendo in polemica con il magismo di alcuni ambienti medici ma anche con i nuovi studi che si iniziava a portare avanti in campo anatomico-fisiologico in quegli anni. Nel 1552 l’A. fu citato a Roma dinanzi al tribunale dell’Inquisizione e condannato per eresia su accusa dei teatini, particolarmente energici allora a Napoli nell’attività di repressione della Riforma. Venne poi liberato dopo breve tempo, come egli stesso ricorda nella lettera dedicatoria a Paolo IV di una nuova edizione del De medendis (1559), ad opera del cardinale A. Carafa, che lo aveva conosciuto a Napoli e che intervenne indotto dalle molteplici petizioni di grazia rivoltegli dai parenti dell’A. e da illustri personaggi napoletani. Il volume qua presentato contiene il celebre studio “De medendis humani corporis malis ars medica” uscito per la prima volta nel 1553 qui però nella sua versione definitiva emendata e corretta con l’aggiunta del “De Hemorrhoidibus”, il “De Ragadijs” e il “Procedentia ani”. Il volume descrive vari mali e cure integrando le stesse con vari preparati farmacologici. Raro. Bibl.: Wellcom, 245, l’esemplare con la data del 1560 risulta assente nella maggior parte delle bibliografie.

700 euro

85 bis. CURIOSITA’ ENIGMI ENIGMISTICA PICO MIRANDOLA CONCORDIA POLONIA LWOWEK SLASKI AFORISMI

 IMG_7918_clipped_rev_1Reusner Nikolaus,

Aenigmatographia siue Sylloge aenigmatum et gryphorum conuiualium. Ex varijs & diuersis auctoribus, tam antiquis, quam nouis, collectorum, Editio II. recensente Nicolao Reusnero Leorino, Iuris C. Comite Palatino Caesareo, & Consiliario Saxonico.

Francofurti, E Collegio Musarum Paltheniano, 1602

In 24°; (24), 409 (i. e. 407), (1), 211, (29) pp. Legatura di fine seicento in piena pelle scura con dorso a 4 nervi, nel margine basso luogo di stampa e data. Titoli e ricchissimi fregi in oro ai tasselli. Doppio filetto e fregi in oro ai piatti. Qualche strofinatura e difetto. Tagli dorati. All’interno esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. A carta A1 inizia “Lilii Gregorii Gyraldi Ferrariensis, Aenignatum ex antiquis scriptoribus collectorum. Libellus singularis. Ad Ioan. Thomam PicumIMG_7917_clipped_rev_1 Mirandulae … prefatio”. A carta Aa1, con frontespizio proprio datato 1601, “Ioannis Luterbachi poetae nobilis et lauro coronati, Aenigmata. Ad Magnificum et illustrem Dominum Henricum Rantzovium, Regium Holsatia Vicarum, Bradeberga Dominum, etc. Additis Simul Nicolai Reusneri Leorini”. A carta 2D7r. della parte 2 “Griphologia. Sive Sylvula logogriphorum”, con data 1602. La seconda parte del primo volume è dedicata al signore di Concordia, Giovanni Tommaso Pico della Mirandola. Seconda rara edizione, dopo la prima IMG_7920_clipped_rev_1rarissima edizione del 1599, di questa curiosa opera del celeberrimo giurista, professore universitario ed editore tedesco, Nicolaus Reusner (o Nikolaus von Reusner), latinizzato come Nicolaus Reusnerus (Lwówek Śląski, 2 febbraio 1545 – Jena, 12 aprile 1602). Reusner studiò a Wittenberg e Lipsia, sotto Modestinus Pistoris e Leonhard Badehorn. Nel 1589 si trasferì a Jena. Nel 1594 fu inviato in missione diplomatica (infruttuosa) a Cracovia, presso la corte polacca, per presentare una richiesta di sostegno militare contro l’Impero ottomano per conto del Meclemburgo. In riconoscimento del suo servizio, l’imperatore Rodolfo II gli conferì il titolo ereditario di conte palatino (che tuttavia, non avendo figli, si estinse alla sua morte). L’opera è una delle più celebri antologie di enigmi del cinquecento. Alla sua uscita, dopo la seconda edizione, venne immediatamente proibita perché contenente aforismi e enigmi anche di Melanchton, Tzetzes, Erasmo e altri autori già iscritti nell’Index dei libri proibiti. Opera rara e curiosa, in buone-ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: IT\ICCU\BVEE\0427IMG_7919_clipped_rev_1

 86 bis. ILLUMINISMO RARITA’ BIBLIOGRAFICHE HUME FILOSOFIA EPISTOLARI

IMG_5624_clipped_rev_1Hume David, Rousseau Jean-Jaques,

Recueil de pièces sur le démêlé de M. Hume et de M. J.J. Rousseau. Contenant l’exposé succinct, la Justification de J.J. Rousseau, le Docteur Pansophe, le Jugement de l’Auteur des Affiches sur ce démêlé, avec une lettre de M.Fréron, tome septime de l’Année Litterarire sur le meme sujet.

A Londres (ma Parigi), S. stampatore, 1767

In 12° (19×11,4 cm); XII, 92, 28 pp. Senza brossura ma presente lo spago antico. Uno strappetto, senza perdita di carta, al margine basso del frontespizio, ininfluente, un forellino di tarlo al margine interno bianco delle prime 5 carte e per il resto esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione, ancora in barbe. Probabile seconda rara edizione, uscirono varie edizioni formate da parti diverse ma tutte con presenti le prime 92 pagine (alcune edizioni solo con queste), che David Hume pubblicò nel 1766 per dimostrare all’opinione pubblica la sua innocenza dall’accusa di tradimento portata contro di lui dal celebre illuminista francese, Jean Jaques Rousseau. Dopo l’”Avertissement des editeurs”, segue la raccolta della corrispondenza di Rousseau con Hume e altri, viene poi, il “Jugement de l’auteur des affiches sur ce demele avec une Lettre de M. Freron”. Rispetto all’edizione più estesa, in questa versione, mancano le lettere di Voltaire. L’opera raccoglie oltre alle lettere di Hume a Rousseau e le risposte di questi, un intervento di Walpole e una nota di D’Alembert, il tutto per dimostrare l’assoluta buona fede dello Hume nella faccenda di questo litigio sorta dopo che Rousseau era dovuto fuggire nel Regno Unito a causa della condanna e le seguenti tribolazioni che la pubblicazione dell’Emilio gli aveva procurato. Rousseau ricevette l’aiuto e l’appoggio del mondo intellettuale inglese, compreso quello di Hume che fu tra i più strenui difensori di Rousseau. La nascita della “querelle” sembra prese avvio da uno scherzo del IMG_5625_clipped_rev_1nobiluomo, poligrafo e buontempone londinese, Walpole. Nel momento della massima difficoltà di Rousseu a causa delle difficoltà incontrate per la pubblicazione dell’Emile. Rousseau, personaggio caratterizzato da un carattere particolarmente difficile e afflitto da manie di persecuzione, stava in quei giorni riflettendo se accettare o meno l’ospitalità che Hume gli aveva offerto a Londra. Walpole pensò di scrivere a Rousseau una lettera, firmata dal re di Prussia, in cui fingeva che il monarca si offendesse perché il filosofo non voleva accettare la sua generosa ospitalità e minacciandolo di ritorsioni. La lettera poi pubblicata sul “Saint James Chronicle” di Londra fece il giro dei salotti europei, portando Rousseau nello sconforto più profondo. L’illuminista, a quell’epoca ospite, proprio di Hume, accusò il suo protettore di tradimento e di essere lui l’artefice della beffa. La situazione degenerò a tal punto da rendere la situazione insostenibile. Gli amici D’Alembert e Voltaire convinsero Hume ad esporre pubblicamente le sue ragioni. Ciò che lo scozzese fece in questo breve pamphlet che contiene anche il j’accuse di Rousseau. In fondo la discussione era animata anche da profondissime differenze. Essa vedeva contrapposte due scuole di pensiero ben definite ed inconciliabili. Da una parte si trovava il liberale, empirista inglese David Hume, fautore del darwinismo e dall’altro l’egalitario Jean-Jacques, che ipotizzava uno stravolgimento dell’ordine sociale per ritornare a quello stato di natura che solo avrebbe potuto garantire la felicità. Rarità bibliografica.

600 euro

87 bis. PARMA POESIA LETTERATURA PRIME EDIZIONI VENEZIA UMANESIMO

Anselmo Giorgio,

Georgi Anselmi Nepotis, Epigrammaton Libri Septem. Sosthyrides. Peplum Palladis. Aeglogae Quatuor.

(Venetiis, Mapheus Pasinus, 1528)

In 8° piccolo (15×10,5 cm); (8), CXXVIII cc. Legatura coeva in piena pergamena floscia con titolo manoscritto da mano seicentesca al piatto anteriore. Qualche difetto. Dedica cinquecentesca alla prima carta bianca, non leggibile se non in parte “Amiro mio amantissimi …” ed un’altra, seicentesca alla seconda carta bianca “Joanis Bap. Liber emptus”. Qualche nota seicentesca manoscritta al lato del testo. Terza ma prima edizione a contenere le composizioni “Sosthyrides, Peplum Palladis, Eglogae quatuor” di questa raccolta di epigrammi del noto letterato ed umanista parmense, Giorgio Anselmo (1459 circa – 1528) che fu amico di F. M. Grapaldo, T. Ugoleto e F. Carpesano. L’autore che partecipò attivamente alla vita politica parmense, nel 1494 fu costretto ad abbandonare la terra natia dopo l’invasione di Carlo VIII. Ritornata la pace rientrò nel territorio parmense anche se passò la maggior parte del tempo presso i possedimenti di famiglia nelle campagne parmensi e nella villa di Brescello. Qui si diede assiduamente agli studi spaziando dalla lettura dei classici sia in latino che in greco, alla filosofia e alla medicina. Erudito apprezzato da celebri autori come Isidoro Clario, vescovo di Foligno e A. Navagero, fu particolarmente elogiato dal grande Teofilo Folengo che gli dedicò un celebre bizzarro acrostico alla fine della sua opera “Chaos del tri per uno”. Anselmo morì a Venezia nel 1528 dopo essere stato invitato dalla Repubblica Veneta come oratore, in seguito alla terribile pestilenza che colpì la città. Prima edizione definitiva di questa rara raccolta di epigrammi. Si legge dalla Treccani “”I momenti migliori di questa produzione si colgono in talune rievocazioni e quadretti di vita familiare nei quali anche lo stile sembra adattarsi a schemi più duttili e comprensivi. I contemporanei criticarono l’aridità dell’A. quanto all’invenzione e all’espressione, dovuta, sembra, al proposito di evitare la magnificenza del modello ovidiano. Lelio Gregorio Giraldi giudicò lo stile dell’A. un “exsiccatum dicendi genus”,né diversamente si espresse O. D. Caramella”. Rif. Bibl.: IT\ICCU\BVEE\017400; per l’edizione del 1526: Adams, A, 1179; Graesse I, 139.

450 euro

88 bis. CLASSICI TASSO TORQUATO SORRENTO POEMI POESIA VITERBO

Senza titolo-16 Senza titolo-18Senza titolo-15Tasso Torquato,

Le Sette Giornate del Mondo Creato del S. Torquato Tasso, All’Illustrossimo Signore il S. Gio. Battista Vittorio Nepote di N. S.,

In Viterbo, Appresso Girolamo Discepolo, 1607.

In 8° piccolo (14,5×10 cm); (12), 322, (2 una di errata e una bianca) pp. Legatura in piena pelle maculata degli inizi del settecento. Tagli spruzzati. Piccolo antico rinforzo al margie interno bianco del frontespizio e della prima carta, ininfluente. Piccolo forellino di tarlo sempre al margine interno bianco delle prima due carte dov’è presente il rinforzo. Un leggerissimo alone, quasi invisibile, al margine alto delle prime 30 carte, mai intenso o fastidioso. Un piccolissimo forellino di tarlo al margine alto bianco delle ultime 5 carte, l’ultima carta presenta anche alcuni altri forellini di tarlo, sempre nel margnine bianco a parte due piccoli tunnel di tarlo che toccano due numeri. Nota settecentesca alla prima carta bianca che indica l’esempalre come una prima edizione. Ex-libris privato manoscritto seicentesco all’interno del piatto posteriore. Nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Ritratto di Tasso al frontespizio. Prima non comune edizione completa di quest’opera del grande poeta, scrittore, drammaturgo e filosofo sorrentino, Torquato Tasso (Sorrento, 11 marzo 1544 – Roma, 25 aprile 1595). “Le sette giornate” riprendono la tradizione della seconda metà del cinquecento delle cosidette “poesie delle lacrime e fanno parte delle “opere devote” del Tasso. Composta durante il soggiorno romano del 1590, le “Sette giornate” Senza titolo-14vogliono essere ua glorificazione dell’operato divino durante i sette giorni della creazione del mondo. Lo scritto che rimase poi incompiuto, risente notevolmente dell’influenza di di Lucrezio e del poema dell’ugonotto francese, Du Bartas dal titolo “La Semaine”. Scrive Bartolomeo Gamba nel suo Serie dei testi di lingua, Venezia, 1889: “Prima edizione intera essendosi impressi I due primi Giorni del Mondo creato in Venezia, Ciotti, 1600, in-4 procurata da Angelo Ingegneri contro la volontà del Cardinale Aldobrandini, cui importava che l’opera si stampasse ben sanata d’ogni mancamento che vi fosse, e dopo fatto il confronto con gli originali. Scrisse il Serassi, che nella libreria Albani serbavasi un esemplare di questa edizione corretto sopra due manoscritti originali del Tasso. Nelle parecchie ristampe fattene non sembra che siasi ancora provveduto alla scelta della più sana lezione”. Rif. Bib.: Brunet, V, 672; Graesse, VII, 37; Gamba, 965.

600 euro

89 bis. POESIA PRIME EDIZIONI ROMANOV OMOSESSUALITA’ RARITA’ BIBLIOGRAFICA RUSSIA LINGUA RUSSA

IMG_4901_clipped_rev_1K.R. (Velikij Knyaz Konstantin Romanov),

Stihotvoreniya K.R. [P. in russo] 1879-1885. Unito a: [New Poems], Stihotvoreniya K.R. [P. in russo] 1886 – 1888

S. Petersburg, S. editore (V Gosudarstvonnoĭ tip.), 1889

In 8° (16,8×12,5 cm); due opere in un volume: (2), 231, (1 b.), V, (1) pp. e (2), 167, (1 b.), III, (1 b.) pp. Legatura coeva in mezza pelle rossa con titolo, iniziali dell’autore, data e filetti in oro ai tasselli ed ai filetti. Dorso a 4 nervi. Iniziali dell’autore in oro anche al piatto anteriore. Qualche leggerissima e rara fioritura, alcune rare note a matita e nel complesso esemplare, in buone-ottime condizioni di conservazione. Seconda edizione della prima opera e prima edizione della seconda opera. Celebre e rara raccolta di poesie del Granduca di Russia, Konstantin Konstantinovič Romanov (Strel’na, 22 agosto 1858 – Pavlovsk, 15 giugno 1915). Nipote dell’Imperatore Nicola I di Russia fu un poeta e drammaturgo di motevole importanza. Quarto figlio del granduca Konstantin Nikolaevič di Russia e della moglie, la principessa Alessandra di Sassonia-Altenburg, Konstantin Romanov nacque nel palazzo di Costantino a Strelna. Nonostante che fin dalla giovanissima età dimostrasse grande predisposizione per la letteratura e assai minor interesse per la corriera militare, venne, come ogni Romanov, avviato a questa carriera nella Marina Imperiale Russa. Nella Marina non rimase a lungo, insoddisfatto dall’ambiente, passando ben presto nell’elitario reggimento Izmajlovskij della Guardia Imperiale dove, fra l’altro, si distinse, durante il servizio. Omosessuale dichiarato, nonostante questo, considerava di primaria importanza i propri “doveri” verso la famigli imperiale e così sposò, nel 1884, la principessa Elisabetta di Sassonia-Altenburg, sua seconda cugina, la quale, con il matrimonio, divenne la granduchessa Elizaveta Mavrikievna (in famiglia meglio conosciuta come Mavra) e dalla quale ebbe nove figli. Come padre e marito fu devoto e sempre attento alle necessità della moglie e dei figli. Pianista di talento, fu mecenate di numerosi artisti e divenne anche, per meriti, IMG_4900_clipped_rev_1presidente della Società Musicale Russa. Amico di Pëtr Il’ič Čajkovskij, è comunque nella letteratura che diede il meglio. Poliglotta, a lui si devono alcune apprezzate traduzioni in russo di grandi classici tedeschi  (Schiller e Goethe in primis) ed inglesi (era particolarmente orgoglioso della sua traduzione dell’Amleto). Esperto drammaturgo e poeta, produsse e diresse diverse rappresentazioni teatrali da lui scritte (ed almeno in un caso, vi prese parte anche come attore). Konstantin, insieme alla sua famiglia, fu tra i pochi membri della famiglia reale ad essere sempre accolti con piacere a corte da Alessandro III e dalla zarina Alessandra Feodorovna prima, poi da Nicola II che vedevano nella sua slavofilia artistica e nella sua devozione al dovere, un ottimo esempio, da contrapporre allo stile di vita mondano e frivolo di molti altri granduchi. Proprio per il suo carattere aperto e gioviale, fu uno dei più intimi amici della sorella della zarina, Elizaveta Fëdorovna moglie Sergej Aleksandrovič (fu uno dei pochi membri della famiglia reale ad esser presente al funerali di questi quando il Granduca venne ucciso con un attacco dinamitardo). Se pubblicamente la sua vita era caratterizzata da morigeratezza ed equilibrio, nel privato fu confusionaria e piena di contrasti. Anche la sua omosessualità non venne conosciuta in vita, ma divenne pubblica solo dopo la sua morte quando i suoi diari, videro la luce. Questi scritti schietti e diretti dimostrarono tutta la sensibilità e l’amore del Granduca per sua moglie e la sua famiglia ma anche i suoi sensi di colpa per i tradimenti con altri uomini ai quali non seppe resistere. Nei suoi diari Konstantin Romanov affermò che tra il 1893 ed 1899 egli si astenne dalla pratica di quello che egli definiva come il suo “peccato principale”; però, dopo la nascita del settimo figlio, Konstantin divenne un assiduo frequentatore dei numerosi bordelli maschili di San Pietroburgo. Nel 1904 egli scrisse nel suo diario che «ordinai al mio cocchiere […] di andare, e continuai a piedi fin dopo la bath-house. Avevo intenzione di proseguire dritto […] ma prima ancora di raggiungere il ponte Pevčeskij, mi girai ed entrai. E così mi ero arreso ancora una volta, senza lottare poi molto contro le mie inclinazioni depravate». Il ciclo di resistenze e capitolazioni alle tentazioni è un tema molto frequente delle pagine di diario di Konstantin Romanov. Strinse diverse lunghe relazioni con uomini ma negli ultimi anni della sua vita, Konstantin scrisse nei suoi diari che la sua omosessualità, diventava sempre meno pressante, sia perché egli aveva raggiunto una propria pace interiore, sia a causa dell’età avanzata e della cattiva salute. Allo scIMG_4899_clipped_rev_1oppio della Prima Guerra Mondiale, la coppia Granducale con l’intero entuorage, fu colta di sorpresa in territorio tedesco mentre era in vacanza. Fatta prigioniera come ostaggio, venne poi liberata su intervento diretto del Kaiser che permise alla famiglia di ritornare in Russia. Accompagnati al fronte, dovettero affrontare a piedi il passaggio dalle linee tedesche a quelle russe, cosa che segno profondamente la salute, già precaria del Granduca. La morte di uno dei figli in guerra segnò di nuovo Konstantin portandolo ad un tale livello di prostrazione che la morte lo colse il 15 giugno del 1915. La morte gli risparmiò di assistere allo sterminio di buona parte della sua famiglia dopo la fine dello Zar e della sua famiglia. Sopravvissero alla “Rivoluzione” solo la moglie e tre dei suoi figli (uno salvato per intercessione di Maksim Gor’kij che aveva cercato di salvare tutti i Romanov). L’opera qui presentata raccoglie i componimenti poetici scritti dal Granduca tra gli anni 1879 e 1888. I suoi componimenti, seppur anonimi, incontrarono il favore della critica, tanto che furono numeorsi gli articoli a lui dedicati su riviste specializzate e altrettanti furono i commenti entusiasti di numerosi celebri poeti russi che li lessero senza sapere chi ne fosse l’autore. Per ragioni legate alla sua posizione nella famiglia imperiale, Konstantin non firmò l’opera se non con le iniziali, anche se verso la fine della sua vita, l’attribuzione divenne pubblica, tanto che moltissime sue opere furono distrutti durante la “Rivoluzione” rendendole rare, quando non rarissime, specialmente quelle stampate prima del 1900 quando ancora, il Granduca, stampava le sue opere, anonime, in poche copie. Si sa ad esempio che la prima edizione dei suoi componimenti (qui presenti in seconda edizione), edita nel 1886, venne stampata in meno di mille copie, non per la vendita, ma regalate direttamente dal Granduca a personalità ed amici a lui vicini. Allo stesso modo si comportò il Granduca per la stampa della seconda parte dei suoi componimenti nel 1889. Stampò, sempre in circa 1000 copie, la seconda raccolta dei suoi componimenti e decise di ristampare alcune copie, in seconda edizione, della prima raccolta da donare a personalità ed artisti che non conosceva ancora, al momento della stampa della prima edizione. Probabilmente Konstantin curò anche la legatura dei volumi, cosa che spiegherebbe la curiosa presenza delle sue iniziali al piatto anteriore del volume che noi presentiamo. Una terza raccolta poetica che raccoglieva i componimenti scritti tra il 1889 ed il 1899 venne pubblicata nel 1901. Rarità bibliografica.

1.100 euro

90 bis. VERONA FONTI DI STORIA DELL’ARTE CAVALIERI GEROSOLIMITANI PRIME EDIZIONI VENETO

IMG_4447_clipped_rev_1IMG_4446_clipped_rev_1Dal Pozzo Bartolomeo,

Vite de’ Pittori, de gli Scultori, et Architetti veronesi raccolte da varj Autori stampati, e manuscritti, e da altre particolari memorie. Con la narrativa delle Pitture, e Sculture, che s’attrovano nelle Chiese, case, & altri luoghi publici, e privati di Verona e suo Territorio. Del Signor Fr. Bartolomeo Co: dal Pozzo Comna. Et Ammiraglio della Sagra Religione Gierosolimitana.

In Verona, Per Giovanni Berno, 1718

In 4° (23,5×17 cm); (8), 313, (3) pp. Legatura editoriale in cartoncino molle, esemplare ancora in barbe ed in ottime condizioni di conservazione. Prima edizione di questa celeberrima fonte di storia dell’arte del celebre Conte, storico dell’arte e Cavaliere di Marta, Bartolomeo del Pozzo (Verona 1637 – Verona 28 ottobre 1722) che prese parte alla Battaglia dei Dardanelli il 26 giugno del 1656 e che ricoprì importanti cariche nella sua città e nell’ordine Gerosolimitano. A Verona nel 1705 fu eletto tra i “consiliarii” del Comune, nel 1710 tra i “praesides derelictorum”, carica che nel 1711 lasciò per essere inserito fra i “milites procurato rum”. Infine nel 1712 fu uno dei “provisores Communis” di Verona. Nei cavalieri Gerosolimitani, nei quali entrò nel 1656, oltre a numerosissimi incarichi di rilievo, occupò la carica di ammiraglio. Nella battaglia dei Dardanelli si distinse per l’ardore durante numerosi assalti, facendosi notare dai superiori. A lui si deveno numerosi scritti oltre ad una delle migliori storie dell’Ordine Gerosolimitano, l’Historia della Sagra Religione militare di S. Giovanni Gerosolimitano detta di Malta che uscita per la prima volta nel 1703, si prefiggeva di proseguire ed ampliare la celebre opera dedicata all’ordine scritta da Giacomo Bosio. La sua fama è però particolarmente legata all’opera qui presentata. Infatti il suo studio, oltre ad essere considerato approfondito e corretto, basti ricordare che vi si citano centosessantasette artisti maggiori e IMG_4448_clipped_rev_1minori, vengono descritte numerosissime opere, oggi, scomparse o distrutte, quadri ma anche pitture murali esterne e interne degli edifici, edicole e fregi presenti nei palazzi cittadini, tanto che l’opera è considerata, ancora oggi, una fonte basilare per chiunque si voglia dedicare alla ricostruzione della storia artistica della città scaligera. Nel volume non manca una dettagliatissima descrizione delle opere artistiche in possesso dei conti Dal Pozzo, conservate nel loro palazzo in contrada S. Maria in Organo (pp. 305-309). In fine al volume è presenta una pagina di errata. Prima edizione rarissima a reperirsi nella sua legatura originale ed in queste ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Cicognara 2351: “Libro accreditato, e scritto da un coltissimo amatore di cose patrie”; Schlosser-Magnino, p. 532, 550 e 566; Lozzi, 6272.

750 euro

91 bis. BODONI BODONIANA PARMA BORBONI EDIZIONI DI LUSSO FERDINANDO I FUNERALIA ILLUSTRATI RARITA’ BIBLIOGRAFICA

IMG_5436_clipped_rev_1  IMG_5433_clipped_rev_1IMG_5435_clipped_rev_1IMG_5434_clipped_rev_1

IMG_5432_clipped_rev_1Giordani Luigi Uberto,

Orazione funebre in morte di D. Ferdinando I di Borbone, Infante di Spagna Duca di Parma, Piacenza, Guastalla Ecc. Ecc. Ecc. Composta e Recitata da Luigi Uberto Giordani Parmigiano Consigliere del Supremo Consiglio di Piacenza, Individuo Onorario del Consiglio Generale della comunità di Parma, e professore emerito dell’Università.

Parma, Co’ Tipi Bodoniani, 1803

In folio (49,5×35 cm); (4), XXIV, (2), 12 p., (3) c. di tav., di cui 1 ripieg. Legatura coeva in cartoncino maculato. Alcune tracce di sporco alla prima carta bianca, ininfluenti e per il resto esemplare in ottime condizioni di conservazione ed ancora in barbe. Prima rarissima edizione nella tiratura di lusso, da non confondersi con le altre due edizioni dello stesso anno, una in ottavo ed una in quarto. L’opera si presenta con il frontespizio e tutte le tavole incise entro cornice xilografica a differenza delle altre due edizioni. Bellissimo ritratto di Ferdinando I Borbone disegnato e inciso da Francesco Rosaspina da un dipinto di Pietro Melchiorre Ferrari. Pianta e elevazione del mausoleo incisi da Paolo Bernardi su disegno di Donnino Ferrari. A carta [1]/4r: Descrizione delle solenni esequie di S.A.R. Don Ferdinando di Borbone Infante di Spagna duca di Parma, Piacenza, Guastalla ecc. ecc. ecc. celebrate dalla comunità di Parma nella chiesa civica detta della Steccata li 15 dicembre 1802. Questa seconda parte contiene una descrizione dettagliata degli avvenimenti che si tennero durante le esequie di Ferdinando I. Celeberrima edizione bodoniana di queste esequie parmensi edite in occasione della morte del Duca Ferdinando I di Borbone-Parma (Colorno, 20 gennaio 1751 – Fontevivo, 9 ottobre 1802) che fu duca di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1765 al 1802, Infante di Spagna dal 1751 al 1802 e Principe di Francia in quanto nipote del re Luigi XV di Francia. Ferdinando fu regnante del Ducato di Parma in uno dei periodi più turbolenti della sua storia, quando, in seguito ai fatti legati alla rivoluzione francese ed una IMG_5431_clipped_rev_1crescente opposizione interna, la sua situazione politica divenne assai difficile, ed il Duca, che cercò a più riprese l’aiuto della corona d’Austria, arrivò ad essere messo agli arresti domiciliari, insieme alla consorte, da Napoleone Bonaparte li mise agli arresti domiciliari nel Palazzo Reale di Colorno, dal 1796 al 1801. Ferdinando, nonostante le pressioni, si rifiutò a più riprese di cedere il suo ducato alla Francia, nonostante suo figlio Ludovico, avesse firmato il 20 marzo del 1801 il Trattato di Aranjuez, con il quale il ducato doveva passare in mano francese. Ferdinando disconobbe sempre questa firma e la cosa, probabilmente, gli costò la vita. Dopo un pranzo abbondante a base di maiale, il Duca inizò a soffrire di forti dolori allo stomaco e dopo diversi giorni di terribili sofferenze spirò a Fontevivo. Seppur le cause della morte ufficiali parlarono di morte naturale, vi sono notevoli possibilità che Ferdinando I fosse stato avvelenato dai napoleonici per eliminare una figura scomoda. L’edizione è opera del grande tipografo, incisore e stampatore parmense, Giambattista (Giovanni Battista) Bodoni (Saluzzo, 26 febbraio 1740 – Parma, 30 novembre 1813) celeberrimo per la raffinatezza dei suoi caratteri tipografici e la bellezza delle sue edizioni. Questa qui presentata, nella sua versione in foglio, è una delle sue opere più eleganti e belle. Quando gli venne commissionata la stampa dell’opera che qui presentiamo, Bodoni decise di tirare l’opera in tre formati differenti Tutte e tre le edizioni dovevano essere curatissime ma l’edizione in 8° non presentava le tavole fuori testo, quella in 4° non aveva il testo in cornice e pur essendo ricca non poteva però, competere con l’edizione che qui presentiamo, tirata in un numero assi limitato di copie per i regnanti ed i personaggi influenti europei. L’edizione di lusso è curatissima sia per l’apparato grafico che per la qualità della carta utilizzata e per la finezza delle tavole fuori testo. Opera in buone-ottime condizioni di conservazione, da non confondersi con le edizioni in 8° e 4° con lo stesso titolo. Rif. Bibl.: Brooks, n. 889 ; De Lama, v. 2, p. 152-153; IT\ICCU\TO0E\010498.

800 euro

92 bis. MEDICINA PRIME EDIZIONI MILOCO VENEZIA STAMPATORI

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Valentinus Junior,

Observatio admiranda de eiectione membranarum sanguinolentarum per secessum formam viperae referentium, ubi de fluxu hepatico larga fiet disputatio. Auctore, Valentino Iuniori, medico ac physico Veneto. Ad Illustrissimum Dominum in Anem Basadonam Nobilem Venetum.

Venetiis, Apud Petrum Milocum, 1621

In 12° (14,3×9,6); (16), 91, (3) pp. Legatura in piena pergamena seicentesca di recupero. Marca tipografica di Miloco all’ultima carta con “Verita, donna nuda, flagellata dalla Menzogna, donna nuda con elmo e coda di serpente, viene portata via dal Tempo, vecchio alato e motto “Veritas fili temporis”. Altro stemma xilografico al frontespizio. Rara opera, tre soli esemplari censiti in ICCU, di questo scritto medico scritto dal fisico veneto, Valentinus Junior. In buone condizioni di conservazione. Molti i riferimenti alla medicina spagirica ed alle pratiche magico-alchemiche come l’utilizzo del Bezoar ecc. Raro. Rif. Bibl.: IT\ICCU\RLZE\016479.

400 euro

93 bis. MICROSCOPIO MEDICINA SCIENZE NATURALI PRIME EDIZIONI MALPIGHI INSETTI FISIOLOGIA

 Senza titolo-75Senza titolo-74(Marsili Anton Felice), 

Relazione del ritrovamento dell’uova di chiocciole di A. F. M. in una lettera a Marcello Malpighi, Celebre Professore di Medicina nell’Università di Bologna. 

In Bologna, Per gl’Eredi d’Antonio Pisari, 1683.

In 12° (15×8,3 cm); 83, (1) pp. e una c. di tav. fuori testo con immagine della formazioni delle uova di chiocciola. Legatura coeva in piena pergamena molle con titolo manoscritto al dorso. Piccola mancanza al margine superiore del dorso e per il resto esemplare perfetto. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare stampato su carta forte. Prima non comune edizione di questo celebre studio del noto vescovo e biologo bolognese Antonio Felice Marsili. Frequentò lo Studio bolognese dove fu allievo di Vitale Terrarossa, un filosofo il quale sosteneva che l’atomismo di Democrito fosse compatibile con l’aristotelismo. Si laureò in diritto civile e canonico nel 1670. Marsili fu uno dei Senza principali esponenti dei «cattolici galileiani». Nel 1681 intervenne nella controversia sulla generazione spontanea con questa memoria dedicata a Malpighi intitolata “Relazione sul ritrovamento dell’uova delle chiocciole” che pubblicò per la prima volta nel 1683. La Relazione ebbe notevole risonanza ed «entrò subito nel circuito della cultura scientifica europea» (ed. Piaia, p. 17), tanto che l’amico Malpighi in quello stesso anno ne Senza titolo-73inviò una copia alla Royal Society. Nel 1684 ne fu pubblicata, ad Augusta, una traduzione latina che lo stesso Malpighi inserì poi nella sua Opera Omnia uscita nel 1686 a Londra. La memoria provocò la reazione del gesuita Filippo Bonanni il quale, con lo pseudonimo di Godefrido Fulberti, pubblicò nello stesso anno delle “Riflessioni sopra la relatione del ritrovamento dell’uova delle chiocciole” nelle quali rispose al Marsili solo nei termini della filosofia scolastica. Quest’opera del Marsili è considerato un ottimo esempio del rinnovato spirito scientifico metodologico che si sta propagando in Europa. Nella prima parte l’autore illustra le po sizioni contrastanti sulla generazione degli insetti e degli altri esseri viventi appoggiando apertamente le critiche alla teoria della loro origine per generazione spontanea dal limo o dalla putrefazione di cadaveri. Passa poi ad illustrare il ritrovamento di alcune uova di chiocciola in un cespuglio e le osservazioni fatte anche con l’ausilio del microscopio dello sviluppo delle stesse. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Bibl.: Wellcome, IV, 62; Krivatsy, 7488; Piantanida Pag. 153, N° 1697. L’autore si ricava dal Melzi, Dizionario delle opere…, Vol II, p. 425. logna, Per gl’Eredi d’Antonio Pisari, 1683.                                              

600 euro

94 bis. FILOSOFIA OCCASIONALISMO FILOSOFIA CARTESIANA PRIME EDIZIONI RARITA’ BIBLIOGRAFICA INDICE DEI LIBRI PROIBITI MALEBRANCHE OPERE ANONIME

IMG_5993_clipped_rev_1Anonimo (ma Malebranche Nicolas),

Traité de morale, par l’Auteur De la Recherche de la Vérité. Premiere Partie – Seconde Partie

Rotterdam, Reinier Leers, 1684

In 12° (15,2×8,5 cm); due tomi in un volume: (10), 237, (1 b.) pp. e 218, (6) pp. Bella legatura coeva in piena pelle spugnata. Titolo e ricchissimi fregi in oro ai tasselli ed ai nervi. Legatura a cinque nervi. Qualche strofinatura al piatto posteriore. Nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Tagli spruzzati in rosso. Prima rara edizione di questa celebre opera, finita nell’indice dei libri proibiti nel 1690, del grande filosofo e scienziato francese, Nicolas Malebranche (Parigi, 6 agosto 1638 – Parigi, 13 ottobre 1715) che appartenente alla congregazione dell’Oratorio di Gesù e Maria Immacolata di Francia, fu studioso di Agostino d’Ippona prima e della filosofia cartesiana poi arrivando ad essere considerato, insieme all’olandese Arnold Geulincx (1624-1669) il più importante esponente dell’occasionalismo. Esiste un’edizione di quest’opera datata 1683 ma in realtà, come ben dimostrato da Sauvy a pagina 85 della sua nota opera “ Livres saisis à Paris entre 1678 et 1701”. Sauvy infatti ricostruisce come l’opera qui presentata fu scritta nel 1683, senza dubbio su insistenza di alcuni suoi amici con il quale aveva dibattuto l’argomento, arrivando a finirla intorno alla fine di ottobre dello stesso anno e appoggiandosi anche agli studi di Lelong analizza questa falsa edizione come falsa sia nella data, 1683 che nel luogo di stampa, Colonia che in realtà dovrebbe essere Rouen. L’opera che ottenne un notevole successo, attirò ben presto gli strali del mondo cattolico che ben presto IMG_5994_clipped_rev_1inserì il volume nell’Indice dei Libri Proibiti facendo sì che l’opera divenisse molto rara a reperirsi. Malebranche superò il dualismo cartesiano fra anima e corpo asserendo che fra anima e corpo non vi sia nessun rapporto e altrettanto, nessun collegamento fra di esse sia possibile e se è vero che l’anima può pensare il suo corpo ciò non toglie che l’anima, in sé, appartiene alla natura eterna di Dio. Nell’opera qui presentata, Malebranche elabora la sua teoria morale basata sul concetto di “ordine” arrivando a costruire un sistema dove l’obbedienza alla legge e l’amore per l’ordine concepito come un omaggio alla ragione sono un mezzo attraverso gli spiriti eletti operano per la gloria di Dio. Dopo aver studiato per tre anni teologia scolastica alla Sorbonne a partire dal 1656, senza particolare interesse per la materia, iniziò ad avvicinarsi alla Congregazione dell’Oratorio fondata da San Filippo Neri, dove poi entrò nel 1660. La Congregazione, con i suoi ritmi scanditi da regole precise e la grande attenzione allo studio e alla riflessione, gli permise di dedicarsi in modo continuativo alla sua ricerca filosofica, in particolare a quella cartesiana. Dopo aver pubblicato diverse opere di basilare importanza per il pensiero filosofico occidentale, nel 1699 fu nominato membro onorario dell’Académie des sciences. Nell’ultima parte della sua vita, il suo interesse si concentrò sugli studi matematici e particolarmente su quelli legati al calcolo infinitesimale che gli permisero di correggere le leggi cartesiane sul moto. Il suo interesse per la matematica nasce dalle idee immutabili ed eterne, come quelle matematiche, che secondo Cartesio sarebbero proprie dell’uomo in quanto innate nella sua coscienza. Malebranche, anche in questo caso, arriva in realtà a superare Cartesio arrivando a dimostrare che tali idee fanno parte della sapienza divina. Pensatore instancabile e geniale,arrivò ad elaborare una “teoria dei colori” basata sulle vibrazioni che in base alla loro differenza, darebbero origine alla percezione di colori differenti. La sua opera sulla morale rappresenta una delle tappe fondamentali dell’elaborazione del pensiero di Malebranche. Come scritto nel Dictionnaire des œuvres, VI, p. 486 “La première [partie], sur la “Vertu”, pose comme fondement de la morale la vertu essentielle : “l’amour habituel et dominant de l’ordre immuable”. L’ordre est la hiérarchie de l’Etre, la loi que Dieu lui-même suit dans l’exécution de ses projets. Les qualités de l’esprit nécessaires pour acquérir la vertu sont : la force, qui nous commande d’être attentifs à la vérité et nous empêche de nous distraire du travail méritoire de l’intellect, et la liberté qui nous permet de nous éloigner des biens finis pour ne regarder que vers l’Infini lui-même. Malebranche considère ensuite les causes ocIMG_5995_clipped_rev_1casionnelles des bons sentiments, sans lesquels on ne saurait acquérir l’amour de l’ordre, puis les causes occasionnelles de certains sentiments contraires à la grâce, et qui en diminuent l’efficacité, afin de permettre qu’on puisse mieux les éviter. La seconde partie, étroitement liée à la première, traite des “Devoirs”. Ceux-ci sont subordonnés à l’objet de l’obligation : ceux envers Dieu et ses attributs, puissance, sagesse et amour, viennent en premier. La règle pour bien les satisfaire est de se conformer à la loi, à la structure, à l’action divines, de suivre les raisons mêmes de la Trinité. On passe ensuite aux devoirs envers la société humaine, dont il ne faut considérer que la destinée éternelle des membres. Le livre s’achève sur la considération des devoirs qu’on a envers soi-même ; ceux-là consistent à travailler à son perfectionnement et à son bonheur propres.Issue du rationalisme cartésien, la morale de Malebranche reprend la dualité science-vertu, pour la transposer dans la vision totale de la réalité transcendante, en orientant toutes les exigences humaines vers leur fin éternelle. L’œuvre fait ressortir l’aspect le plus authentique de l’intellectualisme de Malebranche : l’obéissance à la loi et l’amour de l’ordre conçus comme un hommage à la raison […] Les corps sont faits pour les esprits, pour les servir ou pour les mettre à l’épreuve en vue de biens d’un ordre supérieur ; les esprits sont faits pour Dieu, la vie présente pour la vie future ; la société temporelle pour la société éternelle qui la suivra. L’ordre exige que les intérêts actuels soient subordonnés et souvent sacrifiés à ceux de la vie future. […] L’ordre de la morale repose sur une immobilité d’être, une clarté de raison, qui en constituent la première et la plus authentique valeur.”. Bellissima prima edizione in legatura coeva. Rif. Bibl.: Brunet, III, 1336 ; Barbier, Dictionnaire des ouvrages anonymes, IV, 772.

800 euro

95 bis. ECONOMIA COMMERCIO LIBERALISMO

 IMG_4614_clipped_rev_1IMG_4613_clipped_rev_1Verri Pietro,

Meditazioni sulla economia politica. Prima edizione Napoletana.

Napoli, Nella Stamperia di Giovanni Gravier, 1771

In 8° (19,5×12,5 cm); (8), 212 pp. Legatura editoriale in cartoncino molle (un piccolo difetto con perdita di carta al margine esterno, qualche difetto al dorso. Qualche piccolissima ed ininfluente macchiolina di foxing tipica a tutti gli esemplari, causati dalla qualità della carta napoletana utilizzata. Esemplare ancora in barbe ed in buone-ottime condizioni di conservazione. Una delle edizioni considerate seconde edizioni, stampate tutte nello stesso anno 1771, dopo la prima livornese dello stesso anno. Questa edizione vede, non presente nell’edizione originale, la lunga dedica ad Antonio Spinelli. E’ quello qui presentato il più importante lavoro dedicato all’economia del grande filosofo, economista, storico e scrittore milanese, il conte Pietro Verri (Milano, 12 dicembre 1728 – Milano, 28 giugno 1797). Il pensiero economico di Verri è considerato per certi versi, precursore di Adam Smith, del marginalismo e persino di John Maynard Keynes Partendo dalla descrizione dei meccanismi che regolano i principi della domanda e dell’offerta, Verri arriva a descrivere la moneta come “merce IMG_4612_clipped_rev_1universale” di scambio. Di teorie liberiste, arrivò a sostenere che l’equilibrio nella bilancia dei pagamenti di un paese è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno lordo (quantità) e non del tasso di cambio. Pur sostenitore del liberalismo non mancò però di suggerire meccanismi di difesa della proprietà privata e dal mercantilismo, convinto che solo una sana concorrenza tra eguali, possa distribuire in modo omogeneo sulla popolazione la proprietà privata arrivando a criticare gli accorpamenti di troppe ingenti quantità di beni nelle mani di pochi. In New Palgrave, volume iv, p. 807 possiamo leggere “Verri’s Meditazioni (Meditations on Political Economy) is a complete treatise on political economy, reminiscent of Turgot’s work (1766) with its tight, logical framework and division into fairly short sections. The work was highly appreciated when it appeared and could be found, for example, in the library of Adam Smith. His work, though now largely ignored, may therefore have exerted greater influence than is generally believed”. Non comune seconda edizione. Rif. Bibl.: Di Pietro Verri, cfr. G. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime, v. 2, p. 175; Kress, Italian Economic Literature, i, 406; Kress 6828; Goldsmiths 10722 (edition without place or publisher); Higgs 5167; Mattioli 3734-36, all different editions, not this one;  Carpenter, Economic Bestsellers before 1850, xxv/2; non in Einaudi (listing three other editions from 1771)

680 euro

96 bis. FILOSOFIA CARTESIANA OCCASIONALISMO CARTESIO DESCARTESE LA FORGE

 image00012_clipped_rev_1 image00013_clipped_rev_1image00011_clipped_rev_1Louis de la Forge,

Traitté de L’Esprit de L’ Homme, de ses facultez & Fonctions, & de son union avec le Corps, suivant les principes de Rene Descartes

Amsterdam, Abraham Wolfgang, s. data (ma 1670 circa).

In 16° (13,5×7,5 cm); (64), 462, (2) pp. Legatura coeva in piena pergamena rigida con titolo manoscritto al dorso da mano coeva. Tagli marmorizzati. Tre quaderni uniformemente bruniti a causa della carta olandese utilizzata e nel complesso, esemplare in ottime condizioni di conservazione. Marca tipografica al frontespizio con animale che guarda nella cavità di un albero e motto Quaerendo. Seconda edizione dopo la prima del 1666, di questo celeberrimo trattato del noto filosofo francese, image00010_clipped_rev_1Louis de La Forge (La Flèche, 1632 – Saumur, 1666). Grande amico di Cartesio, La Forge fu un medico e filosofo francese, fra i massimi esponenti del movimento filosofico dell’occasionalismo, secondo la quale tutti gli atti dell’uomo, sia pratici che teorici, non sono che occasioni per l’intervento di Dio e che ispirata dal lavoro di Cartesio, vide fra i suoi più conosciuti rappresentanti, Arnold Geulincx e Nicholas Malebranche. L’opera qui presentata è la sua più famosa e contribuì in modo notevole alla propagazione delle teorie cartesiane e anche, in parte all’elaborazione della dottrina cartesiana, per le numerose discussioni filosofiche intercorse tra Cartesio e La Forge. In quest’opera, l’autore spiega la relazione dell’anima col corpo come opera della volontà divina e allo stesso modo, l’interazione tra i due sulla scorta della filosofia dell’amico Cartesio, esplicando anche il debito dell’amico verso il pensiero di Sant’Agostino ed i filosofi platonici. La Forge combatte strenuamente il materialismo e il dinamismo, dimostrando come Dio sia l’unica forza trainante e la causa universale di tutti i movimenti dell’universo. Non comune ed in ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: G. Rodis-Lewis, ‘L’ame et le corps chez Descartes et ses successeurs’, ‘Etudes philosophiques’, 1996, 4.; Brunet, III, 764; Graesse, IV, 77; Willems, 1834.

500 euro

97 bis. RUSSIA STORIA LOCALE PIETRO IL GRANDE ROMANOV RUSSIA STORIA LOCALE PIETRO IL GRANDE ROMANOV ZAR SAN PIETROBUGO INGEGNERIA 

dsc_0837_clipped_rev_1Perry Jean [d. i. John],
 

Etat present de la Grande Russie. Contenant une Relation de ce que S. M. Czarienne a fait de plus remarquable dans ses Etats; & une Description de la Religion, des Moeurs &c. tant des Russiens, que des Tartare
s, & autres Peuples voisins. Par le Capitaine Jean Perry, Traduit de l’Anglois. Completo. Complete.

A La Haye, Chez Henry Dusauzet, 1717

In 8° (16×9,5 cm); (2 b.), (10), 271, (13) pp. e 2 c. di tav. fuori testo una in antiporta con due nobili che sullo sfondo di una battaglia sorreggono un bel ritratto di “Petrus Alexewitz Czar et Magnus Dux Moscoviae” e una grande carta più volte ripiegata della Russia. Bella legatura coeva in piena pelle con dorso a 5 nervi e titolo e ricchi fregi ai tasselli. Qualche strofinatura e spellatura. Tagli spruzzati in rosso. dsc_0836_clipped_rev_1Zigrinatura in oro al taglio dei piatti. Un piccolo strappetto al margine interno della grande carta della Russia realizzata dal cartografo Hermann Moll, senza perdita di carta ed ininfluente e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Prima edizione francese, uscita un anno dopo la prima inglese, di questa relazione della Russia del celebre ingegnere e viaggiatore inglese John Perry (1670-1732). Specializzato in ingegneria navale visse varie avventure a bordo delle navi inglesi avendo spesso a che fare con i corsari francesi. Durante uno scontro con un corsaro perse l’utilizzo del braccio destro. In seguito ad un altro scontro con una nave corsara andò sotto processo in Inghilterra, insieme al comandante della nave inglese, in seguito alla cattura del veliero da parte dei francesi. Dalla testimonianza di Perry che pubblicò un libello su questi fatti, il comandante della nave fuggì ad attacco in corso lasciando lui e l’equipaggio alla mercè dei corsari. Nel 1698 venne liberato dal carcere in seguito ad espressa richiesta dello Zar Pietro che aveva individuato in Perry l’esperto ingegnere navale ed idrauliche di cui necessitavano i suoi cantieri pietroburghesi. Il suo primo impiego fu riferire allo Zar sulla possibilità di stabilire un canale tra il fiume Volga ed il Don. L’opera fu iniziata nel 1700, ma i progressi compiuti erano lenti, a causa dell’incapacità dei lavoratori, il ritardo nella fornitura dei materiali e l’opposizione della nobiltà. Perry fra l’altro si era risentito con lo Zar per il ritardo nel pagamento del suo stipendio. Nel settembre 1701 Perry che nel frattempo aveva ricevuto il titolo di “Controllore supremo delle opere marittime russe” venne convocato a Mosca dove gli fu presentato l’ordine di stabilire sulla riva destra del fiume Voronej un dsc_0838_clipped_rev_1nuovo bacino artificiale. Nel 1711, dopo i ritardi dovuti alla guerra contro i Turchi, gli viene ordinata la creazione di un canale tra San Pietroburgo e il Volga ma il fatto che lo Zar continua a non riconoscere il suo stipendio, Perry inizia ad arrabbiarsi tanto che andando oltre ad una saggia protesta si espone direttamente con lo Zar scatenando un litigio furibondo con quest’ultimo. Avendo paura per la sua vita si pone sotto la protezione dell’ambasciatore inglese, il signor Whitworth, e torna in Inghilterra sul finire del 1712. Nel corso del suo servizio di quattordici anni “in Russia, ho solo ricevuto un anno di stipendio” scrive Perry nel suo celebre scritto sulla Russia. Nel 1716 pubblicò questo interessantissima descrizione della Russia e delle condizioni di lavoro in questo paese.  L’opera è basilare per la comprensione non solo degli usi e costumi russi degli inizi del settecento ma anche per avere una chiara visione dei costi e del processo di modernizzazione della Russia di Pietro il Grande. “This ingenious officer and mechanic was engaged by the Russian Ambassador, at a salary of 300 pounds a year, to superintend in paticular a communication then making between the Volga and the Don. In an introduction to his work Perry gives an account of the many disappointments he experienced during fourteen years of residence in Russia, which he was finally forced to quit without receiving his expected renumeration. Of the country itself, and of the various plans of the Czar for its improvement, a pleasing account is given” (Cox). Prima rara edizione francese in buone-ottime condizioni di conservazione. A good copy. First french edition. Raro. Rare.

370 euro

98 bis. CACCIA LETTERATURA VENATORIA PRIME EDIZIONI VENARIA REALE ARTE VENATORIA RARITA’ BIBLIOGRAFICHE AUTOGRAFI TORINO HUNTINGIMG_3328_clipped_rev_1IMG_3329_clipped_rev_1IMG_3331_clipped_rev_1IMG_3327_clipped_rev_1

IMG_3325_clipped_rev_1Renault Arturo (Rusticus),

Fra un Tiro e l’Altro per Arturo Renault,

In Firenze, Pei Tipi dell’Arte della Stampa, 1879

In 8°; 288, (2) pp. Brossura editoriale con tiolo, autore, editore e fregio a tema venatorio, impresso in rosso e nero entro cornice al piatto anteriore. Rinforzo in carta marmorizzata al dorso. Dedica autografa dell’autore alla prima carta bianca. Qualche macchiolina, qualche lieve fioritura, non significativa e nel complesso in buone condizioni di conservazione. Prima rarissima edizione, una seconda edizione assai più comune uscì nel 1905, di quello che è considerato il primo libro italiano di memorie sulla caccia scritto da quello che è considerato l’iniziatore della moderna letteratura venatoria italiana Arturo Renault. L’autore, di origine francese, era figlio del capo-guardiacaccia delle Reali Tenute della Veneria chiamato direttamente da Vittorio Emanule II. ArturoIMG_3333_clipped_rev_1 Renault, da autodidatta, imparò la lingua italiana. A lui si devono numerose opere e diversi articoli venatori su vari quotidiani e periodici che a partire dal 1870 erano apparsi in Italia. Celebri sono i suoi articoli sulla rivista Diana (della quale fu anche direttore). La sua opera letteraria gli diede notevole fama nel mondo venatorio italiano ed europeo. Questi articoli erano di solito formati con lo pseudonimo di “Rusticus”. Renault, nel 1873, pubblicò il suo primo opuscolo “Ai Cacciatori”, quasi sconosciuto oggi ma che dava, formalmente inizio alla letteratura venatoria italiana. Seguì nel 1877 il volume “La caccia e i cacciatori” che però era una raccolta degli articoli di Renault apparsi sulla Gazzetta d’Italia. Il libro ebbe enorme successo. Ma è proprio il volume qui presentato ad essere, generalmente, considerato il primo volume italiano di racconti venatori. L’opera è composta da 16 capitoli di ricordi venatori ed aneddoti illustrati in un linguaggio vivace e piacevole. Un capitolo è dedicato anche al vino. Questa primissima edizione è arricchita anche dalla firma autografo dell’autore. Rarità bibliografica. Rif. Bibl.: IT\ICCU\SBL\0058598.IMG_3326_clipped_rev_1

750 euro

100 bis. MEDICNA MEDICINE FORLì PADOVA ANATOMIA ANATOMY MEDICINA ANTICA ROMANA PRIMA EDIZIONE ROMA


DSC_0244_clipped_rev_1Giovanni Battista Morgagni,

Jo. Baptistae Morgagni In A. Corn. Celsum, et Q. Ser. Samonicum epistolae decem. Quarum sex nunc primnm prodeunt.

Patavii, excudebat Josephus Cominus, 1750

In 8° (18,4×12,5 cm); (4), 336, (2 b.) pp. Legatura editoriale in pieno cartoncino molle con titolo chiosato a mano al dorso. Qualche macchia e traccia di sporco. Un leggerissimo alone al margine interno delle prime 5 carte e al margine esterno delle ultime 5, praticamente invisibile e ininfluente. Esemplare in barbe e quindi ad ampi margini ed in più che buone condizioni di conservazione. Rarissima edizione, della variante della prima edizione di questo scritto del grande medico, anatomista e patologo forlivese, Giovanni Battista Morgagni o Giovan Battista Morgagni o anche Giambattista Morgagni (Forlì, 25 febbraio 1682 – Padova, 5 dicembre 1771). Questa variante, che venne stampata da Comino prima delle altre copie, non presenta la dedicatoria ad Heister, aggiunta solo in seguito ed un frontespizio con qualche piccola differenza di stampa delle lettere oltre ad un errore marchiano poi corretto nelle copie seguenti. Trattasi probabilmente di una copia di prova dello stesso Comino. In questo esemplare infatti invece della corretta forma di “nunc primum” è stampato l’errore “nunc primnm”. Antica firma di appartenenza privata al recto del piatto anteriore “Ippoliti”. L’opera che apparve per la prima volta in forma notevolmente rimaneggiata nel 1721 vide la sua forma definitiva, considerata in tutto e per tutto come la prima edizione (presenta più di 200 pagine rispetto all’edizione precedente), edita da Comino a Padova nel 1750. Fra i suoi interessi anche quelli legati allo studio dei classici della medicina con DSC_0243_clipped_rev_1studi filologici approfonditi. Qui presenta i suoi studi dedicati alla dottrina e figura del grande medico romano Auro Cornelio Celso descritta nel suo “De Medicina” che unico superstite pervenutoci di un trattato più ampio dedicato a tutte le scienze antiche, rappresenta una delle più vaste fonti di informazioni sulle pratiche mediche dell’epoca.. “L’impegno filologico di Morgagni si realizzò soprattutto nelle quattro lettere In scriptores rei rusticae, composte tra il 1721 e il 1723 per conto di Johann Matthias Gesner (Lipsia 1735), e nelle dieci lettere In Aur. Corn. Celsum et Q. Ser. Samonicum pubblicate in due momenti successivi (Padova 1721 e 1750) su richiesta del collega e amico Giovanni Battista Volpi. Morgagni lasciò inoltre numerosi scritti a carattere storico-medico, storico ed erudito, raccolti insieme con altri negli Opuscula miscellanea (1763), tra i quali le Epistolae Aemilianae in cui illustrò la propria terra natale da tutti i punti di vista (geologico, geofisico, archeologico, storico, etc.)”. E’ considerato il fondatore dell’anatomia patologica nella sua forma contemporanea. Rudolf Virchow lo definisce il Padre della patologia moderna. In Europa si era soliti riferirsi a lui come “Sua Maestà anatomica”. “Il 18 novembre 1698, all’età di sedici anni, si iscrisse all’Università di Bologna per studiarvi medicina, specie anatomia, considerata da Morgagni “pietra angolare di tutto l’edificio medico”. Ebbe come maestro di anatomia Ippolito Albertini, ma soprattutto ebbe la possibilità di seguire le lezioni di Antonio Maria Valsalva, eminente sperimentalista di fisiologia, nonché figlio scientifico di Marcello Malpighi, tra i primi ad opporsi al fenomeno seicentesco della separazione tra speculazione scientifica e pratica. In effetti Morgagni non è da considerarsi lo scopritore unico del metodo -detto poi morgagnano-, bensì l’esponente principale, che raccolse e sviluppò le fatiche dei suoi maestri diretti e indiretti, Valsalva e Malpighi, per DSC_0245_clipped_rev_1creare quell’edificio monumentale anatomo-patologico che sta alla base della medicina moderna … Nel 1711 il desiderio di Morgagni venne esaudito: venne chiamato alla seconda Cattedra di medicina teorica dell’Università degli Studi di Padova lasciata libera da Antonio Vallisneri, dopo che quest’ultimo ebbe ottenuto la prima Cattedra dopo la morte di Domenico Guglielmini. …. Nel 1761 Morgagni pubblicò il suo massimo contributo alla medicina, De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis: la grande opera del forlivese stabilì una volta per sempre la correlazione tra osservazione anatomica e pratica clinica, spostando l’accento dallo studio della natura della malattia a quello della sede della malattia”. Rarissima edizione della variante della prima edizione in più che buone condizioni di conservazione ed in legatura coeva. Curiosità bibliografica. Copia probabilmente unica. Bibl: Federici, pag. 201, n. (7) che descrive la prima edizione nella sua forma classica.

450 euro

INCISIONI E EPHEMERA

81. INCISIONI GIOCHI DELL’OCA BOLOGNA GIUOCO MITELLI FRANCIA RARITA’ BIBLIOGRAFICHE GIOCHI DI PERCORSO

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IMG_6855_clipped_rev_1Francesco Domenico Maria Francia o Giuseppe Maria Mitelli,

Il nobilissimo et dilettevole giuoco del Gambaro.

S, luogo (ma prob. Bologna), S. stampatore, S. data (ma tra il 1675-1718)

In folio (33,7×46,5 cm la stampa e 378,×49,7 cm il foglio). Foglio volante in ottime condizioni di conservazione di questa rarissima acquaforte, opera attribuita alternativamente a due dei più importanti incisori italiani della fine del seicento, originari di Bologna, Francesco Domenico Maria Francia (Bologna, 1657 – 1735) o a Giuseppe Maria Mitelli (Bologna, 1634 – 4 febbraio 1718). Bertelli attribuisce la stampa a Giuseppe Maria Mitelli anche se non esclude che in realtà sia opera del Francia che collaborò anche con i Mitelli nella realizzazione di alcune opere e fu attivo a Bologna, Ferrara, Modena e Parma. La stampa si presenta con il titolo in alto al centro e a seguire le regole del gioco su quattro righe. Il percorso si snoda lungo un viale alberato e cinquantuno caselle numerate e dedicate ad altrettanti vizi e debolezze umane. Bellissima prova su carta vergellata sottile priva di filigrana. In alto, sotto il titolo il cartiglio con le regole: “Si giuoca con due Dadi ò, un solo sarà meglio, e quanti punti farà andarà sù quel numero con un segno, e ariuando sù li Gambari, tornarà indietro quanti punti hauerà fatto e ariuando di nuovo su li Gambari fara l’istefso, pagando doue è il patto. Chi uà sù le Granzelle radoppia tanto nell’andare quanto nel tornare e se uscirà di giuoco, pagarà e tornarà da capo. Chi sarà trucato paga e uà sù il numero dell’altro. Al N.ro 11 doue sono li Spini, si paga e si torna a tirare. Alla Rete si paga il doppio. Al Cestone si paga e si sta fin che sei cauo”. Le 51 caselle sono così identificate: Cas. 1): GOLA; Cas. 2): DISPREGIO; Cas. 3): INGANNO; Cas. 4): USURA; Cas. 5): IRA; Cas. 6): SIMULATIONE; Cas. 7): torna indietro; Cas. 8): TRUFA; Cas. 9): INGRATITUDINE; Cas. 10): torna indietro; Cas. 11): paga e torna a tirare; Cas. 12): AMBITIONE; Cas. 13): EMPIETA’; Cas. 14): torna indietro; Cas. 15): SUSPETIONE; Cas. 16): torna indietro; Cas. 17): POMPA; Cas. 18): radopia il punto; Cas. 19): MISERIA; Cas. 20): ACCIDIA; Cas. 21): torna indietro; Cas. 22): FORFANTERIA; Cas. 23): INFAMIA; Cas. 24): paga il dopio e torna a tirare; Cas. 25): torna indietro; Cas. 26): FRAUDE; Cas. 27): DISONESTA’; Cas. 28): torna indietro; Cas. 29): OTIO; Cas. 30): radopia il pu.to; Cas. 31): VITIO; Cas. 32): IPOCRISIA; Cas. 33): torna indietro; Cas. 34): INVIDIA; Cas. 35): DISCORDIA; Cas. 36): torna indietro; Cas. 37): TRAPOLA; Cas. 38): paga e sta’ sin che sei cavo; Cas. 39): BUGIA; Cas. 40): radopia il punto; Cas. 41): FALSITA’; Cas. 42): torna indietro; Cas. 43): DILETATIONE; Cas. 44): radopia il punto; Cas. 45): SPERANZA; Cas. 46): GIUBILO; Cas. 47): torna indietro; Cas. 48): CONTENTO; Cas. 49): GAUDIO; Cas. 50): DISFORTUNA; Cas. 51): BEN VENUTO AMICO CARO. Bellissima stampa assai rara di “gioco dell’oca” e ancor più rara a reperirsi in queste ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Bertarelli 1940, Le Incisioni di Giuseppe Maria Mitelli, catalogo critico n° 688; British Museum” – AN141715001 ©The Trustees of the British Museum 1852, 0612. 488.IMG_6852_clipped_rev_1

2.700 euro

82. INCISIONI GIOCHI DELL’OCA BOLOGNA GIUOCO MITELLI FRANCIA RARITA’ BIBLIOGRAFICHE GIOCHI DI PERCORSO

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IMG_6857_clipped_rev_1Francesco Domenico Maria Francia o Giuseppe Maria Mitelli,

Il dilettevole giuoco del pellegrinaggio d’amore.

S, luogo (ma prob. Bologna), S. stampatore, S. data (ma tra il 1675-1718)

In folio 38×54 cm l’incisione e 42,7×60,5 cm il foglio. Acquaforte. Esemplare a foglio integro con margini originari intonsi. Leggera piega verticale al centro in corrispondenza della brachetta di legatura al verso. Altre due leggerissime ed ininfluenti pieghe in parallelo nella parte destra del foglio. Qualche brevissimo strappetto e minime lacune al margine inferiore e agli angoli del tutto ininfluenti e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Sulla lastra in basso a destra la firma “FMFrancia fece”. In alto al centro grande cartiglio a nastro con il titolo e le regole. Se non vi sono dubbi che a realizzare l’opera fu il celebre incisore bolognese, Francesco Domenico Maria Francia (Bologna, 1657 – 1735), Bertarelli ipotizza che il progetto della tavola possa essere del Mitelli. Il giuoco si snoda attraverso un tabellone formato con da 63 caselle numerate poste lungo un percorso che si snoda per un sentiero. Lungo il percorso il giocatore si imbatte in varie figure che rappresentano i pericoli dell’amore e in altri personaggi che intraprendono il medesimo viaggio. Alla fine del cammino si accede attraverso un portale a una grande casa con giardino all’italiana, dove passeggiano le coppie venutesi a creare. Foglio molto raro ottimamente impresso su carta vergellata sottile priva di filigrana. Il gioco presenta somiglianze grafiche, evidentemente non casuali, con altre due opere attribuite al Francia e a Mitelli, “Il Nobilissimo et Dilettevole Giuoco del Gambaro” e il “Nuovo Gioco dell’Honore”. Gioco di 63 caselle numerate e disposte lungo una sorta di sentiero. In basso a destra la firma dell’autore (“FM Francia fece”). Vedi anche esemplare Collezione Ciompi – Seville (Arch. n°2404). Notare la somiglianza grafica con “Il Nobilissimo et Dilettevole Giuoco del Gambaro”, Arch. n°1267 e il “Nuovo Gioco dell’Honore”, Arch. n°2291. Nel cartiglio sono presenti le regole del gioco: “Si gioca con due Dadi dovendo ciascuno havere il suo segno ò marca per metterlo sù i punti che andarà facendo / avertendo à non fermarsi su i Pellegrini mà cadendo su quelli si raddoppia il punto fatto e chi primo arivarà giu(s)tam.(ent)e / vincerà il Gioco e nel principio facendo 6 e 3 si và alla Fortuna al 26 e facendo 5. e 4. si và all’Occasione al 53. e / nell’altre Figure s’osservi il seguente ordine, cioè: la Speranza si và all’Inquietudine, Inquietudine all’Esperienza e / si ferma un tiro. Timore si torna indietro sei punti al 6. Conseglio si ferma un tiro. Esperienza si ferma un tiro. / Gelosia và alla Rissa e paga un quat(rin)o. Pericolo vi si sta sin che un altro ti cavi. Invidia si ferma un tiro. Rissa paga un / q.(uatrin)o. Liberalità paga un q.(uatrin)o e và all’Occasione. / Tempo Perso si ricomincia / da capo. Merito si tira / un quattrino, e s’attende / il fine del gioco.”. Le caselle portano il nome di sentimenti o fatti tipicamente collegati con le pene d’amore come ad esempio: Cas. 4): Speranza; Cas. 7): Inquietudine; Cas. 12): Timore; Cas. 16): Conseglio; Cas. 20): Esperienza; Cas. 24): Gelosia; Cas. 26): Fortuna; Cas. 30): Pericolo; Cas. 34): Invidia; Cas. 38): Rissa; Cas. 48): Liberalità; Cas. 53): Occasione; Cas. 56): Tempo Perso; Cas. 60): Merito ecc. Molto raro a reperirsi e rarissimo in queste condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Collezione Ciompi, Seville Arch. N°2404; Buscaroli, 1931, p. 47, n. 104. – Il luogo e la data di pubblicazione sono quelli di attività dell’Autore – Sulla tavola è raffigurato un sentiero scandito da numeri e figure allegoriche accompagnate dal relativo nome; British Museum – AN304645001- © The Trustees of the British Museum, London. (Inv. – Nr.: 1852, 0612. 450); BERTARELLI, Achille: “Le Incisioni di GM incisore, catalogo critico”, Milano, 1940.IMG_6859_clipped_rev_2

3.300 euro

83. INCISORI SERIE PIANETI ALLEGORIE BULINO

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Thomas de Leu, Henri Le Roy,

Imagines Septem Planetarum,

(Paris), Thomas de Leu excu., Senza data (ma tra il 1606 ed il 1610 circa)

In 4° (28×18,5 cm il foglio; 18,5×12 cm); 8 cc. Bulino. Due piccoli forellini nel margine alto dei fogli, insignificanti. Una leggera piega al frontespizio. Piccola mancanza nell’angolo inferiore bianco delle ultime quattro carte, lontano dalla parte stampata, un leggerissimo alone al margine esterno delle ultime 4 carte, praticamente invisibile e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Serie completa e molto rara ancor più rara a reperirsi a fogli integri. Questa rara serie venne pubblicata a Parigi tra il 1606 ed il 1610 dal celebre incisore Henri Le Roy. L’opera è composta da frontespizio che contiene l’excudit di Thomas Leu. Seguono le versioni allegoriche dei “sette pianeti” incisi probabilmente dall’editore stesso tutte numerate in basso a destra e con alcune firmate a sinistra da Le Roy. Bellissime prove finemente inchiostrate ed impresse su carta vergellata, sottile, priva di filigrana. Le tavole rappresentano Saturno, Giove, Marte, Venere, Mercurio, il sole e la luna con i relativi nomi e simboli astrologici dei pianeti. Sotto ogni tavola un bel cartiglio con componimenti inneggianti il pianeta rappresentato. Rif. Bibl.: “The series must therefore have been published between 1606, when Maximilien was created Duc de Sully, and 1610, when Henry IV died” Le Blanc II, 541, 54-60; Thieme/B. XXIII, 116 (Henri Le Roy, 1579- um 1620) und 143 f. (Thomas de Leu, 1560-1612); Robert-Dumesnil X, Leu 283-290.- COPAC: ULRLS [Univ. London]; Warburg Inst. London.

1.400 euro

84. INCISIONI INCISORI SCUOLA FIAMMINGA ALLEGORIA ARCHITETTURA MEMENTO MORI TEATRO DELLA VITA

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Hieronimus Wierix,

Theatrum Vitae Humane,

Antverpiae, Apud Ioannem Gallaeum, 1638

In quarto (34×30 cm; 27×19 cm); 7 bulini, serie completa. Bellissime prove omogenee, brillanti e ben contrastate, nel 2° stato di 3 editi da Johannes Galle nel 1638, impresse su carta avente filigrana “Testa di Buffone” tipica dei primi anni del Seicento. Fogli in perfetto stato di conservazione con bei margini. Insolita e rara opera tratta dai disegni di Simon De Vries (1580-1629), una allegoria delle varie fasi della vita umana messa in relazione con differenti stili architettonici. L’opera venne realizzata dal celebre incisore e disegnatore fiammingo appartenente ad una famiglia di famosi incisori, Hieronymus Wierix, o Wiericz o Wierx o Wiricx (Anversa, 1553 circa – Anversa, 21 novembre 1619 (sepolto). Rif. Bibl.: Hollstein (Vredeman de Vries), 435-441. Mauquoy-Hendrickx, 1499-1505; Filigrana Heawood variante 1921.

1.800 euro

85. VENEZIA INCISIONI INCISORI SCUOLA VENETA

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IMG_6831_clipped_rev_1Giovanni Battista Piazzetta, Marco Alvise Pitteri

Dalla Serie dei 12 apostoli con il Padre Eterno, Cristo e San Giovanni Battista

S. data ma post 1742

Bulino. mm 160×103/105. Foglio: mm 190/214×130/147. Succi (Da Carlevaijs ai Tiepolo), 374-384. Lievissima traccia di aloni ai fogli con San Tommaso e San Giovanni Evangelista del tutto ininfluente e stato di conservazione eccellente. Da disegni di Giovanni Battista Piazzetta. Gruppo di 15 tavole, tutte firmate in basso, dalla versione in formato ridotto de I Dodici Apostoli ovvero Opera dipinta da Giambattista Piazzetta incisa da Marco Pitteri Veneto con Privilegio dell’Ecc.mo Senato. In questa veste la si trova sovente unita ad altre raffigurazioni di santi e beati, nel nostro caso è stata inclusa l’immagine di San Giovanni Battista mentre manca quella di San Simone. Nonostante le piccole dimensioni l’effetto spettacolare del grande formato pare non andare perduto, e l’autore tutela anche questa versione conservando il privilegio del Senato. Bellissime prove su carta vergellata veneta con frammento di filigrana “tre mezzelune” visibile ai fogli con San Giacomo minore e San Filippo.

1.600 euro

86. STAMPE INCISIONI SCUOLA FIAMMINGA PARMA STAMPATORI SERIE COMPLETE 12 MESI DELL’ANNO

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Josse de Momper, Adriaen Collaert, Philippus Gallaeo,

Menses XII. anni solaris a Philippo Gallaeo ex veteribus scriptoribus collecti, & editi, a Cornelio Kiliano Dufflaeo carmine illustrati. Charles Prince Comte d’Arenberghe, Baron de Sevenberghe, Seigneur de Mirwart, etc. Chevalier de l’Ordre de la Thison d’or, Chef des Finances, du Conseil de guerre, Capitainede cinquante hommes darnes des Ordonnances du Roy Nostre Sire. Dediè par Philippe Galle, son humele serviteur.

Baptista Panzera parmensis, formis Romae, 1601.

In ; 13 c. di tav. I fogli sono applicati su carta novecentesca. Legatura in brossura novecentesca. Rarissima serie dei “Dodici mesi dell’anno” nella versione stampata a Roma dal parmense Giovanni Battista di Lazzaro Panzera da Parma. Dice il Melzi nel suo “Dizionario degli Incisori” pag. 247, Battista da Parma (Parmensis) Battista Panzera nasce nel 1541 e muore dopo il 1592. Dice Gori nella voce dedicata a Adriano Collaert “I dodici mesi dell’anno da Josse de Momper quegli stessi che il Callot copiò, in 4° in traverso”. Magnifica serie allegorica dei 12 mesi dell’anno del celbre disegnatore ed incisore fiammingo, Adriaen Collaert (c. 1560 – 29 June 1618). Questa serie è rarissima in questa verisone stampata dall’incisore e stampatore, Battista Panzera. Originario di Parma fu attivo soprattuo a Roma a partire dal 1570 circa. Sembra che Panzera abbia collaborato con lo stampatore Antonio Caranzano, dato che una testimonianza del 1577 lo indica, secondo Masetti Zannini (1981) come ‘compagno’ di Giovanni Battista Parmesano. Infatti id due, secondo questa testimonianza, vengono descritti come stampatori debitori di scudi 50 al Lafreri: “”que sunt ex causa et occasione venditionis designorum 1200 in paghina reali diversorum generum et diversorum pretiorum”. Nel 1582 Panzera fu autore di una grande stampa cge riproduceva l’effige di 135 imperatori romani, dedicata ad Alessandro Farnese (Gonzalez de Zarate). Riprodusse opere da Agostino Carracci, in particolare, ad esempio, i Cordoni di San Francesco (DeGrazia, n.141), la Madonna di San Girolamo (DeGrazia 142), e l’Ecce Homo (TIB 39 Commento parte 1, p.207, C3). Rif. Bibl.: Gori, vol. 8 pag. 239 e vol. 12 pag. 236.IMG_6833_clipped_rev_1

2.500 euro

87. STAMPE ALLEGORICHE ALLEGORIE ASTRONOMIA PROVERBI ASTROLABIO BIBLIOTECA MAPPAMONDO

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Due curiose stampe allegoriche con proverbio.

S. luogo, S. stampatori, S. data (ma XVIII° secolo)

37×27,5 l’incisione; 31,5×41,5 cm il foglio. Due stampe allegoriche montate su cartoncino. Il proverbio sottostante a spiegazione della stampa si presenta stampato in rosso e nero e aggiunto alla tavola. Forse stampe preparatorie. La prima stampa presenta un grande mappamondo con personaggi, dentro a quella che appare essere una biblioteca e motto “Il Mondo in parte disegnar si puole: Ma pazzo è quel, che dominar lo vuole”. La seconda tavola che presenta un astrolabio con un putto, apollo e alcuni personaggi e strumenti scientifici di rilevazione, con motto “Come van l’astri’n giro o torto o tretto: così l’instabil forte muta aspetto”. In buone condizioni di conservazione. Non siamo riusciti a reperire informazioni.

1.000 euro

88. RIVOLUZIONE RISORGIMENTO 1848 GIOCHI GIOCO DELLA PALLACORDA TRINCOTTO JEU DE PAUME PALLONE A CORDINO TENNIS

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Grande Partita di Pallone a Cordino in Aria in Italia nel 1848

S. luogo, S. stampatore, S. data ma 1848

In 4° (28×21,5 cm); foglio volante stampato su un solo lato. Il foglio contiene un divertente scritto allegorico che descrivendo un’immaginaria partita a Pallone con Cordino, ricostruisce, da un punto di vista dei rivoluzionari, la situazione storico-politica italiana nel 1848. Lo scrittore immagina che alla partita prendano parte dalla parte dei “Rossi” Carlo Alberto, il Duca di Genova e Savoja, il Duca di Toscana, mentre dalla parte dei “Neri” Radetski”, il “Re di Napoli”, il “Duca di Modena”. Il gioco del Pallone a Cordino è la Pallacorda o trincotto (jeu de paume in francese) che sono considerati li antesignani del gioco del Tennis. Assai raro foglio volante.

300 euro

89. RARITA’ BIBLIOGRAFICA EPHEMERA CENTENARI MATUSALEMME MILANO

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Rarissima ephemera che descrive l’immagine di un uomo di 127 anni

Milano, P. Inc., S. data ma 1770 circa

In 4° (31×21,2 cm il foglio e 24×17,5 cm l’incisione). Due pieghe, una orizzontale e una verticale che mostra che il foglio rimase piegato in quattro e per il resto esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Rarissimo foglio volante che contiene il “Vero Ritrato di Giovanni Maulmi natto in Parigi li 26. Decembre 1631 morì li 26 Marzo 1758 in etta di anni 127: 11 mesi, giorni 26, il medesimo non ebbe altro che una sola malatia per tutto il corso di sua vita. Morì con tutti li suoi denti, è be tre moglie, una nella etta di Anni 40 ebe 10 figlioli, altra in etta di anni 92. ebe 7. figli, altra nella etta di Anni 129 [in realtà 119] è fu una Giovane d’Anni 25 e fece 5. figlioli tre Putti e due Putte.”. Curiosissimo fogli volante. Non siamo stati in grado di reperire indicazioni bibliografiche di sorta.

850 euro

90. EPHEMERA FOGLIO VOLANTE CURIOSITA’ PESCA SQUALI SQUALO VENEZIA STORIA LOCALE

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Rarissimo ephemera di interesse veneziano nel quale si parla della pesca straordinaria di uno squalo.

S. luogo (ma Venezia), S. stampatore, S. data (ma 1823)

In 4° (36×25,5 cm il foglio e 29×21,5 cm la stampa). Alcune pieghe del foglio. “Questo pesce si chiama Squalo Lamia Abitator dell’Oceano, e d’altri Mari, è terribile in ogni sua qualità, è stato preso nelle Tonere del Quarner dal Patron Leonardo Bertoli con altri ventiquattro marinaj il. 10. tbre dell’Anno 1823. Pesa Libbre duemilla grosse Venete, e fu fatto vedere in Venezia sulla Riva di Schiavoni a tutto il popolò per grande ammirazione.”. Rarissimo foglio volante che descrive una curiosa pesca di uno squalo lamia a Venezia nel 1823.

91. EPHEMERA RIVOLUZIONE FRANCESE VENEZIA FOGLIO VOLANTE ALLEGORICO PROPAGANDA RIVOLUZIONARIA

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Ephemera di interesse rivoluzionario e veneziano

S. luogo (ma Venezia), S. stampatore, S data (ma 1798)

In 4° (33×24 il foglio, 25,5×20 la battuta). Un piccolo forellino nel margine alto, una leggera macchietta d’unto, qualche piega e nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Rarissimo foglio volante di interesse veneziano e rivoluzionario che fa probabilmente riferimento alla soppressione del Consiglio dei Quaranta a Venezia dopo l’ingresso delle truppe napoleoniche a Venezia. L’immagine allegorica riporta un cartiglio con la scritta “Chi dal 40 leva il 4 resta0, Venezia anno p.mo della libertà Italiana.”. Nel maggio del 1797, con l’ingresso delle truppe napoleoniche a Venezia ebbe fine l’indipendenza della Serinissima, dopo 1100 anni, per mano di Napoleone e delle truppe asburgiche. Rarissimo foglio volante.

480 euro

92. REMONDINI REMONDINIANA RARITA’ BIBLIOGRAFICA XILOGRAFIA SANT’ANTONIO MIRACOLI

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Miracolo di S. Antonio Fuora di Bresia

S. luogo (ma Bassano), S. stampatore (ma Remondini), S. anno (ma XVIII° secolo).

In folio (42,5×31,5 cm). Bellissimo foglio volante con coloritura coeva con immagine xilografica del miracolo che S. Antonio fece a Brescia. Una lieve piega centrale orizzontale e nel complesso, esemplare in ottime condizioni di conservazione. A sinistra un cartiglio con la scritta “Quel polastre sono di S. Antonio”. Assai rara stampa remondiniana che illustra un miracolo che Sant’Antonio fece a Brescia.

790 euro

93. INCISIONI VEDUTE OTTICHE SETTE MERAVIGLIE DEL MONDO ANTICO

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Probst Georg Balthasar,

Le 7 meraviglie del mondo antico.

S. luogo (ma Augusta), Georg Balthasar Probst, S. data (ma 1760 circa)

In folio (46,5×35 cm); 7 fogli volanti in fine coloritura coeva. Un leggero alone nel margine basso di quattro tavole ed un piccolo tunnel di tarlo nel margine bianco di una delle tavole, ininfluenti. Qualche leggerissima traccia di sporco e nel complesso, esemplari in buone buone condizioni di conservazione. Serie completa delle sette meraviglie del mondo antico in questo formato di vues d’optique, opera del celebre editore ed incisore attivo ad Augusta, Georg Balthasar Probst (Augusta, 1732 – 1801). Le tavole si presentano con al margine superiore il titolo in controparte mentre, al lato destro del foglio una numerazione da 161 a 167. Queste tavole vennero realizzate da Probst per essere visualizzate attraverso un dispositivo di lenti convesse e specchi che rendeva l’illusione ottica della profondità. Bellissime tavole in fine coloritura coeva stampate su carta vergellata e filigranata in uno dei fogli. La serie completa è rara da reperirsi e contiene: Tempio di Artemide a Efeso, Mausoleo di Alicarnasso, il Colosseo, il Faro di Alessandria, i Giardini pensili di Babilonia, il Colosso di Rodi, le Piramidi d’Egitto.

2.400 euro

94. GIOCHI CARTE DIVINAZIONE VENEZIA SCATOLA PORTA CARTE

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Gioco di carte di indovinelli e divinazione.

S. luogo (ma probabilmente Venezia), S. stampatore, S. data ma XVIII° secolo

5,8×3,8 cm; 51 piccole carte contenute entro scatolina coeva di chiara manifattura veneziana. Le carte contengono al recto una cornice con motivi rossi. Il gioco sempre richiamare un gioco di divinazione dove attraverso le carte si leggono attività, sentimenti e finalità dei partecipanti. Fra le frasi: Fa mai la graziosa con alcuno; Sarebbe gelosa; Dorme volentieri sola; A il soletico; Piglia tutto quello ch’egli si da; Pensa mai a me; Li piace il giovedì grasso; Sarebbe sempre compiacente. Raro gioco, qualche difetto alla scatolina mentre le carte si presentano in ottime condizioni di conservazione.

95. VENEZIA SAN MARCO RELIQUIE CERTIFICATO D’AUTENTICITA’ RIMINI

IMG_6926_clipped_rev_1Reliquia di San Marco con certificato d’autenticità

1787

In folio (39×31 cm); reliquia originale di San Marco Evangelista con certificato d’autenticità firmato e marca a secco del vescovo della diocesi di Rimini,Vincenzo Ferretti. Il certificato d’autenticità definisce il momento nel quale la reliquia è stata estratta dal corpo di San Marco Evangelista. Il corpo del santo venne a lungo venerato ad Alessandria dove il santo ebbe il martirio. Secondo la leggenda nel 828 dieci navi veneziane, vennero sospinte dal vento, contro la stessa volontà dei capitani e marinai che le governavano, verso Alessandria d’Egitto contravvenendo, così, all’editto dell’Imperatore Bizantino Leone V l’Armeno. Essendo però, il loro attracco causato da forze divine e non dalla loro volontà, il caso non è chiaro e le autorità locali fermano i battelli mentre nel frattempo studiano il caso. Questi marinai e mercanti che erano anche uomini pii, tutti i giorni si recavano alla chiesa di San Marco dove era conservata la salma del Santo entrando in rapporto con i monaci che preservavano la chiesa. La situazione per i luoghi di culto cristiani, nei territori arabi, iniziavano a trovarsi nel pericolo di essere spogliate dei loro beni e trasformate in luoghi di culto mussulmani. I mercanti, così, chiedono ai monaci di trafugare la salma del santo. I due monaci, inizialmente, si oppongono sostenendo che San Marco ha evangelizzato Alessandria e sarebbe giusto che la sua salma restasse lì. I mercanti obbiettarono che se era vero questo era anche vero che prima di Alessandria, San Marco evangelizzò Aquileia e che quindi, la salma di Marco sarebbe dovuta tornare in Italia dove sarebbe stata più al sicuro. Quando uno dei guardiani del corpo viene arrestato e sempre più impellente si fa il rischio di una profanazione del cadavere ad opera delle autorità mussulmane, i monaci acconsentono. Il corpo viene caricato sulle navi con uno stratagemma. Viene posto in una cassa con cavoli e carni di maiale. Quando le guardie mussulmane che controllano l’imbarco controllano la cassa, sputano sul contenuto gridando “Kinzir, Kinzir” (maiale, maiale). Il viaggio di ritorno sarà poi ricco di miracoli fino al suo arrivo al luogo dove verrà eretta la futura Basilica di San Marco. Rarità.

96. FOTOGRAFIA AFRICA TUNISI DESERTO SAHARA BEDUINI PAESAGGI AFRICANI

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IMG_3675Ernst Heinrich Landrock e Rudolf Franz Lehnert,

Beduini nel deserto”,

Tunisi, Lehnert & Landrock phot. Tunis, S. data ma 1905 circa

In oblungo; 57×28 cm la foto e 74×45 cm le cornici. I puntini bianchi sulla foto sono causati da polvere sul vetro, all’interno in buone-ottime condizioni di conservazione. Magnifica fotografia con passepartou, inserita in una cornice coeva. Rarissima come tutte le fotografie dei due celebri fotografi ma ancor più rare per le loro enormi dimensioni. Le dimensioni della fotografia richiamano alla serie di fotografie africane che Ernst Heinrich Landrock e Rudolf Franz Lehnert realizzarono intorno al 1905. Rudolf Franz Lehnert (Grossaupa, Boemia 13.07.1878 – Redeyef, Tunisia, 16 .01.1948) studiò presso l’Istituto d’Arti Grafiche di Vienna. Nel 1903 decide di fare un viaggio in Sicilia ma una volta giunto lì, prosegue per la Tunisia affezionandosi talmente tanto al luogo, da decidere di trasferirsi lì. Qui rimane quasi un anno per poi ritornare, nel 1904 in Svizzera dove conosce l’uomo d’affari Ernst Heinrich Landrock (Reinsdorf, Sachsen, 4.08.1878 – Kreuzlingen, Svizzera 30.04. 1966). I due diventano in breve tempo, grandi amici e lo spirito imprenditoriale di Landrock li porta a fondare una società a Tunisi al numero 7 di Rue de Tamis. Lehnert si si occupa della parte artistica mentre Landrock segue solo gli aspetti burocratici e pubblicitari dell’attività. Nel 1907 i due spostano la sedeIMG_3676 della loro società al numero 17 di Avenue de France. L’attività ha enorme successo tanto che i due aprono, un secondo atelier. Tutto sembra andare bene fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale quando per ragioni mai chiarite, probabilmente legate alla sua attività di fotografo, Lenhart viene accusato di spionaggio viene arrestato e il loro atelier sequestrati. Lenhart riesce a lasciare la Tunisia e a ritornare in Svizzera solo nel 1916. Qui incontra Landrock anche lui rifugiatosi in Svizzera. Nel 1922 sono di nuovo in Tunisia dove riescono a tornare in possesso della loro attività che però cedono per spostarsi in Egitto, al Cairo. Nel 1930 qualche cosa si rompe fra i due e la società viene disciolta. Lenhart, con la famiglia, si sposta in Tunisia. In realtà il nome della ditta “Lehnert & Landrock” rimane attivo al Cairo, gestita prima da Landrock e poi dal figlio della moglie. La produzione artistica di Landrock e Lehnert ebbe un enorme successo riuscendo a cogliere il gusto del pubblico occidentale attraverso vedute algerine, tunisine ed egiziane seppur non mancano anche serie fotografiche dedicate a Gerusalemme e diversi nudi di popolazioni indigene. Le foto tendono ad esaltare l’esoticità dei paesaggi africani. Magnifici i ritratti dei beduini nel deserto del Sahara. Rarissima ed in buone-ottime condizioni di conservazione (i piccoli puntini bianchi visibili sulla foto sono sul vetro della cornice). La foto qui presentata ritrae, proprio, un gruppo di tre indigeni, con cammello che guardano verso le dune sabbiose del Sahara. Rarità fotografica.IMG_3677

750 euro

97. CIRCO SPETTACOLI CIRCENSI ARENA DEL SOLE CAVALLI ADDESTRAMENTO CAVALLI RARITA’ BIBLIOGRAFICO EQUITAZIONE

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Arena del Sole, Gran Circo Olimpico,

Gran Circo Olimpico,

Gran Circo Olimpico Nell’Arena del Sole, Compagnia Equestre dei Fratelli Luigi Cavallerizzo di S. A. R. il Duca di Lucca, Infante di Spagna ec. ec. ec. E Giovanni Guillaume. Per quest’oggi Lunedì4 Maggio 1846. alle ore Cinque, per l’ultima volta la Gran Pantomima in Ballo, Divisa in due parti che porta il titolo “La Disfatta del Feroce Gaspard” ossia ospitalità, ferocia, e tradimento. Terminando questa con Gran Battaglia di Fanteria, e Cavalleria, Salti de’ Cavalli sul Ponte rotto, e Magico Incendio. Gli Esercizj Equestri, che precederanno saranno de’ più scelti, e verranno eseguiti dai più valenti Artisti d’ambo i sessi della Compagnia.

Bologna, pei Tipi delle Belle Arti, S. data (ma 1846)

In folio (50×40 cm); foglio volante. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Testo entro cornice xilografica. Manifesto per pubblicizzare la rappresentazione del noto circo “Gran Circolo Olimpico” bolognese che si esibiva nell’Arena del Sole di Bologna. La famiglia Guillaume diresse a lungo gli spettacoli circensi che si tennero all’Arena del Sole (e poi anche in altri teatri) a Bologna. La compagnia circense “Guillaume” venne fondata a Francesco Luigi che scappato dalla Francia durante i turbolenti anni della rivoluzione francese si fermò prima a Nizza e poi entrò nel territorio della penisola. Entrato in Italia acquistò il Circo Pellé econ esso girò per qualche anno l’intera Europa. Ritornato in Italia fondò il “Grande Circo Equestre Guillaume”. Gli spettacoli di questa nota compagnia vennero notevolmente apprezzati dal pubblico e dai regnanti europei fra i quali il principe Eugenio di Beauharnais, il re Gioacchino Murat e la regina Carolina di Napoli. Una parte della famiglia continuò l’attività circense a Brescia dove si era stabilito Luigi, una volta rientrato in Italia, mentre un’altra parte dei suoi discendenti fecero di Bologna la loro base operativo dove, dalla prima metà dell’ottocento, organizzavano i loro spettacoli, in particolare, presso l’Arena del Sole. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Raro.

250 euro

98. CIRCO SPETTACOLI CIRCENSI ARENA DEL SOLE CAVALLI ADDESTRAMENTO CAVALLI RARITA’ BIBLIOGRAFICO EQUITAZIONE

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Teatro del Corso, Gran Circo Olimpico,

Gran Circo Olimpico,

Gran Circo Olimpico Nell’Arena del Sole, Per il giorno di Martedì 22 ottobre 1844, Compagnia Equestre Ghelia Tourniaire. Lo Spettacolo d’Oggi sarà il seguente: La Volteggia da Peter d’Albis Price.

Bologna, Tipi Belle Arti, S. data (ma 1844)

In folio (50×40 cm); foglio volante su bella carta azzurra. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Testo entro cornice xilografica. Manifesto per pubblicizzare la rappresentazione del noto circo “Gran Circolo Olimpico” bolognese che si esibiva nell’Arena del Sole di Bologna. Durante questa rappresentazione la protagonista fu la nota Compagnia Equestre Ghelia Tourniaire. Fra gli altri spettacoli: “La Volteggia da Peter d’Albis Price; Il Cloon alli primi esercizj di equitazione da Achille Ciotti; Passi di Grazia da Madamigella Margherita Balestrati; Travaglio in Grotesco e Salti di oggetti da Felice Gotfroid; Giuochi Indiani da Angelo Bussi; Calif, Cavallo Ghelia che agisce nel Teatro Comunale si produrrà con esercizj di obbedienza; La Grande Carriera a briglia sciolta da Federico Brennier; La Paesana – Borgognese – da Madamigella Marcherita Balestrati; Darà termine allo Spttacolo L’Arabo ed il suo destriero; Fatica particolare del Direttore ossia Il Cavallo Riconoscente; La Battaglia de’ Beduini cogli Arabi; Salvo Superiore permesso – Compagnia Equestre darà due grandiose corse di Cavalli e bighe né Pubblici Giardini detti La Montagnola nell’andante Mese”. La qualità dello Spettacolo, il giorno e l’ora in cui avranno luogo, verrà indicato con apposito Manifesto. In fondo al volume è presente un’interessante nota a stampa. “N. B. Chi amasse prendere Scuola di Equitazione e di Volteggia potrà combinare con Direttore pel giorno pel prezzo, e per l’ora all’Arena stessa”. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Raro manifesto.

250 euro

99. CIRCO PRESTIDIGITAZIONE MAGIA SPETTACOLI CIRCENSI ADDESTRAMENTO EQUESTRE CAVALLI BOLOGNA CAMERA DIABOLICA EQUITAZIONE

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Raro Manifesto circense e di Wunderkammer

Compagnia Guillaume,

Teatro Brunetti – Diurono e Notturno, Compagnia Equestre diretta da Emilio Guillaume, Oggi Lunedì 1.° Giugno Due Variate Rappresentazioni di Giorno alle ore 5 ½ prec. Di Sera alle ore 8 ½ prec. I Paggi di Lancaster ossia Una pioggia di salti mortali sfida fra i saltatori della Compagnia. A richiesta il Naufragio della Medusa scena equestre eseguita dal cavallerizzo Alberto Aloisi. Aly il Gastronomo piacevoli esercizi per il cavallino ammaestrato in libertà e presentato dal Sig. E. Guillaume. …

Bologna, Stab. Tip. Monti, (1868)

In 4° (28×19,5 cm); foglio volante. Esemplare in ottime condizioni di conservazione, stampato su ambedue le pagine. Il foglio riporta le attrazioni che avrebbero accolto il pubblico al teatro Brunetti di Bologna il 31 Maggio 1868 per uno spettacolo circense della storica e notissima compagnia circense Guillaume di Bologna ma di origine francese, specializzata nelle rappresentazioni equestri. La compagnia circense “Guillaume” venne fondata a Francesco Luigi che scappato dalla Francia durante i turbolenti anni della rivoluzione francese si fermò prima a Nizza e poi entrò nel territorio della penisola. Entrato in Italia acquistò il Circo Pellé econ esso girò per qualche anno l’intera Europa. Ritornato in Italia fondò il “Grande Circo Equestre Guillaume”. Gli spettacoli di questa nota compagnia vennero notevolmente apprezzati dal pubblico e dai regnanti europei fra i quali il principe Eugenio di Beauharnais, il re Gioacchino Murat e la regina Carolina di Napoli. Una parte della famiglia continuò l’attività circense a Brescia dove si era stabilito Luigi, una volta rientrato in Italia, mentre un’altra parte dei suoi discendenti fecero di Bologna la loro base operativo dove, dalla prima metà dell’ottocento, organizzavano i loro spettacoli, in particolare, presso l’Arena del Sole. Nello rappresentazione qui riportata, oltre agli spettacoli sopra descritti nel titolo sono presenti anche: La Botte di Rotomago per il giovane africano Djalmar; Lavoro celere sopra un cavalloa dorso nudo per la Cavallerizza Enrichetta Annato; I tre Agropedestri entrata comica ginnastica per i 3 Clowns fratelli Cavallini; Per l’ultima volta definitiva replica dei curiosi esperimenti della Camera Diabolica eseguita dai fratelli Hadwin i quali offrono un premio di Lire 200 Italiane a coloro che legheranno in modo da non potersi dislegare (non potranno presentarsi IMG_5438_clipped_rev_1più di 3 persone per legare gli esperimetatori). La Bajadera sopra un cavallo a dorso nudo per la cavellerizza Signora Blondeau; Il Coscritto e la Vivandiera scherzo comico per i clowns inglesi fratelli Hadwin; A richiesta La Pertica Giapponese esercizio d’equilibrio ginnastico per i signori Cavallini; Mad. Margherita Hadwin eseguirà il suo applaudito e distinto Lavoro Olimpico; Emir cavallo arabo ammaestrato alla parola e presentato in libertà dal Sig. Emilio Guillaume; Piroette e salti mortali per l’intrepido cavallerizzo Orazio Filippuzzi; Ultima Volta Sesta repolica della tanto applaudita Pantomima Seria in 4 parti con ballabili intitolato Ossariotto eseguita sul palco scenico, e divisa come segue … . Al verso del foglio è presente la lunga “Descrizione della Camera Diabolica”: Sopra due cavalletti vengono collocate delle tavole unite insieme da formare un piano ai lati del quale s’innalzano pareti chiuse, dimodochè il pubblico ha davanti agli occhi una specie di gabbia di circa due metri quadrati. I due esperimentatori si presentano, entrano nella gabbia, siedono sopra due sedie ordinarie sulle quali si fanno fortemente legare da due o tre persone gli spettatori. Ognuno può presentarsi e fare alle corde quei gruppi ed intrecci che crederà onde rendere più solido il legame. […] Le porte della gabbia si chiudono e nello stesso tempo principia nell’interno del PALCO DIABOLICO un concerto infernale. Trascorsi tre minuti precisi, orologio alla mano, vedransi volare fuori dalla gabbia i due vestiti che indossavano gli sperimentatori, ognuno potrà convincersi essere quei vestiti usuali e senza preparazione, …”. Rarità.

99 bis. MIRACOLI VALLOMBROSA FIRENZE TOSCANA REGGELLO AGIOGRAFIA ICONOGRAFIA SANTI MIRACOLO DEL FUOCO

IMG_5308_clipped_rev_1IMG_5310_clipped_rev_1

IMG_5311_clipped_rev_1Cinganelli Michelangelo, De Alfiano Epifano

Sanctus Ioannes Gualbertus Florentinus Institutor Ordinis Vallis Umbrosae, Aretino Monasterio acquisito A. D. MDCCLXXIV. Sanctis. Patriarchae Imago ab Anno 1598 non recusa consecratur. Rmo. Pri. Ac Dno D. Mercuriali Prati Patricio Forolivensi Congr. Vallisumbrosae Ord. S. Benedicti Abbati Generali Meritissimo.

Aretino Monasterio acquisito A. D: MDCCLXXIV.

In folio (58×48,5 cm); un piccolo segno di piega al centro della stampa ma nel complesso in ottime condizione di conservazione. L’incisione è opera di fra Epifanio di Alfiano, celebre monaco vallombrosano, che la eseguì sul disegno del famoso pittore fiorentino Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – Firenze, 26 settembre 1635) del quale si rileva l’abilità nel distribuire e comporre la materia iconografica. Magnificamente descritti gli interni e le scene con i miracoli e i salienti avvenimenti che caratterizzarono la vita di San Giovanni nella resa degli interni. Il rame è quello del 1598 al quale è stata aggiunta la data della rifusione della stessa, 1774 e le scritte di dedica laterale. Al centro dell’immagine il grande ritratto di San Giovanni Gualberto che schiaccia il demonio sul demonio e alle spalle il celebre Abbazia di Vallombrosa. La stampa ripercorre la vita del celebre santo San Giovanni GualbertoIMG_5309_clipped_rev_1 (Villa di Poggio Petroio, in provincia di Barberino Tavernelle, 995 – Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano, 12 luglio 1073) è stato un monaco italiano, fondatore della Congregazione vallombrosana. Secondo la leggenda, Gualberto, secondogenito di una nobile famiglia fiorentina, venne chiamato a vendicare in duello, l’uccisione di suo fratello, sfidando a duello l’uccisore di questi ma quando i due si incontrarono per il duello, l’uccisore del fratello si inginocchio davanti a Gualberto mettendosi in posizione a croce, chiedendone il perdono. Gualberto perdonò l’assassino e poi si ritirò in preghiera nel grande monasteri di San Miniato. Narra la leggenda che il crocefisso della chiesa di San Miniato annuisse alla preghiere di Gualberto. Divenuto monaco si impegnò contro i movimenti eretici dei simoniaci e dei nicolaisti. Entrato in contrasto con l’abate superiore del suo monastero, Oberto, anch’esso simoniaco, si allontanò, con alcuni confratelli, peregrinando per il terriotiro toscano fino a quando non trovò nella località di Acquabella (futura Vallombrosa in provincia di Reggello) il luogo ideale dove fermarsi. Pur seguendo la regola benedettina, Gualberto creò una regola benedettina particolare che poi venne conosciuta come vallombrosana. I numerosi miracoli che già in vita costellano la vita di Gualberto lo fecero divenire conosciutissimo e notevolmente influente all’interno delle gerarchie ecclesiastiche fiorentine. Rara stampa in ottime condizioni di conservazione di questa agiografia in forma di immagini.

250 euro

CARTE E VEDUTE

100. CARTE E VEDUTE VENETO DALMAZIA CROAZIA SLOVENIA ISTRIA CORFU’ ISOLE GRECHE ISOLE DALMATI

IMG_7014_clipped_rev_1Coronelli Vincenzo Maria,

Golfo di Venezia, descritto dal P. M. Coronelli Cosmografo della Serenissima Republica, ad uso dell’Accademia Cosmografica degli Argonauti. Dedicato all’Eccellenza del Sig. Giulio Giustinian, Procuratore di S. Marco, etc.

In Venezia, In Venezia, Con Privilegio dell’Eccelent. Senato, 1688

In folio (44×61 cm la stampa); prima edizione in ottime condizioni di conservazione inserita entro cornice moderna in noce. Prima edizione rara, ancor più rara da reperirsi in questa bellissima e nitida inchiostratura e nell’originale coloritura in bianco e nero, di una delle più belle ed importanti carte geografiche veneziane del seicento, realizzata dal celeberrimo geografo, cartografo, enciclopedista e cosmografo veneziano, Vincenzo Maria Coronelli (Venezia, 16 agosto 1650 – Venezia, 9 dicembre 1718). Coronelli era un religioso dell’Ordine francescano dei Frati Minori Conventuali di cui fu anche Ministro (superiore) generale e teologo del Collegium Sancti Bonaventurae a Roma e la sua fama si deve soprattutto ai globi da lui creati a partire dal 1678, quando ne realizzò alcuni per il duca di Parma. Questi globi avevano un diametro di 175 cm ed erano di pregevole fattura. Durante la sua vita realizzò anche due celebri globi per il cardinale d’Estrées, ambasciatore francese di Luigi XIV a Roma che poi l’ambasciatore regalò al Re di Francia. Proprio per la realizzazione di tali globi, Coronelli si trasferì a Parigi nel 1681 e vi rimase due anni. Questi globi misurano 382 cm di diametro e pesano circa 2 tonnellate ciascuno. Negli anni seguenti Coronelli lavorò in giro per l’Europa per prestigiosissime committenze. Ad esempio, fra i suoi estimatori c’era il potente re di Polonia, Jan Sobieski. Ritornò a Venezia solo nel 1705, quando fondò la prima società geografica al mondo, l’Accademia Cosmografica degli Argonauti e gli venne affidata la prestigiosa carica, realizzata proprio per lui, di cosmografo della Repubblica di Venezia. Coronelli morì all’età di 68 anni a Venezia, con centinaia di carte al suo attivo. La carta qui presentata, venne realizzata con chiari intenti politici con l’intento di dimostrare la potenza economica, militare e commerciale della Serenissima raffigurando il mare Adriatico ed il mare Ionio come “Golfo di Venezia”. La carta è qui presente nella sua prima edizione del 1688. In basso, a sinistra, è presente il cartiglio principale, nello spazio lasciato vuoto all’interno di una “corona” fromata dalle piante delle fortezze adriatiche e sotto una piccola veduta prospettica di Venezia. In alto a destra, tra la trama dell’incisione, con a lato un grande drappo con l’effigie di San Marco, è presente la scritta: “Si uende anco in Parigi presso I[ean] B[aptiste] Nollin all’Insegna della Piazza delle Vittorie con priuil[egio] di Sua Maestà Christianissima. con cui vien ricordata la bottega del libraio e incisore parigino Jean Baptiste Nolin (1648-1708), infatti, grande libraio parigino, collaborò a lungo con Coronelli. Questa tavola venne realizzata da Coronelli per circolare singolarmente anche se la stessa si ritrova, però, anche nell’Atlante Veneto (tavola l, pag. 84). A differenza delle carte che ritraggono la sola città di Venezia, Coronelli pensò di riprodurre tutto il territorio del mare adriatico e sul mar Ionio, sulla quale forte era l’influenza della Serenissima, dal Capo dell’Alice (Punta Alice) all’isola di Corfù. La carta presenta alcune caratteristiche peculiari come la rosa dei venti che occupa l’Adriatico meridionale, le indicazioni dei valori di profondità dei principali porti italiani a nord di Ancona ed una ricca nomenclatura costiera che ne suggeriscono anche un’ispirazione nautica. La carta ebbe enorme successo tanto da essere ritirata nel 1696 e nel 1708. Per ovvie ragioni, è tracciata con notevole accuratezza la costa dalmata dove potente era la penetrazione commerciale veneziana. Accurata è la tracciatura della rete idrografica con i corsi, oltre che italiani del fiume Lika (emissario del lago Kruscica), il fiume Zerrnagna, il F. Cherca, Titius (Krka), il Fiume Cettina (Cetina) , il fiume Narenta, il fiume Boiana ecc. Nella parte più meridionale della Dalamtia sono delineati, fra gli altri, il fiume Drino (Drin) con la sua biforcazione in Drino Bianco e Drino Nero. Nel quadro idografico numerosi sono i laghi della Dalmazia come il lago di Vrana (lago di Vrana o Vransko jezero), il lago Saschera (lago Sasko) e il grande lago di Scutari (lago di Scutari o Skadarsko jezero), questo rappresentato nei minimi dettagli tanto che tutti gli apporti fluviali sono accompagnati dal rispettivo nome (Marinelli, 1881, pp. 179-180; Cucagna, 1964, pp. 241-243;). La linea di costa risulta precisa ed accurata a parte alcune lievi inesattezze come il tratto tra Segna e Starigrad, dove si trova alterata alterando la posizione di tutte le isole del Quarnero.Un errore è presente anche nell’illustrazione della penisola di Sabioncelo (Sabioncello). Ben delineata è invece l’insenatura dove sorge Zuljana. Ben collocate sono le isole prospicenti il litorale zarese, come Ugliano, Pasman, Dugi Otok, l’isola di Zuth (Zuti) e l’Isola Coronata. L’Isola di Brazza, come altre, presneta il doppio toponimo moderno e latino. Rara ed ancor più rara in queste ottime condizioni di conservazione e nella sua edizione originale. Rif. Bibl.: Armao, “Il p. Vincenzo Coronelli dei frati minori conventuali”, Lago-Rossit, Descriptio Histriae, XCIV; Giovanni Marinelli (1881) n. 864.

1.900 euro

101. VENEZIA TOPOGRAFIA CARTOGRAFIA ISOLE DELLA LAGUNA MURANO MAZORBO TORCELLO BURANO MARGHERA MESTRE TREVISO SERRAVALLE LAGUNA VENETA SERENISSIMA

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Merian Mattheus il Vecchio,

Venetia,

(Frankfurt), Mattheus Merian, s. data (ma 1635-1641 circa)

In oblungo (71,5×30,5 cm per la battuta); la stampa è inserita in un’elegante cornice in noce. Ottime condizioni di conservazione dall’inchiostratura chiara e nitida e priva delle arossature con una certa frequenza, presenti nelle tavole tirate da Merian a causa della qualità della carta. Magnifico stato di una delle più significative carte veneziane che dopo la sua uscita, influenzò tutte le rappresentazioni cartografiche della Serenissima che le succedettero. Cartiglio con corona dogale e leone alato. Nel margine inferiore sinistro la firma di Merian “M. Merian fecit”. La magnifica veduta spazia dalla città vera e propria di Venezia, fino a Murano, Mazorbo, Torcello e Burano, arriva a disegnare Marghera, Mestre, Treviso ed a segnare Serravalle. Merian, per la realizzazione di questa carta che poi fece scuola, si spirò sicuramente alla celeberrima carta realizzata nel 1500 da Jacopo de’ Barbari che dopo esser stata dimentica per più di un secolo e mezzo, venne ripresa da Merian come base per la realizzazione di questa magnifica veduta. Merian, con questa carta, è considerato come colui che porta la cartografia veneziana nella modernità, liberandola dal convenzionalismo didascalico della cartografia cinquecentesca classica. Così se è vero che alcuni particolari topografici sono omessi, è altrettanto vero che la carta mantiene un’eleganza indiscutibile e raggiunta prima, appunto solo dalla carta di de’ Barbari ed i luoghi, gli edifici principali, seppur, in dimensioni ridotte, le isole una chiarezza sufficiente per rendere la carta un utile strumento topografico. In più i numerosi vascelli che ne adornano la carta suggeriscono l’importanza commerciale veneziana senza dimenticare lo stile veneziano, rappresentato dal Bucintoro che solca le acque della Giudecca accompagnato dai vascelli minori, quasi al centro della carta. Matthäus Merian, detto Matthäus Merian il vecchio (Basilea, 22 settembre 1593 – Bad Schwalbach, 19 giugno 1650), fu uno dei più celebri incisori e disegnatori tedeschi. Seppur nato in svizzera, fu naturalizzato tedesco e diede avvio ad una dinastia di celebri incisori. In gioventù fu allievo di Dietrich Meyer a Zurigo dal quale apprese le più recenti tecniche calcografiche. Dopo aver soggiornato per qualche tempo a Strasburgo, Nancy e Parigi, e Basilea nel 1616 si stabilì a Francoforte sul Meno entrando al servizio dell’editore Johann Theodor de Bry del quale, poi, sposerà la figlia Maria Magdalena. Qui a Francoforte aprì una sua bottega nella quale si producevano e vendevano incisioni con scene di battaglie e carte topografiche. A Francoforte risiedette per quasi tutta la vita a parte una breve permanenza di tre anni a Basilea dal 1620 al 1623, quando ritornò, appunto a Francoforte per prendere in mano la conduzione della casa editrice del suocero, de Bry deceduto. E’ di questi anni l’ingresso nella casa editrice di Merian di Wenzel Holler che a aiutante di Mattheus, a sua volta, diverrà noto incisore in rame. Merian è tutt’oggi uno dei più apprezzati produttori di carte geografiche del seicento. Rif. Bibl.: Schulz (1970), n°66. Cassini (1971), n°40. Romanelli Biadene (1982) n°33. Moretto (2001), n°69.

2.500 euro

102. CARTOGRAFIA VENETO LOMBARDIA RARITA’ CARTOGRAFICA STAMPA SU TELA VEDUTE MILANO VENEZIA ITALIA CARTOGRAFIA PRIME EDIZIONI COMO PESCHIERA MANTOVA VERONA TREVISO BERGAMO SONDRIO TIROLO

IMG_7011_clipped_rev_1 IMG_7012_clipped_rev_1

IMG_7010_clipped_rev_1Brenna G., Pinchetti C.,

Campo della Guerra del Lombardo-Veneto, in quattro fogli impressi in tela, 1859. [Sulla carta]: Carta Geografica e Postale del Regno Lombardo-Veneto compilata sulle migliori carte generali provinciali esistenti. Disegnata da G. Pinchetti sotto la direzione dell’Ing.re Geog.fo Gio. Brenna, nuovamente corretta et aumentata colle strade ferrate e telegrafo 1859, Cesare Crivelli Editore e Stampatore in Rame C.a S. Pietro all’Orto N. 898. In Milano.

Milano, Edizione Crivelli, contr. di S. Pietro all’Orto N. 898, 1859

In oblungo (85,5×126,5 cm); carta divisa in 4 parti ripiegate. Contenitore editoriale in cartoncino foderato con carta marmorizzata con titolo stampato sul piatto anteriore e nel margine basso, in parte sbiadito ma ancora visibile, immagine di un torchio e pubblicità del lavoro di Crivelli. Qualche strofinatura alla custodia e segno del tempo. Questo contenitore non è censito in nessun repertorio. Completissima e rarissima in queste ottime condizioni di conservazione. Nei repertori non siamo riusciti a trovare nessun altro esemplare su tela e completo della sua custodia originale editoriale tanto che il titolo della carta, come appare sulla custodia, non è censito. Stampata su tela e da non confondersi con la meno rara carta stampata su carta. La carta si presenta in fine coloritura coeva ed in perfette condizioni di conservazione. I quattro fogli, come da legenda presente sul piatto anteriore della custodia presentano i territori di: Foglio 1°, Como, Bergamo, Sondrio, e Tirolo; Foglio 2°, Vicenza, Treviso, Belluno e Udine; Foglio 3°, Milano, Peschiera, Mantova e Verona; Foglio 4° Rovigo, Padova e Venezia. Nella parte inferiore della carta, sono presenti le piante di diversi capoluoghi di provincia (quelli citati nella legenda presente sulla custodia) con cartigli che contengono numerose informazioni statistiche e geografiche. Un cartiglio, dedicato al Lombardo-Veneto si trova anche nella parte immediatamente sopra alle piante dei capoluoghi di provincia. Prima edizione in questa nuova veste della celebre carta di Pinchetti e Brenna edita per la prima volta nel 1845. Questa qui presentata, stampata su tela e completa della custodia originale è rarissima e non si trovano esemplari censiti o passati sul mercato libraio, con queste caratteritiche. Rif. Bibl.: Arrigoni-Bertarelli, n. 1070.

 euro103. VENEZIA VENETO VEDUTE PIAZZA SAN MARCO

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Blaeu, Joan (1596-1673) e Pieter Mortier (1661-1711),

La Place de Saint Marc à Venice, Exactement sur le Lien Mis au jour par le Soin de Pierre Mortier Libraire A Amsterdam

Amsterdam, Pierre Mortier, S. data (ma 1704).

In folio (49,5×41,5 cm la stampa). Il fogli si presenta con amplissimi margini ed in ottime condizioni di conservazione. Lievissima piega in corrispondenza della braghetta posteriore. Bellissima incisione originale al bulino. La stampa è conservata in un’elegante cornice in noce. Al recto la stampa è bianca. L’esemplare qui presentato uscì nel primo volume del Nouveau Theatre de l’Italie in quattro volumi, pubblicato ad Amsterdam nel 1704/5 da Pierre Mortier. Nel 1724/25 l’opera venne poi riedita da J. Albertsm. L’opera del grande incisore olandese Pierre Mortier, citato anche Pieter Mortier (Leida, 1661 – Amsterdam, 1711) si prefiggeva di integrare al progetto di Johannes Blaeu, iniziato nel 1663 che da tale data al 1697 fece uscire tre tomi dedicati alle principali città e regioni italiane: Stato della Chiesa, Roma e Regno di Napoli e Sicilia. Mortier riprese ed integrò l’atlante di Blau aggiungendo diverse vedute e carte. La particolarità che differenzia le due edizioni di Blaeu e Mortier è rappresentata dal fatto che il testo non è al verso della singola mappa (che quindi è bianca nel retro), ma si trova all’inizio di ogni singolo volume. Bellissimo esemplare in ottime condizioni di conservazione ed in ottima inchiostratura. Rif. Bibl.: Cremonini 83-90 pp.

450 euro

104. CARTA ASTRALE STELLE PLANISFERI VENEZIA CARTOGRAFI VENEZIANI

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Coronelli Vincenzo Maria,

Planisfero Meridionale, Corretto, et Accresciuto di Molte Stelle. Dedicato alla Serenissima Repubblica di Venetia. Calcolato all’Epoca dell’Anno 1700, Descritto dal P. Coronelli, Cosmografo della Serenissima Repubblica di Venetia ad uso dell’Accademia Cosmografica degli Argonauti.

Venezia, S. stampatore, S. data (ma 1695 circa)

In folio (46,5×62 cm). Una piccola ed insignificante mancanza all’angolo superiore destro bianco, un leggerissima piega al centro del foglio, ininfluente, qualche ininfluente e leggerissimo alone e nel complesso, bellissima tiratura del celebre Planisfero Meridionale che con quello Settentrionale, furono realizzati dall’autore per integrare le seguenti sue opere: il Corso Geografico, Venezia 1692 ed il Libro dei Globi, Venezia 1693, Atlante Veneto, Venezia 1691-96 (pagine 14-15, 16-17). Il cielo stellato è calcolato per come sarebbe apparso nel 1700 in proiezione polare , come scrive, Felice Stoppa “equidistante concava a partire dal polo sud eclittico fino all’Eclittica compresa che è disegnata sul perimetro esterno del globo corredata da una scala graduata con tacche di un grado di longitudine e computate ad intervalli di 5°. Le stelle sono differenziate in sei diversi gradi di magnitudine, vengono indicate le nebule principali e comprensive del loro nome, Nuvola e Nuvoletto, sono disegnate le due Nubi di Magellano. Le stelle furono collocate utilizzando i lavori degli astronomi che nel ‘600 pubblicarono i loro cataloghi di aggiornamento, tra i quali quelli di Hevelius, Halley, Anthelme e Bayer. La scala graduata delle magnitudini, l’elenco delle costellazioni con il loro numero dettagliato di stelle, suddivise per magnitudine, sono poste ai lati destro e sinistro del planisfero e ne costituiscono graficamente le colonne di sostegno”. realizzata dal celeberrimo geografo, cartografo, enciclopedista e cosmografo veneziano, Vincenzo Maria Coronelli (Venezia, 16 agosto 1650 – Venezia, 9 dicembre 1718). Coronelli era un religioso dell’Ordine francescano dei Frati Minori Conventuali di cui fu anche Ministro (superiore) generale e teologo del Collegium Sancti Bonaventurae a Roma e la sua fama si deve soprattutto ai globi da lui creati a partire dal 1678, quando ne realizzò alcuni per il duca di Parma. Questi globi avevano un diametro di 175 cm ed erano di pregevole fattura. Durante la sua vita realizzò anche due celebri globi per il cardinale d’Estrées, ambasciatore francese di Luigi XIV a Roma che poi l’ambasciatore regalò al Re di Francia. Proprio per la realizzazione di tali globi, Coronelli si trasferì a Parigi nel 1681 e vi rimase due anni. Questi globi misurano 382 cm di diametro e pesano circa 2 tonnellate ciascuno. Negli anni seguenti Coronelli lavorò in giro per l’Europa per prestigiosissime committenze. Ad esempio, fra i suoi estimatori c’era il potente re di Polonia, Jan Sobieski. Ritornò a Venezia solo nel 1705, quando fondò la prima società geografica al mondo, l’Accademia Cosmografica degli Argonauti e gli venne affidata la prestigiosa carica, realizzata proprio per lui, di cosmografo della Repubblica di Venezia. Coronelli morì all’età di 68 anni a Venezia, con centinaia di carte al suo attivo. Bellissima carta stellare.

750 euro

105. VENEZIA VENETO CORONELLI NAVI GALEAZZE GALEE NAVIGAZIONE BATTELLI STORICI

IMG_6924_clipped_rev_1Coronelli Vincenzo Maria,

Galeazze Vedute per Poppa, e per Fianco, Dedicate All’Illustrissimo, ed Eccelntissimo Signore Angelo Emo, Patritio Veneto, Governatore di Galeazza per la Serenissima Repubblica.

(In Venetia, Girolamo Albrizzi, 1690 circa)

In folio (43,5×26,5 cm); foglio a grandi margini. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Incisione nitida e chiara ed in ottime condizioni di conservazione, in bella cornice in legno e passepartout. Dedica al nobiluomo Angelo Emo. Bellissima incisione che illustrano due galeazze venete in navigazione. Stemmi araldici ai lati. Tavola tratta dall’Atlante Veneto realizzato da Coronelli e stampato da Girolamo Albrizzi tra il 1690 ed il 1700. “Elegante incisione all’acquaforte che mostra due galeazze. Esemplare tratto dall’Atlante Veneto, Nel quale si contiene la Descrittione Geografica, Storica, Sacra, Profana e Politica degli Imperi, Regni, Provincie, e Santi dell’Universo [?] In Venetia MDCXC. Coronelli visse un periodo di straordinaria fecondità editoriale a partire dal 1689, quando ebbe la cattedra di geografia presso l’Università alle Procuratie, con la pubblicazione, nel 1690, del primo volume dell’Atlante Veneto. In effetti sotto il nome di Atlante Veneto va tutta la raccolta di tredici opere composte nell’arco del decennio successivo, dall’Isolario allo Specchio del mare. L’opera era intesa come un’estensione dell’Atlas Maior di Blaeu. Non è una semplice raccolta di mappe, ma piuttosto “un compendio di informazioni geografiche, cosmografiche e scientifiche. sulla scienza e la geografia italiana contemporanea” (Scammell). Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Bibliografia Ermanno Armao, Vincenzo Coronelli (Firenze, 1944), nn.59-60, p.237.

450 euro

106. BATTAGLIA NAVALE NAVI DA GUERRA GUERRA DI CANDIA FOCEA SMIRNE VITTORIE VENETE VENEZIA

IMG_6927_clipped_rev_1Merian Matthaus,

Delineatio Pugnae navalis inter Venetos et Turcas, habitae anto Portum Fochianum, quiest in Asia. die 12 May 1649. Abbildung der Victorise See-Schlacht der Venetianer gegen den Trcken. gescheyen in Anno 1649.

Merian, Frankfurt, (dopo il 1650).

39×29,5 cm la stampa; due lievi pieghe orizzontali, ininfluenti e nel complesso in ottime condizioni di conservazione. Entro passepartout e in cornice in noce. Bellissima immagine realizzata da Matthaus Merian che riprende il celeberrimo scontro navale che vide le navi veneziane scontrarsi con le navi turche nei pressi di Smirne in quella che sarebbe passata alla storia come Battaglia di Focea. Nella Guerra di Candia, il 12 maggio 1649, l’ammiraglio veneziano Giacomo Riva, al comando di 19 navi sconfisse una squadra di ben 72 galee, 20 navi e 10 maone (le corrispondenti delle galeazze per i veneziani) navi turche. Nello scontro i turchi si ritirarono dopo aver perso 10 vascelli e 4 maone. Esemplare in ottime condizioni di conservazione.

120 euro

107. VENEZIA INCISIONI VEDUTE ISOLARIO STORIA LOCALE

IMG_6929_clipped_rev_1Porcacchi Tommaso,

Venetia da Descrittione della Isola, et Citta di Vinetia di Thomaso Porcacchi da Castiglione Arretino.

Venezia, Simon Galignani, Girolamo Porro, 1572 circa

10,5×14,2 cm l’incisione inserita poi in passepartout e in cornice in noce. Questa carta apparve per la prima volta nell’opera “L’isole Piu Famose Del Mondo Descritte Da Thomaso Porcacchi Da Castiglione Aretino E Intagliate Da Girolamo Porro Padovan” opera più celebre del famoso umanista, geografo, traduttore, poligrafo, bibliofilo ed erudito italiano, Tommaso Porcacchi (ca. 1532-1576) originario di Castiglion Fiorentino. Bellissima e precoce veduta di Venezia. Questa veduta dall’alto di ottima fattura mostra la Laguna di Venezia circondata da una rosa dei venti e da numerosi velieri. Molto abilmente inciso da Girolamo Porro. La tavola venni incisa dal celebre incisore padovano Girolamo Porro. La prima edizione venne edita nel 1572, seguì una seconda edizione nel 1576 e ulteriori edizioni postume nel 1590, 1604, 1605, 1620, 1686 e 1713.

180 euro

108. VENEZIA VEDUTE CANALETTO CAMPO SANTO STEFANO

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Canaletto, Visentini Antonio,

Platea S. Stephani ad Meridiem,

Venezia, S. stampatore, S. data (ma metà del XVIII° secolo)

In folio piccolo (27x42cm la stampa, 28,5×46 cm il foglio); leggera ed omogenea brunitura e nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Veduta di Campo Santo Stefano, tratta dall’Urbis Venetiarum Prospectus Celebriores. Le tavole realizzate dal noto pittore, incisore ed architetto veneziano, Antonio Visentini (Venezia, 21 novembre 1688 – Venezia, 26 giugno 1782), ispirate ai dipinti di Canaletto, sono considerate fra le migliori fra quelle ispirate dai quadri di Canaletto. Originariamente la tavole apparse nell’album “Urbis Venetiarum” furono commissionate dal Console Smith. Stampa su bella carta vergellata con filigrana mezzaluna.

450 euro

109. VENEZIA VEDUTE CANALETTO CAMPO SAN GIUSEPPE CHIESA DI SAN NICOLO’ DI CASTELLO

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Canaletto, Visentini Antonio,

Area S. Josephi, cum Templo S. Nicolaiad Castrum,

Venezia, S. stampatore, S. data (ma metà del XVIII° secolo)

In folio piccolo (27x42cm la stampa, 28,5×46 cm il foglio); leggera ed omogenea brunitura e nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Veduta di Campo San Giuseppe con la Chiesa di S. Nicolo’ di Castello, tratta dall’Urbis Venetiarum Prospectus Celebriores. Le tavole realizzate dal noto pittore, incisore ed architetto veneziano, Antonio Visentini (Venezia, 21 novembre 1688 – Venezia, 26 giugno 1782), ispirate ai dipinti di Canaletto, sono considerate fra le migliori fra quelle ispirate dai quadri di Canaletto. Originariamente la tavole apparse nell’album “Urbis Venetiarum” furono commissionate dal Console Smith. Stampa su bella carta vergellata con filigrana mezzaluna.

450 euro

110. VENEZIA VEDUTE CANALETTO CAMPO SANTO STEFANO

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Canaletto, Visentini Antonio,

Ex Fullonio usque ad Aedem S. Clarae ubi Canalis desinit,

Venezia, S. stampatore, S. data (ma metà del XVIII° secolo)

In folio piccolo (27x42cm la stampa, 28,5×46 cm il foglio); leggera ed omogenea brunitura e nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Veduta del Canale di Santa Chiara, tratta dall’Urbis Venetiarum Prospectus Celebriores. Le tavole realizzate dal noto pittore, incisore ed architetto veneziano, Antonio Visentini (Venezia, 21 novembre 1688 – Venezia, 26 giugno 1782), ispirate ai dipinti di Canaletto, sono considerate fra le migliori fra quelle ispirate dai quadri di Canaletto. Originariamente la tavole apparse nell’album “Urbis Venetiarum” furono commissionate dal Console Smith. Stampa su bella carta vergellata con filigrana mezzaluna.

450 euro

111. VENEZIA BUCINTORO SPOSALIZIO DEL MARE

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Il Sposalizio del Doge con il Mare, Sponsalia Maris Adriatici, Fete del’Ascension

S. data (ma XVIII° secolo)

41×32 cm l’incisione, 46×36 il foglio. Leggera piega centrale in corrispondenza della braghetta posteriore. Sigla “III” al margine basso destro. Un piccolo strappetto senza perdita di carta al margine alto, uniforme brunitura e per il resto esemplare in buone condizioni. Stampa su bella carta vergellata con filigrana al giglio coronato.

550

112. VENEZIA VEDUTE SAN GIORGIO MAGGIORE ZUECCA GIARDINO DI CA’ NANI

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Altra veduta di S. Giorgio Maggiore verso la Grecia. A. Muro del Giardino di Ca’ Nani. B. S. Gio: della Zuecca. C. Monasterio di S. Giorgio. D. Chiesa di S. Giorgio. E. Cuppola in distanza della Chiesa di S. S.ti Gio: è Paolo.

Venezia, Domenico Lovisa, 1720 circa

33,3×47,3 cm l’incisione, 36×53 cm; due leggerissime pieghe (una orizzontale ed una verticale), qualche leggerissimo foxing e per il resto esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. La stampa illustra un canale con barche a vela, a remi e gondole; a destra, il retro della chiesa di San Giorgio Maggiore e del relativo monastero, a sinistra il muro di cinta dei giardini di Palazzo Nani, e al centro la cupola della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. La tavola apparve ne “Il gran teatro di Venezia ovvero descrizzione esatta” edito da Domenico Lovisa, intorno al 1717. Carta vergellata senza filigrana.

600 euro

113. VEDUTE PARONA LAGO DI GARDA ACQUATINTA VENETO

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Bennassuti Giuseppe,

Veduta di Parona. Ameno Villaggio della Provincia Veronese in riva all’Adige. All’Illustris. Dama Giuseppina Nobil Pasconi De Lowenthal nata De Liberi.

Verona, Domenico Bennassuti, 1832

38×34 cm l’incisione, 44×57,5 cm il foglio. Un piccolo strappetto al margine esterno bianco senza perdita di carta richiuso da pecetta, ininfluente. Bellissima acquatinta con veduta del villaggio di Parona sul lago di Garda su disegno di Bissol ed incisa da Domenico Bonatti. La veduta uscì dalla celebre “Raccolta di vedute e monumenti antichi della città di Verona” edita da Bennassuti nel 1832. Qualche lieve macchiolina e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.

650 euro

114. VEDUTE PARONA LAGO DI GARDA ACQUATINTA VENETO VAPORETTI VERONA

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Bennassuti Giuseppe,

Veduta di Torri. Villaggio della Provincia Veronese in riva al Lago di Garda con Porto e Castello. Alla Nobilissima Dama Contessa Teresa Boschetti nata Nobile Bertolini Cataldi, Grande Maitresse di S. A. R: L’Arciduchessa d’Austria, Ducehssa di Modena, Reggio, Mirandola ecc. ecc.

Verona, Domenico Bennassuti, 1832

38×34 cm l’incisione, 44×57,5 cm il foglio. Bellissima acquatinta con veduta di Torri del Benaco sul lago di Garda su disegno di Bissol ed incisa da Domenico Bonatti. In primo piano uno dei primi vaporetti che prese servizio sul lago di Garda. La veduta uscì dalla celebre “Raccolta di vedute e monumenti antichi della città di Verona” edita da Bennassuti nel 1832. Qualche lieve macchiolina e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.

650 euro

115. VEDUTE VERONA ARENA DI VERONA TEATRO VENETO

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Bennassuti Giuseppe,

Veduta dell’Anfiteatro detto l’Arena in Verona.

Verona, Domenico Bennassuti, 1832

38×34 cm l’incisione, 44×57,5 cm il foglio. Un piccolo strappetto al margine inferiore bianco senza perdita di carta, richiuso con pecetta, ininfluente. Bellissima acquatinta con veduta dell’Arena di Verona, su disegno di Mancanzoni ed incisa da Biasioli. “Di questo meraviglioso Edificio, che dagli eruditi chiamasi la più bell’opera del mondo, non si conosce né l’architetto, né l’epoca della sua fondazione. Delle quattro cinte di cui è composto manca la prima, della quale però se ne vede un piccolo avanzo, etto comunemente L’Ala, che formava portico tutto all’interno e tre ordini di Legge. Internamente gradini sono 45 e vanno all’altezza di metri 30,176. Il diametro maggiore dall’uno all’altro Limitare delle due principali porte, è di metri 138,744, ed il minore di metri 44,429. Il recinto esterno d’ordine toscano è di 72 arcate”. L’opera è dedicata “Alla Nobilissima Signora Contessa Teodora Solci nata Contessa Fracastoro”. La veduta uscì dalla celebre “Raccolta di vedute e monumenti antichi della città di Verona” edita da Bennassuti nel 1832. Qualche lieve macchiolina e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.

650 euro

116. VEDUTE VERONA LUNGARNO ALLA VITTORIA VENETO

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Bennassuti Giuseppe,

Veduta del Lungadige alla Vittoria in Verona.

Verona, Domenico Bennassuti, 1832

38×34 cm l’incisione, 44×57,5 cm il foglio. Un piccolo strappetto al margine inferiore bianco senza perdita di carta, richiuso con pecetta, ininfluente. Un forellino di tarlo in margine bianco e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Bellissima acquatinta con veduta del Lungoadige alla Vittoria di Verona, su disegno di Bissol ed incisa da Biasioli. L’opera è dedicata “Alla Preg.ma Sig.a e Nobil Dama Isabella Facchetti nata Nobile Faella”. La veduta uscì dalla celebre “Raccolta di vedute e monumenti antichi della città di Verona” edita da Bennassuti nel 1832. Qualche lieve macchiolina e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.

650 euro

117. VEDUTE VERONA LUNGARNO ALLA VITTORIA VENETO

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Bennassuti Giuseppe,

Veduta delle Rigaste di S. Stefano e suoi d’intorni in Verona.

Verona, Domenico Bennassuti, 1832

38×34 cm l’incisione, 44×57,5 cm il foglio. Bellissima acquatinta con veduta della città di Verona e dell’Adige dalle Rigaste di S. Stefano, su disegno di Bissol ed incisa da Domenico Bonatti. L’opera è dedicata “Alla Ornat’is.ma Sig.ra la Nob Donna Eleonora Richesola nata Nobile Pignolati”. La veduta uscì dalla celebre “Raccolta di vedute e monumenti antichi della città di Verona” edita da Bennassuti nel 1832. Qualche lieve macchiolina e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.

650 euro

118. VEDUTE VERONA PIAZZA BRA ARENA DI VERONA VENETO

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Bennassuti Giuseppe,

Veduta della Piazza d’Armi di Verona d.ta la Bra, e dell’Anfiteatro d.to l’Arena, presa ai cancelli della principale entrata del Teatro filarmonico.

Verona, Domenico Bennassuti, 1832

38×34 cm l’incisione, 44×57,5 cm il foglio. Bellissima acquatinta con veduta di Piazza Bra con sullo sfondo l’Arena di Verona, su disegno di Villi ed incisa da Maina. L’opera è dedicata “All’Ornatis.a Sig.a La Nob. Dama Vittoria Guerreri nata Contessa Murari Bra”. La veduta uscì dalla celebre “Raccolta di vedute e monumenti antichi della città di Verona” edita da Bennassuti nel 1832. Qualche lieve macchiolina e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.

650 euro

119. VEDUTE MALCESINE VERONA LAGO DI GARDA VENETO

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Bennassuti Giuseppe,

Veduta di Malcesine. Grossa Terra della Provincia Veronese che sta in riva al Lago di Garda, con Porto e Castello.

Verona, Domenico Bennassuti, 1832

38×34 cm l’incisione, 44×57,5 cm il foglio. Bellissima acquatinta con veduta del villaggio di Malcesine sul Lago di Garda, su disegno di Bissol ed incisa da Domenico Bonatti. L’opera è dedicata “Alla Celeberrima Nobil Dama Marchesa Lucia Fontanelli”. La veduta uscì dalla celebre “Raccolta di vedute e monumenti antichi della città di Verona” edita da Bennassuti nel 1832. Qualche lieve macchiolina e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.

700 euro

120. VEDUTE VERONA LUNGARNO ALLA VITTORIA VENETO

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Bennassuti Giuseppe,

Veduta della Chiusa sul Veronese. Fortezza un tempo assai celebre che chiudeva di qua delle Alpi d’Italia.

Verona, Domenico Bennassuti, 1832

38×34 cm l’incisione, 44×57,5 cm il foglio. Bellissima acquatinta con veduta del territorio della chiusa lungo la strada che collega Trento al Lago di Garda, su disegno di Bissol ed incisa da Domenico Bonatti. L’opera è dedicata “Alla Esimia e Preg.ma Dama Francesca Nobile d’Amberg nata nobile De Brandis”. La veduta uscì dalla celebre “Raccolta di vedute e monumenti antichi della città di Verona” edita da Bennassuti nel 1832. Qualche lieve macchiolina, alcuni piccolissimi strappetti nel margine bianco, chiusi con piccole pecette e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.

450 euro

121. VENEZIA PIAZZA SAN MARCO VEDUTE VENETO SADELER

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Sadeler Justus,

Urbs Venetum Ut Nulli Cedit Sic Clarius Ullum. Ne mihi tu quaeso dixeris esse forum. Ill’mo ac Generosiss. V. Baptistae Mauroceno. D. Marci. Procur. Ludovic. Pozoseratus fland pinxit et del.: A. D. 1585.

Venezia, Sadler, XVII° secolo

42×31 cm l’incisione, 56×40,5 cm il folio. Un leggero alone al margine superiore, una leggera piega al centro del foglio in corrispondenza della braghetta posteriore e per il resto, nel complesso, esemplare in buone condizioni di conservazione. Magnifica veduta di piazza San Marco realizzata da Justus Sadleer. Nel seicento le tavole di Sadeler vennero acquistate da Stefano Scolari che ritirò le tavole firmandole in basso. Questa che non presenta la scritta di Scolari sotto il titolo dovrebbe essere una delle tavole che vennero stampate tra la fine del cinquecento e l’inizio del seicento, prima dell’acquisto delle matrici da parte di Scolari.

950 euro

122. VENEZIA VEDUTE VENETO PIAZZA SAN MARCO

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Brustolon Giovanni Battista, Canaletto,

Prospectus Plateae Divi Marci Venetiarum, et ejusdem Basilicae cum aedibus D. Marci Procuratorum.

S. luogo (ma Venezia), Apud Ludovicum Furlanetto supra Pontem vulgo dictum dei Baretteri C. P. E. S., S. data (Ma 1763)

31.6×45.8 cm per l’incisione e 42.2×58.6 cm per la stampa. Un piccolo forellino al margine basso bianco, ininfluente e nel complesso in ottime condizioni di conservazione. Tavola da Prospectuum Aedium Viarumque Insigniorum Urbis Venetiarum raccolta di vedute edita per la prima volta nel 1763 con un frontespizio e dodici incisioni derivate dal Canaletto e copiate dalla visione che ne dette il Visenini. La serie venne successivamente ampliata in ventidue vedute (delle quali 12 dal Canaletto, 4 da Marieschi, 5 da Moretti, ed una aggiunta nel 1968 da Alberto Alpago Novello). II° stato su IV con l’indirizzo di Ludovico Furlanetto e numerazione sulla destra. Bella carta vergellata, filigrana a stelle.

800 euro

123. VENEZIA VEDUTE CHIESE CHIESA SANTA MARIA FORMOSA

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Haak Cornelis,

Veduta della Chiesa di S. Maria Formosa, verso il Campo; Prospectus Ecclesiae S.tae Mariae Formosae, Campum versus; Vûe de L’Eglise de S.te Marie Formose, du côté du Champ.

Leide, Chez C. Haak, 1757

28x 35,7 cm l’incisione, 40,2×51,1 cm il foglio. Un piccolissimo strappetto nel margine bincao centrale senza perdita di carta, ininfluente, una leggera piega in corrispondenza della braghetta. Leggera ed uniforme brunitura e nel complesso esemplare in buone condizioni do conservazione. Bella veduta della Chisa di S. Maria Formosa uscita nell’opera “L’Italie illustrée en CXXXV figures en tailles douces in folio. Dessinés et gravés [sic] par les plus fameux graveurs des Pais-Bas, avec des explications en Italien, en Francois & en Latin. A Leide chez C. Haak 1757”.

400 euro